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Convegno di Nuova Medicina a Genova – giugno 2016 Il convegno: applicazione clinica dell’urgenza oggettiva e soggettiva alla luce delle 5 Leggi BiologicheGenova 19 giugno 2016CRONACA DI UN INCONTRO Autore: Giorgio Beltrammi
Convegno di Nuova Medicina a Genova – giugno 2016
Diversi mesi fa ho ricevuto l’invito a parlare al convegno dell’Associazione “Insieme per stare meglio” con un argomento molto sentito, la gestione dell’urgenza nell’ottica delle 5 leggi biologiche. Sono stato invitato a dare il mio contributo accanto a nomi molto noti nel panorama italiano delle 5LB; tali Matteo Penzo, Mark Pfister e Matteo Sinatti. Non devo neanche presentarli in questo mio breve articolo, tanta è la loro notorietà.All’inizio ho provato una specie di sudditanza nel vedermi al loro fianco, ma poi ho pensato che si potesse trattare del riconoscimento del mio lavoro che, come ho avuto modo di constatare nelle calorose strette di mano dei partecipanti, è conosciuto e ben accolto. Mi sono sentito fiero e appagato per il mio contributo a quella che ritengo essere la più bella scoperta della mia vita dopo mio figlio.Parlare di urgenze ed emergenze di salute delle persone è un compito arduo ed allo stesso tempo molto importante e per onorare questo mio piccolo reportage, mi permetto di descrivere sommariamente gli interventi dei relatori. Ma prima voglio ringraziare gli organizzatori dell’evento, nella fattispecie Alice Pavsnar e consorte, per la loro tenacia, Mariella Di Piazza per l’impeccabile tessitura di tutta la trama intricata dell’evento. Il suo lavoro ha permesso di gestire gli oltre 130 partecipanti e i 4 relatori.Ha esordito Mark Pfister con un intervento molto interessante. Ha posto l’accento in modo particolare sul fatto che il conflitto biologico è una attivazione di qualcosa che è innatamente custodito nella nostra vita e che del vissuto della persona non si sa pressoché nulla.Ha sottolineato il fatto che è importante e cruciale conoscere bene la materia, sapersi orientare nell’ambito del vissuto della persona evitando di perdere lucidità nel processo di aiuto.Trattandosi di un sapere medico, non può essere impiegato per consulenze online dal dubbio valore e dalla probabile pericolosità, per non parlare del danno arrecato alle stesse 5 Leggi.Ha ribadito più volte l’importanza di una precisa formazione e conoscenza sui meccanismi biologici normali e speciali.Un discorso severo, preciso e con pochi fronzoli diplomatici, che ha toccato tutti coloro che, sull’onda del fanatismo salva-tutti, si sono schierati a spada tratta contro la Medicina Ufficiale, che rimane comunque una forza terapeutica in grado di gestire urgenze ed emergenze.Ha evidenziato l’importanza della integrazione, che fa storcere il naso ai puristi hameriani.Ha rimarcato diversi concetti inseriti nel suo libro “Manuale di applicazione delle 5 Leggi Biologiche” ed ha risposto a numerose domande del pubblico presente.Il secondo intervento è stato tenuto da Matteo Sinatti, psicologo e ipnotista, autore di diversi testi librari.Particolare e indicativa è stata la frase con la quale è iniziata la sua relazione: “Puoi condurre il cavallo all’abbeveratoio, ma non puoi costringerlo a bere!”.Credo che sia un esempio veramente molto calzante per indicare il fatto che conoscere le 5 Leggi Biologiche non corrisponde al crederci intimamente.Nella sua esposizione ha rimarcato il fatto che le persone assuefatte a quelle mezze verità o a quelle vere e proprie bugie che hanno riempito il loro subconscio, possono non essere pronte ad accogliere la visione delle 5 Leggi Biologiche fino a rifiutarla recisamente.E’ stata una relazione che ha spiegato come sia difficile, per la persona, accettare il punto di vista delle 5 Leggi Biologiche, quando il suo subconscio è riempito da idee ben diverse se non proprio opposte. Questa difficoltà risulta ancor più invalicabile quando la persona è presa dall’urgenza della malattia e dal terrore della diagnosi; terrore scaturito da un errato e minaccioso metodo di comunicazione.Un intervento che credo essere fondamentale per comprendere gli insuccessi e le tragedie, assurte anche alla diffusione mediatica, vissute da persone che hanno creduto di potersi salvare senza aver compiuto i necessari passi di cambiamento.Il Dr. Matteo Penzo, con la sua verve e la sua simpatia, ha effettuato un intervento che ha enfatizzato il concetto drammatico e così diffuso che si chiama Paura, quella con la P maiuscola. Ha esposto, anche tecnicamente, ciò che avviene nella cosiddetta Sindrome del Profugo e quanto questa possa essere drammatica per la persona.Con il suo dinamismo, non solo fisico, ma soprattutto intellettuale, Matteo Penzo è riuscito a far comprendere che l’isolamento a cui può portare questo moderno modo di vivere, che la paura innescata da diagnosi terrificanti possono essere la vera e unica causa di morte della persona e che non è certo un piccolo tumore a poterla uccidere.Chiamando in causa Bruce Lipton ed altri maestri di pensiero e scienziati di nota e meno nota fama, il Dr. Penzo ha ribadito che la Paura di una società ormai molto lontana dalla purezza della naturalità è il vero killer.Devo dire che si è trattato della relazione più travolgente e simpatica a cui mi sia mai capitato di assistere. Non penso di sbagliare dicendo che con il suo modo diretto ed esplicito, Matteo abbia tracciato un solco a forma di sorriso nella mente dei presenti.Ed infine è venuto il mio momento. Ho portato la mia esperienza e il concetto che l’atto chirurgico è un gesto medico utile, salvavita in moltissimi casi e che il rifiutare a priori l’atto operatorio, può essere molto pericoloso.Ho cercato di enfatizzare l’importanza dell’informazione, del porsi a collaborazione del chirurgo, piuttosto che come vittima delle sue mani.Ho messo in risalto il fatto che in molte condizioni chirurgiche sia oggi preferita la via attendista piuttosto che aggressiva e che in molte “patologie” l’attesa sia talora cruciale.Ho fatto una enorme pubblicità alla tecnica laparoscopica che, in moltissimi casi, risulta essere la chiave di volta per l’evitamento della Sindrome del Profugo derivante da una prolungata ospedalizzazione.Ho concluso con una tipica frase di mediazione: “Al bisturi si può essere grati, ma non affezionati!” .Una bella esperienza ed un’ennesima occasione di crescita e di amicizia, per cui ringrazio tutti i presenti, i miei tre compagni di viaggio e gli organizzatori dell’evento.Ci vediamo alla prossima occasione.- Questo argomento è stato modificato 8 anni, 3 mesi fa da Fabio, Sport Masseur.
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