-
Hamer: Cancro osseo, amputazione di una gamba;
Testimonianza tradotta dal sito di Pilhar 28.01.2009
Ho riflettuto a lungo se mandarLe la mia testimonianza in quanto è in parte alquanto poco bella e in più devo iniziare a raccontarla dal lontano passato perché si possa comprenderla.
Alla fine sono arrivato alla conclusione che anche questi esempi possono essere d’aiuto.
Hamer: Cancro osseo, amputazione di una gamba
La storia:
Nel novembre del 1985 presso il centro di ricerca sul cancro della Germania dell’Est, a Berlino est, ricevetti a 21 anni la diagnosi: Lei ha un osteosarcoma sotto la tibia sinistra. Vuol dire che è un cancro dell’osso e Le dobbiamo amputare la gamba. Alla mia domanda su come potevo aver sviluppato un cancro osseo il professore non sapeva rispondere. Le sue ricerche servivano proprio per rispondere a questa domanda, mi disse. Alla domanda impaurita se potevo sviluppare anche un cancro polmonare a causa del fumo egli rise e disse che credeva di no, perché a quel punto avrebbe dovuto averlo anche lui, visto che fumava da 20 anni circa due pacchetti di sigarette al giorno. Non era necessariamente una conseguenza … e questo mi tranquillizzò un po’.
In quell’epoca non sapevo ancora nulla del dott. Hamer che stava nella Germania dell’ovest e non mi sarebbe neanche stato utile come cittadino dell’est. Mi era utile invece, e di questo voglio raccontare, il mio buon senso, la mia voglia di sopravvivere e soprattutto il prestare ascolto alla mia “voce interiore”.
Alla diagnosi seguiva la solita prassi. Una biopsia del tessuto per esaminare se fosse maligno o benigno. Il risultato decretò maligno e perciò è stata eseguita l’amputazione della gamba il 5 di gennaio 1986, seguita da una chemioterapia di tre anni e mezzo. Non era prevista una chemioterapia di tre anni e mezzo, piutttosto si era partiti dall’idea di 2 anni, ma io non ho retto il gioco. Poiché a volte non riuscivo o non volevo sopportare i forti effetti collaterali ho sviluppato un trucco che, col senno di poi, forse mi ha salvato la vita. La mia voce interiore mi diceva già allora che quella roba non poteva essere buona. Ma neppure non osavo interrompere la chemio in quanto non conoscevo altro che la medicina ufficiale. Il giorno della chemio dovevo sempre prima passare in laboratorio per far contare i leucociti e poi andavo in reparto per aspettare il risultato. Se ne venivano contati 1000 mi davano la dose di chemio, se il risultato era inferiore, di circa 800, mi davano una settimana di proroga. L’attesa del risultato mi faceva ogni volta impazzire e allora mi sono accordato con la dottoressa del reparto per poter aspettare il risultato in laboratorio e poi andavo da lei e le portavo il risultato verbalmente. Da quel momento in poi era per così dire nelle mie mani se prorogare la chemio di una settimana. In quel modo potevo prolungare le fasi di convalescenza per il mio corpo. Un mio amico, paziente in dialisi, mi diede in quel periodo il consiglio di fumare ogni tanto un po’ di canapa in quanto secondo lui stimolava l’appetito e migliorava l’umore. Allora feci anche quello ogni tanto e ancora oggi sono convinto che anche questo mi ha aiutato. Non vorrei consigliarlo ma solo testimoniarlo.
Potrei finire qui la mia testimonianza se non avesse avuto un seguito anni dopo.
Anni dopo trovai per caso un libro “Marijuana, la medicina segreta” nel quale trovai scritto ciò che io avevo vissuto. Il libro contiene una raccolta di testimonianze di pazienti degli USA i quali hanno guarito o facilitato le loro malattie con la marijuana. Si trovano tante testimonianze di pazienti col cancro che hanno fumato marijuana perfino su consiglio medico (segreto) prima della chemio per mantenere l’appetito e per sopportare meglio gli effetti collaterali della chemio.
Nel 2004 ho ricevuto una indicazione da un’amica (anche lei affetta di cancro) che ha cambiato la mia vita drasticamente. Ella mi disse: “Steffen, sono stata ad una serata informativa esplosiva. C’era un tipo che ha parlato di una teoria secondo la quale il cancro è guaribile. Devi interessarti. Se fosse vero…. Fattene un’idea, tu stai già cercando informazioni del genere….”
Allora sono andato da Monaco a Gera al successivo seminario del Signor Pilhar. Durante l’intervallo ci siamo messi a parlare, mi sono imposto un po’ in quanto unico in questo seminario ad essere già affetto da cancro.
Il dialogo fu il seguente:
“Sig. Pilhar, cosa dice il dr. Hamer riguardo alla probabile causa del mio cancro?”
“Che tipo di cancro ha?”
“Cancro osseo o per la precisione un osteosarcoma sotto la tibia sinistra”
“Com’è la Sua lateralità?”
“Sono mancino.”
“Ok. Le ginocchia secondo il dr. Hamer hanno a che fare con un conflitto di autostima sportiva, in quanto mancino il lato sinistro è il lato del partner, perciò Lei ha avuto un episodio poco bello con un partner che l’ha colto sul piede sbagliato, spaesato, come un fulmine a ciel sereno. In questo caso tutti e tutto possono essere suoi partners tranne sua madre. Ci rifletta, deve essere stato molto grave per lei. A causa della gravità della malattia deve essere successo alcuni anni prima della diagnosi e cerchi di ricordare più dettagli possibili…”
Se lo credete o no già a pranzo mi venne in mente senza pensarci tanto!
Da bambino ero uno sportivo con molto successo in una disciplina atipica per i maschi, nel “pattinaggio artistico a rotelle”. Sono stato campione della DDR nella mia categoria diverse volte nel pattinaggio da solista e nella danza. Chi non sa cos’è: è come il pattinaggio su ghiaccio solo con i pattini a rotelle per il resto è uguale. Come già detto avevo successo.
Ai tempi della Germania dell’est durante le vacanze c’erano i campi di vacanza delle ditte di lavoro dove andavano i bambini durante le ferie per riprendersi con giochi, divertimenti e gioia. Se la ditta dei genitori era abbastanza grande c’erano ditte amiche della CSSR, della Polonia o della UdSSR (la Russia) e si facevano degli scambi. Non potevano parteciparvi tutti, ma soli i migliori, secondo un sistema di selezione. Provengo da una famiglia con 4 figli e ho avuto la fortuna di poterci partecipare. Chi ha vissuto nella Germania dell’est sa come si era contenti di poter andare all’estero.
Il colpo di Hamer:
Proprio in quel periodo c’erano i campionati di pattinaggio a rotelle nella DDR e la mia allenatrice mi aveva già iscritto. Ogni allenatore ci tiene ai suoi favoriti. Andai all’allenamento pieno di gioia poiché mia madre mi aveva comunicato poco prima che quell’estate potevo andare a Leningrado.
Mi avvicinai con tutta la mia euforia alla mia allenatrice per dirle che non potevo andare ai campionati poiché preferivo andare al campo estivo a Leningrado….
Non avevo idea di che cosa stesse succedendo, il suo sorriso scomparve, lei si arrabbiò e si mise a gridare che potevo terminare la mia carriera anche subito, che il campionato era tanto importante, che io ero una delusione totale per lei e via dicendo su questo tono. Nessuno degli altri atleti osava fiatare ed io dovetti sopportare tutto l’allenamento fino alla fine. A casa raccontai tutto ai miei genitori che cercarono di calmarmi, convinti che l’allenatrice forse non avesse avuto davvero queste convinzioni e volevano andare a parlare con lei. Ma lei aveva parlato con piena intenzione, come confermò ai miei genitori la settimana successiva, ed io avrei dovuto interrompere gli allenamenti per sempre. Ma i miei genitori non erano d’accordo e dissero: Anche se lei è arrabbiata, tu non smetterai, l’anno prossimo parteciperai al campionato ed ogni cosa sarà dimenticata.
Così mi misi sul binario ad ogni allenamento, 4 volte alla settimana, per 3 ore!
Ma che cosa è stata la soluzione del conflitto?
A 16 anni smisi davvero con l’allenamento, lasciai la pista di pattinaggio e non la vidi mai più. Nell’aprile del 1985 terminai il servizio militare di leva e dopo un anno e mezzo tornai a Dresda. Mi ricordo ancora perfettamente, la mia amica di allora non era originaria di Dresda e venne a trovarmi per due settimane di vacanza nel mese di luglio. Cosa si fa con un amica durante il giorno? Le mostrai Dresda e soprattutto i luoghi di Dresda che avevano un significato per me. Così arrivammo sulla pista di pattinaggio, non c’era nessuno. Le raccontai della mia carriera e anche dell’episodio di allora. Mi sento ancora dire: “Oggi a 21 anni dopo il servizio militare la mia allenatrice non oserebbe sgridarmi e sminuirmi in quel modo…”
Nel mese di agosto avevo i primi sintomi, avevo dolori al ginocchio quando lo caricavo per troppo tempo. Nel mese di settembre era gonfio ed io ero impossibilitato a lavorare, nel mese di ottobre il gonfiore dell’intero ginocchio era regredito ma si era formata una protuberanza sul lato interno che sembrava una mezza mela posta sotto la pelle ed era molto dolorosa al tatto.
Raccontai questa storia al signor Pilhar ed egli disse: “Questa deve essere stata la soluzione. Ma Lei non aveva una leucemia? La si trova sempre nella fase di guarigione del cancro osseo.”
“Non mi risulta. Me l’avrebbero detto senz’altro se avessi avuto anche un “cancro del sangue”. Non ho avuto neanche “metastasi”.”
Signor Pilhar: “Lei deve aver avuto una leucemia, non può essere diversamente secondo gli studi del dr. Hamer. Si faccia spedire la cartella clinica e controlli.”
Così feci. In breve, il signor Pilhar aveva ragione. Avevo avuto una leucemia solo che i medici avevano deciso di non dirmi niente, hanno semplicemente aumentato il dosaggio della chemioterapia. Forse è stata la mia fortuna, non l’aumento della chemio ma il tacere, così non ho potuto prendere paura.
Non ho potuto sviluppare un cancro ai polmoni come risultato o reazione alla diagnosi poiché immediatamente dopo la diagnosi avevo chiamato mia cognata che era infermiera a Berlino. Prima era rimasta senza parole e ha espresso il suo rammarico, ma mi ha anche detto subito che mi trovavo in buone mani, che la chemio era efficace e che sia lei sia la sua famiglia sarebbero venuti spesso a trovarmi visto che mia moglie e la mia famiglia abitavano a Dresda e non potevano venirmi a trovare durante la settimana. Perciò non ero isolato e lasciato da solo quando ricevetti la terribile diagnosi di cancro e non ero “spaventato a morte”….
Conclusione di questa storia per me:
La teoria del dr. Hamer corrisponde al 95%, i restanti 5% sono quelli dove non riusciamo a trovare la causa.
Oggi lavoro come kinesiologo e consigliere della formazione, non sono ancora naturopata e perciò non ho il permesso di guarire. Ma quando arrivano dei clienti e raccontano di malattie, che non ho il permesso di guarire, guardo dopo la seduta (a volte anche durante) nella “tabella di Hamer” per vedere se trovo un approccio, un’idea per la soluzione del conflitto. Spesso trovo delle affinità.
Personalmente il sapere mi aiuta molto, anche a mia moglie. Da più di 4 anni non abbiamo più dovuto consultare un medico anche perché ci prendiamo la responsabilità per le nostre malattie e preferiamo aiutarci a guarire con erbe e vitamine e non con sostanze chimiche…
Grazie dr. Hamer, grazie Signor Pilhar per il Vostro lavoro instancabile!
Lo so, la storia è lunga ma lo è anche per me. A volte arriviamo alla conoscenza solo dopo anni, ma meglio tardi che mai.
Gentili saluti
Steffen J.
Annotazione:
Esatto! Preferisco ottenere la conoscenza oggi piuttosto che mai!
La gamba è amputata, purtroppo. Adesso bisogna fare del proprio meglio. Ringrazio Steffen che ha fatto avere a tutti noi la sua testimonianza.
All’epoca Steffen credeva alla chemio e sua cognata ha rinforzato la sua convinzione di trovarsi nelle mani migliori. Questo gli ha tolto la paura e gli ha risparmiato i conflitti correlati.
L’SBS dell’osso si trova nel cosiddetto gruppo di lusso: il senso biologico del programma speciale si trova alla fine della fase di guarigione e si presenta come un addensamento e ingrossamento dell’osso che rimane per sempre. I dolori nel caso dell’osso si trovano fino al punto più profondo della vagotonia, cioè fino allo stiramento massimo del periostio. Con la crisi (epilettoide) il gonfiore del periostio diminuisce ed i dolori diminuiscono. Alla fine della guarigione il dolore è scomparso e l’osso è più forte di prima ( = senso biologico).
Che importanza ha se si ha un bozza sull’osso sotto il ginocchio? Qualcuno ha una gobba sulla tibia, qualcuno ha il naso storto, che differenza fa? Se non si soffre per motivi estetici o se non si presentano problemi meccanici….
Dal punto di vista della Germanica sicuramente non c’era bisogno di amputare la gamba, neanche di siringare il ginocchio e tanto meno di chemioterapia…
P.S.
La Germanica descrive leggi naturali! Le leggi della natura devono essere valide sempre e comunque. Una validità del 95% per esempio non esiste per le leggi della natura altrimenti non sarebbero tali. Per questo motivo la Germanica non ha bisogno di statistiche! O è valida o non lo è!
Non conoscevo Steffen e non sapevo nulla della sua vita. Ma ho in mente una parte della tabella diagnostica del dr. Hamer e conosco alcune testimonianze. Quanto era grande la possibilità di veridicità della Germanica se ho detto a Steffen molto precisamente cosa doveva essergli successo? Un conflitto di crollo dell’autostima sportiva risolto nei confronti di un partner. Non un qualsiasi conflitto, ma uno con il preciso contenuto della “sportività”. Non con una persona qualsiasi ma con un partner. In più il conflitto doveva essere stato attivo per parecchio tempo e lo aveva superato poco prima dei suoi disturbi.
Quanto è grande la possibilità che la Germanica è giusta? La possibilità è del 100%.
In quanti casi e in che misura il dr. Hamer potrebbe aiutare tutti noi, solo se si lasciasse fare…..
http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf
mi risparmio il resto….
Devi essere loggato per rispondere a questa discussione.