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Lug
13
Fabio, Sport Masseur

Anatomia: LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE

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Anatomia: LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE; Struttura, fisiologia, ruolo e funzione dei legamenti. Il legamento crociato anteriore: cos’è, a cosa serve, fisiologia del legamento crociato anteriore.

 

Anatomia: LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE

 

Anatomia: LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE

 

I legamenti hanno un ruolo fondamentale nel funzionamento del sistema articolare.Macroscopicamente i legamenti sono organizzati in codoni o fasci di fibre con diametro, orientamento spaziale ed inserzione ossea diversi gli uni dagli altri.Microscopicamente i legamenti sono costituiti da cellule (fibroblasti, fibrociti), fibre collagene ed elastiche, GAG, enzimi, glicopreine e, per il 70%, da acqua.

I fibroblasti presiedono alla sintesi della matrice extracellulare, quindi delle fibre collagene ed elastiche e dei proteoglicani. Nei legamenti i fibrociti hanno l’asse maggiore orientato parallelamente ai fasci della matrice extracellulare e sono più numerosi che nei tendini; l’acqua, trattenuta dei proteoglicani, assicura resistenza alla compressione ed alla disidratazione al legamento.

Il movimento articolare determina un aumento del carico sul legamento con iniziale distensione della componente non fibrillare a cui segue la distensione di un numero sempre crescente di fibre con finale massima tensione di tutte le fibre; l’interruzione dello stress determina il ritorno allo stato iniziale.

Si ha un comportamento simile ad un ammortizzatore: si osserva una conformazione ondulata della matrice extracellulare diversa da legamento a legamento per il significato funzionale differente tra le articolazioni. Il legamento se sottoposto a sollecitazioni ripetitive e progressivamente crescenti si rinforza, ossia aumenta la resistenza alla rottura. In seguito ad immobilizzazione i legamenti divengono meno resistenti alle sollecitazioni meccaniche a tutti i livelli.

I legamenti assicurano con la loro presenza il mantenimento di una pressione endoarticolare ideale per la lubrificazione della cartilagine jalina delle epifisi da parte del liquido sinoviale.

Legamento crociato anteriore

Il LCA è un legamento robusto, intrarticolare rivestito dalla membrana sinoviale. Origina dall’eminenza intercondiloidea della tibia e si estende verso l’alto e indietro fino alla parte posteriore della faccia mediale del condilo femorale laterale. Misura in media 3,3 cm ed è più lungo del legamento crociato posteriore.

È costituito da 2 fasci: quello postero-laterale più sottile e quello antero-mediale più lungo nel suo tragitto orizzontale. Questi fasci hanno una tensione diversa, in funzione del grado di flessione del ginocchio, ma sono entrambi in tensione massima in prossimità dell’estensione. Il LCA èinnervato dal nervo sciatico popliteo interno (ramo del nervo tibiale).

La resitenza del legamento non è costante: in particolare si riduce con l’aumentare dell’età ed aumenta con l’incremento della velocità di mobilizzazione e con l’esercizio.

Il LCA deve assolvere contemporaneamente a diversi compiti:

  • È la guida meccanica del movimento articolare (si oppone all’iperestensione del ginocchio e alla scivolamento anteriore del piatto tibiale)
  • Rappresenta un sistema di informazioni propriocettive per la corretta integrazione delle contrazioni muscolari e per la sensazione di posizione dell’arto nello spazio
  • È una valida difesa meccanica nei confronti delle varie sollecitazioni a cui è sottoposto il ginocchio

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Lug
13
Carla T. Fit. + pesistica

Fitness: La Colazione Proteica

Alimentazione - Official Group, dieta, sport - official group
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.Fitness: La Colazione Proteica;  Le proteine sono macronutrienti con funzione mista, ovvero plastica, energetica, bioregolatrice, ormonale ecc. Il loro apporto nelle dieta è molto importante poiché una parte dei “mattoni” (amminoacidi) che le costituiscono è di tipo “essenziale”; significa che l’organismo non è in grado di produrli autonomamente in quantità sufficienti e che deve quindi ricavarli dalla dieta.

Fitness: La Colazione Proteica

Di solito, il fabbisogno proteico – cioè la quantità di proteine necessaria per la buona salute dell’organismo – è facilmente colmabile attraverso l’alimentazione consuetudinaria. Tuttavia, la quantità di proteine non è la stessa per tutti; i soggetti in accrescimento, gli anziani, gli sportivi e certi malati ne richiedono più degli adulti e dei sedentari. Inoltre, se è vero che questi nutrienti sono quasi ubiquitari all’interno dei cibi, è altrettanto vero che non tutti sono “completi”; questa “completezza” è detta Valore Biologico e si misura valutando il relativo profilo amminoacidico. Le proteine migliori, più complete, sono dette ad ALTO valore biologico e sono contenute nelle uova, nel latte e nei derivati (quindi nello yogurt, nelle ricotte, nei formaggi ecc.), nelle carni e nei prodotti della pesca.

E’ sbagliato credere che la soluzione a un aumentato fabbisogno proteico sia assumere quante più proteine possibile; infatti, porzioni eccessive di questi nutrienti (>30g) non vengono ben assorbite dall’intestino, per cui vengono eliminate in parte con le feci. Praticamente, il segreto per avere un buon assorbimento proteico è quello di assumere più pasti ma in porzioni meno abbondanti; in tal caso, divengono particolarmente comodi certi alimenti in monoporzione da collocare a colazione e nei pasti secondari. Quindi, per fare un esempio chiaro, SI allo yogurt a colazione e NO alla bistecca fiorentina INTERA per cena.

Colazione: Importanza del Pasto

La colazione è uno dei 5-6 pasti ordinari della giornata. Si è soliti definirlo “il più importante”, anche se la maggior parte delle persone non è in grado di giustificarne il motivo reale. Dal punto di vista “quantitativo”, la colazione apporta (o meglio, dovrebbe apportare) circa il 15% delle calorie totali quotidiane. Al contrario, gli altri due pasti principali (ovvero il pranzo e la cena), dovrebbero fornire pressappoco il 40 ed il 35% dell’energia; parallelamente, i pasti secondari (2-3 spuntini) si limitano a contribuire complessivamente per il restante 10% (fino al 25%) delle calorie. Quindi, se la matematica non è un’opinione, rispettando il criterio della “quantità calorica”, la colazione sembra molto più simile ad un pasto secondario che ad uno principale. Tuttavia, la sua importanza si cela in un meccanismo di tipo metabolico e non matematico.
La colazione ha lo scopo di rifocillare l’organismo dopo un digiuno che dura dal termine della cena precedente. In linea di massima, supponendo che l’ultimo pasto della giornata venga consumato tra le 19:30 e le 20:30, e che la colazione successiva avvenga tra le 7:30 e le 8:30, questo lasso di tempo dovrebbe corrispondere a circa 11-13 ore. Va da sé che, per logica, sarebbe opportuno che la colazione fornisse molto più del 15% delle calorie giornaliere (ricordate il detto: “consuma una colazione da re, un pranzo da principe e una cena da povero”?); anche perché, scrutando i cicli circadiani, la secrezione di insulina e la sua captazione periferica sono maggiori in queste ore del giorno piuttosto che al pomeriggio o alla notte.

Ciò nonostante, alla mattina (forse per questioni nervose o di tempo), la media delle persone non tollera facilmente grosse porzioni di cibo e preferisce consumarle a pranzo o a cena. Inoltre, va ricordato che il digiuno notturno avviene in condizioni di dispendio energetico volutamente limitato (in sostanza, corrisponde al metabolismo basale); quella notturna, quindi, non è certo paragonabile ad un’astinenza mattutina, pomeridiana o serale, periodi nei quali l’organismo è più attivo e dispendioso. Va poi specificato che, trattandosi del primo pasto, riducendone l’entità o eliminandolo completamente si corre il rischio di cumulare appetito (che si tramuta in FAME) e di eccedere con le porzioni nei pasti successivi; in pratica, non assumendo tale energia a colazione, questa viene poi sommata al pranzo o alla cena incrementando i deposito adiposo per eccesso calorico.

Queste sono le ragioni che giustificano l’importanza del pasto mattutino e che, parallelamente, ne limitano l’entità ad un modesto 15% del totale.

Composizione Nutrizionale della Colazione e Alimenti Proteici

Una volta compresa l’importanza della colazione, cerchiamo di capire meglio COME dovrebbe essere strutturata.
Abbiamo già accennato all’insulina; questo ormone è il principale mediatore anabolico dell’organismo ma, facilitando l’ingresso di certe molecole nei tessuti, diventa anche responsabile dell’accumulo adiposo. Una miglior capacità di metabolizzare i nutrienti al mattino corrisponde anche ad una minor tendenza al deposito di grasso, ragion per cui si è soliti concentrare gli alimenti più dolci a colazione piuttosto che in altri pasti della giornata (gli zuccheri sono i principali nutrienti responsabili della secrezione insulinica); inoltre, ricordiamo che il cervello funziona a glucosio (zucchero), pertanto i carboidrati non dovrebbero mai mancare all’interno di un pasto mattutino (soprattutto considerando il lungo digiuno prima della colazione).

Fitness: La Colazione Proteica

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Tuttavia, le esigenze nutrizionali delle persone NON sono le stesse e, soprattutto in certe situazioni (anticipate in premessa), la colazione diviene un momento fondamentale per raggiungere la quota di altri composti nutrizionali come le proteine, ma anche le fibre, le vitamine e i sali minerali.
In sintesi, per certe persone (che ricordiamo essere soprattutto i ragazzi, gli anziani, gli sportivi e chi soffre di patologie legate all’assorbimento intestinale ma non solo…) fare un consumo ragionevole di latte e yogurt alla mattina è un’abitudine a dir poco intelligente. Cito questi alimenti perché, oltre ad essere statisticamente i più graditi nel primo pasto, rappresentano un’ottima fonte proteica, di riboflavina (vit. B2), di calcio e (nello yogurt) di probiotici; inoltre, per quel che concerne lo yogurt, essendo comodamente distribuito in porzioni da 125 e 150g, può essere consumato facilmente anche fuori porta.
Gli alimenti ricchi di proteine sono diversi ma, se per alcuni non è un problema consumare salumi, uova, tonno in scatola o carne bianca appena svegli, sfido chiunque a mangiarsi regolarmente una piatto di gamberetti arrosto o del fegato alla veneziana… alle 7:30 del mattino!
Poi, se si considera che l’unico inconveniente nutrizionale al consumo di alimenti di origine animale è l’apporto di colesterolo e di grassi saturi, il latte e lo yogurt si rivelano ancora una volta estremamente utili. Infatti, pur essendo impossibile sgrassare del tutto una fetta di carne o privare del colesterolo un tuorlo d’uovo, a livello industriale è invece possibile scremare (anche molto efficacemente) qualunque tipo di latte; questo, privato della sua componente lipidica, diviene un alimento quasi totalmente privo di molecole che favoriscono l’aumento del colesterolo nel sangue.
E’ poi doveroso specificare che tali alimenti non sono globalmente tollerati; esiste una fetta di popolazione che, non conservando la lattasi intestinale dopo lo svezzamento, diviene intollerante a questo zucchero. Per queste persone è praticamente impossibile consumare il latte normale, mentre (grazie all’idrolisi effettuata dai batteri lattici che abbatte la quota di lattosio) sembrano tollerare meglio (con le dovute differenze legate alla soggettività) tutti i fermentati come lo yogurt, il kefir, lo yogurt greco o addensato, il latticello ecc.
Insomma, due yogurt con cereali integrali, miele, frutta fresca e semi oleosi rappresentano una colazione gustosa e in grado di coprire il fabbisogno di proteine (totalmente assorbibili), zuccheri, grassi, acqua, sali minerali, vitamine e fibra alimentare per la maggior parte della popolazione generale.

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Lug
12
Carla T. Fit. + pesistica

Suggerimenti per l'allenamento dei deltoidi

Cultura Fisica ITA - Official Group, sport - official group
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Suggerimenti per l’allenamento dei deltoidi; di Roberto Eusebio campione nazionale assoluto di body fitness

Suggerimenti per l'allenamento dei deltoidi

Suggerimenti per l’allenamento dei deltoidi

 

Si deve alla linea e allo sviluppo delle spalle una buona percentuale dell’immagine di un “bel fisico”. Infatti, un fisico con un deltoide ben sviluppato, ma con carenze in braccia, pettorali o dorsali, viene meno percepito come disarmonico rispetto ad un fisico con spalle piccole e braccia, petto e dorso più prominenti.
Il muscolo deltoide (chiamato anche spalla) è suddiviso in tre fasci denominati: clavicolare (anteriore), acromiale (centrale) e spinale (posteriore).
deltoideIl fascio clavicolare origina dal terzo laterale della clavicola, il fascio acromiale dall’acromion e il fascio spinale dal margine inferiore della spina della scapola.
Tutti e tre i fasci si inseriscono alla tuberosità deltoidea.
I tre fasci muscolari, che costituiscono la spalla, hanno in parte un’azione sinergica ed in parte un’azione antagonista.
Il deltoide è l’abduttore più importante dell’omero e, fino a 90°, entra in funzione solo il fascio acromiale; oltre entrano in funzione anche i fasci clavicolare e spinale.
Il fascio clavicolare, aiutato parzialmente dal fascio acromiale, determina un’antiversione della spalla, mentre il fascio spinale, aiutato sempre dal fascio acromiale, determina invece una retroversione della spalla.
Questo ha importanza nei movimenti del braccio perché il fascio clavicolare può intraruotare il braccio addotto e ruotato all’esterno; mentre il fascio spinale può extraruotare il braccio se è ruotato all’interno.
Il fascio clavicolare del deltoide lavora in modo significativo anche con l’allenamento dei pettorali; lo stesso è per il fascio spinale che lavora sinergicamente con i gran dorsali. Quindi è opportuno tener presente che, nel micro ciclo settimanale, l’allenamento dei deltoidi può essere abbinato all’allenamento dei pettorali e dei dorsali.

Allenare i deltoidiInfatti, nella mia preparazione fisica, svolgo gli allenamenti per i gran dorsali con qualche esercizio ad esaurimento del deltoide spinale, come ad esempio delle abduzioni con busto flesso a 90°, oppure con esercizi come il rowing torso, tenendo il gomito distante dal busto e spostando così il lavoro più a carico del deltoide spinale rispetto al gran dorsale.
Gli allenamenti del gran pettorale li svolgo invece con esercizi che stimolano il deltoide clavicolare, facendo delle alzate frontali con bilanciere o con manubri.
La parte acromiale, invece, che ricordo essere la porzione che lavora anche sinergicamente con gli altri due fasci, può essere inserita negli allenamenti di entrambi i gruppi muscolari: del petto e del dorso; ad esempio con un esercizio di abduzioni laterali con manubri o cavi.
Talvolta eseguo tali esercizi più volte alla settimana proprio perché ho questa disponibilità.
Ma se dovessi scegliere di allenare i deltoidi da soli in un unico micro ciclo, svilupperei l’allenamento nel modo che ora indicherò.
Inizierei con un esercizio di base pluriarticolare, come ad esempio un lento dietro con manubri o bilancieri. Alenare i deltoidiBisogna tuttavia tener presente che questo esercizio è poco indicato per coloro che hanno un atteggiamento cifotico, quindi un piano scapolare che porta ad una extrarotazione ed iperestensione della spalla, creando una situazione critica per l’articolazione stessa. In questo caso meglio eseguire un lento avanti.
In questo esercizio di base vi è una compromissione delle fibre abbastanza globale; è necessario quindi proseguire l’allenamento lavorando i fasci del deltoide, come già accennato in precedenza, cercando di isolare il lavoro. In particolare, per il fascio clavicolare: abduzioni frontali con manubri; per il fascio acromiale: abduzioni laterali; infine per il fascio spinale: abduzioni a 90°. La spalla non è un muscolo grande, ma il suo sviluppo, come ho già accennato, porta ad una armonia e a una completezza della forma e della linea globale del nostro fisico.

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Lug
12
Fabio, Sport Masseur

Falsi pseudo protocolli: Squat PDP

sport - official group
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Falsi pseudo protocolli: Squat PDP;  Ripeto come un disco rotto la solita storia, se la ripeto a voi figuriamoci quando sarò vecchio con il catetere e i miei nipoti diranno “facciamo raccontare al nonno la storiella delle punte dritte che poi è contento e ci dà 100 euro”.

 

Falsi pseudo protocolli: Squat PDP

Quando iniziai a fare squat nel casotto di lamiera del Campo Scuola di Arezzo il livello tecnico era questo: nessuno sapeva un cazzo. Facevamo le cose più assurde come il piramidalone di panca 10-8-6-4-2-4-6-8-10, facevamo “il frullino” alla sbarra che altro non era che un aborto di muscle up. Per lo squat, la profondità era al parallelo perché così tutti potevano confrontarsi, a dimostrazione che ci davamo delle regole e cercavamo di seguirle.

Per quanto si facessero delle fesserie assurde, nessuno si poneva dei problemi come quelli che dopo ho trovato nel campo della pesistica ricreativa. Ho già descritto la genesi di queste seghe mentali, ho già parlato dello squat con le punte dritte e di quello con la tavoletta. C’è un terzo punto assurdo che quando iniziai a chiacchierare con altri mai avrei pensato di dover affrontare: lo squat con le punte delle ginocchia dietro alle punte dei piedi.

Falsi pseudo protocolli: Squat PDP

Nei disegni una esemplificazione della problematica: se tracciamo una linea immaginaria che parte dalle punte dei piedi e va su parallela al terreno, lo squat a sinistra non va bene perché le ginocchia oltrepassano questa linea, mentre lo squat a destra è corretto, ed è ciò a cui deve tendere lo scheletro a sinistra.

Se si chiede in giro il motivo di questa postura si va dagli sguardi inebetiti, che se li sottotitolassimo ci sarebbe scritto “si è fatto sempre così”, a “se le ginocchia vanno troppo in avanti le forze di taglio diventano eccessive”.

Avete mai fatto caso a quante cose della vita facciamo per consuetudine? Consuetudini così radicate che non sappiamo nemmeno perché le seguiamo. Si fa così e basta. Cambiare è impossibile. Poi si cambia e… che succede? Nulla. Tipico è, che so… la pressione che ti mettono al lavoro: sembra che se non fai certe cose l’azienda si ferma. Poi non le fai perché magari ti ammali, torni e tutto riparte dal punto che hai lasciato. Incredibile questa cosa.

Ora, se seguite la regola delle “punte dietro le punte” o PDP© e non sapete perché… perché cazzo la seguite? Così, per sapere…

Se invece pensate alle forze di taglio per prima cosa dovreste aver ben chiaro cosa significhi “di taglio”. Se il termine vi evoca qualcosa di dannoso, come una coltellata dentro le ginocchia o una accettata sulla rotula (azioni, appunto, che “tagliano”), sappiate che queste immagini sono sbagliate, come le visioni di quelli che “sentono” il gH crescere dopo una sessione HIIT o il cortisolo che si impenna se passano i 64,5 minuti di allenamento. Sospendete il giudizio del “taglio” e continuate a leggere.

Se portare le punte delle ginocchia davanti alle punte dei piedi fosse veramente dannoso per le ginocchia, che dovremmo dire di questi soggetti qua?

Falsi pseudo protocolli: Squat PDP

Il punto è che non troverete un sollevatore olimpico che non faccia così, perché più l’atleta si ficca sotto il bilanciere, meno deve tirarlo verso l’alto. Tra l’altro questa è la vera abilità del sollevatore olimpico, non le cazzate sul generare potenza: creare una ritmica, come direbbe il mio amico Antonio Gardelli, che permette di tirare la barra e poi di ruotarci sotto.

Vi invito a trovare 100 foto di atleti diversi e di queste vediamo quanto tengono la punta delle ginocchia dietro quella dei piedi. Ok, questi sono atleti, si faranno male, non arrivano alla vecchiaia. Però le statistiche del WL non sono così devastanti per gli infortuni alle ginocchia. Non solo: non esiste una statistica che mostra che questi infortuni sono dovuti al non rispetto della regola delle punte o al fatto che sbattono con le cosce sui polpacci.

Ma quale è il problema di questa posizione? Che, come sempre, equivale a concentrarsi su un aspetto di un movimento pensando che sia la chiave per migliorare, quando il movimento va compreso in tutte le sue componenti. Un po’ come la classica arma segreta degli altri, che ottengono non perché si allenano meglio, ma perché hanno dalla loro le bombe, oppure sono dei maniaci asociali che vivono in palestra e così via: “vedi che non migliori? Hai le punte delle ginocchia davanti a quelle dei piedi, muovile indietro e vedrai”. Chissà se Poliquin ci farà mai un geniale articolo!

Nel precedente articolo abbiamo visto che lo squat è un movimento di segmenti vincolati fra loro a costituire una catena cinetica: muovine uno e si muovono tutti. Se ogni segmento è vincolato ad un altro, l’intera catena deve sottostare ad un vincolo globale, cioè che il COM, il Centro di Massa complessivo, sia sempre sopra l’area sottesa dai piedi. Se questo vincolo non è rispettato, come visto nel precedente articolo, l’atleta dà una dentata in terra.

Falsi pseudo protocolli: Squat PDP

Nei disegni cosa si vorrebbe accadesse ma cosa invece accade. Il disegno centrale è quello che in apertura era a sinistra: ho ruotato la tibia indietro e spostato in blocco tutto quello che c’era sopra. . E’impossibile correggere il “difetto” in questo modo per il semplice motivo che il COP, così il COM, finiscono fuori dall’area dei piedi e per correggere il difetto del vostro cliente lo fate sfracellare al suolo.

Ciò che accade se chiedete al soggetto di non avanzare con le ginocchia, è che mentre lo fa si inclinerà di più in avanti, per mantenere il COP, e così il COM, dentro l’area dei piedi. Perciò gli farete rispettare la“regola” ma avrà uno squat orribile.

 

Lo so che non mi credete, e allora ecco una figurina interessante: “Effect of Knee Position on Hip and Knee Torques During the Barbell Squat”, “l’effetto della posizione del ginocchio sulle coppie all’anca e al ginocchio” del “solito” Journal of Strength and Conditioning Research. Uno studio vecchiotto, del 2003 ma di un pragmatismo veramente geniale, come solo gli americani sanno essere. Poiché esiste questa“regola”, si mette in piedi un esperimento per vedere che succede… limitando esplicitamente il movimento delle ginocchia.

Falsi pseudo protocolli: Squat PDP

Cioè… ma non è GENIALE? Una fottutissima tavoletta che limita i movimenti e dei pesi trasparenti per vedere la postura dell’atleta. Come tutti gli studi ben fatti vengono illustrati i limiti (il carico, i soggetti e così via) ma l’idea di base è consistente: si nota benissimo come l’aggiunta di un nuovo vincolo su un segmento della catena, la tibia che non può ruotare in avanti, porti ad uno spostamento di tutti i segmenti della catena per rispettare il vincolo globale del COM sull’area dei piedi. “A vista”, è ovvio che lo squat Bsia peggio dell’A.

Falsi pseudo protocolli: Squat PDP

Questi disegni sono stati realizzati a partire dai dati dello studio, si vede come la tibia si sporti meno in avanti di circa 8°, mentre la schiena si inclina più in avanti di poco più di 4°. Sebbene gli angoli varino di poco, l’effetto complessivo è assolutamente rilevabile.

Falsi pseudo protocolli: Squat PDP

Nel grafico i risultati del calcolo delle coppie all’anca e al ginocchio rilevati con il modello proposto nello studio: si nota che a fronte di una diminuzione della coppia al ginocchio, non poi di tanto, si ha un incremento della coppia all’anca che fa paura. Infatti le conclusioni dello studio sono:

Falsi pseudo protocolli: Squat PDP

“Le linee guida dello squat con bilanciere, comprese quelle pubblicate dalla National Strength and Conditioning Assoociation (n.d.r. cioè loro stessi), citano la necessità di impedire che le ginocchia si muovano in avanti oltre le punte dei piedi o di mantenere la tibia più verticale possibile, quando si esegue l’esercizio. Comunque, al fine di ottimizzare le forze che coinvolgono tutte le articolazioni, può essere vantaggioso permettere alle ginocchia di muovere leggermente oltre le punte dei piedi nella posizione di squat parallelo. Questo suggerimento assume che gli individui che eseguono lo squat non abbiano alcuna condizione patologica che riguarda le articolazioni coinvolte come condromalacia, problemi nel movimento della rotula, infortuni ai legamenti crociati anteriori o posteriori, infortuni al menisco o condizioni a queste associate”

Perciò, la situazione è che la regola delle “punte dietro le punte” è una semplificazione eccessiva di un movimento complesso e deriva dal voler dare dei dettami semplici, troppo semplici, da seguire.

A questo punto, vi dico la mia. Il problema di questi studi è che registrano quello che c’è, dando nuove regole. Adesso “un po’” si può andare avanti, ma quanto è questo “un po’?”. I punti da chiarire sono tre.

Il primo. Le ginocchia nella assoluta normalità di questo movimento tendono ad andare poco più in là delle punte dei piedi. Stiamo parlando di pochi centimetri, e lo fanno tutti. Possiamo stare a discutere di antropometrie, di posizioni, di posture, ma alla fine tutti lo fanno. Fa parte del movimento. Sarebbe interessante capire perché, ma è solo un problema di leve. Chi ha i femori lunghi, le ginocchia si sposteranno di più rispetto a chi ha i femori corti.

Il secondo. È chiaro che più le ginocchia si spostano in avanti e più aumentano le forze, tutte e non solo quelle di taglio, sulle ginocchia stesse. Il COM è più lontano orizzontalmente dalle ginocchia che costituiscono il fulcro di un leva, perciò le forze non possono che aumentare. Il punto è, come sempre, associare ad un “aumento” un significato negativo: le forze aumentano, allora fanno male. È un approccio sbagliato.

Mettetevi in piedi, adesso caricatevi sopra vostra moglie: sulla spina c’è IL DOPPIO del carico che normalmente sopporta. Il doppio. State morendo? No, è un carico assolutamente tollerabile. Se doveste sostenerlo per due ore avreste problemi, se vi caricaste moglie, amante, prima suocera e seconda suocera avreste dei problemi.

Il terzo. I movimenti complicati vanno analizzati nel globale per tenere di conto di tutti i vincoli. Inutile dire che schienare di più lo squat perché così le ginocchia sono meno stressate non è il massimo dell’intelligente… Ciò che dovete considerare è che c’è un equilibrio fra le forze in gioco, equilibrio che dipende da come siete fatti voi, da quanto carico piazzate sul bilanciere, da quello che avete come schema motorio.

Effettivamente c’è chi manda troppo le ginocchia in avanti, ma il problema non è il ginocchio in avanti, ma perché lo fa. Magari tiene il bilanciere troppo in alto oppure ha uno stance strettissimo, oppure si forza a fare qualcosa che ha visto da qualcuno. Certe volte è meglio cambiare un assetto portando volontariamente le ginocchia più in avanti stringendo lo stance, perché il soggetto ha dolore alle anche e così via.

Le regole, i trucchi, le armi segrete lasciamole ai fumetti. Se per fare uno squat fosse sufficiente rispettare dei punti scritti su un foglio, a che servirebbe un allenatore o un personal trainer?

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