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Lug
25
Carla T. Fit. + pesistica

dieta e salmone

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Dieta e Salmone

• Generalità sul Salmone come Pesce e come Alimento

• Salmone come Alimento: Come si Mangia?

• Qualità e Controversie del Salmone nella Dieta

• Ruolo del Salmone nella Dieta

Generalità sul Salmone come Pesce e come Alimento

Il salmone è un pesce tipico di alcune zone subartiche ed artiche. Il suo allevamento, però, può svolgersi anche in aree più meridionali, sebbene NON sia certo un animale caratteristico del centro-sud Europa.

Salmone nella DietaIl pesce colonizza acque salate, dolci e salmastre, e compie alcune migrazioni (2-3) dal mare ai fiumi per potersi riprodurre.
Il salmone, inteso come alimento, appartiene al 1° Gruppo Fondamentale degli Alimenti. Sotto il profilo nutrizionale, il suo consumo è finalizzato al raggiungimento delle razioni raccomandate di: proteine, sali minerali, alcune vitamine del gruppo B, vitamina D, vitamina A e acidi grassi essenziali.
Nella dieta, il salmone potrebbe essere consumato con una frequenza “settimanale”. Una porzione da 150-250g, al massimo ogni 2-3 giorni, è infatti sufficiente ad appagare i criteri basilari di una sana e corretta alimentazione. A tal proposito, è doveroso specificare che è sempre opportuno mantenere una certa variabilità della dieta; meglio, quindi, evitare di consumare solo salmone escludendo gli altri prodotti della pesca, poiché anch’esso (come ogni altro alimento) presenta degli aspetti non del tutto positivi o controversi.
Va poi aggiunto che il salmone è un alimento molto ricco di grassi; pertanto, si raccomanda di valutarne accuratamente le porzioni (che devono essere rapportate al fabbisogno individuale) e di evitare, specie in caso di sovrappeso, la sua contestualizzazione all’interno di ricette ricche di grassi da condimento (olio, panna ecc.).

Salmone come Alimento: Come si Mangia?

Il salmone è un alimento che si presta a vari tipi di consumo.

Allo “stato fresco” le sue carni sono delicate e gradevoli (dove per “fresco” si intende “NON lavorato” con metodi di conservazione diversi dal congelamento); non mancano poi altri prodotti ricavati mediante sistemi alternativi, tra questi, il più caratteristico è l’affumicatura (accompagnata ad una leggera salatura), ma oggi è abbastanza diffusa anche la conservazione del salmone in scatola per mezzo di un liquido di governo (salamoia). Meno consumato (e meno pregiato) è invece il salmone sotto forma di paté.
Ciò che molti ignorano è che del salmone NON si consumano solo il muscolo e l’adipe, ovvero ciò che viene comunemente inteso come “carne”. Le sue uova, soprattutto in certe località, sono considerate una vera e propria leccornia. Attenzione però! Chi si aspetta un gusto più o meno “anonimo”, simile a quello delle uova di lompo o di pesce volante, o chi è abituato al sapore delicato del caviale russo, potrebbe rimanere spiacevolmente deluso; le uova di salmone si distinguono infatti per un sentore a dir poco “esplosivo” di omega 3, talmente intenso da sovrastare qualsiasi altro ingrediente nel piatto. Anche certe frattaglie del salmone paiono commestibili e tutto sommato gradevoli al gusto; il fegato è certamente quella più conosciuta. Come il suddetto organo del merluzzo, della verdesca e di altri pesci dei mari freddi, anche il fegato di salmone è ricchissimo di omega 3 e, assieme ad altre parti di “scarto” nel commercio delle relative carni, è spesso utilizzato per la formulazione di integratori alimentari. Di per sé, il fegato di salmone rappresenta un prodotto abbastanza semplice da cucinare ma, trattandosi di un organo notevolmente esposto a certi contaminanti, se destinato all’alimentazione umana, dovrebbe essere ricavato da animali controllati, ignorando invece le creature allevate senza il rispetto dei disciplinari.
Tornando alla carne del salmone, citiamo brevemente le ricette più diffuse nel nostro paese che, per dirla tutta, non vanta una vera e propria tradizione culinaria specifica di questo alimento. Il salmone fresco (anche decongelato), soprattutto negli ultimi anni, è spesso accorpato nelle ricette di pesce crudo. Da solo o all’interno di misticanze più o meno esotiche, rappresenta un ingrediente ormai fondamentale del sushi giapponese (sashimi, nigiri, oshizushi, futomaki ecc.), nel quale è possibile accostarlo anche ad alimenti che ne contengono le uova (ikura). Sempre cruda, la carne di salmone si presta alla produzione di carpaccio o tartare da pesce fresco, affumicato o marinato. Per quel che concerne i sistemi di cottura, invece, sono più diffusi il vapore e la cottura al forno, con o senza l’impiego della crosta di sale.
Di affumicatura ne esistono due generi differenti, una industriale (forse anche di tipo chimico, come per certi salumi), che prevede anche una prima salatura e un successivo sottovuoto, e un’altra casalinga. Quest’ultima (guarda la videoricetta) può essere svolta anche all’interno del forno di casa; prevede una leggera salatura iniziale ed è svolta “a freddo” (con il forno spento, nel quale si inserisce della legna fumante), motivo per cui non prolunga di molto la conservabilità dell’alimento. D’altro canto, permette di personalizzare il gusto in base al tipo di legna utilizzato.
Per ciò che riguarda la marinatura, esistono parecchie ricette differenti. Alcune si basano sulla disidratazione del salmone per salatura (con un po’ di zucchero) e la successiva reidratazione in sospensioni aromatizzate (acqua, succo di agrumi, erbe, olio ecc.); altre sfruttano direttamente liquidi aromatizzati dal potere osmotico molto superiore a quello della carne (in genere con percentuali di zucchero e sale parecchio elevate), al fine di “rassodare” i tessuti mentre li si aromatizza.
Ad ogni modo (poiché si tratta di un alimento da consumare crudo) ricordiamo che prima dell’affumicatura o della marinatura è sempre necessario applicare l’abbattimento di temperatura per scongiurare qualsiasi rischio di parassitosi.
Se la carne fresca, affumicata o marinata di salmone lascia spazio alla fantasia culinaria, non c’è molto da specificare per quel che riguarda il salmone in barattolo e quello in paté. Quest’ultimo è spesso impiegato nella formulazione di tartine, snack, antipasti e panini, mentre quello in barattolo sposa egregiamente la pasta asciutta come ripieno dei tortelli o come sugo di accompagnamento.

Qualità e Controversie del Salmone nella Dieta

Soffermiamoci ora sulla qualità della materia prima reperibile sul mercato. Di salmone ne esistono varie Specie, ma in Italia (e anche nel resto d’Europa) si consuma prevalentemente il Salmone dell’Atlantico (nomenclatura binomiale: Salmo salar).

La maggior parte del salmone presente sui banchi nazionali proviene da acquacolture estere e giunge in Italia sotto forma di congelato, per essere decongelato solo prima della vendita al dettaglio. Non esiste quindi alcuna motivazione valida per acquistarlo “al mercato” piuttosto che in un banco freezer (dove, peraltro, costerebbe anche meno). L’unico dettaglio che fa VERAMENTE la differenza tra “salmone e salmone” riguarda la provenienza, intesa come pesce allevato o pesce pescato. Evidenziando il fatto che le acquacolture NON sono tutte uguali (certe si distinguono per l’alta qualità dei mangimi e la bassa densità di popolazione), è doveroso rammentare che il salmone pescato (anzi detto “selvaggio”) risulta qualitativamente migliore dell’altro. Al giorno d’oggi, la composizione dei mangimi può essere variata sulla base del prodotto che si vuole ottenere, gestendo anche la concentrazione nutrizionale e dei pigmenti responsabili della colorazione del salmone; quest’ultima caratteristica può essere esaltata anche limitando la presenza di crostacei, invece naturalmente presenti nella dieta dei salmoni allo stato brado (ricchissimi, per l’appunto, di queste molecole). In pratica, la carne di questi pesci potrebbe essere “colorata” integrando il mangime con pro vitamine del tipo A, un po’ come avviene per la trota salmonata. Si ricorda che quest’ultima NON è una Specie ibrida, bensì una trota iridea con carni rosate ottenute alimentando il pesce con farine particolarmente ricche di carotenoidi.
Purtroppo, la pesca del salmone selvaggio NON risulta sufficiente ad ottemperare alla domanda di mercato, ragion per cui l’allevamento si rende del tutto necessario; ciò nonostante, anche questo accorgimento non preserva l’ambiente dal danno ecologico inflitto dalla super-richiesta di salmone. Gli allevamenti ittici, infatti, richiedono anche la presenza di piccoli pesci e crostacei che vengono dunque pescati, attività che indebolisce piuttosto significativamente le fondamenta della catena alimentare marina.

Ruolo del Salmone nella Dieta

Il salmone fresco è un prodotto che compare spesso nelle diete, indipendentemente che si tratti o meno di terapie nutrizionali. Come vedremo nel prosieguo, non è però adattabile a qualsiasi regime alimentare; infatti, a causa dell’elevato potere calorico, potrebbe risultare controindicato nella dieta di soggetti sedentari in sovrappeso. La sua applicazione dietetica più interessante riguarda invece la dieta contro le malattie del metabolismo (prevalentemente dislipidemie ed ipertensione). Quest’ultima applicazione è dovuta al particolare valore nutritivo del salmone, che si distingue per la ricchezza in acidi grassi essenziali del gruppo omega 3 (in particolare EPA e DHA) ed astaxantina (carotenoide). Com’è ormai ben noto, le molecole lipofile del gruppo omega 3 non possono essere prodotte in maniera autonoma dall’organismo, pertanto devono essere necessariamente introdotte con l’alimentazione. Il loro effetto metabolico (oltre a quello energetico) è bivalente: si tratta di precursori di alcuni eicosanoidi “buoni” e costituenti di membrana cellulare; inoltre, pare che la loro presenza abbassi il colesterolo, migliori il rapporto LDL/HDL, abbassi l’ipertrigliceridemia, riduca l’ipertensione, combatta l’infiammazione sistemica, prevenga l’insorgenza di trombi a vantaggio del rischio cardio-vascolare e riduca le complicanze legate al diabete mellito tipo 2. L’astaxantina, invece, è una pro vitamina A dall’effetto antiossidante e colorante; si tratta della molecola responsabile della colorazione rosa delle carni di salmone, che svolge un ruolo metabolico di protezione dai radicali liberi e una funzione cutanea benefica verso le ustioni solari.
E’ curioso apprendere che tra i vari integratori di omega 3 è presente anche il cosiddetto olio di salmone (per uomini ed animali). Oltre alle ben note catene di acidi grassi essenziali, quest’olio arancione (commercializzato in perle di collagene) viene promosso in virtù della presenza di astaxantina antiossidante e di fosfolipidi (verosimilmente ricavati dal tessuto nervoso del pesce). Il metodo di estrazione dell’olio di salmone è poco noto al pubblico, ma non è da escludere che implichi il riciclo di certi scarti ottenuti dalla messa in commercio della carne.
D’altro canto, va rammentato che il salmone rientra nella categoria dei pesci grassi, pertanto costituisce un alimento ad alto potere calorico. Ciò significa che un eventuale abuso alimentare, costante e significativo (magari associato ad altre condotte “discutibili”), potrebbe favorire l’insorgenza di sovrappeso. Non dimentichiamo che tra le varie cause di insorgenza per le malattie del metabolismo di cui abbiamo fatto cenno sopra (in riferimento agli effetti positivi degli omega 3), oltre alla predisposizione individuale, alla sedentarietà e all’alimentazione sbilanciata, figura anche il sovrappeso stesso. Alla luce di quanto detto finora, non è certo difficile comprendere per quale motivo il salmone compaia raramente nelle diete contro l’obesità. Ad essere precisi, questo alimento potrebbe essere contestualizzato in maniera più o meno efficace anche in tali schemi nutrizionali, avendo però l’accortezza di ridurre l’olio da condimento complessivo; tuttavia, rispettando il criterio “dell’applicabilità” delle porzioni (ovvero, grammature quantomeno sufficienti a conferire il senso di sazietà), inserire il salmone nella dieta di un soggetto sedentario diventerebbe alquanto complicato e non sempre giustificabile.
Non dimentichiamo inoltre che il salmone è un alimento ricco di proteine ad Alto Valore Biologico, ovvero con un pool di amminoacidi essenziali piuttosto buono e in notevoli quantità; questo aspetto è particolarmente gradito dagli sportivi e dai culturisti.
Per quanto riguarda i sali minerali, la carne di salmone è discretamente ricca di ferro, potassio e fosforo, mentre per quel che concerne le vitamine, sono abbondanti la pro vitamina A (Astaxantina), la vitamina D (Colecalciferolo), la vitamina PP (Niacina) e la vitamina B1 (Tiamina).
Per i soggetti privi di complicazioni, il salmone è sempre ben pertinente nella dieta e in qualunque forma, mentre per le donne gravide è necessario che venga cotto per scongiurare ulteriormente il rischio di contaminazioni microbiologiche.

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Lug
21
Carla T. Fit. + pesistica

Alimentazione: Il Mito della dieta dello yogurt

Alimentazione - Official Group
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Alimentazione: Il Mito della dieta dello yogurt    Dieta dello Yogurt: Perché è pessima?

Dieta dello Yogurt: di Cosa si Tratta?

Alimentazione: Il Mito della dieta dello yogurt

Si tratta dell’ennesimo tentativo di standardizzare un regime alimentare dimagrante, che possa far presa su un pubblico di persone poco preparate sull’argomento e verosimilmente insoddisfatte dalla propria immagine corporea.

Alimentazione: Il Mito della dieta dello yogurt

La dieta dello yogurt, come molte altre “diete usa e getta”, è una strategia nutrizionale che gravita intorno alla composizione chimica di un singolo prodotto e che consente l’utilizzo di pochi altri alimenti (quel tanto che basta per schivare gli effetti collaterali più significativi).
Gli obbiettivi di questo regime alimentare sono esclusivamente di tipo estetico; chi la suggerisce descrive: un miglioramento dell’aspetto cutaneo, una riduzione del gonfiore addominale, un rapido dimagrimento e l’aumento della regolarità intestinale.
Lo squilibrio nutrizionale della dieta dello yogurt è ben evidente e verrà descritto con maggior accuratezza nell’ultimo capitolo. Per il momento, cerchiamo di capire qual è il vero ruolo dello yogurt nell’alimentazione umana.

Yogurt nella Dieta… Tutta un’Altra Faccenda!

 

E’ davvero un peccato che la “reputazione” di un alimento ricco, gustoso e utile come lo yogurt venga compromessa per motivi così futili.
Praticando la dieta dello yogurt ci si rende conto fin dai primissimi giorni dell’impraticabilità e della monotonia che la caratterizzano. Questo va a discapito delle abitudini nutrizionali dei mal capitati che, il più delle volte, dopo aver trangugiato dai 3 ai 7,5kg di yogurt in una settimana, lo cancellano dalla propria dieta anche per lunghi periodi.
Al contrario, lo yogurt è un alimento estremamente utile nell’alimentazione dell’essere umano, giovane, adulto o anziano che sia. Per le persone blandamente intolleranti, lo yogurt rimpiazza il latte animale grazie al suo minor contenuto di lattosio; ovviamente, ciò non può avvenire per chi manifesta sintomi tossici gastro-intestinali più importanti e fastidiosi.
Detto questo, molti lettori si chiederanno: Qual è la funzione nutrizionale dello yogurt? La risposta è articolata, poiché diversi sono gli aspetti positivi del GIUSTO consumo di yogurt; vediamoli uno per volta:

Proteine

1.Lo yogurt è una fonte eccellente di proteine ad alto valore biologico (caseine e proteine del siero). Questo parametro misura il contenuto di amminoacidi essenziali, così definiti perché l’organismo non è in grado di sintetizzarli autonomamente in quantità sufficienti.

calcio e fosforo

2.Lo yogurt è una fonte eccellente di calcio e fosforo. Come tutti i derivati del latte, contiene ottime concentrazioni di questi sali coinvolti nella mineralizzazione ossea. Ciò significa che la funzione dietetica dello yogurt acquisisce maggior importanza in fase di sviluppo scheletrico (prevenzione dell’osteoporosi) e in seguito alla menopausa (eventuale rallentamento del processo osteoporotico).

Vitamine

3.Lo yogurt è una fonte eccellente di vit. B2 o riboflavina. Questa vitamina idrosolubile, anche detta lattoflavina, è il precursore essenziale di due coenzimi (FMN e FAD) necessari a varie reazioni cellulari.
Non mancano anche buone concentrazioni di retinolo o vit. A (liposolubile), coinvolta nel differenziamento cellulare e nel mantenimento della funzione visiva e del sistema immunitario

nelle diete a regime

4.Lo yogurt, pur essendo un alimento che apporta buone dosi colesterolo e che possiede una prevalenza di acidi grassi saturi, viene prodotto anche da latte parzialmente scremato o scremato. Ciò migliora sensibilmente la sua pertinenza dietetica in quanto: non incide sul potenziale aterogeno complessivo e contribuisce a moderare l’apporto energetico totale della dieta (aspetto da non sottovalutare nei regimi calorici per la cura dell’obesità).

fermenti lattici vivi

5.Lo yogurt è un alimento “vivo”, in quanto fermentato da ceppi batterici chiamati volgarmente “lattobacilli”. Questi microorganismi, oltre a ridurre il contenuto in lattosio con produzione di acido lattico, favoriscono una sorta di pre-digestione (idrolisi) delle proteine; entrambe queste caratteristiche (ancor più nei prodotti scremati) favoriscono sensibilmente il coefficiente di digeribilità. Inoltre, pare che questo genere di batteri sia responsabile del miglioramento compositivo della flora batterica intestinale. A dir il vero, con la riduzione del pH gastrico (necessario alla digestione proteica), buona parte di questi microorganismo “probiotici” viene distrutto e non è ancora ben chiaro quanto lo yogurt tradizionale possa incidere sulla “salute intestinale”.

Idratazione

6.Lo yogurt è ricco d’acqua, aspetto determinante nel mantenimento dell’idratazione corporea. Ai più, questa caratteristica potrebbe sembrare superflua; in realtà, nell’ambito di certi regimi alimentari poco equilibrati e caratterizzati dalla scarsa presenza di cibi vegetali freschi, lo yogurt contribuisce a diminuire il rischio di disidratazione

Dieta dello Yogurt: Perché è pessima?

Dopo una breve introduzione sulla scarsa idoneità della dieta dello yogurt all’alimentazione umana, vediamo più nel dettaglio come si dovrebbe strutturare e perché non è consigliabile.
La dieta dello yogurt ha una durata di 5 giorni e “dovrebbe” facilitare la riduzione del peso corporeo (dicono, fino a 3kg in 7 giorni). In realtà, com’è facilmente deducibile, non si tratta di un vero e proprio dimagrimento ed è probabile che una buona parte del peso perduto sia costituita da liquidi corporei; in tal caso, risulta caldamente SCONSIGLIATA soprattutto a chi soffre di pressione bassa!
La dieta dello yogurt prevede 2 giornate modello, delle quali: la prima ripetuta una sola volta e la seconda ben 4 volte. In sintesi (tratto dal testo: “Antologia delle Diete”):

Giorno 1:

•Appena svegli: un bicchiere di acqua tiepida
•Colazione: tè senza zucchero, 300g di yogurt magro
•Pranzo: brodo vegetale, 300g di yogurt magro
•Metà pomeriggio: 300g di yogurt magro, tè senza zucchero, 1 frutto
•Cena: minestrone di verdura, 300g di yogurt magro
•Prima di coricarsi: camomilla senza zucchero, 3 prugne secche

Giorno 2:

•Appena svegli: un bicchiere di acqua naturale
•Colazione: tè amaro, 300g di yogurt magro con 2 cucchiai di cereali
•Pranzo: brodo vegetale, 300g di yogurt magro, 1 frutto
•Metà pomeriggio: 300g di yogurt magro, tè senza zucchero, 1 frutto
•Cena: 200g di pesce al cartoccio, insalata verde con 1 cucchiaio di olio di oliva, spremuta senza zucchero, 1 panino integrale
•Prima di coricarsi: camomilla senza zucchero, 3 prugne secche.

E’ palese che si tratti di un regime alimentare poco equilibrato. Non apporta quote sufficienti di carboidrati, di lipidi, di molti sali minerali (come il ferro) e vitamine (come la vit. E, la K ecc.).

Visto il misero apporto energetico, può compromettere seriamente lo stato di salute di una persona che pratica sport; inoltre, è ancor più rischiosa per le donne gravide e le nutrici. La carenza in ferro, acido folico e cobalamina favorisce (o peggiora) il rischio di anemia e (se protratta), in gravidanza, la dieta dello yogurt può determinare la compromissione dello sviluppo nervoso del nascituro.
Si conclude sconsigliando a tutti di praticare la dieta dello yogurt; parallelamente, invitiamo  i lettori a soffermarsi sulle proprietà nutrizionali dell’alimento che, se consumato al naturale e parzialmente (o totalmente) scremato, trova largo impiego sia nella formulazione della colazione, sia nella scelta del giusto spuntino mattutino e pomeridiano. La razione giornaliera di yogurt, se non associato ad eventuali porzioni di latte, può raggiungere i 250-450g giornalieri (in base al caso specifico).

http://www.warmfit.com/en_GB/groups/alimentazione-diet/forum/

 

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Lug
20
Fabio, Sport Masseur

Cultura Fisica retro: 8×8 di Gironda

Cultura Fisica ITA - Official Group
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Cultura Fisica retro: 8×8 di Gironda; Questo è Vince Gironda (1917 – 1997), un mito del bodybuilding. Oggi potrebbe essere definito come il miglior Personal Trainer dei suoi tempi, uno che ha rivoluzionato l’ambiente, allenato campioni di bodybuilding e star del cinema, introdotto idee innovative per i tempi.

 

Cultura Fisica retro: 8×8 di Gironda

Cultura Fisica retro: 8×8 di Gironda

 

L’ 8×8 è un metodo di allenamento creato negli anni 60 dal noto preparatore americano Vince Gironda per l’allenamento della massa nel body building. E’ un allenamento ad alto volume dove la densità è la priorità per questo tipo di lavoro. Cosa significa densità di allenamento ? sono il massimo numero di serie e ripetizioni che si riescono ad effettuare in una determinata unità di tempo. Per fare ciò sarà necessario utilizzare pause di recupero brevissime ed altresì usare alcuni accorgimenti per terminare il lavoro fornito dall’istruttore.

 

Come tutti i sistemi va inserito nel giusto periodo dell’anno, la parola d’obbligo è periodizzare la vostra preparazione fisica muscolare,  ma sicuramente questo metodo è ottimo dopo aver effettuato cicli di forza invernali o prima di appuntamenti importanti per tirare il fisico ad una definizione super. L’ideale è una suddivisione della settimana in 4 giorni dove alternare i gruppi muscolari in modo da allenarli tutti almeno una volta la settimana .

 

L’allenamento 8×8 dura al massimo 60 minuti, il recupero tra le serie è di 15-30 secondi, Vince sosteneva che la cosa più importante di tutto il sistema era la rapidità con cui si terminava l’allenamento, dopo che vi abituerete a questo metodo basteranno solamente 5-10 respiri profondi tra serie e serie. Di norma vengono forniti 4 esercizi per i gruppi muscolari grandi e 3 esercizi per i gruppi muscolari piccoli. Ovviamente i carichi utilizzati non saranno massimali, il tempo di recupero così breve non lo permetterebbe, l’ideale è utilizzare il 60% del massimale dell’esercizio target e terminare le serie previste.

 

Per i muscoli addominali e polpacci che hanno una fibra muscolare particolare molto resistente si consiglia di lavorare sulle 20 ripetizioni . L’ 8×8 è un classico allenamento di qualitàper dare forma ai vostri muscoli , non va usato per molto tempo anche perché è molto stressante , vi accorgerete che entrerete in palestra e per un’ora salterete da una macchina all’altra a pompare serie su serie senza sosta . E quindi capite bene che se abusate di tale metodologia il sovrallenamento sarà vicino.

 

SCHEDA ALLENAMENTO 8X8 : 8 SERIE DA 8 RIPETIZIONI CON 15″-30″ DI RECUPERO ( 60% MASSIMALE)

 

GIORNO 1 – PETTORALI E BICIPITI

 

  1. PANCA INCLINATA
  2. CROCI AI CAVI
  3. CHEST PRESS
  4. PECTORAL MACHINE
  5. CURL BILANCIERE
  6. PANCA SCOTT EZ
  7. CURL PRESA INVERSA CAVO BASSO

 

GIORNO 2 – GAMBE E POLPACCI

 

  1. PRESSA 45°
  2. AFFONDI
  3. LEG EXTENSION
  4. LEG CURL
  5. CALF IN PIEDI 8X20
  6. CALF SEDUTO 8X20

 

GIORNO 3 . DORSALI E TRICIPITI

 

  1. LAT MACHINE AVANTI
  2. PULLEY
  3. TIRATE AL MENTO
  4. HIPEREXTENSION
  5. PARALLELE (anche assistite)
  6. FRENCH PRESS DIETRO COLLO
  7. PUSH DOWN al cavo

 

GIORNO 4 SPALLE E ADDOMINALI

 

  1. SHOULDER PRESS
  2. ALZATE LATERALI
  3. ALZATE A 90°
  4. ABDOMINAL MACHINE 8X20
  5. CRUNCH INVERSO 8X20
  6. OBLIQUI 8X20

Per un allenamento simile si consigliano gli integratori alimentari Creatina e AMINO ACIDI RAMIFICATI , Buon Allenamento.

http://www.warmfit.com/en_GB/groups/cultura-fisica-ita-official-group-886053070/forum/

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Lug
20
Fabio, Sport Masseur

Le diete iperproteiche non fanno male

Alimentazione - Official Group
0

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Le diete iperproteiche non fanno male; Un mio amico su Facebook mi ha passato un link di uno studio sull’effetto delle diete iperproteiche sui reni, che mostra come vi sia un sovralavoro di filtraggio da parte di questi. Lo studio è una review del 2015, pertanto è di adesso. Perciò possiamo dire che le diete iperproteiche tendenzialmente facciano male.

Le diete iperproteiche non fanno male

Le diete iperproteiche non fanno male

 

Provate a pubblicarle roba del genere su Internet e viene fuori un casino, flames a non finire fra i paleofissati ed il resto del mondo. Non è vero che le proteine fanno male, è che si fanno gli studi sugli obesi, sui malati, c’è uno studio che dice il contrario, non sono le proteine che fanno venire il cancro all’intestino ma il modo di cottura (ma non stavamo parlando dei reni?), bla bla bla.

Ora, voglio dirvi la mia.

Le diete iperproteiche non fanno male. Assolutamente. Ciò che accade è che non si tiene conto di elementi impalpabili, che sembrano delle fesserie, ma che spiegano perché queste diete non facciano male e anche perché poi gli studi non riescono mai a trarre delle conclusioni.

Parto da un estratto di un altro articolo, che ho scritto sempre io e che riporto perché mi serve per poi dire perché non ci sono pericoli.

Le diete iperproteiche non fanno male

Razzolando su Internet si trova tutto, ecco un estratto della carta di rischio del tumore ai polmoni. Ve la faccio breve, si legge così:

· Mettete, ad esempio, il dito indice destro sulla colonna 55-59, cioè l’età del fumatore.

· Mettete il dito indice sinistro sulla riga 30 anni

· Trovate l’incrocio, verde in questo caso cioè basso livello di rischio.

Ciò che l’incrocio dice è: “uno che ha 55-59 anni e che ha iniziato a fumare a 20 anni (perché i salti sono di 10 anni) ma ha smesso a 30 anni, ha una bassa probabilità di ammalarsi di tumore”. Cioè non conta l’età anagrafica, ma gli anni di fumo: chiaro che per avere molti anni di fumo dovete essere sempre più grandi a parità di anno di inizio.

Ok, adesso guardate l’ultima riga, quella “fumatori”, quelli che non hanno mai smesso di fumare. Vedete come il rischio aumenti negli anni?

Ma come si legge? Ecco: “uno che inizia a fumare a 20 anni e non smette mai fino a 40-44 anni ha un basso rischio ma questo cresce nel tempo”. In altre parole uno che inizia a fumare a 20 anni avrà conseguenze oltre i 40 anni.

Questo è un risultato sorprendente: chi studia i tumori polmonari causati dalle sigarette si sorprende, cioè, che non tutti i fumatori della merda che è nelle sigarette sviluppino un tumore? L’organismo umano è cioè così resistente che per alzare bandiera bianca ci mette 20 anni.

Bene. Per morire di tumore ai polmoni a causa delle sigarette ci vogliono in media circa 20 anni. 20 anni di esposizione ad agenti palesemente tossici. Pensate a quanti sono 20 anni. 20 anni mia figlia non era nemmeno un pensiero recondito, i cellulari pesavano quasi un chilo, internet veloce era a 56k forse, youtube e facebook al di là delle più fantascientifiche ipotesi. 20 anni sono un tempo immenso.

Ora, per essere chiari, voi che vi ingozzate di proteine, che “la palestra è la mia vita”, voi che oggi avete 25 anni, anche 30, quanto pensate di andare avanti? Ma certo! Per sempre!

Invece non è così, per la massa di persone (e voi non sapete se siete la massa dei mediocri oppure no). Magari farete così per 1 anno, 2, 3, per tantissimo, per 5, 10 anni. Ma poi saranno pochissimi quelli che insisteranno. Perché… perché è così.

Perché la fissa assurda, la fittonata cosmica, dura tantissimo è vero ma… ma magari questo tantissimo è 5 anni. Chi si trova nella fase-fissa ora dirà che lui per sempre bla bla bla, oppure che si allena da tantissimo e sarà sempre così, si allena magari da ben 5, ma di più, da 10, ma addirittura da 15 anni! Wow…

Il problema è che io, io sì sono un fissato. Io mi alleno da 30 anni, da un tempo immenso. E di gente che la palestra era la loro vita ne ho vista a centinaia. E tutti hanno smesso. Non voglio assolutamente passare da eroe, sono io, sì, un fissato. Io ci ho impostato una vita, io ho avuto crisi familiari per le mie stronzate, io ho fatto cose assurde ai limiti della patologia. E l’ho fatto per decenni eh… e ho visto gli altri.

Ora vi ingozzate di proteine, a 3, 4, 5 grammi pro chilo al giorno, ma fra 5 o anche 10 anni… l’abbozzerete. Ok, magari non tutti. Magari ci saranno fra di voi altri fissati come me, ma statisticamente l’abbozzerete. E se ci vogliono 20 anni per morire di tumore ai polmoni fumando sigarette… ma che cazzo vi farà mai 5 ma anche 10 anni di proteine ingurgitate compulsivamente? Ve lo dico io: NULLA ah ah ah un cazzo di nulla. Alla fine, mica ve le fumate le whey, le idrolizzate, quelle a basso rilascio (boh… non so che ho scritto), e non vi fumate le bistecche.

Ma ancora: fra di voi c’è sicuramente l’equivalente di colui che parla di allenamento e non si allena, quello che dice che fa la dieta ma vai a vedere non la fa ma pensa di farla. Vorrei vedere quelli che dicono che si fanno la fiorentina con l’avocado quante volte se la mangiano… ma che poi quelli fissati con le proteine non fanno altro (in compagnia dei vegani eh…) che proporre gustose ricettine assurde dove compaiono robe assurde, appunto l’avocado, la papaya, salse assurde e così via, cose della sere “semplicissime ricettine” eccerto eccerto.

Li vorrei vedere, sì, davvero…

Perciò, il problema delle diete iperproteiche è un falso problema: statisticamente sono solo fittonate passeggere, anche durassero anni. Ripeto, poi c’è sicuramente quello che si preparerà a vita i contenitori pieni di tonno ricco di omegatre per tutta la settimana, io l’ho fatto eh… ho retto 3 anni (tre anni, non tre mesi) e poi mi sono rotto i coglioni, perché c’è un limite ad essere cretino anche per un fissato. Chi lo fa a vita di mangiare da un contenitore… ecco io credo che il problema non sia il filtraggio glomerulare renale eh…

Perciò, mangiatevi tuuuuuuutte le proteine che volete. Perché la palestra è la vostra vita, perché voi siete quelli intelligenti, mica come la massa degli stupidi che mangia i carboidrati che fanno venire il cancro… per poi ne riparliamo fra 10 anni, che tanto io ci sarò sempre qui a fare il coglione su internet, identico a me stesso (se non mi sono ucciso allenandomi, chiaro) mentre voi sarete nella schiera dei “eh si… sai… il lavoro, mi sono sposato, i figli, e poi non mi andava più”.

Ricordatevelo: sarà la vostra salvezza.

Ah… prima di lasciarvi. Io sono ancora qua perché ho un solo pregio: so che sono un fissato, uno spostato, un disadattato. So che sono tutte cazzate, e cerco di non prendermi troppo seriamente, so che quando mi prende la fittonata è… appunto, una fittonata, come prendere ferie per allenarsi. Non penso di essere nel giusto o di aver ragione. Per questo io sono ancora qua, nel bene e nel male.

DCSS PowerMechanics For Power Lifters parla, per oltre 750 pagine, della biomeccanica dei principali esercizi della palestra: il libro è a colori e ci sono almeno 2 disegni a pagina, oltre 2000 in tutto il libro, rispetto ai 20, 30 di altri libri. Non solo, DCSS è l’unico libro in cui la pubblicità, come è questo articolo, non ha mai frasi del tipo “se vuoi sapere il resto, compra il libro”. Addirittura, la pubblicità è fatta con materiale inedito…
DCSS è stato definito da Boris Sheiko, il più grande allenatore di Powerlifting di tutti i tempi, come “il miglior libro di biomeccanica del Powerliting che abbia mai avuto”. Il libro è difficile, perché gli argomenti sono difficili, ma in questo modo può essere riletto più e più volte. Per questo, è un libro unico.
DCSS è alla 4° ristampa, è stato presentato all’università di Scienze Motorie di Milano e all’università di Scienze Motorie di Verona.

 

http://www.warmfit.com/en_GB/groups/alimentazione-diet/forum/

 

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