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Hamer: carcinoma della prostata
dottor g. r. Hamer - official group
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Hamer: carcinoma della prostata;

Programmi speciali biologici sensati

Secondo la conoscenza della Nuova Medicina Germanica® del Dr. med. Ryke Geerd Hamer

 

Carcinoma della prostata – un tumore compatto adenoidale

 

Hamer: carcinoma della prostata

 

La causa di ogni cosiddetta malattia è sempre un conflitto biologico, un evento estremamente drammatico scioccante, chiamato DHS. Nel secondo stesso della DHS viene marcato un relè competente nel cervello, una cosiddetta configurazione a bersaglio (focolaio di Hamer = HH), che corrisponde ad un organo ben preciso. Più è esteso il focolaio di Hamer, più è esteso anche il tumore, o la necrosi od il cambiamento delle cellule nell’organo.

 

Il DHS è il fondamento della regola ferrea del cancro, la base di una comprensione rivoluzionaria dell’intera medicina. La maggior parte dei pazienti sanno indicare con precisione il momento della DHS, in quanto è sempre stato un momento molto drammatico.

 

Nella Nuova Medicina Germanica® ogni cosiddetta malattia è composta di due fasi: una prima fase fredda ed una seconda fase calda, se il conflitto viene risolto. Se il conflitto non può essere risolto, la malattia rimane nella prima fase, cioè l’individuo rimane nella fase di conflitto attivo, dimagrisce sempre di più e può alla fine morire per esaurimento di forze o cachessia. Fino ad oggi avevamo sempre dimenticato di vedere la parte complementare di ogni malattia, perciò l’intera medicina era sbagliata dalla base.

 

Secondo il sistema ontogenetico dei tumori e delle malattie oncoequivalenti esistono due tipi di aumento cellulare. Il primo tipo crea aumento di cellule nella fase di conflitto attivo, la fase di simpaticotonia; l’altro tipo fa aumento di cellule nella fase vagotonica di guarigione, cioè nel caso delle malattie che fanno diminuzione di cellule, buchi, necrosi o ulcere, nella fase di conflitto attivo. Tutti i tumori, che si formano con aumento di cellule in fase di conflitto attivo, hanno i loro relè vicini, appartengono dal punto di vista evolutivo allo stesso foglietto embrionale ed hanno oltre a questo anche un particolare senso biologico. Ad ogni foglietto embrionale appartiene una parte specifica del cervello, un contenuto di conflitto particolare, una particolare forma istologica di cellula ed anche specifici microbi. Questo schema fondamentale è valido per tutti e tre i foglietti embrionali o per le cosiddette malattie degli organi a loro appartenenti. Tutte le malattie di cancro, che fanno aumento di cellule nella fase di conflitto attivo, hanno i loro relè, dai quali vengono governati, nel tronco cerebrale e nel cervelletto, cioè nel cervello antico.

Hamer: carcinoma della prostata

 

La prostata appartiene agli organi governati dal tronco cerebrale e perciò crea nella fase di conflitto attivo tumori compatti di cellule adenoidali.

 

Il contenuto del conflitto è sempre un conflitto brutto, semigenitale; semigenitale significa che il punto chiave del contenuto di conflitto non gravita solo sulla zona genitale in senso stretto (reale o in senso lato), ma che la tematica genitale si presenta come “musica di sottofondo”, e con questo si differenzia nettamente dal conflitto sessuale.

 

 

Alcuni esempi tipici dei contenuti conflittuali della prostata:

– La figlia preferita fa causa a suo padre per essere mantenuta o per ricevere in anticipo la sua parte di eredità.

– L’uomo sorprende sua moglie/amante in flagrante con un amante più giovane.

– Durante un divorzio affiorano delle storie molto brutte.

– Un uomo, avanti con gli anni, viene abbandonato dalla sua partner più giovane a favore di un uomo più giovane.

 

Nella fase di conflitto attivo cresce una tumore compatto di cellule adenoidali. Nello stesso ritmo si moltiplicano, come in tutti i tumori degli organi governati dal cervello antico, anche i micobatteri (se sono presenti), nonostante si attiveranno i loro compiti solo nella fase di conflitto risolto.

 

Più è forte il conflitto più rapidamente cresce il tumore, e più a lungo dura il conflitto più grande diventa il tumore. Oltre i parametri vegetativi come insonnia, inappetenza, perdita di peso ecc. il paziente non ha altri disturbi o dolori, tranne in quei casi (circa 10%) dove il carcinoma della prostata preme casualmente sull’uretra. In quel caso si osserva un deflusso di urina ostacolato (getto d’urina più debole).

 

Il carcinoma della prostata non crea dolori né nella fase ca né nella fase pcl (fase di guarigione).

 

Se viene risolto il conflitto, tutto cambia: il paziente dorme di nuovo, mangia di nuovo, aumenta di peso. Adesso si attivano i micobatteri, che si sono moltiplicati nella fase di conflitto attivo, e demoliscono il tumore. Questa è la chirurgia della natura.

 

L’urina è maleodorante, torbida (tubercolotica), a volte mescolata a sangue.

 

Il paziente suda di notte, è molto stanco. Ha febbre, non di rado fino a 40°C, ma tutto ciò non è pericoloso. Il paziente deve solo nutrirsi bene, con abbondanza di proteine. Durante la fase di guarigione l’uretra può essere compressa in modo passeggero a causa dell’edema. In questo caso si dovrebbe mettere un catetere permanente per un mese o due, fino a quando il tumore è tubercoloticamente demolito e l’ostruzione del deflusso d’urina risolto. Dopo tutto funziona come prima.

 

La guarigione tubercolotica della prostata (eventualmente con un catetere permanente per un periodo circoscritto) è senza nessun pericolo e anche indolore, fino a quando è assicurato il deflusso dell’urina. Non può nemmeno risultare un’impotenza. È pericoloso invece il cosiddetto “piallare” la prostata attraverso l’uretra, in quanto il paziente diventa di solito impotente a causa della lesione dei nervi.

 

Anche nel caso di assenza di micobatteri nel 90% dei casi non succede niente di importante, tranne che può essere rallentato il deflusso d’urina a causa di un’edema generale della prostata. Anche in questo caso quando alla fine si è sgonfiato, tutto torna alla normalità.

 

In quei casi (10%) nei quali l’aumento di cellule aveva causato pressione sull’uretra, e che adesso non può essere demolito perché mancano i micobatteri, si deve eventualmente valutare un intervento. Alla fine però sono solo circa 5% dei casi, nei quali deve essere preso in considerazione un intervento e questo solo perché si tratta di un decorso non biologico, cioè in assenza di micobatteri durante la fase di conflitto attivo.

 

I microbi, che avevamo considerati come “nemici cattivi”, un’armata di “avversari virulenti” che ci volevano annientare e perciò volevamo estirpare, si scoprono adesso come i nostri migliori amici ed aiutanti, quasi spazzini buoni e restauratori del nostro organismo. Loro lavorano diligentemente e lo fanno solo quando il nostro organismo ha dato loro un ordine esplicito da parte del cervello, sempre precisamente all’inizio della fase di guarigione, cioè quando l’organismo cambia da simpaticotonia permanente a vagotonia (di guarigione) permanente.

 

Nella medicina ufficiale l’unica terapia, alla quale si mirava, era di eliminare il tumore o ciò che veniva considerato tale, indipendentemente se era cresciuto nella fase di conflitto attivo o se si trattava di una crescita di cellule in fase di guarigione: tutto veniva tagliato via. Si partiva sempre dal presupposto che l’escrescenza cancerogena fosse partita da una cellula impazzita, che poi nuotava attraverso il sangue arterioso verso altri organi per causare nuovi cancri, le cosiddette metastasi. Se delle cellule cancerogene però, fossero in grado di nuotare verso organi lontani, questo dovrebbe avvenire per forza attraverso il sangue arterioso in quanto il sistema venoso ed anche i vasi linfatici portano solo verso il centro, cioè verso il cuore. Ma mai un ricercatore ha potuto trovare una cellula cancerogena nel sangue arterioso.

 

Quando troviamo allora una diagnosi che dice: “metastasi”, è implicita un’ipotesi non dimostrata, addirittura falsa, che questi sarebbero un qualche carcinoma secondario, i cosiddetti tumori figli del carcinoma primario. Non si nega il fatto che esistano un secondo o magari perfino terzo carcinoma, ma si discute sul significato del fatto in se e sulle sue implicazioni. Come potrebbe per esempio un carcinoma della prostata, che crea tumori compatti nella fase di conflitto attivo, migrare nell’osso e lì creare diminuzione di cellule?

 

La Nuova Medicina Germanica® non è una medicina di ipotesi ma si basa solamente su 5 leggi biologiche della natura ed è ogni volta senza eccezione dimostrabile con precisione e severamente riproducibile su tutti e tre i livelli (psiche, cervello ed organo).

 

A causa delle nuove conoscenze della Nuova Medicina Germanica® dobbiamo riflettere attentamente:

– è proprio necessario fare qualcosa?

– cosa è sensato?

– che cosa non dobbiamo più fare?

 

Il senso biologico nel carcinoma della prostata si trova nella fase ca ed è il seguente:

 

Con diminuzione di sperma, per compensare si produce più secreto di prostata. Dopo la soluzione del conflitto, che consiste per esempio nel fatto che il paziente riconquista la sua giovane amica o compensa la perdita con la nuova conquista di una donna (giovane), l’eiaculato torna a livello di prima, poiché adesso è sufficiente la stessa quantità di sperma di prima. La formazione maggiorata di cellule (cosiddetto tumore della prostata = ipertrofia prostatica = ingrossamento della prostata) è diventata superflua e può essere di nuovo demolita tubercoloticamente.

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  Hamer: carcinoma della prostata  

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Hamer: Alterazioni della cute
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Hamer: Alterazioni della cute;

· Il melanoma

· Il neo

· La tubercolosi cutanea

· L’acne

· La dermatite atopica

· L’eczema / l’esantema

· La vitiligine

· Il basalioma

· La neurofibromatosi

· Il noduli di Recklinghausen

 

Secondo le conoscenze della Nuova Medicina Germanica®, che si fonda sul sistema ontogenetico dei tumori e delle malattie oncoequivalenti, esistono due tipi di cute, che poggiano l’uno sull’altro, ma sono di formazione istologica differente.

In origine avevano ed in parte ancora oggi hanno scopi molto differenti e sono governati da differenti zone cerebrali.

 Hamer: Alterazioni della cute

 

Il cosiddetto corion o derma:

Anche chiamato sottocute, è governato dal cervelletto.

Una delle appendici del corion è per esempio il seno femminile, in principio era tutta la cosiddetta plica mammaria, come si forma negli animali in due file dal petto fino all’inguine.

Il melanoma / il melanoma amelanotico

In caso di una DHS con uno choc conflittuale biologico di sentirsi insudiciato o di sentirsi menomato, il corion forma un melanoma o un melanoma amelanotico nella zona, dove l’individuo si sente insudiciato o menomato.

Melanomi che non contengono pigmento sono chiamati melanomi amelanotici. Il cancro adenoidale del seno femminile lo possiamo anche chiamare melanoma amelanotico.

Sono chiamati semplicemente melanomi quando contengono un pigmento che li rende neri o blu.

In origine il melanoma aveva il senso e il compito contemporaneamente di delimitare l’integrità individuale nei confronti degli altri ma anche di far comunicare con gli altri (figlio o partner). (“In origine” si riferisce evolutivamente ai nostri avi, quando non avevano oltre al corion nessun altra cute.)

Se l’integrità dell’individuo veniva sminuita con un attacco od una menomazione in modo talmente forte di causare un conflitto biologico, l’individuo formava in quel punto, dove era stato attaccato, una specie di “muro di protezione” (carcinoma adenoidale = governato dal cervello antico). E’ come se rinforzasse il muro verso l’esterno.

Questo muro di protezione locale l’abbiamo chiamato fino ad ora melanoma o melanoma amelanotico. I melanomi si formano quando per caso nella localizzazione del sentirsi menomato è inserito un neo.

I nei sono isole residue della nostra cute che contengono melanofori, che in tempi arcaici coprivano tutto il corpo con un pigmento contro l’eccesso di esposizione al sole. Questo è il caso che vediamo ancora oggi nelle persone di colore, le quali rispecchiano senz’altro meglio quel che era lo stato arcaico umano di quanto non faccia il cosiddetto uomo bianco o senza pigmenti. Secondo queste conoscenze la patria dell’umanità si sarebbe dovuta trovare in un clima subtropicale dove non necessitavano vestiti.

I melanomi crescono, come già detto, con aumento di cellule nella fase di conflitto attivo. Nella fase di conflitto risolto, di guarigione, normalmente vengono demoliti ed assorbiti attraverso caseificazione con l’aiuto di funghi o batteri fungiformi.

Tubercolosi cutanea

Abbiamo per esempio una cosiddetta tubercolosi cutanea, cioè la caseificazione di un melanoma in fase di guarigione, quando l’epidermide esterna non mostra alcun segno, resta intatta ed il melanoma si scioglie da sotto.

Questo significa che la tubercolosi cutanea è una tubercolosi esclusivamente del corion.

L’acne

Succede anche che per esempio una persona durante la pubertà si senta insudiciata, specialmente nel viso, e subisce cosi un’acne: piccole isole di melanomi del corion, che può spremere verso l’esterno.

La medicina ufficiale non aveva notato che il corion e l’epidermide si comportano in modo opposto riguardo all’aumento di cellule ed alla loro diminuzione a seconda se si trovino nella fase di conflitto attivo o di conflitto risolto.

A causa della mancanza di comprensione delle correlazioni, descritte solo dalla Nuova Medicina Germanica®, un dermatologo non poteva fare altro che vedere il comportamento sintomatico. Perciò anche la sua terapia era solamente sintomatica, cioè prevedeva pomate, polveri, tinture o nel peggior caso di operare fino abbondantemente ai tessuti sani.

L’epidermide

L’epidermide ha un lato superiore ed uno inferiore. Il lato inferiore confina con il corion. Il lato superiore è ciò che possiamo palpare come cute esterna. Questa cute esterna consiste di cellule di epitelio pavimentoso e viene governata dalla nostra corteccia cerebrale.

La dermatite atopica

Come conseguenza ad uno choc conflittuale di venir separati dal figlio o dal partner possiamo osservare delle ulcere nella cute, che si possono vedere di solito solo sotto microscopio.

Tuttavia questa situazione la possiamo palpare: in quelle zone la cute non è più morbida e vellutata ma ruvida. Questa malattia viene chiamata dermatite atopica (conflitto attivo!).

L’eczema / l’esantema

Nella fase di guarigione, dopo la soluzione del conflitto biologico di separazione, la cute si gonfia con formazione di edema, e le ulcere si riempiano di nuovo partendo lentamente dal fondo con nuove cellule di epitelio pavimentoso. Questo è ciò che chiamiamo esantema.

La vitiligine

Lo stesso processo osservato verso l’esterno possiamo trovarlo anche verso l’interno, cioè verso il corion: quando troviamo in questo strato delle ulcere, cioè lesioni della cute, esse si manifestano sempre come cosiddetta vitiligine, in quanto lì viene smantellato l’epitelio pavimentoso contenente i pigmenti con delle ulcere quasi invisibili e ciò causa la formazione delle macchie bianche. In altre parole abbiamo uno strato di melanofori con forte contenuto di pigmenti nel corion e uno strato di melanofori con poco pigmento nel lato inferiore dell’epitelio pavimentoso.

Il conflitto biologico della vitiligine è sempre una separazione brutale da una persona, con la quale si aveva un legame emozionale molto forte, e la separazione avviene in un modo molto brutto, per esempio quando si dice ad una ragazza giovane che suo padre ha avuto un incidente in moto ed il suo cervello è stato trovato per strada.

Hamer: Alterazioni della cute

Entrambi i tipi di ulcere hanno come cause di conflitto biologico un conflitto di separazione. Nel mondo animale la separazione ha un forte impatto, perfino nel cervello umano copre un’area 4-5 volte maggiore della zona della motricità, in quanto regola l’intero comportamento sociale degli individui.

Varie zone della cute:

La localizzazione delle ulcere è determinata dal tipo di conflitto o dal contenuto del conflitto: per esempio quasi tutti i nostri poppanti sono vestiti praticamente in tutto il corpo e reagiscono quasi tutti con una dermatite atopica delle guance, perché si interrompe in quella zona il contatto con la madre quando si presenta un conflitto biologico di separazione.

L’alopecia

I capelli sono quasi epitelio pavimentoso elaborato della cute. Esempio: Una persona giovane, alla quale la nonna passava sempre con la mano sopra i capelli, reagì, quando la nonna morì improvvisamente, con una alopecia aretata, cioè con la formazione di una calvizie rotonda al centro della testa. Solo quando ha potuto risolvere il conflitto i capelli hanno ripreso a spuntare.

La neurofibromatosi / i noduli di Recklinghausen

Oltre il conflitto di separazione esiste nell’essere umano un altro conflitto inerente al contatto: il non voler essere toccato da qualcuno. In quel caso reagiamo con una cosiddetta neurofibromatosi, cioè con dei noduli sotto la cute. In questo caso nessuno sa con precisione se si tratta all’origine di un aumento del epitelio pavimentoso o di un cosiddetto neurinoma (tumore delle cellule di Schwann), cioè un aumento di cellule della guaina mielinica dei nervi. Questo quadro viene definito dagli istopatologi come neurofibromatosi.

Il senso biologico: Il corpo vorrebbe quasi inghiottire il contatto fisico non desiderato e non condurlo neanche fino al cervello.

Esempio: Un padre, che aveva abusato di sua figlia per anni, la toccava sempre con una mano sulla parte posteriore della testa con l’altra sulla coscia. Esattamente in questi punti si sono manifestati dei noduli di neurofibromatosi (chiamati anche noduli di Recklinghausen).

Il basalioma

Il basalioma è un cosiddetto carcinoma corneificato dell’epitelio pavimentoso. Secondo la nostra nomenclatura lo definiremo come una guarigione pendente di un processo ulceroso circoscritto.

Definiamo come guarigione pendente un processo che viene risolto, ma non riesce mai a terminare la guarigione, in quanto prima della fine avviene sempre una piccola recidiva del conflitto, per esempio in forma di un sogno ricorrente. Con ciò rimane presente una certa spinta di guarigione con neoformazione di cellule di epitelio pavimentoso corneificate. Un tale processo lo chiamiamo basalioma della cute, il che, è evidente, non ha niente a che vedere con irradiazioni solari o alimentazioni errate.

Un esempio particolare era sempre il basalioma del fumatore di pipa. Il nonno per esempio veniva sempre continuamente separato dalla sua pipa, quando la dimenticava da qualche parte, e cosi sviluppò questo basalioma.

Intanto si può dire: l’intera dermatologia deve orientarsi diversamente visto che non possedeva una base scientifica fino ad oggi, ma era una specialità orientata solo più o meno secondo i sintomi. In questo modo perfino i sintomi venivano considerati in modo errato, in quanto la guarigione o il fiorire dell’esantema, dell’eczema o della dermatite atopica erano sempre considerati una malattia a se od un peggioramento di una malattia, mentre si credeva di vedere un miglioramento in caso di un conflitto attivo con ulcere; è vero invece l’esatto contrario.

Secondo la Nuova Medicina Germanica® tutto si riordina in un modo molto sensato e logico, in quanto possiamo comprendere e curare adesso le “malattie” orientate secondo la loro causa, imparando contemporaneamente a comprendere l’intero percorso sistematicamente.

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Mag
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Fabio, Sport Masseur
Hamer: Carcinoma del polmone
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Hamer: Carcinoma del polmone;  La 3° legge della Nuova Medicina Germanica®, il sistema ontogenetico dei tumori e delle malattie oncoequivalenti, cataloga tutte le cosiddette malattie secondo la loro appartenenza ai foglietti embrionali:

I foglietti embrionali interno, medio ed esterno, si distinguono già all’inizio dello sviluppo dell’embrione. Non solo ogni cellula ed ogni organo si possono associare ad uno di questi foglietti embrionali, ma appartengono ad essi per motivi evolutivi anche le relative formazioni istologiche ed anche determinate zone del cervello. Inoltre gli organi governati dal neoencefalo e gli organi governati dal cervello antico si comportano, per quanto riguarda l’aumento e la diminuzione di cellule nella fase di conflitto attivo e di conflitto risolto, in modo diametralmente opposto.

Le cellule o gli organi che si sviluppano dal foglietto embrionale interno hanno il loro relè nel tronco cerebrale e fanno in caso di cancro aumento di cellule con tumori compatti di cellule adenoidali.

Le cellule o gli organi che si sviluppano dal foglietto embrionale esterno fanno in caso di cancro diminuzione di cellule in forma di tumori o ulcere o un deficit funzionale a livello organico, per esempio diabete o paralisi.

Nel foglietto embrionale medio distinguiamo un gruppo più antico ed uno più giovane:

Hamer: Carcinoma del polmone

 

Le cellule e gli organi che appartengono al gruppo più antico del foglietto embrionale medio hanno i loro relè nel cervelletto, cioè appartengono ancora al cervello antico e perciò fanno in caso di cancro tumori compatti del tipo adenoidale in fase di conflitto attivo.

Le cellule e gli organi che appartengono al gruppo più giovane del foglietto embrionale medio hanno il loro relè nella sostanza bianca cerebrale e fanno in caso di cancro necrosi o buchi nei tessuti o diminuzione di cellule in fase di conflitto attivo.

Questo dimostra chiaramente che il cancro non è un processo insensato di cellule che sono impazzite per caso, ma un processo ben comprensibile ed anche prevedibile, che si attiene con precisione ai dettami ontogenetici.

Il carcinoma intrabronchiale dell’epitelio pavimentoso, in breve anche chiamato carcinoma bronchiale, appartiene al foglietto embrionale esterno e viene governato dal neoencefalo.

Perciò il carcinoma bronchiale è un processo ulceroso, cioè nella fase di conflitto attivo non forma un tumore ma un’ulcera nella mucosa bronchiale.

Nella fase di guarigione il bronco viene chiuso dall’edema della mucosa. Questo causa un’atelettasia, cioè una diminuzione di ventilazione di solito passeggera, che causa una forte tosse.

È tragico che di solito la maggior parte dei carcinomi bronchiali venga scoperto in questa fase (di guarigione!). Se i pazienti sapessero della Nuova Medicina Germanica® prima della diagnosi infausta e della prognosi della medicina ufficiale, circa il 95% di questi pazienti, che si trovano già nella fase di guarigione, potrebbero sopravvivere.

A partire dal cervelletto è di fondamentale importanza la lateralità, per constatare su quale lato del cervello il paziente lavora. Perciò è valida la regola che tutti i relè del cervelletto e dell’intero neoencefalo lavorano incrociati dal cervello all’organo. Ma cervelletto e neoencefalo si differenziano ulteriormente, in quanto il lati del cervelletto sono sempre legati alla tematica conflittuale.

Il conflitto è sempre un conflitto di paura per il territorio. Si può manifestare in due modalità: nella modalità motoria o sensoria. La paura sensoria per il territorio mostra nella fase di guarigione una polmonite e viene chiamata lisi. Il conflitto biologico motorio della muscolatura bronchiale viene chiamato asma, quando si tratta di una costellazione schizofrenica. Anche dell’asma abbiamo due diversi tipi, che non possiamo discutere in questa sede.

La paura per il territorio si può trovare solo negli uomini o in donne mascoline dopo la menopausa. Il cancro bronchiale invece lo possono sviluppare anche giovani donne mancine in caso di un conflitto di paura/panico, insieme ad una depressione. Eccezioni formano anche qui le costellazioni schizofreniche o cambiamenti ormonali (per es. la pillola anticoncezionale).

Secondo la 4° legge della Nuova Medicina Germanica®, cioè il sistema dei microbi condizionato ontogeneticamente, gli organi governati dal cervello antico demoliscono i loro tumori con l’aiuto di microbi speciali, mentre gli organi governati dal neoencefalo riempiono buchi ed ulcere, durante la fase edematosa, con l’aiuto di virus e batteri nella fase di guarigione.

L’ adenocarcinoma degli alveoli, anche chiamato tumore polmonare a focolai rotondi, appartiene al foglietto embrionale interno che è governato dal tronco cerebrale; il contenuto del conflitto è sempre inerente alla paura di morire. Il carcinoma cresce nella fase di conflitto attivo e viene demolito nella fase di guarigione da micobatteri, batteri della tubercolosi se sono presenti, e viene caseificato ed espulso tossendo. Rimangono delle caverne, che migliorano la ventilazione del polmone rispetto a quando si era in presenza dei tumori compatti a focolai rotondi.

In passato i microbi erano intesi come fonte delle cosiddette malattie infettive, e questa convinzione sembrava logica, in quanto nelle malattie infettive si trovavano sempre anche dei microbi.

Solo che questa era una visuale parziale, poiché alla presunta malattia infettiva precedeva sempre una fase di conflitto attivo. Solo dopo la soluzione del conflitto (cioè nella fase di guarigione) i microbi possono diventare attivi, ed è il cervello ad dirigerli ed attivarli. Loro ci aiutano nel senso che demoliscono i tumori, diventati superflui, che non servono più dopo aver assolto il loro compito; o, quando si tratta di zone governate dal neoencefalo, virus e batteri aiutano a ripristinare le zone di necrosi e le diminuzioni tissutali. Loro sono i nostri fedeli aiutanti, i nostri ospiti lavoratori.

L’idea del sistema immunitario come armata, che lotta contro i cattivi microbi, era semplicemente sbagliata.

Se però mancano in questa fase di guarigione i batteri fungiformi dei tubercoli, i focolai rotondi rimangono. Ci sono molti pazienti che hanno un piccolo o anche più grande focolaio rotondo come stato residuo, che esprime la paura di morire per esempio per un membro infortunato della famiglia (anche un animale).

Questi focolai rotondi solitari si scoprono spesso per caso dopo anni durante un esame di routine. Ma i pazienti non sono per niente ammalati. Mancava loro solamente la tubercolosi durante la fase di guarigione, altrimenti avrebbero avuto una caverna e nessuno avrebbe parlato di tumore.

Nei tempi recenti sempre più focolai rotondi polmonari sono stati diagnosticati come cancro ai polmoni, mentre in precedenza venivano diagnosticati solo nella fase di guarigione come tubercolosi polmonare. Cosi è diminuita la tubercolosi ed è aumentato il cancro ai polmoni. Strano, che nessuno l’abbia notato.

Se nella cosiddetta medicina ufficiale si comunica ad un paziente la diagnosi di “cancro”, quasi tutti lo vivono come uno choc stremante, che può causare immediatamente conflitti di panico e con ciò nuovi cancri, che vengono poi considerati come “metastasi”.

Ciò che veniva considerato in passato dai medici come metastasi, erano cancri nuovi partiti dai nuovi choc conflittuali, erano iatrogeni, causati dai medici con lo choc da diagnosi e prognosi. La fiaba delle metastasi era una fiaba di ipotesi non dimostrate e non dimostrabili. Mai un ricercatore ha potuto trovare una cellula cancerogena nel sangue arterioso di un cosiddetto paziente affetto da cancro. Si dovrebbero trovare lì, se si muovessero verso la periferia del corpo.

Hamer: Carcinoma del polmone

Grazie al sistema ontogenetico è definitivamente dimostrato, per esempio, che nessuna cellula che prima era governata dal cervello antico e faceva tumori compatti, abbandona all’improvviso il suo relè cerebrale, si aggancia ad un relè del neoencefalo per produrre improvvisamente una diminuzione di cellule.

Non di rado i pazienti vivono la diagnosi di “cancro al seno” o di “cancro ai polmoni” come attacco (conflitto) contro il torace e con ciò sviluppano un altro cancro alla pleura, un cosiddetto carcinoma pleurico.

Questo carcinoma appartiene al foglietto embrionale medio, al cervelletto mesodermale, e perciò crea aumento di cellule adenoidali nella fase di conflitto attivo. L’organismo cerca di proteggersi contro l’attacco, questo è il senso biologico, e costruisce un rinforzo all’interno della pleura, un mesotelioma a forma di prato.

Il mesotelioma pleurico viene notato di solito solo quando è avvenuta la soluzione del conflitto, poiché tutti i tumori governati dal cervelletto formano liquido nella fase di guarigione.

Nel caso della pleura parliamo di versamento pleurico (nel peritoneo = ascite, nel pericardio = versamento pericardico).

Nella medicina ufficiale il paziente cade dalla padella alla brace. La diagnosi “carcinoma pleurico” (secondo la medicina ufficiale: metastasi) causa di regola un nuovo choc, per esempio un conflitto di paura del cancro o di paura frontale. Nella fase di conflitto attivo si formano ulcere negli antichi dotti degli archi branchiali ormai in disuso, che sono coperti di epitelio pavimentoso. Anche questi si notano di solito nella fase di guarigione, in quanto la mucosa intorno alle ulcere all’interno dei dotti degli archi branchiali si gonfia. Questo porta ad una formazione di cisti, che contengono liquido serioso all’interno. Nella medicina ufficiale queste cisti vengono chiamati erroneamente “linfoma centrocistico centroblastico Non Hodgkin“.Dopo diverse recidive: indurimento del cosiddetto linfoma Non Hodgkin. Questi possono trovarsi nel mediastino fino al diaframma. Anche qui la diagnosi avviene esclusivamente nella fase di guarigione nei pazienti con disturbi o dopo la fase di guarigione nei pazienti senza disturbi, cioè il conflitto deve essere stato risolto già prima.

Tragicamente in questa fase vengono diagnosticati come “carcinomi bronchiali a cellule piccole“.

Sicuramente non è difficile immaginare perché la maggior parte dei pazienti muore nell’arco di poche settimane o di pochi mesi a causa del panico e i loro conflitti che ne seguono. È probabile che circa l’80% dei cancri secondari e terziari vengano causati dalla diagnosi della medicina ufficiale e dalla pseudo terapia del momento.

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“Il cancro ai polmoni deriva dal fumo”.

In un esperimento su vasta scala migliaia di criceti sono stati sottoposti a fumo di sigarette per diversi anni, per la durata della loro vita, mentre animali di controllo vivevano senza fumo.

È stato verificato che neanche uno degli animali in questione ha sviluppato una carcinoma bronchiale dell’epitelio pavimentoso, neanche un carcinoma polmonare a focolaio rotondo. Si era infatti dimenticato che i criceti non temono il fumo, perché vivono sotto terra. Perciò non hanno un codice nel cervello, nessuna spia luminosa che preveda di reagire contro il fumo.

Nei topi di casa invece non è così. Con il minimo svilupparsi di fumo si lasciano prendere del panico di morire e fuggono. Nel medioevo, quando si vedeva un gran numero di topi scappare da una casa, si sapeva, che da qualche parte c’era un incendio. In un certo numero di topi si può allora effettivamente provocare un cancro polmonare a focolaio rotondo, causato dal conflitto di paura di morire, esponendoli a fumo.

Questi esempi dovrebbero bastare per rendere evidente che quasi tutti gli esperimenti su animali, che si fanno oggi, sono una tortura insensata, in quanto in tutti questi esperimenti l’anima dell’animale viene considerata inesistente.

Perciò mi permetto la prognosi, che gli esperimenti sugli animali saranno considerati una vergogna per l’intera nostra era e testimonianza della nostra innominabile ignoranza.

In breve, non esiste nessuna prova che sostanze cancerogene agiscano direttamente sull’organo, aggirando il cervello.

La medicina ufficiale ha raccolto molti dati importanti. La maggior parte di questi dati non viene messa in discussione dalla Nuova Medicina Germanica®, però i dati vanno valutati e correlati!

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

 

Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  

Mag
31
Fabio, Sport Masseur
Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso
dottor g. r. Hamer - official group
0

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Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso;  Gli embriologi dividono generalmente lo sviluppo embrionale in tre foglietti embrionali: l’endoderma (interno), il mesoderma (medio) e l’ectoderma (foglietto esterno).

Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso

Nei libri didattici del futuro non si troveranno più le malattie secondo le specialità mediche ma secondo l’appartenenza al foglietto embrionale. Questo è l’ordine biologico naturale delle cosiddette malattie o meglio dire dei programmi speciali della natura. Nella medicina ufficiale nessuno si era più interessato ai foglietti embrionali. Nessuno aveva intuito quanto erano importanti. Questo è la causa principale del fatto che nessuno fosse mai riuscito a trovare un sistema nella formazione delle malattie cancerose.

Adoperando un sistema come nella nostra tabella psiche – cervello – organo, si nota che le malattie, che appartengono allo stesso foglietto embrionale, mostrano anche altre particolarità in comune, come similitudini istologiche, localizzazioni attigue nel cervello, similitudini di conflitto. Per ciò che riguarda il foglietto embrionale medio, differenziamo inoltre ciò che appartiene al mesoderma governato dal cervelletto da ciò che è governato dalla sostanza bianca cerebrale. Inoltre appartengono ad ogni gruppo di organi, imparentati per foglietto embrionale, specifici microbi che appartengono al foglietto embrionale stesso, i quali diventano attivi esclusivamente nella fase di guarigione.

Guardando le malattie inerenti al foglietto embrionale interno possiamo costatare che tutte sono governate dal tronco cerebrale ed hanno in esso una localizzazione sistematica cerebrale che inizia dorsalmente a destra con le malattie della bocca, della cavità naso faringea e si sistemano in senso antiorario seguendo lo svilupparsi del tratto digerente per finire con il sigma e la vescica.

Possiamo vedere che i conflitti in questione sono simili, cioè si tratta sempre di ottenere un boccone, di inghiottire un boccone, di inoltrare un boccone, di digerirlo ed infine di espellerlo.

Questi carcinomi sono senza eccezione tutti adenocarcinomi! Perciò crescono tutti nella fase di conflitto attivo con aumento di cellule e vengono demoliti nella fase di guarigione con l’aiuto di funghi e batteri fungiformi.

Dal momento della soluzione del conflitto i micobatteri possono lavorare ed eliminano solo le cellule in eccesso, cioè demoliscono il tumore. Loro ricevono il comando dal cervello ma sanno anche, dall’esperienza di milioni di anni, quale delle cellule devono demolire caseificando e quale no. Tutto questo avviene con forte sudorazione notturna, tipica verso il mattino e leggero rialso febbrile, anche se inizialmente la temperatura è elevata. I microbi allora non sono la causa delle malattie ma ottimizzano la fase di guarigione.

Grazie alle conoscenze ottenute dalla Nuova Medicina Germanica® riguardanti la demolizione naturale e spontanea di tutti questi tipi di carcinomi durante la fase di guarigione, in quasi tutti i carcinomi un intervento chirurgico diventa superfluo, se avviene la soluzione del conflitto e se il paziente possiede funghi o batteri fungiformi, cioè tubercoli = bastoncelli acidoresistenti.

La diagnostica e l’intera terapia cambiano profondamente. Nonostante i fatti siano quelli di prima cambia la comprensione della loro correlazione sensata e ciò porta a risultati differenti. La decisione odierna degli istopatologi su “se un tumore sia benigno o maligno” diventa completamente superflua.

Per sintonizzarsi sui conflitti arcaici e comprenderli bisogna seguirli a ritroso, insieme alla manifestazione organica, nella loro storia evolutiva.

Per esempio: se un paziente credeva di aver vinto alla lotteria ma poi scopre che non riesce ad ottener la vincita, bisogna immaginare che questa vincita sia quasi un “boccone”, che il paziente aveva già preso in bocca ma che poi non ha potuto inghiottire. Di conseguenza si ammala di un adenocarcinoma al palato.

Naturalmente un animale si ammalerebbe solo in caso di un boccone reale. Ma non ci vuole poi tanta fantasia per immaginare questa vincita come boccone; l’essere umano reagisce esattamente così.

o  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso

Adenocarcinoma con crescita a cavolfiore.

Quando un paziente ha un conflitto indigeribile, ha quasi mandato giù un boccone ma poi non riesce a digerirlo; per es. ha già comprato una casa per poi rendersi conto che il contratto di vendita non è valido, è stato truffato e perde di nuovo la casa. Allora può sviluppare un carcinoma allo stomaco, cioè un enorme aumento di cellule nello stomaco, un adenocarcinoma con crescita a cavolfiore.

Il conflitto di un boccone indigeribile nell’essere umano non è di solito un boccone di cibo ma un “boccone indigeribile” in senso lato, cioè una macchina, una casa, un’eredità, un affare andato a monte o un processo perso. Reagiamo ancora in modo biologico arcaico come se fosse una boccone di cibo indigeribile ad aver causato questo conflitto.

Se il boccone, mandato giù con troppa ingordigia, per non lasciarlo al concorrente, si blocca nell’intestino perché troppo grande, allora l’individuo subisce una colica. Insieme alla colica, che è anche la DHS, si avvia adesso un programma speciale biologico sensato (SBS). Cresce adesso in direzione prossimale, verso la bocca (nel caso di un fiume si direbbe controcorrente) un cancro all’intestino. Questo significa un rapido aumento di cellule (secondo la medicina ufficiale: crescita fortemente mitotica, estremamente maligno). Contemporaneamente si moltiplicano altrettanto rapidamente i micobatteri (se l’individuo ne possedeva almeno uno solo).

Il senso biologico: il cancro dell’intestino è costituito da milioni di cellule “usa e getta” che producono, in modo particolarmente marcato, succhi digestivi. Letteralmente producono succhi digestivi a litri per demolire, rimpicciolire, il boccone troppo grande, che ad un certo punto diventerà sufficientemente piccolo per poter scivolare giù. Allora questa sarebbe la conflittolisi.

Il paziente deve imparare a trovare il momento cruciale della DHS ed il suo contenuto conflittuale. Allora può riconoscere con sorpresa gioiosa che alla base si trova evidentemente un sistema che toglie ogni motivo di panico, in quanto ormai può comprendere la causa ed osservare l’intero percorso su se stesso.

Il provocare panico iatrogeno davanti ad un processo naturale come il cancro corrisponde oggi esattamente a ciò che era provocare panico nel medioevo davanti al diavolo: una chimera degli inquisitori.

Esempio: un paziente doveva essere operato 35 anni fa allo stomaco per un gigantesco cancro che riempiva lo stomaco completamente. I medici lo aprirono, guardarono e lo richiusero. Gli è stata assegnata una pensione senza dirgli la verità. Il conflitto alla base si è risolto quando si è separato dalla moglie. Il “cancro allo stomaco” persiste ancora. Nonostante tutto l’uomo oggi è sano come un pesce, dimostra 60 anni e non sa ancora che deve aver avuto “qualcosa di così grave come un cancro”. Solo la sua seconda moglie ha guardato bene i documenti e dice: “Occhio non vede, cuore non duole”.

Tumori gastrici e duodenali

Esistono però anche degli organi, che si compongono in senso funzionale, di parti di foglietti embrionali differenti, come per esempio: la zona della testa e dei polmoni con la zona del cuore, lo stomaco, il fegato, il pancreas, il duodeno, come anche la zona della vescica, della vagina, dell’ano, incluso il bacinetto renale.

Alcuni di questi organi che più tardi si sono ricomposti a livello funzionale e che siamo abituati a considerare come un singolo organo, hanno zone che appartengono al foglietto embrionale esterno ed hanno i loro relè nella corteccia cerebrale, la parte più giovane del cervello. In caso di cancro tutti loro fanno diminuzione di cellule in forma di buchi o ulcere o anche di deficit funzionale a livello organico, per esempio un diabete o una paralisi. Nella fase di guarigione questi buchi o ulcere vengono di nuovo riempiti con l’aiuto di virus, comportando gonfiori.

I virus non sono esseri viventi autonomi come i batteri, ma molecole proteiche complicate appartenenti all’organismo, che si moltiplicano, esclusivamente nella fase di guarigione dopo la soluzione del conflitto, ed aiutano al ripristino delle ulcere della cute e delle mucose. Cute e mucose significa in questo caso esclusivamente cute e mucose di epitelio pavimentoso del foglietto embrionale esterno.

Il fatto che nello stomaco possono presentarsi due tipi di cancro, un cancro ulcerativo e un cancro a crescita di cavolfiore, solo al primo sguardo sembra difficile da comprendere.

Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso

Nella medicina ufficiale non si capivano le correlazioni, non si sapeva neanche differenziare tra conflitto attivo e fase di guarigione, ogni aumento di cellule ed ogni cambiamento di tessuto venivano semplicemente considerati maligni. Le ulcere invece, che in fase di conflitto attivo danno diminuzione di cellule, venivano considerate benigne. Questo non corrisponde a realtà.

Già in tempi antichi gli esseri umani avevano la sensazione che ci fosse un collegamento tra conflitti psichici, emozioni ed eventi significativi, scosse nella vita umana, come la morte del partner o del figlio ecc. e le malattie.

Nessuno mette più in discussione che i tumori dello stomaco e del duodeno siano correlati a conflitti.

In passato molti autori di libri di testo medici credevano che l’acido gastrico causasse l’ulcera gastrica. Ma la grande curvatura dello stomaco, dove si trova la maggior parte dell’acido, non ha mai un’ulcera. I tumori gastrici si trovano sempre negli stessi posti: al piloro e nella piccola curvatura, mai nel fundus o nella grande curvatura.

Ma i tumori gastrici e duodenali hanno un’altra particolarità:

Visto che il relè si trova nella corteccia cerebrale avviene un’epilessia gastrica dopo l’edema della conflittolisi. Poiché il conflitto gastro–cerebrale è strettamente imparentato con il conflitto di territorio e si presenta di frequente contemporaneamente con esso, non di rado il quadro di un infarto cardiaco veniva offuscato dal quadro clinico di una colica gastrica. Inoltre il carcinoma duodenale ulceroso ed il carcinoma gastrico ulceroso hanno il loro relè e con ciò il loro focolaio di Hamer quasi nello stesso posto. I contenuti di conflitto sono sempre in relazione con il territorio e sono un attributo tipicamente maschile di comportamento = conflitto di disputa di territorio.

Senza definire la lateralità non si può lavorare nella Nuova Medicina Germanica®. Fa parte dell’anamnesi come l’età del paziente, il sesso, gli interventi chirurgici, la situazione ormonale particolare, come per esempio se prende la pillola, ha fatto radiazione delle ovaie, prende ormoni, è in menopausa, ecc..

L’uomo mancino per esempio sviluppa con lo stesso evento conflittuale (disputa di territorio) un carcinoma del retto e non un carcinoma gastrico ulceroso.

Una donna mancina subisce però un conflitto d’identità, e il focolaio di Hamer si manifesta nell’emisfero destro del cervello (temporale) ed a livello organico diventa un carcinoma ulceroso gastrico o dei dotti biliari.

È un dato di fatto che mai un carcinoma in queste zone si espande sull’organo più vicino superando il confine organico. Mai si vede un carcinoma del retto espandersi al sigma, un carcinoma della cervice uterina estendersi al corpo dell’utero, o un carcinoma del bacinetto renale espandersi ai tubuli collettori (endodermali).

Molti carcinomi si mostrano sotto una luce diversa guardando la loro appartenenza ai tre foglietti embrionali. Da quando non vediamo più ogni aumento di cellule come un tumore, si aprono nuove dimensioni per la prognosi. Sembra particolarmente strano, che queste “cellule cancerogene maligne”, nel posto dove si crede siano migrate, sviluppano esattamente quel tipo di cancro e quella struttura istologica, che è richiesta in quella zona.

E quando con bella regolarità troviamo sempre il focolaio di Hamer per l’ulcera gastrica con crescita a cavolfiore nel tronco cerebrale (ponte) e per il carcinoma gastrico ulceroso nel lobo parietale destro, dorsalmente all’insula corticale, alla base del centro sensibile, deve esistere un motivo ben preciso.

La Nuova Medicina Germanica® non comprende solo la relazione tra psiche, cervello e organo ma fornisce anche le spiegazioni embriologiche ontogenetiche per comprendere perché i singoli relè si trovano esattamente in quelle zone del cervello. Si tratta di un sistema così ampio e logico che tutte le malattie trovano il loro posto come in un puzzle.

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

 

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Mag
31
Fabio, Sport Masseur
Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!
Metodo Mezieres - Official Group
0

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Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!     Questo scritto si occupa del rivoluzionario metodo ortopedico elaborato da Françoise Mézières a partire dal 1947, comunemente conosciuto con il termine di Riabilitazione Morfologica o Posturale. In un epoca in cui il crescente successo riscosso da questo metodo favorisce i plagi e i frequenti stravolgimenti, uno sguardo sulle basi anatomo-fisiologiche e correttive del metodo, farà riflettere il lettore sulla sua complessità teorica e applicativa. Ancora molte persone ritengono che il Metodo Mézières sia un semplice stiramento isolato della catena muscolare posteriore, questa credenza è spesso diffusa tra medici e colleghi che leggendo qualche manuale “credono”di conoscere il metodo e fieri di questa pseudoconoscenza, lo applicano in maniera statica e meccanica senza essere al corrente delle mille sfumature e varianti che bisogna conoscere nell’applicazione delle regole in relazione al paziente da trattare. Il Metodo Mézieres originale è invece un metodo vivo e dinamico, basato soprattutto sull’esperienza, trasmesso dalla mano dell’ insegnante alla mano discepolo che impara così a modellare il corpo dal vivo, senza i limiti delle parole e delle immagini stampate.
L’ autore del sito esorta dunque i colleghi a seguire i corsi di formazione tenuti in Italia da docenti qualificati, in modo da apprendere dettagliatamente l’uso di questa tecnica estremamente delicata.

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Ho in alta stima coloro che, generazione dopo generazione, mi succederanno e il cui lavoro contribuirà all’arte naturale del guarire.

Ippocrate (435 a.C.)

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Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!

 

Storia del Metodo Françoise Mézières
Nel 1937 Françoise Mézières si diploma come Terapista della Riabilitazione presso l’ Ecole Francaise d’Orthopedie, dove rimane per lavorare in qualità di Terapista, soprattutto nel campo della ginnastica medica.
Nascita del Metodo
Il Metodo Mézières nasce nel 1947, a seguito dell’osservazione di una paziente affetta da ipercifosi e da una grave forma di periartrite scapolo-omerale bilaterale che limitava qualsiasi movimento naturale degli arti superiori. La paziente inoltre portava da tempo un corsetto in ferro e cuoio che gli aveva procurato molte ulcerazioni sulle spalle e sulle anche. Naturalmente la paziente si era rivolta alla terapista per il dolore e la limitazione funzionale degli arti superiori che gli impedivano anche i più banali gesti della vita quotidiana ( cucinare, pettinarsi etc.) . In un primo momento la Meziérès decise di lavorare da seduta ma la paziente era talmente rigida che era impossibile tenere questa posizione.

 

 

 

Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!

 

Fece ripetere questo lavoro diverse volte ma la risposta fu sempre uguale. Da questa osservazione Mézières concluse che:
1) I numerosi muscoli dorsali si comportano come un solo muscolo.
Prima Osservazione
I numerosi muscoli dorsali si comportano come un singolo muscolo, questa è stata la constatazione di ciò che la Mézières vide prodursi sulla colonna vertebrale della sua paziente. Inizialmente non seppe darsi una risposta, in seguito, ripreso lo studio dell’anatomia, vide che i numerosissimi muscoli poliarticolari della colonna, e non solo quelli, erano intricati tra loro, come se si sovrapponessero come le tegole di un tetto formando una catena muscolare. E’ facile visualizzare questa catena muscolare guardando i muscoli superficiali del dorso, dove vediamo le ultime inserzioni del trapezio ricoprire le prime inserzioni del gran dorsale, quindi per formare queste catene ci vuole una sovrapposizione di muscoli adiacenti da punto di vista inserzionale.
2)  Questi muscoli sono troppo forti e troppo corti.
Seconda Osservazione
Il secondo punto è proprio una conseguenza del primo, perché è a causa di questa organizzazione dei muscoli in catene che il tono muscolare dei vari segmenti adiacenti tra loro si somma e alla fine questi risultano troppo forti e troppo corti. Non esiste un movimento che noi possiamo fare naturalmente senza influenzare la catena posteriore. Quando flettiamo o abduciamo il braccio oltre i 60°, o quando estendiamo o abduciamo l’arto inferiore oltre i 45°, i muscoli della catena posteriore si accorciano. La somma di queste continue contrazioni concentriche della muscolatura posteriore fa si che alla fine questi muscoli risultino troppo forti e troppo corti. M. diceva che nei suoi 43 anni di esperienza professionale non aveva mai visto una patologia la cui causa (a parte le fratture nelle patologie congenite) non fosse dovuta ad un eccesso di tensione della muscolatura posteriore.

 

  • Qualsiasi azione localizzata sia in allungamento che in accorciamento provoca istantaneamente l’accorciamento dell’insieme della muscolatura.
Terza Osservazione
Le catene muscolari si comportano in modo caratteristico, infatti qualsiasi azione localizzata sia in allungamento sia in accorciamento provoca istantaneamente un accorciamento dell’insieme della muscolatura. Mézières aveva notato che un paziente a cui vengano sollevate le gambe fatica molto a tenerle estese e tende a flettere le ginocchia. Se la flessione delle ginocchia viene impedita, si osserva che il paziente tende a sollevare il bacino. Questo perchè qualsiasi modificazione della lunghezza di un elemento del sistema muscolare produce una trazione sulle inserzioni prossimali dell’elemento successivo. Tutto questo conferma l’inutilità del lavoro segmentario.
Per eliminare i compensi la Meziérères decise di porre la paziente sdraiata supina con le gambe a squadra. Grazie a questa postura, che impediva i compensi, concluse che:

 

  • Qualsiasi impedimento all’allungamento provoca istantaneamente delle latero-flessioni e delle rotazioni del rachide e degli arti.
Quarta Osservazione
Il quarto punto è una diretta conseguenza dell’orientamento inserzionale dei muscoli, le loro inserzioni non sono infatti rettilinee ma oblique. In base alla loro obliquità hanno un effetto di latero-flessione e di rotazione. Normalmente per ogni muscolo si ricorda la sua direzione di lavoro prevalente, ma i muscoli poliarticolari svolgono dei movimenti pluridirezionali, sono flessori in senso anteriore o posteriore, sono lateroflessori e sono rotatori interni ed esterni. Queste azioni si sostituiscono le une alle altre, quindi quando ne viene impedita una si manifesta l’altra. Ad esempio consideriamo il semitendinoso e il semimembranoso che sono flessori e intrarotatori del ginocchio, se viene loro impedita la possibilità di effettuare la flessione agiranno come rotatori interni. La rotazione che viene prodotta come compenso è sempre una rotazione interna. Riprendendo l’esempio del paziente supino con le gambe a squadra, se impediamo al bacino di sollevarsi da terra e chiediamo l’estensione delle ginocchia nel caso in cui la muscolatura posteriore non ha una lunghezza sufficiente per sopportare questo aumento di tensione si verificherà una rotazione interna delle ginocchia. Così quando chiediamo una flessione anteriore del tronco, se la muscolatura posteriore è troppo corta tutta la lunghezza della muscolatura dorsale sarà ottenuta a scapito degli arti inferiori; quindi vedremo prodursi o la flessione delle ginocchia o, a ginocchia estese, una rotazione interna delle ginocchia stesse. E’ dunque di fondamentale importanza nella correzione posturale considerare la triplice funzione dei muscoli. Bisogna ricordare inoltre che i pronatori e i rotatori interni nella scala filogenetica sono i muscoli più antichi e dunque i più sviluppati, (basta pensare al solo gesto di prendere del cibo e portarlo alla bocca) pertanto prevalgono sui supinatori e sui rotatori esterni.
5) L’allungamento, la derotazione, il dolore, qualsiasi sforzo da parte del paziente provoca un blocco respiratorio in inspirazione.
Quinta Osservazione
Mézières osservò che un paziente durante un qualsiasi sforzo o per un allungamento, un dolore, una derotazione, si bloccava in fase di inspirazione con conseguente blocco del diaframma. Se osserviamo un soggetto con un blocco inspiratorio vediamo il torace proiettato in alto e in avanti con le ultime coste molto sporgenti. Nel tratto dorsale le coste si articolano con le vertebre e le inserzioni costali e vertebrali del diaframma aumentano questa loro interdipendenza con il risultato che se le coste sono proiettate in avanti, le vertebre seguono e si infossano determinando così una lordosi e quindi un accorciamento posteriore. E’ fondamentale mobilizzare il diaframma nella espirazione, perché se non riusciamo ad aiutare il paziente a liberare la sua respirazione, risulta vano qualsiasi allungamento delle catene muscolari. Il diaframma è un muscolo che lavora in maniera continua è allenatissimo, non è mai debole . Se durante la respirazione la sua azione non è sufficiente, è perché ci possono essere dei blocchi funzionali delle strutture proprie del diaframma o di quelle a distanza che ne limitano il suo normale funzionamento. Ancora oggi, nella clinica respiratoria, si cerca di risolvere il problema attraverso una rieducazione del diaframma, come se nono sapesse respirare!!! La soluzione di questo problema si ottiene invece con la liberazione delle strutture proprie del diaframma e di quelle a distanza che gli impediscono di funzionare liberamente.
Queste sono le cinque osservazioni più importanti della Mézières, ne verificò la veridicità per due anni prima di rendere pubbliche le sue osservazioni attraverso uno scritto ” Rivoluzione in Ginnastica Medica ” pubblicato nel 1949.
Rivoluzione in Ginnastica Medica
La ginnastica tradizionale è fondata sul concetto, non discriminativo, di debolezza muscolare.
Nel migliore dei casi, la ginnastica correttiva tradizionale, attraverso un lavoro analitico, effettua un rinforzo muscolare concentrico della muscolatura anteriore ipotonica, e cerca di allungare attraverso stiramenti analitici la muscolatura posteriore. Questo approccio è destinato all’insuccesso per il semplice motivo che: 1. Lo stiramento analitico della muscolatura posteriore non crea un allungamento permanente, reale e completo di tutta la catena posteriore che rimane invariabilmente accorciata. 2. Ha una bassa specificità, perchè non agisce in maniera selettiva sul muscolo più retratto della catena.3. L’accorciamento della muscolatura anteriore crea un aumento di pressione sulle articolazioni (soprattutto a livello discale) che và a sommarsi a quello posteriore sempre troppo alto. Quindi se l’articolazione prima trovava una via di fuga anteriore all’enorme pressione posteriore, ora e condannata ad una degenerazione ancora più rapida perché compressa in maniera multidirezionale.
Nel peggiore dei casi, la ginnastica correttiva tradizionale, effettua un lavoro isotonico concentrico su tutta la catena muscolare posteriore aggravandone la retrazione.
Mézières cambia radicalmente il concetto di debolezza muscolare, ci insegna che i muscoli della catena posteriore sono deboli quando sono ipertonici, troppo corti e troppo forti. Conseguentemente i muscoli anteriori diventano deboli quando sono ipotonici e rilasciati.
Per un corretto approccio terapeutico deve essere fatta questa discriminazione fondamentale. I muscoli della catena posteriore devono essere allungati attraverso delle posture eccentriche alle quali viene associato un lavoro isometrico, contemporaneamente i muscoli anteriori ipotonici verranno esercitati da un lavoro isometrico concentrico. E’ la stessa postura eccentrica che permette un ” travaso di tono” dai muscoli posteriori ipertonici ai muscoli anteriori ipotonici.
  • In un corpo sano la funzione governa la struttura.
  • In un corpo malato la struttura governa la funzione.
Il Metodo Mézières normalizza tutti i problemi osteo-articolari e morfologici perché agisce sulla struttura per recuperare forma e funzione. Questa è un’altra differenza fondamentale con la chinesiterapia classica che lavora sulla funzione (movimento) per recuperare la forma, ma la modificazione della cattiva forma non si può ottenere che agendo sulla struttura che determina contemporaneamente il recupero della funzione. Grazie alla correlazione forma struttura funzione, il Metodo Mézières si può considerare ben più di un metodo ortopedico.
Si fa prima a deviare il corso di un fiume che a far capire la verità a coloro che ricavano profitto dall’ ignorarla
Cit: Grevilee

 

 

FISIOLOGIA muscolare
Francoise Mézières ha dimostrato che l’intera struttura muscolare è funzionalmente organizzata in “catene muscolari”. Attraverso uno studio approfondito dell’anatomia Mézières notò che la funzione di un muscolo non poteva essere limitata dai sui punti di inserzione. Osservando i muscoli nell’insieme scoprì che i confini di ogni singolo muscolo (funzionalmente parlando) non terminano in realtà laddove si inseriscono, ma prolungano la loro possibilità d’azione grazie ai punti d’inserzione dei muscoli contigui. Qualsiasi movimento non può essere eseguito tramite l’utilizzo di un singolo muscolo e non avviene solo su un singolo piano, come viene rigidamente schematizzato su ogni manuale di chinesiologia. Ogni “movimento reale” è sempre il risultato di un reclutamento variabile di più muscoli che lavorano contemporaneamente su molteplici piani.

 

Comportamento visco-elastico del muscolo
Da quanto esposto sopra, si può comprendere quanto sia difficile ottenere un “allungamento reale”, stabile e duraturo di un un muscolo cronicamente accorciato all’interno di una catena muscolare. Quando ci troviamo di fronte ad un problema di retrazione muscolare è indispensabile conoscere perfettamente il comportamento elastico del muscolo. Quando si stira un muscolo oltre la sua lunghezza di riposo, appare una tensione che cresce rapidamente con l’estensione. Nel momento in cui inizia ad entrare in funzione il carico l’allungamento viene attuato in due tempi:
  • Il primo immediato, ad effetto rapido.
  • Il secondo lento e prolungato che porta poi alla lunghezza definitiva.
Tenendo in considerazione che il muscolo ha un comportamento di tipo “visco-elastico”, il suo allungamento guadagnato risponde all’equazione:
Indice di deformazione (Creep o Fluage) =  Forza Applicata/ coefficiente di elasticità x Tempo.
Quindi più un muscolo è elastico, più il suo coefficiente di elasticità è alto e dunque si deformerà più difficilmente rispetto ad un muscolo accorciato il quale, avendo un coefficiente di elasticità molto basso, si deformerà per primo. Un altro parametro da tenere in considerazione è il tempo. Il Fluage è direttamente proporzionale al tempo impiegato per allungare una catena quindi, la ginnastica rieducativa classica che si basa sul movimento e sull’allungamento settoriale, non può ottenere un allungamento reale e completo di tutta la catena (vediRivoluzione in Ginnastica Medica).

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Come si può vedere dal grafico dopo l’applicazione di una forza c’è una deformazione elastica istantanea OA (prima deformazione elastica, istantanea). A questa segue poi una deformazione ritardata AB (seconda deformazione, lenta). Quando in T1 la forza cessa d’agire, c’è una parziale caduta da B a C1, seguita da un ritorno ritardato da C1 a D, nel tempo T2. Il tratto DE rappresenta la deformazione permanente, l’allungamento realmente guadagnato, alla fine di un ciclo carico-scarico. E’ evidente che il Creep AB comprende due componenti che si distinguono soltanto nel Creep di ritorno. La componente elastica da C1 a C2 è recuperabile e viene chiamata “Deformazione Primaria o Creep Primario”. La componente viscosa da C2 a C3 non è recuperabile e viene chiamata “Deformazione Secondaria o Creep Secondario”, e rappresenta l’allungamento guadagnato DE. Da questo semplice grafico si può capire che che la soglia di deformazione non è facile da raggiungere perchè, essendo qualsiasi forma di stiramento muscolare disgregabile, il paziente tende a sottrarvisi attraverso compensi involontari anche in parti del corpo molto lontane dal segmento da allungare. Per questo motivo il metodo Mézières è stato definito molto spesso come una “caccia ai compensi”. Quando chiediamo un movimento perchè cerchiamo di lavorare su una determinata parte del corpo e quindi su una determinata parte della catena, dobbiamo guardare che cosa succede, quali sono i compensi che si producono altrove. Se ad esempio chiediamo al paziente di inclinare la testa perché vogliamo correggere le vertebre cervicali, oltre ad osservare la testa mentre compie il movimento, dobbiamo guardare le modificazioni della forma a livello del torace, del bacino, degli arti, perchè è altrove che si creano gli accorciamenti come risposta compensatoria all’allungamento della parte superiore della catena; ovviamente è importante impedire questi compensi.

 

Deformazione Muscolare

 

Nel grafico precedente abbiamo visto quanto sia complesso raggiungere la soglia di deformazione muscolare. Quando stiriamo un intero segmento di una catena le cose si complicano perché tutti i muscoli che lo compongono saranno sollecitati, a livello della loro“perfetta elasticità”, prima di raggiungere la soglia di deformazione del muscolo che risulta meno elastico. Occorre dunque esercitare una sufficiente tensione per raggiungere questa soglia. I muscoli retratti (con un coefficiente di elasticità basso), possedendo una soglia di deformazione più bassa, si deformeranno per primi e in maniera più considerevole dei muscoli più elastici.

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L’immagine mostra, sul lato destro, una catena muscolare con coefficiente di elasticità variabile: Il IV muscolo, che ha il coefficiente di elasticità più alto, è il più elastico e pertanto si deformerà per ultimo. Il III muscolo, che ha il coefficiente di elasticità più basso, è il più retratto e pertanto si deformerà per primo. Il I e il II , che hanno un coefficiente di elasticità nella media, si deformeranno prima del IV ma dopo del III. Volendo essere più precisi l’ordine di allungamento sarà dunque il seguente: muscolo III, II, I, IV. L’immagine mostra, sul lato sinistro, come viene reso possibile l’allungamento reale dei muscoli facenti parte della stessa catena. La contrazione isometrica eccentrica, effettuata grazie alla messa in tensione degli estremi della catena, svolge due ruoli particolarmente importanti:
E’ l’unica contrazione in grado di costruire sarcomeri in serie all’interno del muscolo, formando un muscolo fusiforme, elastico, realmente lungo. Infatti la contrazione isotonica concentrica induce la neoformazione di sarcomeri in parallelo rendendo il muscolo corto, voluminoso e resistente all’allungamento. D’altra parte lo streching selettivo tradizionale aumenta solamente la lunghezza dei sarcomeri presistenti, non migliorando realmente e stabilmente la lunghezza del muscolo. (ved inoltre lo Streching analitico).

 

Streching Analitico
Non dobbiamo farci trarre in inganno dal fatto che, quando facciamo un allungamento analitico (streching classico), sentiamo stirare i muscoli: non ha alcun significato importante, perché:
1. Lo streching determina un allungamento dei sarcomeri presistenti provocando un allungamento fittizio del muscolo, rapidamente perso con il riposo. Ecco come si spiega il meccanismo per cui un atleta che ha fatto streching analitico per anni, se rimane a riposo per alcune settimane, vede la propria elasticità ridursi notevolmente.
2. Un allungamento settoriale che non sia associato ad unallungamento globale sarà elaborato dai centri nervosi superiori come un elemento destabilizzante della postura.Questa “destabilizzazione posturale”, registrata dal sistema recettoriale muscolare, sarà interpretata dai centri tonogeni superiori come una condizione metastabile che dovrà essere aggiustata rapidamente, attraverso il controllo della sistema osteo/muscolo/articolare, con il ripristino della condizione posturale precedente o con un nuovo equilibrio instabile. E’ dunque fondamentale allungare contemporaneamente tutti i muscoli che costituiscono la catena muscolare attraverso delle posture eccentriche, mettendo cioè in tensione le due estremità della catena, ed effettuare delle contrazioni isometriche. Questa procedura, dilacerando il connettivo e formando sarcomeri in serie, riduce stabilmente la resistenza passiva muscolare, rendendo i muscoli realmente lunghi, elastici e fusiformi. La contrazione isometrica eccentrica permette inoltre di agire sul tessuto connettivo profondo; dall’immagine si può vedere infatti come il sistema connettivale muscolare, filamenti di congiunzione e giunzioni miotendinee, venga dilacerato in maniera profonda e totale rendendo l’allungamento guadagnato ancora più importante.
Noi tutti sappiamo che la forza passiva di un muscolo dipende dal numero e dalla lunghezza dei sarcomeri, oltre che dalla quantità di tessuto connettivo che costituisce il muscolo stesso. Da quanto esposto sopra si evince dunque che il Metodo Mézières è l’unico in grado di diminuireefficacemente la resistenza passiva muscolare perché agisce in maniera impeccabile sia sui sarcomeri sia sul tessuto connettivo.

 

 

neurofiologia
Controllo Riflesso della Postura

 

Il termine “Postura”, già presente nella nostra lingua a partire dal 1200, è stato utilizzato per la prima volta ne Rinascimento da Redi nel suo “Trattato di Anatomia Umana” per definire: “..un atteggiamento abituale del corpo o di parti di esso.” Essendo la posturologia un ramo della scienza a carattere multidisciplinare, non è senz’altro questa la sede più idonea per approfondire nei dettagli questo argomento molto complesso. Basti comunque sapere che se la stazione eretta normalmente non necessita di alcuna contrazione muscolare, il riequilibrio, essendo una funzione attiva, necessita invece di una contrazione muscolare che nasce obbligatoriamente dall’interazione del Sistema Cibernetico (insieme delle vie afferenti ed afferenti del Sistema Nervoso) con l’apparato osteo-artro-muscolare.
Sistema Cibernetico
Una parte del sistema cibernetico estremamente importante per la regolazione della postura è rappresentato dal “Complesso Recettoriale”. Esistono 2 tipi di sistemi recettoriali:
  • Il Sistema Esterocettore : raccoglie un insieme di informazioni provenienti dall’ambiente esterno, grazie alle quali siamo in grado di adattare continuamente la nostra postura in funzione dell’ambiente che ci circonda. Fanno parte di questo sistema la vista e il sistema di orientamento ed equilibrio dell’orecchio interno (Sistema Vestibolare).
  • Il Sistema Enterocettore : raccoglie un insieme di informazioni provenienti direttamente dall’interno del nostro corpo (visceri, muscoli, tendini, fasce, legamenti, etc.). A questo proposito, analizzeremo ora in modo più approfondito il sistema dei “Fusi Neuromuscolari”.

I fusi neuromuscolari sono le strutture deputate al controllo del tono muscolare, quello stato cioè di di leggera tensione presente nei muscoli striati a riposo. Paralleli alle fibre dei muscoli striati, sono di due tipi: i fusi a sacco e i fusi a catena. Nell’uomo predominano le fibre a catena. Queste sono montate in parallelo sulle fibre a sacco.

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Innervazione Sensitiva
  1. Le Fibre a Sacco sono innervate dalle fibre nervose mieliniche  di grosso calibro (da 12 a 20 micron) che si avvolgono intorno al sacco e intorno alle fibre a catena.
  1. Le Fibre a Catena sono innervate in modo specifico, dalle fibre nervose mieliniche II, più sottili (da 4 a 12 micron) che si avvolgono esclusivamente intorno ad esse.
  1. I Corpuscoli del Golgi sono innervati invece dalle fibre mieliniche di tipo Ib.
Innervazione Motoria
  1. Le Fibre Gamma 1 innervano le fibre a sacco.
  1. Le Fibre Gamma 2, più sottili, innervano le fibre a sacco e a catena.
  1. I Motoneuroni Alfa innervano invece le fibre extrafusali.
Parleremo ora più dettagliatamente dei più importanti riflessi posturali attivati da questo complesso sistema recettoriale:
  • Riflesso Miotatico Diretto (o R. da Stiramento). Viene così chiamata la contrazione riflessa di un muscolo, nel momento del suo stiramento. Troviamo questo riflesso in ogni muscolo flessore od estensore che sia. Si può considerare un meccanismo di autoregolazione della lunghezza muscolare, capace di regolare il buon svolgimento di un muscolo, o di assicurare il mantenimento di una postura. Il riflesso miotatico, che teoricamente è riferito soltanto al muscolo stesso, può anche essere accompagnato dall’inibizione del riflesso miotatico dei muscoli antagonisti. Il suddetto riflesso è originato dalle fibre di tipo A, che involgono i fusi neuromuscolari a sacco e a catena, e rispondono a una soglia di attivazione di 3 grammi. Si tratta di un riflesso a conduzione rapida, poiché monosinaptico, ad emissione fasica, tributario del grado di tensione del muscolo, e della sua rapidità di risposta (reagente ad un minimo stimolo).
  • Riflesso Miotatico Inverso. Bisogna ricordare che al di là di un certo limite di tensione del muscolo, il riflesso miotatico cede bruscamente. L’attivazione dei motoneuroni fa posto alla loro inibizione, mentre sono attivati i motoneuroni dei muscoli antagonisti. Si tratta pertanto

di un autoinibizione di un muscolo stirato. Questo riflesso partecipa alla elaborazione delle contrazioni programmate, nella misura in cui, mentre il muscolo si contrae, la tensione che esso impone ai suoi antagonisti, facilita la propria contrazione. Il suddetto riflesso è originato dalle fibre Ib disinaptiche che emanano dai Corpuscoli del Golgi, diffusi nel tendine. Questi corpuscoli sono disposti in serie, in rapporto al muscolo, e sono, quindi, dei recettori di tensione, mentre i fusi possono essere considerati dei recettori di lunghezza. I recettori del Golgi sono sensibili a una tensione che va dai 100 ai 200 grammi. La loro soglia di attivazione è pertanto molto più alta di quella fusale. Come vedremo più avanti il Metodo Mézières è basato fondamentalmente su questo tipo di riflesso(vedi inoltre I Riflessi Antalgici).

 

I Riflessi Antalgici
Francoise Mézières prendeva in seria considerazione il rapporto tra i riflessi antalgici e le modificazioni posturali (compensi e deformazioni) che generavano da essi. Non esiste possibilità di sopravvivenza senza meccanismi efficaci di difesa. Questi meccanismi devono soddisfare 3 leggi:
  1. Legge del dell’equilibrio: Equilibrio fisico, biologico (omeostasi), ma anche mentale. L’equilibrio perfetto, cioè l’immobilità, non esiste. Esso può essere solo attivo e dinamico.
  1. Legge dell’economia: Tutte le funzioni di base (respiratoria, circolatoria, digestiva, statica, locomotoria), devono spendere poca energia.
  1. Legge del Comfort (o del Non Dolore): L’uomo non sopporta di vivere con informazioni essenzialmente nocicettive; il suo rifiuto di soffrire può arrivare fino alla scotomizzazione  (suicidio).
Quando dunque interviene un fattore perturbatore dell’equilibrio (es. un trauma sia esso psichico,viscerale o osteo-arto-muscolare), il sistema si organizzerà in modo da evitare il dolore e ripristinare, per quanto sia possibile, l’omeostasi perduta. Il neoequilibrio non è possibile se non attraverso meccanismi di compenso (deformazioni), che però vanno a discapito della legge dell’economia perchè richiedono un maggior dispendio energetico. Nei casi più gravi, la legge del non dolore può contestare la legge dell’equilibrio al punto tale che il soggetto dovrà restare a letto. I meccanismi di difesa, responsabili dei compensi, sono possibili grazie a due tipi di riflessi:
  • I Riflessi antalgici a priori : sono riflessi che intervengono ancora prima che il dolore venga corticalizzato. Essi trovano il compenso adatto che eviti il manifestarsi del dolore stesso
I Riflessi Antalgici a Priori
Secondo F. Mézières, un paziente che giunge da noi manifestando del dolore, evidenzia un’algia che è la conseguenza di altri dolori nascosti, occultati da riflessi antalgici precedenti. Questi riflessi, che sono reazioni che precedono il segnale doloroso, sono i responsabili di tutte quelle compensazioni che il nostro corpo mette in atto per non soffrire. Tutte le volte che un paziente arriva da noi e come se si portasse dietro delle “valigie piene di compensazioni” che lui stesso ignora. Il Mezierista “apre” queste valigie per trovare il problema iniziale da cui scaturiscono tutte queste compensazioni. E’ chiaro che tutti gli approcci globali si preoccupano di andare alla ricerca della “lesione primaria”, usando strategie differenti . Ricordiamo infatti che la lesione primaria è anche la preoccupazione principale dell’osteopata, dell’omeopata, dell’agopunturista che tentano di risolvere il problema rispettivamente con: la giusta manipolazione , il rimedio omeopatico più opportuno, l’ago unico. F. Mézières, al contrario, prende tempo. Il tempo necessario per instaurare un dialogo, per leggere la storia raccontata dal corpo, un corpo che si esprime un pò alla volta. Spesso ribelli, le fasce reagiscono, i muscoli tremano, hanno dei crampi, poi improvvisamente cedono ….Cedono mentre appaiono nuove barriere….Pazientemente F. Mézières tenta di estirpare ciò che il corpo ha invece represso. Nel migliore dei casi, è l’inizio di un viaggio lento e paziente, in cui la lesione o le lesioni primarie si lasciano affrontare per ritrovare l’armonia perduta. “Non pensavo di sentire dolore in questo punto, ero venuto per un altro dolore.” E’ una frase che abbiamo sentito spesso durante il mantenimento delle posture, durante il massaggio o l’esplorazione dei tessuti. L’osservazione delle grinze”, ossia lo studio delle compensazioni e l’esplorazione dei tessuti, rivela i problemi nascosti solo in parte. F. Mézières allora inizia la sua indagine per vedere dove tutto si è generato. Durante il lavoro evocherà dolori sconosciuti, quei crampi e tremori che cercano ancora di mascherare quello che sta per essere rivelato. Questi compensi segreti del corpo vengono progressivamente scoperti ed estirpati dai nostri muscoli in una vera e propria battaglia. La differenza con gli altri procedimenti globali sta dunque nel tempo. Infatti, quando un muro crolla, non sempre significa che il problema sia stato risolto; qualcosa si è destrutturato. Questa fragilità improvvisa può condurre allora ad altre sofferenze e a nuove compensazioni. Il corpo ha impiegato del tempo a moltiplicare le proprie tensioni, anche nell’ordine di anni. Il lavoro pertanto non potrà essere che lento e paziente: “togliere” uno strato sopra, “ricostruirne” uno sotto. Allora, F. Mézières, si sedeva al suolo, per lungo tempo, senza smettere, prendendo tra le mani il corpo e allentando, nodo dopo nodo, le tensioni presenti, ricostruendo così l’immagine del corpo e la meccanica intorno agli assi e alle spirali di movimento. In questo modo non ci si accorgerà nemmeno che il muro è crollato, poiché una nuova struttura riparatoria sta già nascendo….
  • I Riflessi antalgici a posteriori : sono invece riflessi che intervengono dopo che il dolore viene corticalizzato. Essi trovano il compenso che riduca o, se è possibile, abolisca il dolore.
Riflesso Antalgico a Posteriori
Andremo ora a descrivere la storia di un famoso caso clinico in cui ha giocato un ruolo fondamentale, nella genesi del compenso, il riflesso antalgico a posteriori.
Una mamma presenta il 20/08/74, la sua figliola di 10 anni afflitta da atteggiamento scoliotico oggettivato da radiografie effettuate quattro giorni prima (Radiografia N.1). La madre sostiene che il manifestarsi della deformazione è molto recente, e che il suo apparire è stato improvviso. Una accurata anamnesi permette di venire a conoscenza di una caduta della piccola, avvenuta prima che la deformazione si manifestasse, e che si era apparentemente conclusa con un lieve dolore ai glutei, scomparso in poche ore. Dopo la prima seduta Mézières, praticata il 20/08/74 che rivelò e soppresse il dolore nascosto nella regione glutea, i risultati furono così stupefacenti da richiedere nuove radiografie. Quando il 26/08/74 le stesse furono effettuate, ci si accorse che la colonna vertebrale era ridivenuta perfettamente normale(Radiografia N.2).

 

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                  Radiografia N.1                                       Radiografia N.2

Nella prima radiografia si nota che la testa non è equilibrata perfettamente, il che prova che questo atteggiamento è suscettibile di evoluzione. E’ chiaro che ciò non dimostra quello che ci si può aspettare dal trattamento Mézières sulle scoliosi evolute che necessitano purtroppo di cure attente e prolungate, ma mostra l’esistenza di un riflesso antalgico a posteriori che, per celare un dolore al gluteo, ha creato una compensazione scoliotica. Bastò una sola seduta praticata in tempo sulla causa reale della lesione per risolvere il compenso.
In entrambi i casi, il compenso seguirà uno schema logico: dapprima sarà regionale e, successivamente, se il dolore non verrà abolito, diventerà globale. Tutti i riflessi antalgici, tramite i compensi che generano, hanno la caratteristica di modificare lo schema corporeo. Questo renderà la rieducazione ancora più difficile perché il soggetto integrerà come normale lo schema corporeo scorretto dunque, quando inizialmente chiederemo al paziente di correggere una postura viziata, questi avrà l’impressione che vogliamo imporgli una posizione scorretta. Bisognerà quindi finalizzare il trattamento sulla presa di coscienza del paziente sulle sue deformazioni per ottenere un recupero morfologico ottimale.
Innervazione Motoria
Come accennato precedentemente, l’innervazione motoria delle fibre intrafusali è assicurata dai motoneuroni gamma. L’eccitazione delle fibre gamma I, che sono destinate alle terminazioni primarie, comporta un rinforzo delle risposte dinamiche allo stiramento, senza peraltro rafforzare le risposte statiche. L’eccitazione delle fibre gamma II, destinate alle terminazioni primarie e secondarie, crea una diminuzione e/o la soppressione delle risposte fasiche, e un aumento delle risposte statiche. L’attività dei fusi è dunque permanente. L’interazione delle fibre nervose dei fusi con i motoneuroni alfa (una fibra Ia interagisce con più di cento motoneuroni alfa ) destinati alle sue unità muscolari, forma il famoso“Circuito o Nodo Gamma”.

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Fisiologia dell’attività Gamma
Se la nozione di motricità dei fusi appare indiscussa, il suo ruolo preciso nel contesto della fisiologia muscolare dà àdito a differenti interpretazioni. Alcuni pensano che l’attività gamma regoli la tensione dei fusi, poiché questa aumenta la sua scarica nel momento della contrazione (cioè quando, sotto l’effetto dell’accorciamento del muscolo i fusi rischierebbero di divenire silenti) e poiché essa diminuisce la sua attività nel momento della distensione del muscolo. Altri vedono nel sistema dei fusi un neuromeccanismo, destinato a mantenere costante la lunghezza del muscolo. Nel momento di uno sforzo, e grazie al parallelismo con la motricità alfa, l’attività gamma può assicurare il continuo “aggiustamento” della postura.

Influenze Esterocettive

Il tono, oltre alla diminuzione in caso di stiramento muscolare accentuato, si riduce sensibilmente quando la pelle è sottoposta a manovre sedanti (massaggio connettivale-riflesso).

Conclusioni

Il Metodo Mézières è basato sul sistema propiocettivo di inibizione (riflesso miotatico inverso), che inibisce gli agonisti facilita gli antagonisti e si attiva ad una soglia  del tendine con un peso compreso fra i 100 e i 200 grammi. La trazione stabile sui muscoli posteriori troppo forti porta dunque al recupero dei muscoli anteriori troppo deboli. Si potrebbe concludere parafrasando la stessa Mèzières che diceva: ” Io non rafforzo mai un muscolo, stiro il suo antagonista.” Inoltre, da quanto esposto in queste pagine, deriva una conseguenza di grande importanza: “la postura e il movimento umano non sono programmati geneticamente”, ma vengono modificati dalla nostra stessa volontà, dalle circostanze della vita, soprattutto dalle complicanze post-traumatiche a carico dell’immagine corporea, intendendo con ciò la conoscenza che abbiamo del nostro corpo in relazione all’ambiente che ci circonda (dimensione spazio-temporale). Del resto, le aggressioni più pericolose, più destabilizzanti, sono quelle subliminari, non coscienti, ripetitive, (ad es: le aggressioni psichiche quotidiane), a carico del sistema osteo-arto-muscolare e viscerale. I meccanismi di difesa sono tanto perfetti e sottili da camuffare l’aggressione così che essa non arrivi più a livello cosciente. Le aggressioni, soprattutto se ripetitive, scateneranno una vigilanza costante, permanente, per cui l’ipertono diverrà costante, i nostri muscoli saranno dunque condannati ad rigidità permanente.
Le quattro catene muscolari
Le catene muscolari sono rappresentate da una serie di muscoli contigui tra loro, ogni singolo muscolo rappresenta un anello della catena che abbraccia l’intera struttura corporea. Grazie a queste acute osservazioni Mézières raggruppò il sistema muscolare in quattro catene:
  1. La Catena Posteriore.
  1. La Catena Antero-Inferiore.
  1. La Catena Anteriore del Collo.
  1. La Catena Anteriore del Braccio.

Ognuna di queste catene è costituita da specifici muscoli e svolge particolari funzioni che ora andremo singolarmente ad approfondire.

La Catena Posteriore

 

Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!La Catena Posteriore è la più estesa, è formata da tutti i muscoli profondi e superficiali che vanno dalla linea occipitale alla punta delle dita dei piedi. A livello cranio-sacrale troviamo: 1. Sul piano superficiale: il trapezio e il gran dorsale. 2. Sul piano medio: i romboidi, l’elevatore della scapola e i dentati postero-superiori e postero-inferiori. 3. Il piano profondo può essere suddiviso a sua volta in tre piani : a) Il piano superficiale comprende: l’erettore della colonna a sua volta suddiviso in tre porzioni che prendono nomi specifici in relazione al distretto rachideo nel quale si inseriscono. b) Il piano intermedio è rappresentato dal trasverso spinoso. c) Il piano profondo comprende invece i m. interspinosi e i m. intertrasversi. Sulla regione posteriore dell’arto inferiore troviamo invece il semimembranoso, il semitendinoso, il bicipite femorale, gli adduttori, il popliteo, i gemelli, il soleo, il plantare gracile il tibiale posteriore, i flessori lunghi delle dita ed infine i flessori plantari sulla regione posteriore del piede.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Catena Antero Inferiore
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La Catena Antero-Inferiore è formata dal tendine centrale, dal diaframma, dall’ileopsoas e dalla fascia iliaca. Il diaframma ha inserzioni costali , una inserzione sternale e delle inserzioni vertebrali attraverso due gruppi di pilastri: i pilastri esterni originano sui corpi vertebrali delle prime vertebre lombari e sui dischi adiacenti, i due pilastri interni originano dall’arcata fibrosa dello psoas e dall’arcata del quadrato dei lombi. Quando attraverso i suoi pilastri il diaframma prende punto fisso in alto, sulle coste e sullo sterno, porta la colonna lombare in alto e in avanti, è quindi un muscolo lordosizzante. L’inserzione comune con lo psoas determina ugualmente uno spostamento della colonna verso il basso ma sempre in avanti (riduzione del diametro verticale della colonna lombare), quindi anche l’ileopsoas ha un’azione lordosizzante che si ricollega inoltre al sistema sacro-lombare visto precedentemente, anch’esso ad azione lordosizzante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Catena Anteriore Del Collo

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La Catena Anteriore del Collo è formata dal piccolo e grande retto, dal lungo del collo e dal tendine centrale che collega il rachide cervicale al diaframma e all’asse viscerale. Il piccolo retto va dalla massa laterale dell’atlante all’apofisi basilare dell’occipite, il grande retto va dalle apofisi trasverse di C3-C6 all’apofisi basilare dell’occipite. Il lungo del collo è composto da tre parti: da fibre oblique discendenti, fibre oblique ascendenti e da fibre longitudinali che collegano l’atlante a D1,D2,D3. Si estende quindi dall’apofisi basilare dell’occipite al corpo della terza vertebra dorsale. Quando prende punto fisso in basso porta in avanti il collo aumentando la lordosi cervicale. Quindi i muscoli della catena anteriore del collo pur avendo una inserzione anteriore accorciandosi aumentano la lordosi posteriore.

 

 

 

 

 

La Catena Anteriore Del Braccio

 

 

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La Catena Anteriore del Braccio è composta dal coraco-brachiale, dal bicipite, dal brachiale, dal brachio-radiale, dal lungo supinatore, da tutti i flessori e pronatori dell’avambraccio compresi i muscoli dell’eminenza tenar e ipotenar. Dal punto di vista filogenetico, il passaggio dell’uomo alla stazione eretta ha obbligato la muscolatura anteriore del braccio a lavorare prevalentemente in maniera concentrica, basti pensare al semplice e ripetuto movimento di portare del cibo alla bocca. E’ dunque una catena più predisposta a fenomeni di retrazione. L’accorciamento cronico di questa catena determina una marcata flessione del gomito e una pronazione eccessiva dell’avambraccio alla quale si somma un’ intrarotazione di tutto l’arto superiore ad opera posteriormente del gran dorsale e del gran rotondo (catena posteriore), anteriormente del gran pettorale.

 

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forma Perfetta

 

 

La forma del paziente va paragonata alla “forma perfetta”che per Méziéres è quella che corrisponde al “numero d’oro” usato dagli antichi greci nelle sculture del periodo classico. Esso è dato dal rapporto delle misure di due segmenti consecutivi che combaciano come: braccio-avambraccio, coscia-gamba, fronte-naso etc., ed è dato dalla radice quadrata di 5 + 1/2 che è uguale a 1,618 numero periodico, che si ottiene dividendo la misura del segmento più grande per quella del segmento più piccolo, ed è una legge di armonia universale. L’osservazione del paziente viene fatta su diversi piani e con diverse posture.
Paziente in piedi:
  • Osservazione Anteriore: i piedi uniti si toccano dal calcagno alla punta degli alluci, si toccano i malleoli interni, i polpacci le ginocchia e le cosce in alto. Le anche, i capezzoli, le clavicole, le spalle, i processi mastoidei, devono essere allo stesso livello. L’ombelico deve essere al centro dell’addome, non deve essere spostato o ruotato. Le linee laterali del torace sono rettilinee dalla vita all’ascella, i triangoli della taglia perfettamente simmetrici. La testa deve essere perfettamente in asse senza inclinazioni e rotazioni.
  • Osservazione Laterale: i muscoli peroneali devono passare dietro il malleolo esterno, la testa del perone deve essere tra il lato posteriore e laterale della gamba. Il braccio non deve ricoprire la linea del dorso ma devono essere visibili 2/3 anteriori e 1/3 posteriore. La linea sterno-mammillare ( dalla forchetta sternale alla punta del capezzolo) deve essere leggermente obliqua in avanti di circa 45°. La linea mammillo-pubica (dalla punta dei capezzoli al pube) deve essere diritta. Le scapole non devono essere sporgenti e il loro profilo segue quello del dorso. Le ginocchia non devono essere né flesse né recurvate. La testa non deve essere in antepulsione né in retropusione.
  • Osservazione Posteriore: I processi mastoidei, le spalle, gli angoli inferiori delle scapole devono essere sulla stessa linea. La colonna vertebrale deve essere diritta con la linea delle apofisi spinose in asse. Il bacino non deve presentare rotazioni, le creste iliache sono alla stessa altezza. A livello delle gambe dobbiamo trovare le stesse caratteristiche per cui devono toccarsi le ginocchia, i polpacci e i malleoli.

Forma Perfetta

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Dopo questa osservazione statica si passa ad esaminare il paziente attraverso posture dinamiche, al fine di individuare altre importanti deformazioni che sfuggono ad una analisi statica ( non verranno esposte in questo sito perché troppo tecniche).

posture correttive

Il lavoro correttivo viene compiuto attraverso posture di stiramento assiale, ognuna delle quali, dovendosi adeguare al soggetto da trattare, possiede infinite varianti e sfumature. Con l’applicazione di queste posture il paziente apprende gradualmente come allineare e allungare un corpo che per molteplici ragioni è costretto a deviare dall’asse naturale di riferimento. Le posture dovranno essere mantenute il più a lungo possibile, poiché il tempo gioca positivamente sulle possibilità di allungamento del muscolo e ne diminuisce l’attività tonica. Il paziente potrà progressivamente mantenere la postura per tutta la durata di una seduta, 30 o 45 minuti, ininterrottamente e attraverso un allineamento rigoroso. Allineamento che restituisce alla muscolatura la sua lunghezza fisiologica e al corpo un nuovo schema di utilizzo delle proprie catene muscolari. Attraverso le posture si guadagnerà progressivamente un’ampiezza articolare normale, senza andare oltre il limite della articolarità e mantenendo una buona morfologia. Ecco una serie di posture di base che il mezierista usa quotidianamente per rimodellare il corpo dei suoi pazienti:

 

Postura Eretta, Tronco Flesso in Avanti

 

 

 

 

 

 

 

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In questa postura le anche si piegano per portare sullo stesso piano, rigorosamente retto, il bacino, la cintura scapolare, l’occipite. Le ginocchia son portate in derotazione e le mani sono appoggiate al suolo o su uno sgabello, a seconda delle possibilità del paziente. Il blocco diaframmatico in inspirazione deve essere sempre evitato, invitando il paziente ad espirare profondamente in maniera lenta e controllata.

 

 

 

Postura Eretta in Stiramento Assiale

 

 

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In questa postura la sommità del capo viene mantenuta allo zenit. Le spalle sono rilassate, le braccia sono estese ed extraruotate. Il blocco diaframmatico in inspirazione deve essere sempre evitato, invitando il paziente ad espirare profondamente in maniera lenta e controllata, favorendo così una migliore delordosizzazione del rachide lombare attraverso un migliore utilizzo del retto dell’addome. Le ginocchia sono in derotazione e in leggera semiflessione, i piedi e le loro dita sono impegnate nella ricostruzione della volta plantare attraverso una serie di posizioni caratteristiche del metodo, conosciute sotto il nome di “Esercizio Mézières”. Françoise Mézières dava una importanza capitale al piede…..

 

 

 

 

Postura in Decubito Dorsale, Arti Inferiori a Squadra

 

 

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Anche questa postura presuppone un allineamento assiale rigoroso. La testa, portata in retrazione durante l’espirazione, viene corretta da eventuali rotazioni e/o lateroflessioni. Le spalle sono rilassate, gli arti superiori sono distesi lungo i fianchi ed extraruotati. Le coxo-femorali sono flesse a 90°, le ginocchia sono in derotazione mentre il piede è impegnato nell’esecuzione dell’ Esercizio Mézières e di alcune sue varianti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le posture viste e descritte in questo modo riduttivo sembrerebbero fin troppo semplici da applicare, ma bisogna considerare l’aspetto più importante del metodo la correzione dei compensi……(vedi esempio correttivo di una Scoliosi)

Scoliosi: Esempio di Trattamento

Andremo ora ad analizzare il trattamento correttivo di un paziente affetto da una scoliosi dorso-lombare:

 

 

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Il paziente mostra chiaramente una curva dorsale destra e lombare sinistra. Anche se in questa posizione la rotazione vertebrale è accentuata, verrà ugualmente utilizzata perché rappresenta la posizione più favorevole per lo stiramento della catena posteriore. Mézières, in tutta la sua carriera, non aveva mai visto una scoliosi che non derivasse da un accorciamento della muscolatura posteriore. Prima che si formi la curva sul piano frontale è infatti necessario un aumento della curva sul piano sagittale (iperlordosi) e, secondariamente, diventa possibile la latero- flessione e la rotazione vertebrale responsabile della curva scoliotica. Ricordiamo che i muscoli del sistema sacro-spinale hanno tutti una triplice funzione: (soprattutto il trasverso-spinoso) sono estensori, rotatori e lateroflessori. Se si vuole allungare realmente questo complesso muscolare occorre evitare questi compensi…..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Dopo la messa in tensione del paziente l’operatore interviene prontamente per eliminare tutti i compensi favorendo la flessione del tronco in avanti e correggendo tutte le rotazioni e lateroflessioni di compenso che si vengono a formare dal cranio fino al sacro.Intorno alla zona lombare accorciata, bisogna ridurre la lordosi, aprire quest’arco posteriore, rilassare, modellare e ammorbidire anche con l’aiuto del paziente. Tutto questo permetterà un riallineamento delle coste e delle vertebre interessate nella formazione del gibbo. Inoltre con le mani in avanti lontane dai piedi, otteniamo uno stiramento del gran dorsale, che gioca un ruolo fondamentale nella genesi delle scoliosi. Infine la posizione delle gambe viene costantemente controllata impedendo alle ginocchia di scappare troppo in flexum o in recurvatum, i piedi lavorano costantemente per il riequilibrio delle volte plantari.

 

 

 

 

 

 

 

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Il riallineamento assiale può anche essere ripreso con il paziente seduto. Il mézièrista lavora costantemente sui compensi del sistema cranio-sacrale e interviene contemporaneamente sulla correzione del bacino in torsione. Con il piede sinistro l’operatore spinge l’iliaco sinistro del paziente, bloccato in posteriorizzazione, in antiversione. Il paziente, con la spinta in avanti del tallone sinistro e del tronco, aiuta il terapista nella difficile correzione globale della postura.

 

 

 

 

 

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Approfondimento
Le mani del terapista sul torace fanno sentire il gibbo favoriscono la presenza mentale su una parte del corpo dimenticata, non percepita, e pertanto divenuta sede di una grave deviazione che bisogna vincere grazie anche alla partecipazione attiva del paziente. Durante la correzione il paziente pensa alla realizzazione della rettilineità perduta. Questa partecipazione attiva del paziente è molto importante perché tutte le correzioni che non sono corticalizzate sono illusorie. Inoltre la manovra modellante stira la pelle e il tessuto connettivo sottostante agendo come un “massaggio connettivale-riflesso”, molto efficace per ottenere rilassamenti profondi. Comunque questo massaggio riflesso viene utilizzato anche per comunicare con il corpo e per dargli dei messaggi riflessi che stimolano dei meccanismi di normalizzazione. Il corpo, divenuto sensibile e ricettivo, viene “accordato” dalle mani del mézièrista esperto, che “ascolta” la sua espressione somatica cancellandone le note stonate.

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Non possediamo realmente se non quello che abbiamo dato. 

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Schemi posturali scorretti

Tutti i nostri dismorfismi sono determinati da retrazioni delle catene muscolari che a seconda di come si accorciano determinano forme diverse. Passiamo ora in rassegna alcuni tra gli schemi posturali scorretti più frequenti, ricordando comunque che sono dei modelli standardizzati, utili solo per fini didattici. In realtà non c’è un dismorfismo uguale all’altro, ognuno presenta infinite varianti e sfumature che lo rendono unico per il trattamento correttivo da impostare.

 

Schema Posturale N.1

 

Il paziente presenta un evidente “genum procurvatum” da accorciamento selettivo degli ischiotibiali. A questo può associarsi un cavismo/piattismo plantare (dipende dalla rotazione del ginocchio) con un 1° dito in valgo ed un 5° in varo la cui gravità è sempre variabile in base all’accorciamento delle catene muscolari e non all’età come spesso si pensa, anche se è vero che il fattore tempo peggiora il decorso di uno squilibrio posturale esistente. A livello vertebrale è visibile un’ iperlordosi bassa con ampia curva cifotica dorsale di compenso. Questo altera: 1. la posizione della scapolo-toracica con conseguente conflitto prematuro a livello dell’articolazione gleno – omerale. 2. l’arto superiore si porta in rotazione interna contribuendo al peggioramento della sindrome da impingement, l’avambraccio e la mano soffriranno progressivamente di questa posizione obbligata di lavoro: gomito in flessione avambraccio in pronazione [Tutte le terapie strumentali come la diadinamica, il laser, la ionoforesi, pur attenuando il dolore (effetto) non risolveranno la causa che è puramente posturale]. 3. Il torace si porta in chiusura espiratoria con conseguenti problemi sulla compliance toracica. Infine il capo si porterà in antepulsione estrema aumentando la possibilità di ernie discali posteriori.

Schema Posturale N.2

Il paziente presenta un evidente “genum recurvatum” da accorciamento selettivo del quadricipite e del soleo. A questo può associarsi un cavismo/piattismo plantare (dipende dalla rotazione del ginocchio) con un 1° dito in valgo ed un 5° in varo. Nelle donne il recurvatum viene peggiorato dall’utilizzo di calzature con tacchi troppo alti che promuovono un accorciamento del soleo e deformano le volte plantari (basti pensare che un tacco di soli 6 cm scarica il 75% del peso corporeo sull’ avampiede facendo cedere progressivamente la volta trasversale anteriore la cui forma naturale ad arco serve a distribuire in modo armonico e ammortizzato il peso del corpo sull’avampiede, il quale in condizioni fisiologiche, ne sopporta solo il 25%). A livello vertebrale è visibile una marcata antepulsione del bacino per un notevole accorciamento della massa sacro-lombare posteriore. Questa compressione sempre presente a livello posteriore favorisce la degenerazione prematura del disco e delle faccette articolari, fino a quadri non rari di Baastrup Sindrome. La curva cifotica di compenso nella regione dorsale alta a sua volta favorisce un antepulsione ed estensione del capo. Anche in questo caso dunque, la forza di gravità, che agisce sempre perpendicolare al terreno, giocherà un ruolo sfavorevole nel decorso dello squilibrio posturale accentuando progressivamente le curve di compenso.

 

Aforismi mezieres

LA LORDOSI E’ ALL’ORIGINE DI TUTTE LE DEFORMAZIONI

 

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Mag
30
Fabio, Sport Masseur
Hamer: Il carcinoma al fegato
dottor g. r. Hamer - official group
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Hamer: Il carcinoma al fegato;   La Nuova Medicina Germanica® si basa su 5 leggi biologiche.

La terza legge, “il sistema ontogenetico dei tumori e dei oncoequivalenti” dice che tutti gli organi governati dal cervello antico danno aumento di cellule in fase di conflitto attivo, mentre tutti gli organi governati dal neoencefalo fanno diminuzione di cellule, cioè necrosi, buchi ecc. in fase di conflitto attivo. Questo è la divisione secondo la storia evolutiva o embriologica! Se differenziamo tutte le escrescenze ed i gonfiori secondo i criteri della storia evolutiva, secondo i vari foglietti embrionali, tutto trova la sua collocazione logica da sé.

Nel fegato troviamo due tipi di tumori: un tipo con calo di sostanza, che si trova nei dotti biliari, dove arrivano le fibre (sensibili) del neoencefalo; l’altro tipo si trova più in periferia e fa noduli grossi, gibbosi in vicinanza della capsula epatica che spesso sono perfino ben palpabili. Essi appartengono al tronco encefalico, cioè al foglietto embrionale interno e perciò fanno tumori compatti di tipo adenoidale nella fase di conflitto attivo. Il contenuto del conflitto di un carcinoma delle cellule epatiche a livello psichico corrisponde sempre al conflitto biologico di “paura di morire di fame”. Non è da meravigliarsi allora che in zone segnate da disordini politici e carestie il cancro al fegato è 35 volte più frequente che in zone in cui la sopravvivenza è ordinata e assicurata.

Hamer: Il carcinoma al fegato

Il punto centrale della DHS (choc conflittuale) non include solamente lo choc conflittuale acuto drammatico che ci ha colto sul piede sbagliato ma anche il contenuto del conflitto che determina la localizzazione del focolaio di Hamer nel cervello e la localizzazione del tumore o della necrosi nell’organo. Dal momento della DHS vediamo nella TAC cerebrale, nel relè appartenente al conflitto ed all’organo, la configurazione a bersaglio con anelli ben marcati, simili agli anelli concentrici di un bersaglio. I processi che vediamo nel cervello li vediamo anche nell’organo, cioè sono concomitanti. La cosa eccitante è che il cervello e l’organo vibrano praticamente allo stesso ritmo nella forma a bersaglio. Possiamo immaginarci l’organo con i suoi nuclei cellulari, che sono tutti collegati fra di loro, quasi come un secondo cervello. Il cervello della testa ed il cervello dell’organo vibrano con stessa fase nello stesso modo, come dimostrano le configurazioni a bersaglio. A volte il cervello della testa manda comandi al cervello dell’organo, per esempio la motricità, a volte il cervello dell’organo manda informazioni al cervello della testa, per esempio la sensibilità. In parte queste cose erano risapute dalla neurologia, ma non ci portavano avanti, in quanto non si sapevano il collegamenti della Nuova Medicina Germanica®.

Col procedere del conflitto anche il HH nel cervello va avanti, cioè l’area colpita si allarga sempre di più o l’area colpita si altera più intensamente. Contemporaneamente anche il cancro nell’organo va avanti, cioè il tumore aumenta di massa a causa di un reale aumento di cellule. I conflitti biologici si comprendono, solamente guardando la storia evolutiva, come conflitti arcaici, che sono analoghi nell’umano e nell’animale. L’animale sente quasi tutti i conflitti biologici ancora come reali mente l’umano li vive spesso in senso lato. Per l’animale il boccone è realmente un pezzo di cibo che non riesce ad ottenere, per l’umano si può trattare anche di un biglietto da mille euro o di un affare andato a monte. Quando per esempio un uomo d’affari ha grosse difficoltà economiche perché forse la concorrenza è diventata troppo forte o perché la banca ha bloccato i soldi, può formarsi, in caso di una DHS corrispondente, un carcinoma epatico.

Una ragazzina subì un conflitto di paura di morire di fame quando avevano aperto un supermercato accanto al negozio del padre. Il padre continuava a lamentarsi. “Oddio, moriremo di fame”, e la ragazzina di 5 anni l’ha preso per una realtà incombente.

Oppure un paziente di 19 anni ha subito un conflitto di paura di morire di fame quando la sua ragazza è rimasta incinta, allora pensava: “Oddio, entrambi non abbiamo di che vivere, come possiamo far crescere il bambino.”

Un’altra ragazza, la cui madre voleva tornare a lavorare e quindi la ragazza in futuro avrebbe dovuto andare a mangiare dalla nonna dove non le piaceva il cibo, ha subito un conflitto di paura di morire di fame con un carcinoma epatico.

Con la DHS tutto è stabilito: il contenuto di conflitto psichico-biologico, la localizzazione nel cervello e la localizzazione del cancro o dell’oncoequivalente nell’organo. Ma si stabilizza un’altra cosa molto importante: i cosiddetti “binari”. Tutto ciò che l’individuo assorbe nell’istante della DHS, visivamente, acusticamente, con l’olfatto o con il tatto, compresi i differenti “aspetti” del conflitto, si fissano nel momento del conflitto stesso. Se si ripresenta anche solo un singolo aspetto, l’intero conflitto può manifestarsi di nuovo come recidiva. Questo significa che da un tale binario laterale si viene condotti sempre sul binario principale. Perciò il nome binario. Tutte le allergie, che possiamo dimostrare con i nostri test allergici, sono sempre binari secondari in correlazione con una DHS.

Quando per esempio si dice ad un paziente di avere un carcinoma intestinale, egli subisce di solito due nuovi conflitti:

1. un attacco mentale contro il ventre, che deve essere aperto. Un tale conflitto biologico causa un carcinoma peritoneale e cresce durante la fase di conflitto attivo.

2. un carcinoma epatico solitario sempre a destra dorsalmente. Questo esprime la paura biologica arcaica che il cibo non passerà più attraverso l’intestino in quanto dovrebbe essere bloccato da un carcinoma. Questo significa che il paziente ha letteralmente una paura arcaica di morire di fame, o di sviluppare un ileo e morire di fame perché si immagina che il cibo non riesca più a passare.

Se passa un po’ di tempo dalla diagnosi al momento dell’intervento, di regola 3-4 settimane, il chirurgo trova di solito le cosiddette “metastasi” puntiformi sul peritoneo, e, se fa fare una TAC del fegato poco prima o dopo l’intervento, trova anche questo focolaio epatico rotondo solitario dorsalmente a destra. È superfluo dire che un tale paziente viene dichiarato di solito non operabile, incurabile, cioè considerato come un caso disperato, mentre noi possiamo seguire con la logica, sistematicamente e biologicamente, che il paziente ha subito in modo iatrogeno, cioè a causa della diagnosi e dell’annuncio dell’intervento, i conflitti biologici consecutivi e le relative malattie. Inutile anche descrivere che forse adesso il chirurgo, per ignoranza delle correlazioni, estirpa anche questo focolaio epatico rotondo solitario e il più possibile anche le “metastasi peritoneali”, come vediamo di frequente. Superfluo anche descrivere che il paziente crede dopo l’intervento “di essersi liberato dal male” e come segno di soluzione del conflitto dell’attacco contro il ventre sviluppa adesso un’ascite (liquido nello spazio addominale) come segno di guarigione, che da parte dell’operatore e dell’oncologo viene considerata l’inizio della fine, poiché entrambi non conoscono il contesto biologico. Allora il circolo vizioso si chiude poiché in futuro tutto ciò che ha a che fare con l’intestino farà una recidiva del carcinoma epatico. Se per esempio il paziente ha paura di avere aderenze come conseguenza dell’intervento e magari è solo un po’ stitico e teme di sviluppare un ileo, subirà sempre di nuovo una recidiva del carcinoma epatico solitario.

Anche la fase di guarigione, cioè l’ascite, può innestare un altro circolo vizioso e collegarsi al primo conflitto, dove dovevano togliere qualcosa con un intervento. Ogni volta quando il paziente arriva nella fase di guarigione, cioè ha un’ascite, si lascia prendere dal panico e con questo (conflitto attivo) l’ascite regredisce. Passa il panico, l’ascite torna come segno di guarigione. Andando avanti in questo modo c’è il rischio dell’escalation.

Nella Nuova Medicina Germanica® il paziente andrebbe esaminato con cura in senso clinico, psichico e cerebrale. Con molto meno dispendio si farebbe la stessa diagnosi, ma la si comunicherebbe con cautela al paziente, spiegandogli che ciò non porterebbe poi a grandi rischi. Se il conflitto non è ancora risolto si cercherebbe insieme al paziente una possibile soluzione. In questo modo il paziente non svilupperebbe né un carcinoma peritoneale né uno epatico. La prognosi sarebbe sempre poco drammatica, poiché si tratta sempre di un singolo carcinoma senza altre complicazioni, escludendo quei pochi casi dove si rischia veramente un ileo e dove naturalmente si dovrebbe intervenire chirurgicamente in modo profilattico.

Dopo la soluzione del conflitto secondo la 4° legge, il “sistema ontogenetico dei microbi”, si inizia subito con la riparazione, cioè il tumore viene caseificato e demolito con l’aiuto dei batteri fungiformi dei tubercoli (se sono presenti nell’organismo). Il carcinoma epatico solitario può di nuovo sparire solo se ci sono micobatteri (Tbc) nella fase di guarigione. Tutti i microbi conosciuti lavorano esclusivamente nella fase di guarigione, né prima né dopo, cioè se ci mancavano i microbi adatti durante la fase di guarigione, il tumore rimane, senza essere caseificato e senza essere demolito. Di solito le restanti caverne epatiche collassano e si induriscono come cosiddetta cirrosi epatica solitaria (in fondo lo stesso processo come nei focolai rotondi caseificanti e cavernizzanti della zona alveolare dopo il conflitto di paura di morire). In zone dove non c’è più possibilità momentanea o definitiva di rigenerazione può subentrare il tessuto connettivo ed incapsulare o perfino calcificare il tumore.

In questa fase di guarigione il fegato si gonfia, il paziente è stanco e spossato, dorme molto e bene, ma quasi sempre solo dalle 3 di mattino, interrotto da forte sudorazione notturna (come in tutti i tumori governati dal cervello antico con Tbc) e temperature subfebbrili. Il fegato è un po’ più piccolo ma alla fine della fase di guarigione ricostruisce di nuovo tessuto epatico normale per compensare.

Fondamentalmente bisogna sempre valutare i sintomi organici con tutta cautela, poiché si può sempre trattare di carcinomi vecchi, che non sono stati caseificati e demoliti nella fase di guarigione avvenuta, e perciò sono stati scoperti solo per caso.

Esistono anche organi che si compongono funzionalmente come parti diverse di foglietti embrionali diversi. Fanno parte di questo gruppo anche il fegato, lo stomaco ed il pancreas. Mentre gli organi governati dal cervello antico fanno aumento di cellule nella fase di conflitto attivo, gli organi governati dal neoencefalo fanno diminuzione di cellule nella fase di conflitto attivo.

Il cancro dei dotti biliari appartiene al neoencefalo, al foglietto embrionale esterno.

Nella fase di conflitto attivo si forma un’ulcera dell’epitelio pavimentoso nei dotti biliari.

Mentre nel tronco encefalico la lateralità è quasi senza importanza nelle zone governate dal neoencefalo invece è di importanza decisiva. Dall’organo al cervello o dal cervello all’organo la correlazione è sempre chiara. Solo nella correlazione tra psiche e cervello o tra cervello e psiche la lateralità prende importanza.

Esempio: Una donna destrimane subisce in caso di un conflitto di identità un carcinoma rettale, una donna mancina invece con lo stesso conflitto un carcinoma ulceroso dello stomaco o dei dotti biliari. Un uomo destrimane subisce in caso di conflitto di disputa del territorio un carcinoma ulceroso del dotto biliare o dello stomaco, l’uomo mancino invece con lo stesso conflitto un carcinoma rettale.

Nella fase di conflitto risolto questa ulcera viene ricostruita con nuove cellule con l’aiuto di virus, un processo che comporta sempre un forte edema e può eventualmente creare occlusioni momentanee.

In passato non sapevamo di questi meccanismi e consideravamo queste neoformazioni di cellule, che nella fase di guarigione fanno un vero aumento cellulare (per riempire l’ulcera), come tumori a volte molto maligni.

I virus lavorano invece secondo i programmi nella fase di guarigione, però con forte edema occludendo i dotti biliari intraepatici, cosa che fino ad ora era chiamata “epatite (virale)”. Non sono i virus a causare l’epatite, ma il nostro organismo si serve di loro, se sono presenti, per ottimizzare il percorso di guarigione. Se non sono presenti “microbi speciali”, le ulcere dei dotti biliari intraepatici guariscono anche senza di loro dopo la soluzione del conflitto (epatite virale non A, non B). Il percorso in caso di presenza dei cosiddetti virus di epatite A o B è più intenso ma più breve, ed offre ovviamente in senso biologico una possibilità maggiore di sopravvivenza che senza virus. La differenziazione “itterico” o “anitterico” (colorazione gialla o non colorazione) si orienta solamente a seconda di quanti dotti biliari intraepatici sono occlusi o se eventualmente è occluso il dotto principale (coledoco) a causa dell’edema.

Alla conclusione del processo dell’epatite si può formare anche in questo caso una cirrosi epatica. Essa consiste in parte di epitelio pavimentoso ed in parte di stenosi connettivali dei dotti biliari intraepatici (corrispondenti alle atelettasie bronchiali e le stenosi delle coronarie). In passato si era convinti che la cirrosi epatica derivasse dall’alcol. In realtà appartiene alla maggior parte degli alcolisti degli strati sociali inferiori. E lì l’esposizione a conflitti è molto maggiore che non negli strati medio borghesi. Non è il cancro che deriva dall’alcol, mal alcol e cancro derivano da preoccupazioni e dispute. È sempre solo questione di tempo fino a quando colpisce una DHS.

 Hamer: Il carcinoma al fegato

Il punto più critico nel percorso della guarigione dell’epatite non sono per niente il valori epatici al di sopra della norma (specialmente le gamma-GT, le fosfatasi alcaline ed eventualmente la bilirubina nel percorso itterico), ma la crisi epilettoide che si verifica quando il valori epatici cominciano a calare. Attenzione al coma epatico! In realtà si tratta di un coma cerebrale, immediatamente dopo la crisi epilettoide. La crisi epilettoide ha il senso biologico di spremere l’edema dal cervello e dall’organo, che si era accumulata per guarire, a partire dalla conflittolisi. La crisi epilettoide è per così dire il punto di svolta della fase pcl (fase di guarigione). In fondo è un processo molto sensato.

In questa fase avvengono coliche biliari, anche coliche biliari intraepatiche, in quanto le fibre del neoencefalo hanno innervazione sensibile. I dolori di guarigione che in fondo sono positivi si possono affrontare in modo sensato solo rendendoli comprensibili al paziente, che si prepara come per un vero grande lavoro che deve completare. Naturalmente esistono possibilità per rendere i dolori più supportabili con farmaci o applicazioni esterne. In fondo però i dolori hanno un senso biologico: fermare l’organismo per completare la guarigione in modo ottimale.

Nella Nuova Medicina Germanica® non esistono i termini maligno e benigno o metastasi, solo carcinomi secondari o terziari. Non esistono più neanche i “tumori cerebrali” ma solo i focolai di Hamer con configurazione a bersaglio, con edema cerebrale o accumulo di tessuto di glia dopo la soluzione del conflitto. Non esistono più neanche “malattie infettive” ma solo fasi di guarigione dopo una fase di conflitto attivo con corrispondente localizzazione nel cervello e manifestazione organica di un cancro o di una malattia oncoequivalente con coinvolgimento dei microbi obbligatori.

Tutte le malattie che esistono si evolvono secondo le leggi della Nuova Medicina Germanica®!

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Mag
27
Fabio, Sport Masseur
Hamer: Il carcinoma osseo
dottor g. r. Hamer - official group
0

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Hamer: Il carcinoma osseo;

L’ 0 S S 0

Programmi speciali

biologici sensati

secondo la conoscenza della Nuova Medicina Germanica® del Dr. med. Ryke Geerd Hamer

Il carcinoma osseo: i dolori ossei sono segno sicuro di guarigione.

 

Hamer: Il carcinoma osseo

In origine per cancro si intendeva un tumore vero con forte aumento di cellule. Si supponeva che le cellule del tumore potessero navigare e causare escrescenze, figliare in altre parti del corpo, le cosiddette metastasi, che in realtà non esistono. Quando si veniva sempre più spesso a confronto con le cosiddette metastasi ossee, che presentavano un quadro opposto all’aumento cellulare, cioè dei buchi nell’osso, nessuno sapeva più cosa fosse realmente il “cancro”. Prima del 1981 (l’anno della scoperta della regola ferrea del cancro) c’erano molte teorie sull’origine del cancro. Ma che si potesse sviluppare un cancro a causa di un conflitto drammatico, altamente acuto, che dia isolamento psichico, che ci colga, per cosi dire, sul piede sbagliato, quasi nessuno lo riteneva possibile.

 Hamer: Il carcinoma osseo

La DHS (lo choc conflittuale biologico) è si un “essere colto sul piede sbagliato” ma anche l’aprirsi di una grande possibilità di rimediare a questo guasto. Con questa si inizia un “programma speciale biologico sensato” (SBS), cioè la possibilità benevola di madre natura, di riequilibrare la disattenzione. Questo conflitto biologico determina al momento della DHS sia la localizzazione del SBS nel cervello del cosiddetto “focolaio di Hamer” (HH), come anche la localizzazione nell’organo del cancro o degli oncoequivalenti (malattia simile al cancro, cioè diminuzione di cellule o deficit funzionale). Ogni malattia dimostra 2 fasi differenti, una fase di conflitto attivo ed una fase di guarigione, se avviene la soluzione del conflitto.

Il contenuto del conflitto in caso di “cancro osseo” è sempre un conflitto di perdita della stima di se, cioè un cosiddetto conflitto di crollo dell’autostima (SWE), che può essere sentito in modi differenti. Come, dove e cosa si sente viene definito sempre nel momento della DHS, per esempio:

Intellettualmente–moralmente = osteolisi della calotta e della colonna cervicale

In relazione a madre/bambino, padre/bambino, marito/moglie = osteolisi della spalla o dell’altra (a seconda della lateralità)

SWE delle capacità manuali, della destrezza = osteolisi delle braccia, mani

SWE centrale della personalità = osteolisi della colonna dorsale, lombare

SWE della sportività = osteolisi delle ossa delle gambe, delle ginocchia

Nella fase di conflitto attivo si formano necrosi, cioè osteolisi del sistema scheletrico, cioè si demoliscono cellule ossee o in casi più leggeri del sistema linfatico, con depressione contemporanea della ematopoiesi, delle cellule rosse e bianche del sangue, cioè una diminuzione della formazione di sangue = anemia. In caso di conflitti di SWE che durano a lungo, si possono formare grandi osteolisi del sistema scheletrico che poi presentano il pericolo di fratture sponatanee in questa fase di conflitto attivo.

Dopo la soluzione del conflitto (CL) succede il contrario, comincia un crescita selvaggia, ma ben organizzata di cellule di callo osseo. In questa fase intanto l’osso è ancora al massimo pericolo di crollare fin quando non si è ancora depositato callo a sufficienza. Le osteolisi ricalcificano sempre con forte gonfiore del tessuto osseo e forti dolori a causa della tensione del periostio. Contemporaneamente si vede adesso nel HH del cervello una colorazione scura (edema nella sostanza bianca del cervello) corrispondente alla parte scheletrica interessata che regredisce con l’aumento della ricalcificazione.

Più il paziente si prepara a questi attesi “dolori da guarigione ossea”, meglio sopporterà questi dolori. I dolori diventeranno insopportabili solo se il paziente viene preso dal panico. Questi dolori, che si presentano regolarmente nella fase di guarigione quando l’osso crea edema, sono un buon segno ed un processo importante nella guarigione biologica dell’osso, in quanto i dolori costringono l’individuo di tener ferma la parte scheletrica interessata, la quale rischierebbe di fratturarsi con carico o strapazzo funzionale. Normalmente il paziente dovrebbe stare a letto e non dovrebbe caricare il corpo vertebrale (in caso di interessamento della colonna vertebrale). La guarigione può essere controllata facilmente con esami radiografici dell’osso nella sua progressiva ricalcificazione. Si vede non solo più tessuto osseo di prima, ma addirittura più che nelle vicinanze, cioè maggiore densità.

Queste zone rotonde bianche e addensate sulla radiografia, che prima erano necrosi ossee, venivano ora chiamate “metastasi osteoblastiche” (che formano osso). Le necrosi ossee venivano chiamate “metastasi osteoclastiche” (che distruggono l’osso). Le necrosi ossee erano chiamate “metastasi osteoblastiche” (che distruggono l’osso). Come potevano queste necrosi spedire in giro delle “cellule cancerogene maligne”, visto che nella diminuzione di cellule non se ne trovavano neanche di cellule. Come può evolversi una osteolisi “benigna” in un osteosarcoma “maligno”? La “metastasi osteoblastica” non è nient’altro che la guarigione del buco nell’osso, in fondo la stessa cosa di un osteosarcoma. Si parla di osteosarcoma solamente quando è stato aperto il periostio, per esempio con la cosiddetta “biopsia”. Facendo ciò il liquido del callo sotto pressione, che si era formato nel buco osseo a causa della guarigione e che aveva dato pressione all’interno dell’osso spingendo il periostio in fuori, trova la sua strada attraverso il periostio perforato nel tessuto circostante, ingrossa ed indurisce il tessuto di cellule di callo e causa un cosiddetto “sarcoma”, un “mezzo osso”, chiamato anche osteosarcoma. Senza aver fatto una biopsia il tessuto circostante sarebbe solo gonfio. Il liquido fuoriesce dal periostio non però le cellule del callo. Secondo la comprensione della Nuova Medicina Germanica® si trova sempre lo stesso tipo di formazione istologica nella stessa zona organica anche in caso di cancro, sapendo ciò biopsie o prelievi di liquidi sono quasi sempre superflui. Secondo le nostre esperienze sappiamo che la TAC cerebrale può dare un’informazione più sicura della formazione istologica che una biopsia.

Troviamo lo stesso processo anche in un reumatismo articolare acuto, per esempio nel ginocchio, che equivale alla fase di guarigione dopo un conflitto di non sportività e che dopo un certo periodo regredisce spontaneamente. A causa del forte gonfiore e la deformazione dell’articolazione, che fondamentalmente sono passeggeri, può avvenire un recidiva del conflitto di non sportività, perché adesso il paziente non è per niente in grado di camminare spedito. Esistono questi circoli viziosi che si formano a causa dell’incomprensione o anche a causa del reale handicap durante la fase di guarigione. Un tale circolo vizioso lo troviamo per esempio nella poliartrite cronica primaria, che si basa sul seguente meccanismo: il paziente subisce un SWE di essere maldestro riguardo alle dita o allo scheletro della mano, commettendo un atto grossolano e maldestro. Quando risolve il conflitto il periostio si gonfia, e poiché si tratta spesso di osteolisi in vicinanza di articolazioni, l’edema preme in direzione della minor resistenza, cioè nell’articolazione delle dita o del polso. A causa del gonfiore il paziente si sente ancora più impacciato di prima e subisce adesso una recidiva dell’ormai risolto conflitto. La recidiva causa una regressione del gonfiore delle articolazioni, non perché sono guarite ma perché fanno nuove osteolisi nella nuova fase ca invece di continuare la ricalcificazione. Quando il gonfiore regredisce il paziente si sente più agile con le mani e può di nuovo giungere ad una soluzione del conflitto. La soluzione causa di nuovo un gonfiore delle articolazioni delle dita. Questo processo può andare avanti ad ondate anche per molti anni, fino a quando si giunge ad una deformazione permanente delle mani, che cementano rendendo maldestri permanenti.

Pazienti che in passato ottenevano la diagnosi di reumatismo articolare acuto, per esempio del ginocchio, finiscono adesso in oncologia e vengono trattati come osteosarcomi. La mortalità del osteosarcoma del ginocchio è molto alta. Non si era capito fino ad ora che si tratta dello stesso identico problema, perché non potevamo capire la differenza tra una frattura e la fase di guarigione di una osteolisi causata biologicamente da un conflitto. La differenza tra una osteolisi, causata da un conflitto biologico di SWE, ed una frattura normale, che è avvenuta senza un tale conflitto di SWE, si trova nella formazione di callo, che nella frattura normale avviene senza formazione di edemi imponenti. L’osso alla fine della guarigione di un SWE contiene più calcio di prima ed è più forte. Questo è il senso biologico.

Se il paziente aveva una diagnosi “maligna” il medico poteva dare morfina al minimo segno di dolore. Con leggerezza si accettavano gli effetti collaterali della morfina come dipendenza, soppressione respiratoria, paralisi intestinale ecc..

Visto che il dolore è una sensazione soggettiva, i pazienti sentono il dolore intensificato di molto con il diminuire dell’effetto della morfina. È noto che le dosi di morfina devono essere sempre aumentate. Perciò la somministrazione di morfina era sempre una strada a senso unico, un assassinio a rate. Con la Nuova Medicina Germanica® possiamo differenziare con esattezza a quale fase della malattia appartiene il dolore, di quale qualità è, quanto tempo durerà ecc..

È importante che il paziente comprenda: il dolore osseo è buono, è un segno sicuro di guarigione!

Farmaci citostatici invece impediscono la guarigione, la bloccano.

Nei casi dei cancri governati dal neoencefalo si possono ottenere successi apparenti nella fase di guarigione, in quanto ogni processo di guarigione può essere immediatamente bloccato con farmaci citostatici (chemio). Di massima si possono indurre allo sgonfiamento ogni foruncolo, ogni ascesso, perfino ogni puntura d’ape con l’uso di citostatici, ma si impedisce sempre in questo modo la guarigione e con ciò anche per esempio il lavoro necessario dei microbi.

Seguendo il sistema ontogenetico dei microbi si dimostra che i microbi si inseriscono in modo sensato e comprensibile dal punto di vista evolutivo nel processo biologico degli SBS. In fondo essi sono cresciuti insieme a noi e per noi. Loro sono un anello della catena di un circuito regolatore della natura, solo che noi non lo sapevamo. Perciò avevamo tentato con impegno cieco di distruggere questi piccoli aiutanti utili con i cosiddetti antibiotici o sulfamidici.

I batteri collaborano sia in parte negli organi governati dal cervelletto appartenenti al foglietto embrionale medio, dove demoliscono le cellule, sia anche nelle necrosi degli organi governati dalla sostanza bianca del cervello appartenenti al foglietto embrionale medio, dove aiutano a costruire cellule, come per esempio nell’osso. I chirurgi utilizzano questa conoscenza già da 50 anni, quando per esempio nel caso di una frattura comminuta la aprono e la tengono aperta con una perforazione con una serie di chiodi passeggeri, poiché una frattura aperta accessibile ai batteri guarisce molto più veloce di una frattura che resta chiusa. I batteri facilitano la costruzione ma demoliscono anche frammenti d’osso sparsi o superflui.

Non siamo morti a causa dei microbi, ma al massimo a causa dell’enorme edema nel nostro cervello durante la fase di guarigione, quando il conflitto era durato troppo a lungo. Ma si aggiunge un altro fattore. Le cellule staminali del midollo osseo si sono trovate in una depressione ematopoietica durante la fase ca a causa della simpaticotonia, ed alla fine producevano pocchissime cellule ematiche o addirittura non ne producevano più, per esempio in caso di conflitti di durata molto lunga. Si chiamapanmieloftisi. Con l’inizio della fase di guarigione però si sciolgono i freni e con una forte spinta il midollo osseo riprende la produzione. Inizialmente si producono leucociti in eccesso ed in parte inutilizzabili (per esempi blasti). Dopo l’usuale ritardo di 4-6 settimane riprende in ugual misura anche la produzione di eritrociti e trombociti, anche qui inizialmente con un gran numero di cellule di qualità inferiore, per esempio eritrociti con una capacità ridotta di trasportare ossigeno. Con ciò risulta “un’anemia ritardata con contemporanea leucemia”.

La leucemia è praticamente una specie di esubero di cellule del sangue simile al sarcoma, solo con la differenza che le cellule in esubero e di qualità inferiore vengono smaltite dall’organismo già dopo pochi giorni. La differenza tra leucemia acuta e cronica si può comprendere solo guardano ogni volta la specifica situazione di conflitto. Una leucemia acuta risulta da un conflitto di crollo di stima di se acuto e drammatico, quasi sempre una faccenda unica, mentre la leucemia cronica risulta da conflitti, che scompaiono in certi momenti del tutto, per poi ripresentarsi periodicamente con acutezza.

Perciò è molto importante da sapere: non esiste una leucemia senza precedente cancro osseo attivo.

Ma già la diagnosi annientante “leucemia” distrugge con forza inaudita la stima di se che si trova a mala pena in guarigione e molte volte è la causa di recidive o nuovi choc conflittuali, cioè di metastasi. Il paziente durante questa fase di guarigione leucemica è una pianticella delicata, che non può ancora essere esposta all’aria ruvida della concorrenza della stima di se.

Cancro osseo, anemia, leucemia, osteolisi, sarcoma, dolori ossei, colpo della strega, scoliosi, ernia del disco, reumatismo articolare, plasmocitoma, artrosi, morbo di Bechterew, poliartrite, Hodgkin ecc. sono fondamentalmente la stessa cosa solo in fasi differenti del processo.

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Mag
25
Fabio, Sport Masseur
Hamer: La fortuna della leucemia
dottor g. r. Hamer - official group
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Hamer: La fortuna della leucemia; Nella Nuova Medicina Germanica® la leucemia non è una malattia ma una fase di guarigione dopo una malattia del midollo osseo il quale è responsabile per la formazione del sangue. Fondamentalmente esistono due tipi iatrogeni (dovuti a fattori esterni) di danno del midollo osseo: uno è del tipo generalmente tossico e l’altro per esempio a causa di irradiazioni radioattive (Tschernobyl). La reazione di guarigione del midollo osseo si chiama reazione leucemica, nella quale il midollo osseo produce molte cellule immature sia della linea rossa che di quella biancha, cioè eritrociti e leucociti immaturi. I leucociti più immaturi sono chiamati (leuco-)blasti.

Nella medicina ufficiale aveva preso piede la mania che questi blasti fossero maligni, in quanto vengono prodotti in grande numero. Ma essi non sono per niente maligni e nessuno ha mai osservato che si possono dividere, al contrario dopo pochi giorni vengono demoliti (nel fegato), sono quasi come “macchine del lunedì”, che vengono tolte dal traffico in modo da non poter recare danno.

In passato si pensava erroneamente che questi blasti, che sono più grandi degli eritrociti, avrebbero potuto ostruire i vasi sanguigni. Ma questa è un’opinione errata in quanto durante la fase di guarigione leucemica (vagotonica) i vasi sanguigni sono mediamente dilatati tre o quattro volte del lume normale (diametro dei vasi), tanto che non esiste nessun pericolo. Nessun istopatologo ha mai potuto osservare al microscopio una tale ostruzione causata da blasti.

Hamer: La fortuna della leucemia

Anche l’opinione, secondo cui nella fase leucemica no si trovano sufficientemente leucociti, non è azzeccata: indipendentemente da quanti leucociti normali immaturi o blasti si trovano, il paziente ha sempre da 5 a 10.000 leucociti “normali”, il che è più che sufficiente rispetto alla diluizione.

Nella fase di guarigione dopo esposizione tossica o radioattiva il numero di leucociti, che può superare anche un milione, si regola da se dopo un certo lasso di tempo a seconda del grado di danneggiamento.

Questo tipo di danneggiamento non si osserva praticamente mai in biologia. Ma essa non si differenzia nell’ematogramma dal quadro che vogliamo spiegare adesso: causato da un conflitto biologico del crollo dell’autostima.

Anche qui la fase leucemica è la fase di guarigione. La fase che causa il danno è la precedente fase di conflitto attivo.

La fase di conflitto attivo è la fase di cancro. Durante la fase di conflitto attivo si formano osteolisi, cioè buchi nel tessuto osseo causati dalla diminuzione di cellule ossee. In questa fase il corpo produce sempre meno globuli rossi e bianchi del sangue. Lo chiamiamo anemia. Anemia (carenza di sangue), cancro osseo e fase di conflitto attivo di un crollo biologico di stima di se sono di regola la stessa cosa.

Nel cervello troviamo nella fase di conflitto attivo, nella zona appartenente della sostanza bianca dell’encefalo, una cosiddetta “configurazione a bersaglio”.

Una parte di questi crolli dell’autostima, che forse sono i più frequenti nel mondo umano che in quello animale, non possono essere risolti in realtà. L’individuo muore di anemia o diminuzione di cellule ossee.

Se il conflitto è durato a lungo ma alla fine viene risolto, la fase leucemica si distingue con un numero alto di leucociti. L’edema di guarigione nel cervello in questo caso è relativamente grande e può causare complicazioni (pericolo di coma cerebrale), se non si presta attenzione, come quasi sempre nella medicina ufficiale, e non si contrasta con l’aiuto di farmaci.

I sintomi della leucemia sono tipici, come tutte le fasi di guarigione dopo una malattia di cancro: il paziente è stanco e affaticato, spesso ha febbre, ha fame e nella prima fase della guarigione una diminuzione numerica degli eritrociti e dei leucociti a causa della dilatazione dei vasi (tipica per la fase di guarigione vagotonica) e della diluizione del sangue attraverso il siero. Contemporaneamente il paziente ha spesso forti dolori a causa dello stiramento del periostio in quella zona dove sotto il periostio si erano formate osteolisi, le quali cominciano adesso a ricalcificare.

Con la fase della stanchezza e dei dolori madre natura ha voluto causare qualcosa di sensato: l’individuo, uomo o animale, dovrebbe riposare il più possibile e star fermo, poiché a causa del distacco del periostio dall’osso (causato dall’edema nell’osso) in questa fase l’osso a volte non ha più stabilità, mentre prima la funzione del raggrinzire del periostio garantiva stabilità maggiore all’osso.

Perciò in questa fase: attenzione alle fratture ossee, specialmente nell’adulto e specialmente nel caso di osteolisi del collo del femore!

Quando si tratta di bambini piccoli la decalcificazione ossea è di solito generalizzata in quanto avevano subito un crollo generale dell’autostima (“mamma non mi vuole più bene, presta attenzione solo al fratellino”). Perciò il pericolo di frattura non esiste quasi mai nei bambini piccoli.

La medicina ufficiale non presta attenzione né al cervello né alla psiche dei suoi pazienti (professore pediatra Niethammer: ” Bambini, specialmente poppanti, non hanno ancora conflitti”). Loro partono con la follia di dover normalizzare artificialmente il numero aumentato dei leucociti, e questo subito, una cosa che fa anche madre natura ma solo quando le osteolisi si sono di nuovo calcificate, cioè quando sono guarite. Naturalmente si intende che nel mentre guariscono anche la psiche ed il cervello.

Se i medici della medicina ufficiale trovano una osteolisi, che si trova in guarigione con la fase leucemica, allora parlano di osteosarcoma. Praticamente ogni fase di guarigione leucemica corrisponde ad un osteosarcoma più o meno grande o ad osteosarcomi multipli. Questi per la fortuna del paziente non vengono quasi mai diagnosticati.

I vari tipi di leucemia:

Leucemia mieloide, linfatica e leucemia monocitica. In passato venivano rigorosamente differenziate. Da quando sappiamo che durante la stessa fase di guarigione molte volte la leucemia cambia da un tipo all’altro, e non si da più la stessa importanza alla differenziazione.

In passato la cosiddetta leucemia cronica o della vecchiaia e la leucemia linfatica nei bambini piccoli erano considerate particolarmente insignificante. Entrambe di solito non venivano considerate come leucemie vere. In questo grande errore però si trovavano due piccole scintille di verità.

Tragicamente oggi si diagnosticano 30 o 40 volte più leucemie che in passato (in realtà sarebbero ancora molte di più). Fondamentalmente ogni lombaggine (colpo della strega) è una piccola leucemia.

In passato nessun pediatra avrebbe avuto l’idea di fare un prelievo di midollo osseo in una leucemia linfatica infantile. Si controllava dopo 3 e 6 mesi e si costatava che si era risolta.

Leucemie acute e croniche si differenziano per il fatto che il percorso del conflitto si presenta per la prima volta o si ripresenta per l’ennesima volta.

Sapendo tutte queste cose nessuno dovrebbe più morire di leucemia, tanto meno un bambino.

Parliamo, anche se il paziente è momentaneamente stanco ed affaticato e sente dolori, della “fortuna della leucemia”.

Sia la chemio che anche la morfina contro i dolori ossei sono un follia assurda che si contrappongono a tutto quello che madre natura ha inventato con questi sintomi sensati.

La stupidità della medicina ufficiale del momento si trova nel fatto, che si danneggia ulteriormente il midollo osseo, che è già danneggiato e sta riprendendosi in quel momento, e spesso in modo definitivo, in modo che non riesce più a riprendersi.

La coronazione della follia è il cosiddetto trapianto del midollo:

con esso il midollo osseo del paziente viene completamente distrutto con chemioterapia e radiazioni. Poi gli vengono iniettati cellule di midollo osseo di un donatore estraneo (a volte anche del proprio midollo osseo prese nella cosiddetta fase di remissione piena) nel circuito sanguigno con la speranza che le cellule attecchiscano come ravanelli in terra nel midollo osseo di prima, ormai distrutto.

Nessun ricercatore ha mai potuto osservare, che una cellula di midollo osseo marcata con radioattività sia migrata dal sangue nel midollo osseo per attecchire lì. Le cellule estranee vengono al contrario demolite rapidamente ed in breve non sono più rintracciabili.

Solo una piccolissima percentuale di questi pazienti sopravvive, quella in cui la radiazione non è stata completa per un qualsiasi motivo, tanto che il proprio midollo osseo abbia potuto rigenerarsi.

Hamer: La fortuna della leucemia

Se avete compreso la portanza di queste cose, sapete il perché nessun professore osi confrontarsi con Hamer e quasi nessun professore adopererebbe questo non-senso sui propri famigliari.

Tono originale della medicina ufficiale, professor Winkler del centro per la leucemia in Muenster: Già dopo quattro settimane di cura di chemio non si rintracciano più cellule cancerogene al microscopio. “Ciò nonostante dobbiamo praticare altri 5 mesi di terrore in volo cieco”, dice l’oncologo Winkler. A questo trattamento intensivo segue una fase di 18 mesi di pastiglie (Spiegel (rivista tedesca) , 47/1991, pagina 336).

Aiutate a finire questa follia!

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Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia  Hamer: La fortuna della leucemia

Mag
25
Fabio, Sport Masseur
Hamer, Il sistema immunitario – di cosa si tratta?
dottor g. r. Hamer - official group
0

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Hamer, Il sistema immunitario – di cosa si tratta?    Nella medicina ufficiale che regna, la “malattia” in generale viene considerata un “errore della natura”, come un crollo del cosiddetto “sistema immunitario”, come qualcosa di “maligno”, che cerca di distruggere l’organismo e perciò deve essere combattuto ed eliminato con tutti i mezzi a disposizione di una strategia medica militare. E così si era creduto che nella formazione del cancro il sistema immunitario, – qualsiasi cosa ci si immaginasse, comunque una specie di armata a difesa del corpo, – fosse indebolito, tanto che le piccole cellule maligne del cancro o dei microbi potessero trovare una breccia, invadere il tessuto ed espandersi. E perciò era importante mobilitare la nostra armata di difesa del corpo, il cosiddetto “sistema immunitario”, contro l’armata maligna degli aggressori, dei microbi o anche delle cellule cancerogene, che volevano distruggerci.

Hamer, Il sistema immunitario – di cosa si tratta?

La Nuova Medicina Germanica® invece ha scoperto che non si tratta di “malattie” nel senso che si credeva fino ad ora, ma che i sintomi, che avevamo chiamato “malattie”, sono “programmi speciali biologici sensati” della natura bifasici, nei quali la presunta malattia rappresenta solo una delle due fasi.

In passato nella nostra ignoranza abbiamo visto grossolanamente circa 1.000 malattie. 500 di esse erano malattie fredde, nelle quali il paziente aveva i vasi sanguigni cutanei ristretti, era pallido, e perdeva peso. Le altre erano circa 500 malattie calde, con febbre, vasi sanguigni dilatati, buon appetito, ma grande stanchezza. Tutte queste presunte malattie erano considerate malattie a se stanti. Erano descritte nei nostri testi di studio e le dovevamo imparare a memoria per l’esame di stato. Adesso sappiamo che non era corretto così. Si trattava ogni volta solo di metà di una malattia e di conseguenza conosciamo adesso grossolanamente all’incirca 500 programmi speciali biologici sensati (SBS) che sono bifasici: la 1° fase è sempre la fase fredda, di conflitto attivo, simpaticotonica, di stress. La 2° fase è, se avviene la soluzione del conflitto, sempre una fase di guarigione, calda, di conflitto risolto, vagotonica.

La 4° legge della natura riordina tutte le cosiddette malattie secondo la loro appartenenza ai foglietti embrionali, che si formano fin dall’inizio dello sviluppo dell’embrione: il foglietto embrionale interno, quello medio e quello esterno. Non solo si possono associare ogni cellula od ogni organo del corpo ad uno di questi foglietti embrionali, ma oltre a ciò, ad ognuno di questi foglietti embrionali appartiene anche, secondo l’evoluzione, una specifica parte del cervello, un determinato tipo di contenuto conflittuale, una determinata localizzazione nel cervello, una determinata istologia e specifici microbi a seconda del foglietto embrionale. Oltre a questo ogni SBS ha anche un senso biologico specifico.

 Hamer, Il sistema immunitario – di cosa si tratta?

I microbi, li avevamo intesi fino ad ora come se causassero le cosiddette malattie infettive, e sembrava sensato in quanto nelle cosiddette malattie infettive si trovavano sempre questi microbi. Ma in queste presunte malattie infettive avevamo solo dimenticato o non osservato la prima fase del processo. A queste presunte malattie infettive precedeva sempre una fase di conflitto attivo. Solo con la soluzione del conflitto questi microbi possono diventare attivi. Allora non sono nostri nemici ma ci aiutano, lavorano su nostro comando, su comando del nostro organismo, diretti dal nostro cervello.

Cerchiamo di immaginarci i microbi come tre tipi di lavoratori:

1. Quelli che devono eliminare le immondizie (spazzini), i micobatteri tubercolotici, che per esempio eliminano i tumori intestinali (del foglietto embrionale interno) nella fase di guarigione (solo diminuzione di cellule!). Vogliamo subito menzionare che i micobatteri, allo stesso ritmo dei tumori degli organi governati dal cervello antico dell’endoderma e (della parte antica) del mesoderma, si moltiplicano durante la fase di conflitto attivo, ma diventano attivi ed eseguono il loro lavoro solo nella fase di conflitto risolto.

2. Quelli che devono risistemare un cratere provocato da una bomba (lavoratori di terreno), i virus che riempiono le ulcere, cioè le ri–elevano a livello del tessuto circostante (ricostruzione di cellule). I virus si trovano sempre solo in fase di guarigione e solo negli organi governati dalla corteccia cerebrale appartenenti al foglietto embrionale esterno. I sintomi concomitanti sono: vagotonia, di solito febbre, edemi dell’epidermide o della mucosa, però solo della mucosa di epitelio pavimentoso.

3. Quelli che elaborano solo i difetti (osteolisi, necrosi) degli organi del foglietto embrionale medio, i batteri, che sono da paragonare a degli scavatori, che puliscono il campo dalle macerie per poterci costruire una nuova casa, cioè per permettere all’organismo di riempire il difetto come si deve (demolizione e ricostruzione di cellule!). Anche qui avviene la moltiplicazione delle cellule esclusivamente nella fase di guarigione o dopo lesioni, dove sono presenti batteri.

Se non sono presenti “microbi specifici” la fase di guarigione si svolge naturalmente lo stesso, ma non in modo biologicamente ottimale, per esempio: epatite non A, non B, non C. I dotti epatici, che sono coperti di epitelio pavimentoso e che si alterano ulcerandosi in caso di conflitto biologico di disputa di territorio, per migliorare il deflusso di bile con un lume maggiorato (= senso biologico), si chiudono a causa dell’edema. Conseguenza: la bile ristagna, non riesce a defluire. Se sono coinvolti contemporaneamente molti dotti epatici il paziente diventa giallo: ittero, urina scura, feci giallo chiare a causa della mancanza della sostanza che colora la bile. Ma non sono i virus a causare l’epatite, come credevamo noi medici intelligenti nella nostra ingenuità, piuttosto, il nostro organismo si serve di loro, se sono presenti, per ottimizzare il percorso di guarigione. Comunque decide sempre il nostro cervello su quale tipo di microbo, in quale tipo di lavoro e quando ci debba aiutare; solo un determinato tipo, che il nostro cervello lascia lavorare a seconda del caso. Lo stesso su comando del nostro cervello, i presunti microbi patogeni si trasformano di nuovo in microbi benigni, apatogeni, e si ritirano in qualche parte del nostro organismo dove non disturbano, ma da dove possono sempre essere riattivati quando necessitano di nuovo. Visto che non lo sapevamo in passato, non solo avevamo male interpretato tutte le presunte malattie (SBS), ma non abbiamo neanche potuto trattare un solo paziente in modo corretto, secondo le cause.

Ma se i microbi non erano armate di nemici ma armate di amici, controllati e governati in modo sensato dall’organismo come simbionti, che cosa era allora il cosiddetto “sistema immunitario”? un’armata di cellule assassine, fagociti, linfociti T ecc., aiutato da uno squadrone di reazioni del siero? In altre parole: cosa resta del cosiddetto “sistema immunitario”?

Risposta: solo i fatti, non il presunto sistema, in quanto il “sistema immunitario” non esiste come concetto indefinito, spugnoso, che viene utilizzato indistintamente nella fase di conflitto attivo come nella fase di conflitto risolto, nel cancro, nei sarcomi, nella leucemia o nell’AIDS, attraverso tutte le cosiddette “malattie infettive”.

Anche nella cosiddetta “malattia da immunodeficienza AIDS” dicono siano coinvolti virus e linfociti T. I virus dell’HIV però non vengono mai trovati nei pazienti con AIDS. Nessuno ha mai osservato una sintomatologia precisa dopo una cosiddetta infezione con HIV, come si è abituati per esempio con la rosolia o con il morbillo. Pure è molto strano che l’”AIDS”, come presunta malattia virale, si comporti in modo del tutto differente dalle altre malattie virali, le quali vengono considerate superate quando il test degli anticorpi risulta positivo, cioè quando la “malattia” è superata. Che tali sintomi eclatanti comportino senza eccezione una serie di reazioni del sangue e del siero dovrebbe essere sottinteso. Ma dato che non esiste una specifica sintomatologia per l’”AIDS” si aprono le porte ad atti medici e diagnostici arbitrari.

Se una persona ha il test dell’HIV negativo e si ammala per esempio di cancro, reumatismo articolare, sarcoma, polmonite, diarrea, demenza, micosi, tubercolosi, febbre, herpes o tutti i possibili sintomi neurologici o di deficit, allora si tratta di normali “malattie” nel senso comune del termine, secondo la comprensione del passato. Se la stessa persona però ha il test dell’HIV positivo, subito tutti questi sintomi sono sintomi maligni dell’AIDS, viene quasi da dire metastasi dell’AIDS, che segnano già l’imminente e penosa morte del paziente di AIDS da compatire.

Per virus HIV, che non esiste (il presunto scopritore del AIDS, il Signor Montagnier, ha dichiarato in un’intervista ad un giornale spagnolo nel 1995 di non aver mai visto il virus HIV!), si intendeva fondamentalmente che il colpito “dall’epidemia mortale di AIDS” moriva infine di cachessia e panmieloftisi, cioè era incapace di produrre sangue.

Lo stesso processo lo troviamo anche in caso di cancro osseo o meglio dire in caso di cancro con diminuzione ossea, cioè osteolisi del sistema scheletrico, che comporta sempre una panmieloftisi (anemia) ed il conflitto correlato, secondo la locazione della parte scheletrica colpita, è sempre uno specifico conflitto di crollo dell’autostima. La guarigione di un tale conflitto di crollo dell’autostima sarebbe la formazione di callo osseo dell’osteolisi (ricalcificazione), con il segno della leucemia. Si ammala di “AIDS” solo chi sa o chi crede di essere HIV positivo!

Strano che nessuno abbia mai notato questo strano fenomeno. Tutta questa faccenda deve avere a che fare con la psiche. Per essere più precisi: se le persone si ammalano gravemente solo quando viene loro detto che sono HIV positivi, è urgente immaginare cosa succeda nella psiche di un tali pazienti ai quali viene comunicata una diagnosi annientante con la prognosi del 50% di mortalità!

Esattamente come ci fanno sempre paura con il cancro, in quanto è maligno, anche con i microbi maligni ci facevano paura.

Anche se la paura in caso di epidemie non è del tutto infondata, questo non è colpa dei microbi ma della civiltà, ed anche qui, dei molteplici errori della civiltà.

In fondo esistono solo due possibilità riguardo ai microbi: o i microbi sono endemici (per una zona), cioè tutti li hanno, quindi nessuno può avere “nuovi” microbi, in quanto ha tutti quelli che si possono avere in quella zona. O si impedisce con “l’igiene”, separazione e vaccini, che le persone entrino in contatto coi microbi o le loro conseguenze, come le tossine. La nostra civiltà tenta quest’iltima strada. Nella natura, negli animali e nei popoli naturali questo non esiste.

Per quanto riguarda il “pericolo di infezione”, specialmente con i microbi esotici, possiamo dire: esattamente come il nostro organismo o il nostro cervello computer non ha un programma per automobili, aerei o televisione, il nostro computer cervello non è neanche predisposto ad una cambiamento di territorio di migliaia di chilometri in poche ore, tanto meno in altre zone climatiche con altri microbi. Ciò che è del tutto normale per gli abitanti che vivono lì, poiché sono nati e cresciuti lì e si sono adattati, non è per niente normale per il visitatore. Un esempio è il morbillo per noi innocuo che superiamo di solito da bambini. Quando si è importato il morbillo in America, morirono molte migliaia di indiani adulti miseramente, ma non un singolo bambino. Ogni medico in Europa sa che anche da noi un’infezione primaria con il morbillo nell’adulto può essere mortale. Nel bambino invece è sempre innocuo. Si trasmette si il virus, ma si ammala solo colui o il bambino che ha vissuto precedentemente il conflitto correlato e si trova al momento in fase di guarigione. Nel caso del morbillo si tratta di un conflitto che ha da fare con il cavo orale o con i seni paranasali (per esempio “questa cosa mi puzza”).

Il cosiddetto sistema immunitario, che avevamo immaginato come una specie di armata del nostro organismo, che annientava cellule cancerogene maligne o microbi maligni come in una grande battaglia, non esiste in questo senso. Corrisponde alla precedente completa ignoranza sulla tipologia della “malattie” e la completa incapacità di valutare e classificare gli innumerevoli fatti e sintomi della sierologia e dell’ematologia.

La nostra odierna medicina ufficiale con le sue innumerevoli ipotesi non dimostrate e non dimostrabili è un errore continuo e brutale. Avevamo trovato fatti veri da esami nella medicina ufficiale, come l’ematogramma, parametri di laboratorio o cambiamenti nella ematopoiesi ecc. o immagini di TAC, ma le conclusioni che avevamo tratte e la terapia che ne risultava erano completamente sbagliate. Di conseguenza il tasso di mortalità della terapia nel cancro era del 98% dopo 5 anni. Nella Nuova Medicina Germanica® si verifica il contrario, il tasso di sopravvivenza si trova al 98%.

Una “malattia” in questo senso, come ci è stato insegnato all’università, non esiste in senso stretto. Avevamo presupposto, in ciò che chiamavamo “malattia”, un errore di “madre natura”, cioè che il presunto “sistema immunitario” (pensato come un’armata di difesa del nostro organismo) fosse diventato troppo debole.

“Madre natura” invece non fa errori, magari può apparire un errore a prima vista, ma ha un senso, anche se a volte con sintomi concomitanti negativi per l’individuo, ma sempre a favore del bene del gruppo più grande.

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Mag
25
Fabio, Sport Masseur
Hamer: Il carcinoma del pancreas
dottor g. r. Hamer - official group
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Hamer: Il carcinoma del pancreas;  Nell’antichità erano i Greci ad aver sviluppato una cultura per superare i conflitti psichici con le loro Asclepiadi. I sacerdoti di Asclepio (Dio della medicina n.d.t.) domandavano a coloro, che venivano a chiedere consiglio, i sogni della notte appena passata e ne traevano informazioni riguardo ai loro problemi psichici ed alle loro malattie fisiche.

 

Hamer: Il carcinoma del pancreas

Anche se si può parlare solo in generale ed essere piuttosto imprecisi nel far riferimento ai tempi antichi e manchi del tutto un sistema, si era comunque più vicini allora a comprendere la correlazione tra psiche e malattia oncologica di quanto non lo siamo oggi nel 20° secolo, con la nostra fissazione sui presunti processi patologici e la ricerca di fatti a livello fisico.

Anche l’aspecifica ricerca sullo stress confonde il più delle volte causa ed effetto, in quanto tutti i pazienti di cancro sono sotto stress (stress permanente) nella fase ca.

Il contesto del cancro non si poteva comprendere fino in fondo, in quanto, non si differenziava tra la fase di conflitto attivo, di stress, con i suoi sintomi propri e la fase di conflitto risolto, vagotonica. Anche i “valori” psichici sono differenti nelle due fasi. Questo ha comportato che si cercasse di ridurre allo stesso denominatore fasi e sintomi completamente differenti, a causa dell’ignoranza del sistema ontogenetico dei tumori.

Si differenziava anche tra malattie primarie e secondarie o anche vecchi carcinomi, guariti, che si scoprivano solo per caso. Perciò molti risultati di queste osservazioni sono insensati. Prima della scoperta della Nuova Medicina Germanica® nel 1981 c’erano tante teorie sulla causa del cancro, ma nessuno riteneva possibile che il cancro potesse svilupparsi a causa di un conflitto biologico, cioè di un evento scioccante, drammatico, altamente acuto, vissuto con senso di isolamento psichico (DHS), che ci coglie “sul piede sbagliato”.

Un esempio: una paziente perdette in breve tempo 4 parenti molto stretti, ma non subì nessun conflitto biologico in quanto sapeva in partenza che padre, madre, fratello e zio non avevano nessuna possibilità di sopravvivenza. Ma quando lo zio, che aveva promesso di lasciarle in eredità un baule molto bello, lasciò nel testamento il baule alla sorella della paziente, ella perse la ragione e subì una DHS. Fu colta sul piede sbagliato poiché contava di ottenere il baule, gli aveva già preparato un posto d’onore in salotto. Ella subì un conflitto indigesto. Con il pensiero aveva già inglobato il “boccone” (baule) e doveva adesso con il pensiero ridarlo indietro.

Si ammalò di carcinoma al pancreas. Dal punto di vista “psicologico” avrebbe dovuto essere molto più importante la morte (“perdita”) di ognuno di questi parenti stretti, ma non lo era, poiché di ognuno di questi quattro parenti aveva saputo prima, per quanto fosse triste, che non c’era più niente da fare. Lei è stata in lutto come si deve per i parenti, era stato per lei un conflitto di perdita psichico o psicologico, ma non un conflitto biologico.

Il non ottenere il baule in eredità colpì la paziente a ciel sereno. Questo le causò un conflitto biologico ed un cancro al pancreas. Ma come andremo a vedere anche il carcinoma al pancreas non è un “errore” ma un processo biologico sensato. E’ importante comprendere in generale, che lo stesso identico avvenimento (per esempio un incidente), non deve necessariamente fare lo stesso conflitto in tutte le persone, o magari non causa nemmeno una DHS. Subire un conflitto è una cosa molto individuale ed è decisivo solo quello che ne racconta il paziente.

In caso di carcinoma al pancreas si tratta quasi sempre di un conflitto con parenti.

A. Conflitto di disputa “Lotta per un boccone”, per esempio conflitti di eredità.

Il focolaio di Hamer si trova nel tronco encefalico (ponte) lateralmente a destra.

Nella fase di conflitto attivo si forma un tumore compatto. Questo tumore ha il compito di produrre maggiormente succo pancreatico, che possa decomporre in particolar modo zuccheri e proteine. In questa fase il paziente sente solamente una certa pressione retroperitoneale, cioè dietro il peritoneo, in quanto il pancreas è retroperitoneale, dietro il peritoneo, come anche i reni.

Nella fase di guarigione il paziente ha il soliti sintomi da Tbc con sudorazioni notturne, ecc..

Il pancreas è un cosiddetto organo d’appendice all’apparato digerente, come anche lo sono il fegato o i polmoni (alveoli). Il senso biologico è, come già detto, di produrre maggiormente succhi digestivi nel pancreas, per cercare di inglobare (digerire) lo stesso il boccone (baule). Per esprimerlo diversamente: il tessuto aumentato del pancreas deve essere utilizzato per una miglior digestione del boccone con l’aiuto di un maggior versamento di succo pancreatico.

Oggi il boccone per noi non è più un boccone di cibo come invece lo è per l’animale, per il quale le 5 leggi biologiche della natura trovano applicazione in modo analogo (perdita del boccone).

La maggior parte degli adenocarcinomi del pancreas con crescita a cavolfiore di qualità secretoria non sono così pericolosi come sembrano.

Negli adenocarcinomi del pancreas troviamo due tipi di guarigione:

1. In caso di presenza di micobatteri (al momento della DHS): necrosi caseosa con demolizione tubercolotica con successiva formazione di caverne pancreatiche. La maggior parte degli adenocarcinomi pancreatici in questo caso non hanno quasi mai bisogno di essere operati (stato post tubercolotico del pancreas), in quanto se necessita si possono sostituire il fermenti digestivi.

2. Guarigione con incapsulamento quando non siano presenti micobatteri al momento della DHS: il paziente non ha quasi altri sintomi oltre ai normali sintomi vagotonici. Ma ha lo “svantaggio” che continua a versare più succo pancreatico anche se è biologicamente insensato.

B. Conflitto di disputa di territorio o d’identità (riguardante l’epitelio dei dotti pancreatici secondo la lateralità, il livello ormonale, la costellazione schizofrenica ecc.)

Il focolaio di Hamer si trova nel neoencefalo temporalmente a destra.

Il pancreas appartiene agli organi composti funzionalmente da parti provenienti da vari foglietti embrionali e perciò ha vari contenuti conflittuali.

L’ulcera dell’epitelio pavimentoso dei dotti pancreatici per esempio appartiene al foglietto embrionale esterno e corrisponde a seconda della lateralità ad un conflitto di disputa di territorio o di identità.

Nei conflitti del cervelletto e del neoencefalo la lateralità è di fondamentale importanza, mentre nel tronco cerebrale non è ancora importante. Il test dell’applauso perciò è un criterio importante della Nuova Medicina Germanica®.

Se nell’applaudire la mano destra si trova sopra l’altra si è destrimani, viceversa si è mancini.

Nel conseguirsi dei conflitti oltre alla lateralità è determinante anche la situazione ormonale (pillola anticoncezionale, climaterio, assunzione di ormoni, estirpazione delle ovaie o radiazione, chemio ecc.). L’uomo mancino giovane non subisce per esempio nel caso del conflitto di disputa di territorio un’ulcera dell’epitelio pavimentoso dei dotti pancreatici ma un’ulcera rettale. La donna mancina invece subisce nel caso di un conflitto d’identità un’ulcera dei dotti pancreatici (o un’ulcera gastrica o un’ulcera dei dotti biliari).

Normalmente una giovane donna destrimane reagisce in caso di conflitto d’identità sul lato sinistro femminile della corteccia cerebrale. Se la stessa donna però prende per esempio la pillola, sente lo stesso conflitto in modo maschile e mostra un focolaio di Hamer sul lato destro maschile.

Dall’organo al cervello e dal cervello all’organo la correlazione è sempre chiara.

Solamente nella correlazione tra psiche e cervello e viceversa la lateralità è importante, in quanto determina la via conflitto/cervello e con ciò quale “malattia” può sviluppare il paziente a causa di un determinato conflitto.

Il conflitto d’identità femminile: contenuto del conflitto: “Non sapere dov’è il proprio posto o dove bisogna andare; anche non sapere quale decisione prendere”, corrisponde a livello organico ad un’ulcera della mucosa del retto, in caso di una destrimane.

Nella fase ca si formano ulcere rettali dolorose, che sanguinano di rado in questa fase, ma creano dolori e spasmi e vengono di solito confusi come “dolori da emorroidi”.

Il senso biologico sta nell’allargamento del retto per defecare meglio e definire meglio il proprio habitat (identità).

Nella fase di guarigione i pazienti non hanno più dolori ma un forte edema della mucosa e sanguinamento dall’ulcera che guarisce. Questa mucosa fortemente edematosa ed ulcerata secerne sangue chiaro che in passato veniva mal interpretato come “sanguinamento da emorroidi”, oggi altrettanto errata è l’interpretazione di carcinoma rettale, che purtroppo viene “curato” inutilmente ed insensatamente con estirpazione chirurgica del retto. Se oltre ad una terapia sintomatica per facilitare lo sgonfiamento non si interviene in alcun modo e si evitano recidive di conflitto, l’ulcera rettale guarisce senza problemi. Però anche qui vale la regola: attenzione in caso di sindrome, con contemporaneo carcinoma dei tubuli collettori renali, un cosiddetto conflitto del profugo o dell’esistenza, o conflitto di sentirsi lasciato solo, di non sentirsi accudito o sentirsi mal-accudito, o di paura dell’ospedale ecc..

Nella fase di guarigione il nostro organismo accumula edema nella parte interessata, per esempio nella guarigione dell’ulcera pancreatica, dell’epatite, della ciste renale, del carcinoma pleurico o anche dell’ulcera rettale. Se si aggiunge contemporaneamente un carcinoma dei tubuli collettori renali in fase attiva, il deposito d’acqua aumenta a dismisura, cioè la mucosa del retto può gonfiarsi più del doppio. Questo comporta problemi. Anche il focolaio di Hamer nel cervello si gonfia di più.

Nella donna mancina in caso di ulcera dell’epitelio pavimentoso dei dotti pancreatici durante la fase di conflitto attivo si formano ulcera nei rami dei dotti pancreatici e nel grande dotto pancreatico. Il senso biologico dell’allargamento dei dotti pancreatici sta nella necessità di espellere più succo pancreatico.

Durante la fase di guarigione i dotti pancreatici colpiti dall’ulcera si gonfiano; inoltre si alza l’amilasi nel siero. Di solito la diagnosi di tumore al pancreas avviene adesso, mentre si tratta solo di uno “pseudo” tumore (che sembra “otturare” i dotti), che dopo lo sgonfiamento dei dotti pancreatici colpiti torna di nuovo transitabile.

Anche qui: attenzione in caso di sindrome!

Non di rado questo conflitto si trova in compagnia dell’ulcera gastrica o dell’ulcera dei dotti biliari, che appartengono pure al foglietto embrionale esterno ed hanno un contenuto di conflitto simile.

Nella fase di conflitto attivo si forma una diminuzione di sostanza della mucosa gastrica lungo la piccola curvatura dello stomaco, nel piloro e nel bulbo duodeni, dov’è migrato l’epitelio pavimentoso, che è molto sensibile. Perciò si creano dolori o coliche gastriche. Il senso biologico stà nell’ingrandimento del passaggio gastrico, specialmente dell’uscita gastrica.

Nella fase di guarigione vediamo di frequente ulcere gastriche sanguinanti (ematemesi e feci nere). Nonostante sia un buon segno, ci hanno abituato ad considerarlo come cattivo. In questa fase il paziente non ha più dolori e neanche coliche, a volte presenta episodi di vomito. Attenzione in caso di sindrome!

 Hamer: Il carcinoma del pancreas

Anche in caso di ulcera dei dotti biliari intra o extra epatici si tratta di conflitti di disputa di territorio: i confini dei territori limitrofi sono stati violati, così che il “capo confinante” può fare incursioni.

Spesso anche dispute per soldi.

Nella fase di conflitto attivo si formano ulcere nei dotti biliari intra ed extra epatici e nella cistifellea, che creano dolori, anche coliche biliari o coliche biliari intra epatiche. Il senso biologico sta nell’allargamento ulceroso dei dotti biliari in modo che il deflusso di bile sia migliorato grazie al diametro maggiore.

Nella fase di guarigione vediamo l’epatite. A causa del gonfiore di guarigione delle ulcere della mucosa intracanulare, avvengono momentanee occlusioni dei dotti biliari con ristagno di bile, o nella maggioranza dei dotti biliari intra ed extra epatici (epatite itterica) o solo in una piccola parte (epatite anitterica). Ma non sono i virus a causare l’epatite, come avevamo creduto noi medici intelligenti nella nostra ingenuità, ma il nostro organismo si serve di loro, se sono presenti e caso mai esistano (non ne è stato ancora dimostrato neanche uno finora), per ottimizzare il percorso della guarigione.

Se non sono presenti i virus, la fase di guarigione avviene lo stesso, ma eventualmente non in modo biologicamente ottimale: per esempio epatite non A, non B, non C.

E’ sempre il nostro cervello a determinare quale tipo di microbo può aiutare, quando, in quale lavoro, ed è sempre solo un determinato tipo che ottiene il comando dal cervello per lavorare in una determinata zona. E’ sempre su comando del nostro cervello che i presunti microbi patogeni si trasformano di nuovo in microbi apatogeni, benigni, che si ritirano in qualche parte del nostro organismo, dove non disturbano, ma da dove posso essere riattivati in qualsiasi momento quando necessitano di nuovo. La cosa più temuta sia nel percorso di guarigione dell’ulcera gastrica sia nell’epatite non è ne il sanguinamento gastrico ne sono i valori epatici alterati (specialmente le gamma GT, la fosfatasi alcalina ed eventualmente la bilirubina nel percorso itterico), ma la crisi epilettoide, che si presenta quando i valori epatici cominciano a scendere di nuovo.

Richiede la massima attenzione il rischio di “coma epatico” (formazione di ammoniaca nel fegato), che fondamentalmente è un coma cerebrale, immediatamente dopo la crisi epilettoide. La terapia consiste in costante apporto di glucosio per os (bocca), poco o nessun apporto di liquidi attraverso infusione.

Attenzione in caso di sindrome che causa un’epatomegalia (forte edema epatico) con dolori causati dall’espansione della capsula epatica. Anche i valori epatici, specialmente le gamma GT, aumentano notevolmente nell’epatomegalia, fatto che avviene in forma molto minore senza la sindrome.

Ma nonostante tutte le complicazioni, per esempio in caso di durata di conflitto lungo ed intenso, che per fortuna non sono la regola, la maggior parte dei pazienti ce la fa a guarire. Da quando conosciamo la Nuova Medicina Germanica®, sappiamo secondo quale schema si manifesta il cancro, come si evolve e come può essere fermato e come possiamo possibilmente evitare o far terminare la sindrome.

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

 

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