Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 142

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 144

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 589

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 592

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 142

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 144

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 589

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 592
Community News
Home  »  Community News
Juil
25
Fabio, Sport Masseur

Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni

sport - official group
0

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/twitter-plugin/twitter.php on line 136

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/twitter-plugin/twitter.php on line 139

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 142

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 144

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 589

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 592

Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni        BANDO ALLA SPECIALIZZAZIONE PRECOCE
“Nelle prime fasce d’età l’allenamento deve ampliare il più possibile il bagaglio di esperienze motorie dei bambini. Non si può quindi concentrare il lavoro solo sulla disciplina praticata. Consigli e proposte pratiche per far crescere in modo corretto i calciatori in erba.”
Negli ultimi tempi ho cercato di riportare la palla al centro in merito alla specializzazione precoce; soprattutto considerando i programmi delle Scuole Calcio che si occupano di bambini di 5, 6 e 7 anni e sono quindi impegnate in un importante compito educativo. In tale contesto, il calcio deve essere un pretesto per lavorare correttamente nell’indirizzo dell’avviamento allo sport.
Noi addetti ai lavori abbiamo detto tante volte che riteniamo che molti problemi dello sport italiano (per una volta siamo presuntuosi e pensiamo in grande) e quindi anche del calcio, dipendano dall’impostazione troppo settoriale e specializzata che caratterizza l’attività giovanile in ogni disciplina.

 

Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni

 

Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni

Stremati alla meta
Troppo poca attività ludica di base, troppo poca attività motoria generale e, soprattutto, molta chiusura nei confronti delle altre discipline. Di conseguenza, nelle scuole calcio si fa solo calcio, nelle società di nuoto ci si allena solo nuotando anche a 7-8 anni, si fanno gare di moto-cross a 7 anni, del tennis non parliamone nemmeno e poi a 16-18 anni, quando dovrebbero nascere i futuri campioni, quasi nessuno fa più attività agonistica.
Stanchiamo i bambini con le logiche dello sport dei grandi e poi.. . abbiamo gli amatori quando gli altri paesi fanno le selezioni fra tanti atleti per vedere quali sono i migliori. Una ventina di anni fa il CONI, che allora aveva idee e risorse economiche, lanciò le stagioni dei C.A.S. (centri di avviamento allo sport) e gettò diversi sassi in uno stagno immobile come quello della cultura sportiva, riuscendo a lasciare qualche segno.
Sono di quegli anni tante pubblicazioni sui lavori multilaterali, sono del Centro Studi della Federazione Atletica degli anni Ottanta le raccolte e gli articoli tradotti sull’attività giovanile e la multilateralità degli indirizzi per i vari sport, ma ormai tutto questo e dimenticato e si e ritornati ai propri orticelli.
Il gioco libero
Una scusante comunque c’è. Fino a 25 o 30 anni fa le società sportive iniziavano a insegnare i vari sport a 10-12 anni e prima erano gli oratori, le strade e i cortili a “formare” il bagaglio motorio dei giovani.
La scuola iniziava l’educazione fisica alle Medie ed era quella l’età in cui prendeva il via l’attività agonistica, seppur in forma blanda. In pratica, l’organizzazione della vita di ogni giorno lasciava bambini e ragazzi molto più liberi. Per strada c’erano meno macchine e soprattutto meno pericoli e questo permetteva di lasciar crescere i ragazzi in libertà, affrontando tutte le esperienze motorie possibili, tutti gli sport accessibili. L’impegno era alto, ma con una partecipazione fattiva che dipendeva dall’approccio di ognuno, sempre libero e mai imposto.

Quante ore di attività fisica si facevano?
Tante. Dal primo pomeriggio, dopo la scuola, a quando c’era luce. In estate, anche di mattina e pomeriggio. Quanta attività fisica, quanti sport…e senza l’assillo di campionati e specializzazioni.
Si giocava a calcio, a basket con canestri inventati, a tutti i giochi possibili con la palla, si scalavano alberi, si giocava lungo i fiumi, dove si andava di nascosto, e si affrontavano situazioni di equilibrio che
adesso noi definiremmo “pericoli impossibili”. Tutto era normale e nessuno pensava nemmeno lontanamente che quelle attività potessero far male.
I videogiochi non esistevano e anche in televisione i programmi, che caso mai si seguivano in inverno, non iniziavano prima delle 17,30.
Attenzione…lungi da noi pensare che prima era meglio. Erano tempi diversi e ora qualche cosa di quel modo di vivere e rimasto solamente nei paesi.. . più piccoli. Non possiamo quindi pensare che il mondo faccia retromarcia, ma possiamo invece darci da fare affinché tutte le conoscenze in più di cui disponiamo possano contribuire a organizzare, per i nostri figli e i nostri nipoti, un avviamento allo sport che, se non nella forma, almeno nei contenuti mantenga la vitalità che aveva ai tempi degli oratori.
Naturalmente, nessuno di noi si nasconde l’idea che quello che dobbiamo proporre in questi programmi non rappresenta che una virtualizzazione di quanto facevamo liberamente un tempo. Dobbiamo però convincerci che questo rappresenta una delle strade, forse l’unica, per far si che i nostri ragazzi si avvicinino allo sport, e quindi anche al calcio, in modo corretto, con richieste motorie adeguate al loro livello di sviluppo.
Quali attività multilaterali
Quali proposte per strutturare un’attività fisica multilaterale? Come si devono comportare le Scuole Calcio con bambini di 6-7anni e poco più? Quali sono le attività che ogni disciplina deve prevedere per i ragazzi che si avvicinano ai vari sport?
Sicuramente conviene sottolineare che cosa e certamente scorretto. È sbagliato offrire proposte di lavoro che mirano a una specializzazione precoce o utilizzano sedute di allenamento “rubate” allo sport degli adulti e adattate all’età in questione. I bambini e poi i ragazzi, devono sicuramente… giocare molto, svolgendo tutte le attività proposte in forma ludica. Per questo devono imparare a fare le aste (coordinazione, pre-acrobatica…) nell’età giusta per poi affrontare proposte motorie sempre più docili nella corretta progressione.
Per imparare a fare discorsi complessi occorre prima conoscere tanti termini, studiare bene i verbi e la composizione delle frasi. Solo in tal modo, alla fine, saremo in grado di esprimerci compiutamente.
Nel linguaggio motorio la prassi e esattamente la stessa. Capovolte, balzi complessi, tecniche di corsa, ostacoli, uso della corda e tanti altri argomenti che riteniamo fondamentali per questi momenti di sviluppo e che non sono finalizzati all’insegnamento del calcio ma.. . dello sport. Sono questi gli argomenti che presenterò in questo stage, che avranno come unico scopo quello di offrire agli Istruttori, soprattutto delle Scuole Calcio, ma anche a tutti coloro che lavorano coi giovani, dei mezzi per sviluppare le capacità coordinative generali.

Il calcio come mezzo e non come fine
Il calcio deve essere inteso come un mezzo capace di attirare l’attenzione dei ragazzi per poi lavorare col fine di introdurre anche una serie di proposte per far si che l’equilibrio, il senso acrobatico e più in la il coraggio e la capacità, ad esempio, di cadere senza procurarsi danni, possano contribuire a fare dei nostri ragazzi “atleti” un po’ più completi e in seguito più attrezzati per sfondare nel mondo del calcio. Riteniamo che le metodologie utilizzate da molte società sportive, non solo nel calcio, siano poco adatte a “tirar fuori” dai giovani le loro capacità a 360” e siano invece più indirizzate ad “ammaestrarli” su pochi esercizi, specifici per la loro disciplina. Il risultato: mini-calciatori precoci e destinati a stancarsi presto di una attività che vuole a tutti i costi far selezione in anticipo ed essere specializzata.
Riscopriamo la corda e le capovolte
A questo proposito, alcune indicazioni mi sono emerse durante un raduno che ho effettuato con alcuni bambini di 10-12 anni per eseguire esercizi di verifica sul corretto utilizzo della corda e fra questi non ne trovavo uno capace. Per fortuna uno dei bambini, un colombiano di nome Paul, a un certo punto mi disse: “c’e in tribuna il mio amico, Omar, che con la corda è un fenomeno”. Detto fatto, ecco Omar, 12 anni dall’Equador, a presentarci gli esercizi con la corda, a dimostrazione, di come nelle Scuole Calcio, si siano abbandonati tanti attrezzi semplici, di grande importanza e poco costo, che una volta erano gli unici utilizzati oltre al pallone.
Ma cosa ha di tanto importante la corda?
Un attrezzo cosi banale ti può far lavorare contemporaneamente sulla coordinazione, sul senso del ritmo e anche sulla tecnica di corsa.
E le capovolte cosa possono avere di tanto importante da essere sottolineate quasi con enfasi?
Proponiamole in avanti, all’indietro, dopo balzi… in tutti i modi. E ancora: capovolte con tuffo passando in un cerchio o saltando un ostacolo. Tali esercizi possono essere utilissimi per imparare a controllare il proprio corpo in volo cosi come per stimolare un maggior senso di coraggio. Dalla tecnica di base per le capovolte che può essere proposta già a 5-6 anni, fino all’organizzazione di circuiti di balzi e capovolte varie con grande impegno coordinativo e di equilibrio negli anni successivi.
E insieme alle capovolte e alla corda ecco gli ostacoli che possono servire per creare situazioni di coordinazione, di ritmo, tecniche a tema spazio-temporale, ma utili anche, insieme agli altri attrezzi, per inventare situazioni complesse e di grande divertimento.
I luoghi comuni del calcio
Prima di tutto questo, però, parleremo dell’uso dei piedi, non col pallone ma per aumentare l’elasticità dei movimenti e curare gli esercizi di tecnica di corsa per sfatare tanti luoghi comuni, tipici del mondo del calcio. Passo corto, passo rapidissimo…certo, ma usando correttamente i piedi.
E poi, perché nel calcio lo skip basso e rapidissimo si effettua sempre abbassando la testa e guardandosi i piedi? E la corsa calciata dietro tenendo le mani appoggiate sui glutei, mentre poi quando si corre normalmente le braccia debbono lavorare correttamente per l’equilibrio?
Oggi il tema degli infortuni giovanili, fa emergere un quadro un po’ grigio, che mette in evidenza come
molte patologie ricorrenti nei giovani che giocano a calcio potrebbero essere prevenute attraverso un’attività sportiva diversificata che, soprattutto nelle prime fasce d’età, non dovrebbe far affiorare gli squilibri dovuti alla specializzazione esasperata.
La prevenzione migliore, quindi, potrebbe consistere nel ricreare l’attività del “cortile” e questa è la finalità che ho perseguito, sperando di essere utile a quanti (e sono tantissimi) operano nella delicata e importantissima fase dell’avviamento allo sport.
Generazioni a confronto
E vero che la mia generazione (ho 49 anni) e quelle vicine, non iniziavano un’attività organizzata in una società sportiva prima degli 11-12 anni. Ma all’oratorio si praticavano tutte le discipline sportive e nei paesi, quasi ogni domenica, si organizzavano delle “olimpiadi” cui tutti volevano partecipare.
Guai, però a dire cosa sia meglio o peggio! La vita e cambiata e i bambini di oggi, soprattutto quelli che vivono nelle grandi città, hanno più problemi a giocare in libertà, diventano indipendenti più tardi e hanno una crescita che somiglia a quella di un pollo in un.. . allevamento controllato. Come non può incidere tutto questo sulla loro crescita? Come possiamo fare a creare stimoli che siano costruttivi per i ragazzi delle scuole calcio e che sappiano ricreare le situazioni di una volta?
È tutto un gioco
Abbiamo già detto che non si deve ricorrere a insegnamenti troppo specializzati del calcio (e di qualsiasi altro sport), rispettando quelle “fasi sensibili” nelle quali le capacità coordinative devono essere sollecitate al massimo in senso multilaterale.
Sicuramente giocando a calcio a 6-7 anni ciò si verifica, ma non globalmente.
Esercitando la tecnica calcistica a 8-9 anni, il senso del ritmo e il controllo del corpo in movimento trarranno benefici, ma si può fare molto di più. I bambini frequentano le Scuole Calcio per giocare a pallone, ma se in modo gioioso si propongono capovolte in tuffo, ostacoli, controlli del pallone in circuito e altro, la loro partecipazione sarà intensa e il patrimonio motorio progredirà notevolmente.
Ogni età è una “fase sensibile” per qualche famiglia di movimenti. Guai a non ricordarlo. Se le capacità non si sono sviluppate prima, pensate quanto sia difficile imparare movimenti semplici a 20-25 anni. E diciamo 20-25, non 50-60!

Esercizi con la corda e con i cerchi
All’inizio di questa relazione ho fatto riferimento a un tempo passato al quale, lo sottolineo, non ci riferiamo con eccessiva nostalgia. Ogni momento ha le sue problematiche, ma quanto avviene oggi ha pure risvolti positivi. Dal passato, però, prendiamo spunto per proporre esercitazioni facili e assolutamente alla portata di tutti. Senza dimenticare che, rispetto a ieri, sono migliorate le attrezzature a disposizione delle società.
Ostacoli in gomma che si possono usare senza problemi a tutte le età, porte mobili, molto comode per effettuare esercitazioni di ogni tipo, coni e cinesini facilissimi da usare che semplificano la vita degli allenatori e altri oggetti anni fa sconosciuti. Però si sono dimenticati attrezzi che prima utilizzavamo tutti. Mi riferisco soprattutto alla corda: di costo irrisorio, proposta con diverse modalità, e utile a tutte le età. Quando ho iniziato a lavorare nel calcio (era la fine degli anni Settanta), le corde erano l’unico attrezzo (o quasi), che gli allenatori si portavano sul campo oltre a casacche e palloni.
Servivano, soprattutto nelle prime squadre, per effettuare esercizi di rimbalzo dei piedi, di rapidità, per essere appoggiate a terra e creare linee sulle quali si facevano slalom a piedi pari quasi uniti.
Non c’e nessun ex-calciatore, che abbia poco più di 50 anni, che non sappia saltare la corda con buona tecnica e buon ritmo esecutivo. Nei periodi pre-campionato si facevano anche 3′ a tutta birra sul posto saltando in velocità la corda a un piede, a due, incrociando le mani e cosi via.
Sicuramente, questi esercizi avevano grande importanza per la reattività dei piedi e per la resistenza a stimoli intensi. Probabilmente, con la corda, una volta si svolgeva tutto il programma dei lavori di forza. Ora siamo migliorati, con i calciatori che dal punto di vista fisico affrontano preparazioni più articolate e complesse.
Ma la corda è ancora attuale? Certamente si. E può essere di grande aiuto nelle fasi sensibili dell’acquisizione delle capacita ritmico-coordinative, imponendo ai bambini la coordinazione contemporanea di gambe e braccia come pochi fondamentali del calcio ci offrono.
A 7-8 anni si può proporre la semplice corsa con la corda, utile ad aumentare l’ampiezza dei passi, dapprima poco più che in souplesse con un movimento delle braccia non molto impegnativo.
Aumentando la velocità della corsa, infatti, deve crescere la velocità del movimento contemporaneo delle due braccia che devono far girare la corda. Quindi, più s’incrementa la velocità, più aumentano le difficoltà.
Pian piano possiamo portare i bambini a correre quasi alla massima velocità e in queste fasi dell’esercizio i passi di corsa diventano veri e propri balzi. Misceleremo cosi un esercizio di grande importanza coordinativa con un’azione che contemporaneamente sviluppa forza.
Chiaramente, non ci fermeremo alla corsa con le cordicelle, ma se crediamo nell’esercitazione potremo proporne delle altre.
Un esercizio importante per l’azione del tratto piede-caviglia e sicuramente la serie di saltelli con la corda a piedi pari, quasi uniti con le ginocchia che ammortizzano pochissimo. A questo esercizio possiamo far seguire quello analogo, effettuato con un solo piede per volta e possiamo complicarlo con ritmiche diverse di svolgimento (un destro e un sinistro, due destri e due sinistri).
L’esercizio più spettacolare, ma di elevata difficoltà soprattutto per i ragazzi, prevede che le braccia si incrocino davanti al petto incrociando la corda prima di farla passare sotto i piedi. Questo e un esercizio insidioso, ma ragazzi di 10-11 anni che hanno iniziato a usare le cordicelle a 7-8, sapranno destreggiarsi benissimo.
E, nel loro bagaglio di conoscenze motorie, avranno qualche freccia in più nella faretra.
Un altro esercizio stile anni sessanta e settanta, quelli del mitico telefilm “Happy Days”, è l’hula-hop, da effettuare con il cerchio. Non sto scherzando, ma penso ai giocatori professionisti che hanno una scarsissima capacità di movimento del bacino.
Un bacino con poca capacità di movimento in antero e retroversione, può favorire la comparsa di valori pubalgici. La risposta sarà: posture di stretching ed esercizi per la mobilizzazione della zona della cintura pelvica. La cintura pelvica e la base del tronco ed è l’anello di congiunzione con la parte inferiore del corpo. Già abbiamo detto che gli ortopedici riscontrano, in ragazzi giovanissimi, patologie di tipo pubalgico, quasi sempre associate a deficit di movimento articolare a volte causato da iperspecializzazione precoce. Potrà sembrare una boutade ma non lo è!
Dall’hula-hop al movimento ritmico, ripetuto e coordinato del bacino si potrà partire per dar vita a una serie di proposte, in tema di prevenzione, che possono essere effettuate con strumenti semplici, economici e divertenti.
La corda e l’hula-hop vintage preventivo! Parliamo di attività giovanile ed è importante farlo con.. .divertimento utile, intelligente e mirato.

COME INSEGNARE LA CORSA
“Si deve partire dalle scuole calcio per impostare questo schema motorio, con gli opportuni adattamenti per il calcio. Se l’apprendimento di base è corretto sarà infatti più semplice introdurre il pallone e sviluppare ulteriori capacità su un movimento funzionale ed ergonomico. Al contrario, partire da una corsa scoordinata con la palla per ristabilire un gesto e una dinamica idonei, risulterà molto più complesso.”
Si parla di calcio e tante volte si sottolinea quanto siano importanti…i fondamentali tecnici, ossia i movimenti da effettuare con il pallone che rappresentano “le aste” di questo sport e comprendono le fasi di controllo individuale dell’attrezzo che normalmente si insegnano fin dai primissimi tempi delle scuole calcio.
Conduzione, palleggio, controllo con le varie parti del piede, stop e arresti vari e poi via con passaggi, tiri in porta…una volta questi “fondamentali” erano visti come tappe indispensabili senza le quali non si sarebbe mai potuto giocare. Trenta anni fà non si definiva il calcio uno sport “di situazione” e questi gesti, sicuramente di destrezza, ma diversa da quella espressa nei diversi momenti della partita, erano considerati importanti anche se effettuati in forma statica e non legati alle “situazioni” del gioco.
Da allora, però, molte cose sono cambiate. La tecnica è sempre alla base di questo sport, ma si lascia più spazio alle libere interpretazioni di questi gesti e ogni fascia di età ha delle esercitazioni adattate che perseguono l’obiettivo di stimolare la scelta del ragazzo verso una lettura razionale delle diverse situazioni e un utilizzo appropriato dei vari gesti tecnici.
Oltre ai fondamentali con il pallone, che tante volte sono stati argomenti di trattazione, ne esiste un altro che va considerato con pari attenzione e costituisce un momento basilare nella crescita del giovane calciatore: la corsa.
Una corsa che non è quella canonica dell’atletica leggera, ma che ha delle caratteristiche ben precise che fin dai primi anni delle scuole calcio (ci riferiamo ai 6-8 anni) vanno affrontate sul piano della didattica, affinché i giocatori inizino sin da piccoli a imparare e quindi riescano a consolidare delle sinergie di movimento indispensabili per agevolare anche il loro rapporto con il pallone.
Nel calcio non ci sono la partenza da fermo e quella in linea retta, ma tante tipologie di corsa che vanno dalla souplesse, a quella in allungo, allo sprint con e senza palla, a quella all’indietro, alle traslocazioni laterali…e poi oltre a correre o meglio accelerare al massimo occorre saper frenare, cambiare repentinamente direzione.
Tutta una serie di cambi di rapporti fra frequenza, ampiezza del passo ed equilibri particolari che richiedono continui adattamenti muscolari e capacità di interpretazione delle varie coordinazioni da impostare momento dopo momento.
Come impostare questi insegnamenti, attraverso quali esercizi e a quali età?
Credo che occorra iniziare dai punti fondamentali della corsa: l’uso dei piedi e la coordinazione delle braccia. Naturalmente, nei primi anni delle scuole calcio sarà sufficiente partire da un’analisi complessiva, stimolando l’attenzione del lavoro elastico del piede e cercando anche di effettuare corse su percorsi vari, complicati da attrezzi. Si opterà, quindi, per un insegnamento globale ma senza dimenticare di mostrare analiticamente gesti come il movimento delle braccia. Se facciamo eseguire un esercizio di corsa a secco e da fermi, riusciamo ad osservare ed analizzare bene il movimento, in sincronia, degli arti superiori, senza far andare assolutamente in torsione il busto. Tale attenzione è ancora più importante quando si parla di corsa con il pallone, guai se le braccia si muovono poco e il busto va in torsione. Sicuramente anche i gesti con l’attrezzo ne risentirebbero negativamente.
Nel calcio, rispetto all’atletica leggera, le braccia devono stare un po’ più staccate dal tronco, in una posizione allargata che permetta di sostenere i contrasti e difendere il pallone. Soprattutto in questo caso, il movimento sincrono, senza creare torsioni del busto, è fondamentale. Naturalmente un buon controllo delle braccia si può stimolare con andature non massimali e tempi d’esecuzione dei vari movimenti abbastanza lunghi.

Impariamo a sentire i nostri piedi
Parlando dell’elasticità dei piedi si può iniziare a stimolare questa sensazione con dei rimbalzi non massimali a ginocchia quasi bloccate e con le mani appoggiate ai fianchi.
Questo esercizio andrà proposto a 6-8 anni senza richiesta di prestazione, ma solo a scopo didattico; mentre a 9-11 anni potrà servire, se ben eseguito, per l’irrobustimento degli arti inferiori.
Dopo aver accennato analiticamente a questi due aspetti (braccia e piedi) ecco un altro bell’esercizio per abbinarli, il famoso “passo spinta” eseguito con una bella coordinazione tra braccia e gambe. Anche questo esercizio, inizialmente, va introdotto a fini didattici, ma in seguito si potranno stimolare notevolmente gli arti inferiori con il ginocchio che sale alto e la gamba di appoggio che và in estensione, chiamando il piede alla forte spinta finale; le braccia serviranno per aiutare la coordinazione.
Sempre fondamentali sono due andature come lo skip a ginocchia alte e parallele al piano di terra e la corsa calciata dietro. Nel primo, all’inizio si deve curare bene la combinazione tra il lavoro degli arti inferiori e quello delle braccia che devono favorire l’equilibrio totale dell’esercizio. Si deve poi porre attenzione al fatto che l’azione dello skip non sia seduta, curando l’estensione della gamba in appoggio a terra con la successiva spinta del piede, ben elastica e potente. In questo esercizio, e importante curare anche l’inclinazione del busto, leggermente appoggiato in avanti, come richiedono i canoni della corsa. Proprio l’inclinazione del busto in avanti, infatti, deve essere più o meno accentuata in funzione della velocità della corsa stessa. Se il calciatore si appresta ad accelerare al massimo il busto deve essere più sbilanciato in avanti per aiutare lo sprint, mentre in una corsa in souplesse le spalle devono essere più avanti del bacino solo di pochi centimetri.
Nella corsa in allungo sulla fascia, infine, l’inclinazione del busto deve essere intermedia tra le due azioni descritte precedentemente.
Lo skip possiamo e dobbiamo proporlo anche in forma più rapida con le ginocchia che compiono un’escursione di pochi centimetri, ma con i piedi che lavorano sempre in modo elastico e corretto.
Questo skip “basso e rapido” è difficile da eseguire correttamente per i ragazzi e possiamo introdurlo solo quando sono in grado di controllare il movimento descritto in precedenza.
Gli skip sono contemporaneamente esercizi di tecnica di corsa, di coordinazione, di rapidità e anche di irrobustimento, quando li si propone con serie di 20-30 tocchi totali eseguiti con intensità.

La corsa calciata dietro
Si deve poi insegnare con attenzione anche la corsa calciata dietro in leggero avanzamento.
Il tallone deve arrivare a sfiorare i glutei con una potente azione dei flessori della gamba, il busto deve essere leggermente appoggiato in avanti e il ginocchio non deve avanzare per precisare l’azione dei flessori. In questo esercizio, il movimento delle braccia diventa facilmente corto e frenetico.
Soprattutto all’inizio della fase didattica, invece, si deve ottenere una buona fase di stacco (quasi un balzello) per delineare correttamente sia l’azione del piede sia la flessione della gamba sulla coscia.
Si deve poi controllare che il ginocchio della gamba che esegue la flessione non avanzi, trasformando l’esercizio quasi in una corsa sul posto. Anche in questo caso, verso i 9-10-11 anni, la corsa calciata può esser proposta in maniera intensa. Si può addirittura usarla, quando l’esecuzione e molto buona, come test di rapidità, cronometrando 10 o 20 colpi per verificare le differenti qualità di rapidità nel gruppo dei ragazzi.
Lavoriamo in sequenza
Saltelli per i piedi a gambe quasi tese, movimenti delle braccia prima da fermo e poi in movimento, skip vari e corsa calciata dietro.. . ecco una sequenza di esercizi per stimolare la tecnica di corsa e dare ai ragazzini delle sensazioni diverse, grazie a sinergie sempre più complesse. Ma non accontentiamoci e proponiamo altre difficoltà come la corsa in curva da affrontare in buona velocità e con grande inclinazione del busto, prima in una direzione e poi nell’altra. I piedi sono chiamati a lavorare sia sull’esterno sia sulla parte interna, svolgendo anche un ottimo lavoro propriocettivo.
Un altro esercizio importante, ma complesso, e la corsa incrociata molto “bailada” che, in voga anni fa, ora e finita nel dimenticatoio al pari di altri esercizi. Correndo lateralmente, verso sinistra, si deve portare la gamba destra prima davanti e poi il più possibile dietro all’arto sinistro con ampi movimenti delle braccia da coordinare con gli arti inferiori. Non è semplice, all’inizio, ma questo ci consente di lavorare sulla lateralità con difficoltà che poi si ripropongono continuamente in uno sport complesso come il calcio.
Non solo erba
Infine, ci terrei a sottolineare che questi esercizi si possono e si devono eseguire anche su superfici diverse, più compatte ed elastiche (pista d’atletica, palestra, superfici in cemento) rispetto al campo di calcio; in tal modo, si lavora con maggior reattività e si evitano gli adattamenti negativi che possono derivare dal fatto di restare sempre sull’erba. Per quanto riguarda eventuali dolori che possono presentarsi nei giorni successivi, si tratta solo di situazioni transitorie….spariranno con l’adattamento a lavorare su queste nuove superfici e, anzi, le articolazioni e i muscoli, abituandosi a cambiare modalità d’impatto, ne risentiranno positivamente anche in termini di prevenzione per gli infortuni.
A questo proposito non dobbiamo nemmeno aver paura di allenare su queste superfici i giovani e i giovanissimi. Lavorare su superfici sintetiche, più dure, aiuterà i bambini ad adattarsi a un pallone che salta di più e più velocemente; salteranno quindi esprimendo azioni più potenti in alto, perché il terreno di gioco permette maggior rapidità.
Parimenti, servirà più forza per frenare su una superficie che permette maggiori attriti come il sintetico.
Maggiori adattamenti, migliori conoscenze propriocettive, più abilità e, alla fine, maggior prevenzione.
Utilizzando superfici diverse dal solito campo, però, occorre prestare maggiore attenzione con i giocatori maturi, nei quali non e facile indurre i necessari adattamenti. Proprio per questo abituare i giovani ad adattarsi, oltre a essere molto facile, comporta per loro notevoli vantaggi che rappresenteranno un’utile dote per tutta la loro carriera.
UNA CORSA DA INTERPRETARE
Oltre ad apprendere una corretta tecnica, il giovane calciatore deve saper adattare la propria azione alle situazioni di gioco e alla presenza dell’attrezzo. Tramite una serie di esercizi mirati è possibile dotarlo del bagaglio motorio in cui cercare, di volta in volta, le soluzioni più idonee.
Continuo a parlare del tema della corsa nel calcio e cerco di dare qualche affettuosa bottarella ai tanti luoghi comuni sull’argomento. Certamente, il nostro riferimento non sono i 100 metri dell’atletica dove si parte da fermi, l’accelerazione inizia allo sparo dello starter, la corsia indica la direzione e, soprattutto, non ci sono i contrasti e.. . sull’arrivo non c’è nessun motivo per frenare violentemente.
La corsa nel calcio, invece, e fatta di accelerazioni. Spesso gli sprint durano pochissimi metri e il calciatore non raggiunge mai la massima velocità. Molti storceranno il naso, ma è proprio cosi, perché uno scatto non supera mai i 30-40 metri. Quasi sempre bisogna vincere la resistenza e lo squilibrio che deriva dalle azioni compiute dall’avversario per renderci dura la vita, difficilmente si corre in linea retta e spesso, oltre ai cambi di direzione, si e soggetti a frenate e poi bisogna anche occuparsi del pallone.
Com’è dura la vita del calciatore che deve affrontare e interpretare tanti diversi parametri durante la corsa! Nella prima parte ho affrontato il problema dal punto di vista didattico e degli esercizi di base, ora provo a interpretare la corsa come se fosse una situazione tattica.
Perché?
La corsa non e fatta di spinte più o meno intense secondo la velocità? Certo, tutto questo e vero ma riduttivo. Sempre nella prima parte del capitolo dedicato alla corsa, ho parlato del movimento delle braccia che nel calciatore deve essere un po’ più, largo, rispetto a quello adottato nell’atletica, per proteggere il pallone. La posizione del busto è un altro aspetto da sottolineare con i ragazzi perché nel calcio deve cambiare continuamente:
1. se il giovane calciatore è in una fase di sprint il busto deve essere ben avanti per aiutare l’accelerazione;
2. in fase di possesso di palla la posizione deve essere eretta per guardare i compagni;
3. durante gli allunghi sulla fascia, pronti per dettare un passaggio, si assume una posizione intermedia con il busto un po’ in avanti, ma pronto ad affrontare e quindi condurre il pallone.
Un solo movimento, quello del busto, e tante variabili.
Non solo braccia
Finora ho parlato di braccia e busto, ma come utilizziamo gli arti inferiori? La corsa di velocità, perché è soprattutto di velocità e ancor più di accelerazione che dobbiamo parlare, è un rapporto continuo fra ampiezza e frequenza del passo. Nel caso specifico del calcio i rapporti aumentano ancor più, perché oltre a variabili come ampiezza e frequenza entrano in gioco anche tutti i cambi di velocità, dovuti a frenate più o meno intense, e di direzione in cui i movimenti senza palla devono adattarsi anche al contatto con il pallone o al tentativo di impossessarsene.
Interpretare quindi la corsa come una situazione e assolutamente giustificato nel calcio. Su tale aspetto, pero, si deve lavorare fin dai 7-8-9-10 anni, attraverso proposte che mirano a dotare i ragazzini di una capacità di lettura automatica dei vari equilibri e delle differenti modalità di corsa, necessari per essere efficaci nei diversi momenti delle esercitazioni o della partita.
Scattare in avanti-laterale, partendo da un cerchio che forma un triangolo con due birilli, in pratica, si simula la situazione d’intercettamento del pallone, per poi quindi tornare nella posizione di partenza, è un utile esercizio di abilità e rapidità per un bimbo di 7-8 anni e può essere proposto in forma più complessa a 10-11 anni, inserendo un segnale successivo che interrompe gli spostamenti laterali per scattare verso un pallone posizionato a sorpresa. Eseguire l’esercizio correttamente vorrà dire aver buona visione periferica per adattarsi rapidamente alla posizione del pallone.
Il classico errore, durante l’esecuzione dell’esercizio precedente, sarà quello di tornare al cerchio volgendo le spalle al birillo, senza continuare a guardare avanti dove, potenzialmente, potrebbe sempre entrare in gioco il pallone. In questo caso, si sbaglia la lettura della situazione e non certo la tecnica di corsa. Una corretta lettura delle posizioni delle differenti corse laterali, in avanti e all’indietro la possiamo sempre costruire grazie a un quadrato. Ponendo 4 birilli a 5 metri uno dall’altro le diverse tipologie di corsa veloce vengono interpretate nelle differenti età in modo ben diverso.
Quando l’esercitazione cresce con i bimbi
Nei più piccoli (6-7-8 anni) la corsa laterale e quella che si applica nella difesa del basket con i due piedi sulla stessa linea (una sorta di corsa saltellata laterale) e con la corsa all’indietro effettuata un po’ in torsione per vedere dietro. A 9-10 e 11 anni la corsa laterale può e deve essere quella propria del calcio, cioè più incrociata con la gamba destra che passa davanti a quella sinistra, andando a sinistra e viceversa; la corsa all’indietro, invece, sarà più libera e senza guardare dietro poiché c’è maggior sicurezza e capacità di controllo del proprio corpo. Inoltre, sempre guardando in avanti verso un pallone appositamente posizionato, il giovane dovrà essere pronto a scattare a un segnale sonoro o dopo un movimento della sfera. In pratica, nello stesso esercizio si inseriscono diverse variabili e letture della situazione, rendendolo più complesso in base alla fascia d’età allenata.
Il medesimo esercizio può servire anche per allenare esclusivamente coordinazione e destrezza, dai 6 agli 8 anni, mentre può essere indirizzato alle qualità metaboliche e neuromuscolari se eseguito, tra i 10 e i 12 anni, a intensità superiore.
Altre esperienze
Altre proposte possono essere indirizzate sia alle finalità tecniche della corsa sia alla lettura situazionale del gesto. Ci riferiamo a esercizi dove i vari rapporti fra ampiezza e frequenza vengono mescolati, affinché anche l’abitudine di tagliare il passo o di allungarlo diventi naturale.
Questo, dopo tante ripetizioni che certamente ci aiuteranno anche dal punto di vista dell’irrobustimento degli arti inferiori.
L’esercizio più semplice consiste nel porre 5 birilli in linea retta a 12 metri l’uno dall’altro. In tal modo, individueremo 4 spazi uguali all’interno dei quali i ragazzini si dovranno esprimere prima con una corsa rapidissima ad alta frequenza e ampiezza ridottissima, poi frequenza un po’ più bassa e ampiezza superiore, quindi con grande ampiezza e bella spinta dei piedi, per finire con veri e propri balzi alternati che rappresentano l’esaltazione dell’ampiezza in un esercizio importante per il potenziamento delle gambe.
L’esercizio si può complicare dando un numero alle varie andature che, combinate liberamente dai comandi dell’istruttore, serviranno per completare una sorta di puzzle di rapporti fra frequenza e ampiezza che abituerà il bimbo ad adattarsi continuamente, automatizzando la risposta motoria ai diversi input, forniti in allenamento, che ritroverà nelle diverse situazioni che affronterà in partita.
Si potranno poi alternare balzi o grandi ampiezze con situazioni da modificare introducendo l’uso del pallone. In tal modo, si solleciterà il giovane atleta con gesti che implicano un’importante componente tecnico coordinativa.
Gesti da modificare continuamente, in modo che non ci sia mai adattamento a uno stesso lavoro che alla fine verrebbe ripetuto automaticamente. Questo, infatti, ridurrebbe l’intervento del controllo nervoso che invece è stimolato dalla lettura di una nuova situazione.
Per questo e importante che i programmi degli istruttori prevedano tante proposte, con precise finalità. All’inizio si punterà ad ottenere un perfetto apprendimento dell’esercizio che, in seguito, sarà riproposto in modo sporadico, eventualmente arricchito da nuove e più complesse situazioni da interpretare.
Prendiamo ad esempio uno dei più semplici esercizi di coordinazione braccia gambe, da proporre anche a bimbi di 6-7 anni, nella forma più semplice. Parliamo della corsa a saltelli laterali, con le braccia che, contemporaneamente, vanno in massima estensione verso l’alto, partendo dal contatto delle mani con le gambe. Si tratta, sicuramente, di un esercizio molto datato, ma sempre validissimo, soprattutto se sapremo presentarlo e correggerlo. All’inizio implicherà solamente la coordinazione braccia-gambe, ma a 8-10 anni, curando bene la spinta dei piedi, diventerà anche un esercizio di elasticità muscolare. Cambiando poi la gamba di spinta, con un potente balzo che sposterà di 180° il tronco, e aggiungendo complicazioni ritmiche (cambio fronte ogni 4 passi e poi ogni 2) lo stesso esercizio acquisirà dinamismi importanti e servirà per migliorare, in modo combinato: il controllo del corpo in volo, l’azione piede-caviglia (importante per la resistenza alla forza veloce), la coordinazione.
Attenzione pero, che se invece ci accontenteremo di continuare a proporre questo lavoro sempre con le stesse modalità, molte delle sue peculiarità verranno meno e non richiederà alcuna attenzione al giovane calciatore, perdendo infine qualunque importanza.
Lo stesso discorso vale per la ginnastica. Non parliamo, ovviamente, del classico 1-2-3, di militaresca memoria, ma l’esecuzione di slanci, torsioni e circonduzioni da effettuare con grande escursione di movimento.
Tali esercizi, costituiscono tuttora un importante presidio per la prevenzione degli infortuni. Ogni proposta, però, va prima insegnata e poi richiamata con grande attenzione, magari inserendola in circuiti.
Il fine di tutto questo, consiste nel sviluppare le capacità di coordinazione, destrezza, coraggio, controllo del corpo in volo, cadere e sviluppare sinergie complesse di movimenti.
Questi, infatti, sono alcuni degli obiettivi primari dell’attività sportiva in genere e del calcio in particolare. Doti che, purtroppo, appaiono in modo sempre meno evidente nei nostri ragazzi.
CALCIO E COORDINAZIONE IN FASE DI VOLO
Il mio percorso continua sempre all’interno della fascia di età della scuola calcio, portando per mano i bimbi ad approcciare movimenti più complessi, dando spazio a rotolamenti, salti e capovolte. Gesti spesso dimenticati dai piccoli che oggi crescono iperprotetti tra le mura domestiche.
Dobbiamo ricreare la cultura del cortile! Questa deve diventare la parola d’ordine per gli addetti ai lavori, riguardo l’allenamento dei giovani calciatori. Tante le considerazioni che mi hanno spinto a occuparmi, in questi termini, dell’addestramento e, fra questi, i tanti, troppi infortuni che capitano ai bambini in uno sport come il calcio che prevede scontri, cadute e altri gesti complessi da affrontare con attenzione.
C’è negli addetti ai lavori (e gli incontri organizzati insieme all’Isokinetic di Bologna, gli specialisti della riabilitazione, sui problemi legati allo sport giovanile, lo hanno confermato) la certezza che tutta una serie di patologie che oggi caratterizzano l’attività infantile, alcuni decenni addietro non esistevano.
Questo mi ha portato a trarre una serie di considerazioni.
La prima riguarda la “preparazione” con la quale un bimbo di 6-7 anni arriva a frequentare per la prima volta una scuola calcio. Gli stimoli motori che in questi anni caratterizzano la fascia d’età che intercorre tra i 2 e i 5-6 anni sono sicuramente diversi, per qualità e quantità, rispetto a quelli che caratterizzavano lo stesso periodo di vita venti o più anni addietro.
Sicuramente, già dalle scuole materne qualche ora d’insegnamento di attività motoria è stata affrontata diversamente e con più attenzione rispetto a quanto capitava alle nostre generazioni, ma è talmente cambiato il sistema di vita e tutta una serie di grandi stimoli naturali non fanno più parte della vita dei nostri figli.
Ci riferiamo, in particolare, agli stimoli motori che ci offrivano il cortile, il fatto di vivere all’aria aperta e in spazi che già di per se costituivano una palestra naturale nella quale, in modo autonomo e attraverso tante esperienze dirette, si cresceva, apprendendo tanti giochi e le prime regole e tecniche degli sport.
Si cresceva saltando, correndo, spingendoci, facendo tanti esercizi di coordinazione e di equilibrio con attrezzi inventati li per li, e s’imparava a cadere, ad andare in bici in modo precario e tanto altro ancora.
Infondiamo coraggio
Venendo a mancare tutto questo, nel giro di qualche decina di anni si è passati a un’esistenza più protetta, stretti fra le mura di casa, virtualizzando poco a poco tutte le vecchie esperienze fino a diventare molto meno “attrezzati” dal punto di vista fisico e psicologico nei confronti di movimenti che implicano coordinazione e un po’ di coraggio.
Ci riferiamo, in particolar modo, alle nozioni più elementari di pre-acrobatica o, meglio ancora, ai movimenti più essenziali per arrivare a controllare il corpo in posizioni innaturali e in fase di volo.
Certamente una capovolta 30 anni fa non sarebbe stato un argomento di studio….ma cambiano i tempi e forse nemmeno noi solo 20 anni fa avremmo pensato alla società attuale in cui tutto diventa virtuale.
Prima di spiegare o descrivere una capovolta, iniziamo a proporre (parliamo di bimbi di 5-6 anni) rotolamenti a terra nel corso dei quali i bambini devono assomigliare, nella loro forma, a cilindri o a tronchi d’albero.
È molto importante che inizino a sentire le posizioni. Per questo quando si propone l’esercizio possiamo farli rotolare (una, due o tre volte) anche su leggere discese o piani inclinati costruiti in palestra con materassini.
A tal proposito: vi ricordate qual’era il primo esercizio che ci veniva in mente quando si arrivava nei pressi dell’argine di un fiume? I rotolamenti… e nessuno li insegnava.
Proviamo la capovolta
Passiamo alla capovolta che và insegnata e appresa bene perché può costituire il primo di tutta una serie di esercizi per comporre circuiti di coordinazione e controllo del corpo in movimento.
Ma andiamo per gradi. Il bambino si mette di fronte al materassino (o su una superficie morbida) in accosciata e in appoggio sulle mani poste a circa 30 centimetri davanti al corpo. La fronte va sulle ginocchia, le mani sono in appoggio a pollici paralleli e, progressivamente, il bacino si alza creando uno sbilanciamento che porta il corpo a cadere in avanti, dopo che il capo ha effettuato un appoggio occipitale morbido. Siamo gia un po’ più avanti se il bambino, cadendo, raccoglie le ginocchia al petto pronto a tornare in piedi e, caso mai, a riprendere anche la corsa o lo sprint (questo e già un piccolo circuito).
Le prime volte e facile che il piccolo arrivi a terra a gambe tese e quindi, in un secondo tempo, si dovrà migliorare quest’aspetto. Noi possiamo, soprattutto agli inizi, aiutarlo a vincere le paure, facendo
assistenza specialmente nella fase di contatto del capo a terra con una mano che aiuta sia questo delicato appoggio sia lo sbilanciamento in avanti.
Dopo la capovolta in avanti e il momento di effettuare quella all’indietro. Schiena rivolta al materassino. Da posizione eretta, mani aperte sopra le spalle, si va in accosciata e quando il sedere arriva quasi a terra s’imprime una forte spinta delle gambe all’indietro. Le prime volte ci accontenteremo di arrivare sulle ginocchia, ma dopo poche ripetizioni cercheremo di far arrivare i nostri bambini in piedi.. . pronti a riprendere la corsa.
Spazio ai circuiti
Fatte le capovolte in avanti e all’indietro, eccoci pronti a organizzare circuiti con o senza palla per rendere tutto più complicato e per continuare a offrire stimoli utili per incrementare la conoscenza del nostro corpo in posizioni disagevoli.
La capovolta in avanti possiamo proporla subito dopo con lo scavalcamento in tuffo di un ostacolo di poche decine di centimetri, sempre cercando di richiamare alla ripresa della corsa i nostri bambini nel più breve tempo possibile. Proviamo a complicare ulteriormente, ed eccoci a proporre il salto in un cerchio, da noi tenuto a un’altezza maggiore rispetto all’ostacolo precedente. Siamo già a buon livello, anche per bambini di 9 o 10 anni.
Ritornando alla capovolta all’indietro, facciamo eseguire una breve rincorsa con un superamento frontale di un ostacolo, con il corpo che ruota in volo di 180° gradi , compiendo un mezzo giro per poi arrivare schiena al materassino e passare alla capovolta all’indietro. Sicuramente con capovolte, ostacoli bassi e cerchi possiamo organizzare tanti circuiti per arricchire notevolmente le capacità motorie dei nostri ragazzi. Si può partire saltando un ostacolo per poi girarsi in volo di 90° effettuando un quarto di giro, pronti a tuffarsi in avanti con una bella capovolta e, infine, scattare per controllare un pallone o completare un gioco a staffette.
Rotoliamo un pò
Imparare a rotolare con il corpo, in avanti e all’indietro, con belle capovolte, saltando poi un ostacolo basso e passando alla capovolta prima quasi da fermi e poi con una leggera rincorsa in tuffo.
Introduciamo, in tal modo, piccole acrobazie per imparare a cadere. Quindi, capovolta all’indietro, da fermi e con leggera rincorsa. In seguito: rincorsa, salto dell’ostacolo in volo con mezzo giro e capovolta all’indietro per poi sprintare in avanti e.. . siamo quasi pronti per il circo.
Se poi vogliamo “esagerare”, per costruire ragazzi ancora più abili nel controllare il proprio corpo in volo, ecco delle successioni di capovolte in avanti e all’indietro, magari con controlli facili del pallone nel momento in cui si torna in piedi, pronti a riprendere la corsa.

E ora saltiamo
Altre esercitazioni da ricordare, sempre per ricreare l’atmosfera del cortile e della vita di una volta che tanto manca ai ragazzi di oggi, sono tutti i salti verso il basso. Ci si può arrivare partendo da stacchi verso l’alto, curando bene non tanto la massima elevazione quanto l’ammortizzamento delle gambe nel momento dell’atterraggio. Imparare ad assorbire l’impatto e fondamentale perché i bambini diventino meno fragili nelle cadute.
Oltre a essere un grande esercizio di coordinazione, saltare verso il basso assorbendo al momento dell’impatto e anche un grande lavoro di forza eccentrica e costituisce gia un movimento sofisticato di preparazione atletica specifica, tanto naturale quanto utile.
Utilizzando, naturalmente, i tappetini o superfici morbide si può poi incrementare l’altezza di caduta, fino ad arrivare anche a un metro per ragazzi di 9 o 10 anni, puntando sempre al massimo assorbimento nel ritorno a terra, attraverso un bel movimento di squat negativo o eccentrico.
Con grande attenzione e con altezze più basse si possono effettuare esercizi di questo genere (salti verso un plinto o un gradone, sosta sullo stesso e ricaduta in basso ben ammortizzata), anche in successione, esaltando contemporaneamente qualità come la forza, concentrica ed eccentrica, la coordinazione e il coraggio che oggi deve essere allenato ancor più delle altre qualità.
Scuola calcio, quindi, come trampolino verso una pratica calcistica più evoluta, ma anche momento di crescita importante per tante qualità fisiche e psicologiche propedeutiche per tutti gli sport.
Tanti stimoli motori, dunque, per questi delicati momenti di crescita, tenendo presente che i nostri bambini hanno sicuramente tanto bisogno di giocare e divertirsi, ma allo stesso tempo devono essere messi in condizione di crescere un po’ più forti, sembrando meno dei polli da allevamento in batteria.
TEMPI E RITMI
Sono due elementi fondamentali per l’apprendimento del gioco del calcio. Un apprendimento che deve essere arricchito col maggiore numero di situazioni possibili, “rubate” anche agli altri sport, evitando quelle ripetitive, soprattutto quando non sono più utili, e inserendo difficoltà che arricchiranno il bagaglio motorio dei nostri ragazzi, rendendoli così più duttili e pronti nel recepire i gesti tecnici e la loro corretta interpretazione.
Il calcio e spesso definito come sport di situazione ed e quindi legato a tempi e ritmi. A ogni movimento, infatti, corrisponde un ritmo che ognuno di noi interpreta a suo modo. C’è chi e più rapido e frenetico e chi e più “morbido” e marcato cosi come ci sono atleti più veloci e altri più resistenti. Parlando in termini calcistici, ci saranno difensori e attaccanti più portati ad accelerare e centrocampisti dalla corsa più regolare, cosi come i loro ritmi di gioco. Certo, qualcuno dirà che non c’è niente di nuovo perché anche la vecchia ginnastica militare aveva ritmi e tempi; pero i ritmi e i tempi erano chiusi e obbligati e i fatidici 1, 2, 3 e 4 erano ben scanditi per tutti e non lasciavano certo spazio all’interpretazione personale.
Nella nostra idea di apprendimento delle situazioni sportive, e in questo caso parliamo di calcio, l’acquisizione dei tempi e dei ritmi di esecuzione dovrà essere libera e legata ai diversi livelli di capacità individuale.

Corse diverse
La corsa in linea retta dell’atletica ha tempi regolari e ritmi legati alle varie velocità. Quella del calcio, caratterizzata da molti cambi di velocità e di direzione, ha gli stessi più articolati e si presta maggiormente, come abbiamo visto nei precedenti articoli, a essere insegnata come situazione che cambia a seconda dei momenti e và…interpretata. Interpretata soprattutto per trovare un buon equilibrio tra il lavoro delle gambe e la posizione del tronco, tra l’inclinazione del busto e le differenti velocità di traslocazione e, infine, fra l’equilibrio del corpo e la posizione della palla. Certo, non c’è una sola esecuzione corretta, ma parecchie, soprattutto in presenza del talento.
E chi ha talento, normalmente, ha anche tempi e ritmi di esecuzione di lusso e sa adattare con facilità le varie tecniche di esecuzione alle proprie caratteristiche fisiche.
Una proposta importante
Allora chi nasce bravo e fortunato? Certamente e anche così, ma una valida proposta di esercitazioni che possano stimolare queste esecuzioni ritmiche sarà importante per esaltare le capacità dei migliori e per recuperare molti dei problemi che affliggono gli altri ragazzi, che magari sono solo un po’ in ritardo nello sviluppo motorio.
Per ottenere un’esecuzione ritmica ottimale tra gli ostacoli, infatti, è importante avere buoni equilibri muscolari, in rapporto all’età, e se questi esercizi implicano ulteriori difficoltà, oltre al salto della barriera ci si può girare in volo e ripartire, la riuscita è frutto di una importante mix di capacità ritmica ed elasticità muscolare, che è utilissimo sviluppare nei giovani.
La forza, quindi, come utile elemento per incrementare capacità ritmiche in esercizi senza palla a indirizzo più generale e formativo.

Usiamo la palla
Passando a esercizi che prevedono l’utilizzo del pallone per stimolare i tempi di esecuzione del gioco e la ritmica esecutiva, dovremo evitare di proporre troppe difficoltà insieme e per questo utilizzeremo, all’inizio, esercitazioni a coppie senza usare i piedi.
Dal più semplice con uno dei ragazzi impegnato ad afferrare il pallone, lanciato da un compagno con le mani e nel punto più alto della parabola durante un salto di un ostacolo. Poi, passeremo a esercizi più complessi dove l’attenzione dovrà essere puntata prima sulla corretta esecuzione e poi sulla ricerca di tempi e ritmiche più rapide. Un lavoro importante anche per il ragazzo che lancia, poiché c’è da affrontare il salto del compagno che implica la necessità di dare la palla coi giusti tempi, mentre questi e esattamente sull’ostacolo. In pratica si replica la situazione, tipica della partita, in cui si deve attendere il momento più corretto (tempo) per mettere la palla con un cross, mentre il compagno arriva in corsa e può saltare.
Situazione molto più difficile, che però ne implica una simile.
I movimenti del calcio
Passando ai movimenti specifici del calcio ecco che lo stesso esercizio proposto prima con le mani, sia nel lancio sia nella presa, potrà essere riproposto con il colpo di testa del ragazzo che salta l’ostacolo. In questo esercizio, a volte, se il pallone e un filo in ritardo il compagno che deve colpire di testa e costretto ad andare a cercarlo come si raccomanda di fare nelle esecuzioni corrette. A schema libero, lo stesso esercizio si potrà riproporre con il medesimo compagno che passa la palla e con lo stesso ragazzo che salta l’ostacolo, ma il gesto tecnico potrà essere effettuato con uno stop di coscia, un controllo di petto e.. . spazio alla fantasia.
Quando questa famiglia di esercizi sarà stata assorbita bene e quasi tutti saranno in grado di effettuare correttamente sia il lancio sia il controllo della palla in vari modi…potremo complicare ulteriormente le situazioni.
Basterà che il lancio della palla sia effettuato con un rimbalzo prima del tocco del compagno ed ecco che tutta la gamma degli esercizi effettuati implicherà nuove difficoltà e i ragazzi dovranno elaborare nuovi tempi e ritmi d’esecuzione.

Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni 

 

Adattare il gesto
Se il pallone lanciato dal compagno è un po’ in anticipo e il ragazzo che deve colpire, adatterà di conseguenza, il proprio gesto tecnico. Queste sono le situazioni aperte, da interpretare, in cui i giovani sono stimolati da richieste motorie che cambiano continuamente.
Situazione in cui la palla non arriva regolarmente (in modo sempre uguale) come quando e attaccata a una forca, e quindi si crea quella che nel gergo didattico e definita situazione chiusa.
Non arriviamo, comunque, a essere integralisti e a dire che solamente le situazioni aperte dovranno essere utilizzate nell’insegnamento, come si legge da tante parti.
Ci sono situazioni chiuse, e anche in questo caso l’esempio della forca è calzante, che vanno benissimo per mettere a punto il gesto tecnico che poi….dovrà essere allenato per riuscire ad affrontare condizioni più complesse e difficili da interpretare.
Allo stesso modo, è sconsigliabile continuare a proporre esercizi schematici, a situazione chiusa, per tempi lunghi e in età dove le capacità motorie sono maggiormente sviluppate.

Utili considerazioni
Per concludere questo paragrafo sui tempi e ritmi di esecuzione dei movimenti, restano una serie di considerazioni da fare. Molto spesso ho parlato della negatività della specializzazione precoce e altrettanto spesso ho proposto di utilizzare anche altri sport e le loro tecniche per stimolare, in modo importante, l’acquisizione di nuove conoscenze motorie. Nel periodo invernale, infatti, siccome i campi sono brutti i più fortunati, che hanno la possibilità di andare qualche volta in palestra, giocando a pallavolo, a basket o a pallamano soddisfano buona parte delle raccomandazioni che ho proposto in questa relazione.
Devono, infatti interpretare: i tempi di elevazione, il rapporto con il pallone in volo, il contatto con l’avversario…insieme alla gioia che può dare il gioco. Un gioco che però deve essere preparato e ben conosciuto dai ragazzi per rivelarsi realmente utile.
Ma alla scuola calcio si può giocare anche a basket o a pallavolo?
Non solo si può, ma fino a 13-14 anni si dovrebbe, quasi obbligatoriamente, soprattutto nei periodi in cui i campi sono talmente brutti da impedire qualsiasi esecuzione dignitosa. Vedere bambini di 11-12 anni calpestare il fango e cercare di colpire un pallone in grande difficoltà e certo una di quelle situazioni in cui di tempi e ritmi si può parlare ben poco.
Imparare altri sport ed esercitarsi con essi in momenti particolari dell’anno e invece salutare, utile e importantissimo.
Apprendere tanti movimenti, abbiamo detto più volte, è un po’ come conoscere tante parole con cui potremo elaborare discorsi più complessi.
Saper mettere insieme tutte queste parole, attraverso le tecniche di altri sport, e un po’ come migliorare la grammatica; alla fine i discorsi saranno non solo più complessi, ma anche più profondi e ricchi di contenuti.
Si deve essere quindi aperti alle situazioni da proporre e i nostri ragazzi, anche grazie a tanta varietà, conosceranno il divertimento che deriva dall’apprendere e solamente i grandi maestri sanno infondere ciò.

http://www.warmfit.com/it_IT/groups/la-scuola-calcio-a-misura-di-bambino-sistema-i-s-f/forum/

 

Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni Preparazione atletica nelle età 6-8 e 9-12 anni 

Juil
25
Carla T. Fit. + pesistica

disidratazione nei bambini

Uncategorized
0

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/twitter-plugin/twitter.php on line 136

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/twitter-plugin/twitter.php on line 139

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 142

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 144

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 589

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 592

.

Disidratazione nei bambini

• Sintomi di disidratazione nei bambini

• Cosa fare?

Il termine disidratazione indica un eccessivo impoverimento dell’acqua corporea, che in condizioni normali costituisce circa l’80% in peso del bambino. Le possibili cause d’origine sono piuttosto numerose, spesso accumunate dal rialzo febbrile, dal vomito, dalla diarrea e/o dalla temporanea impossibilità di bere.

Disidratazione bambinoMolto rara al di sotto dei tre mesi di età, la gastroenterite acuta è la più comune causa di disidratazione severa nel bambino. Si tratta di una violenta infiammazione delle pareti interne dello stomaco e dell’intestino, caratterizzata da una componente diarroica e perlopiù sostenuta da infezioni virali (rotavirus, Norwalk virus e adenovirus). Nelle fasi iniziali può essere presente anche vomito.

Tra le altre cause di disidratazione ritroviamo gastroenteriti batteriche (Salmonella, Escherichia coli, Campylobacter,Clostridium difficile), diabete di tipo I, fibrosi cistica e sindromi da malassorbimento.

Sintomi di disidratazione nei bambini

L’esame obiettivo è molto importante per riconoscere il grado di disidratazione del bambino, che rispetto all’adulto risulta maggiormente esposto ad importanti perdite idriche. L’ideale sarebbe calcolare tale deficit confrontando il peso abituale del bimbo con quello misurato al sospetto di disidratazione.

Nelle forma lievi, la disidratazione è pari al 3%-5% (differenza tra i due pesi) ed il bimbo ha essenzialmente un quadro normale.

Nella disidratazione moderata, la perdita di acqua è del 6-9%; il paziente diviene sofferente, irritato (piange di più anche se le lacrime sono scarse), con tachicardia, cute fredda, secchezza delle labbra e delle mucose, occhi alonati, cute secca ed anaelastica, fontanella infossata (nel lattante), riduzione della lacrimazione e dell’output urinario.

Questi sintomi meritano di essere prontamente sottoposti all’attenzione del pediatra.

La forma severa si sviluppa con una disidratazione superiore al 10%; ai sintomi sopraccitati si associano letargia (attività rallentate, sonno, difficoltà di risveglio), tachicardia e tachipnea marcate, allungamento del riempimento capillare*, scarso turgore della cute e scarsa emissione di urina (secchezza del pannolino).

Questi sintomi meritano un pronto accesso al pronto soccorso, laddove, praticati pochi ma necessari esami di laboratorio, sarà effettuata una valutazione delle condizioni dell’equilibrio idrosalino del piccolo (che andrà monitorata nel tempo) ed una corretta ed adeguata correzione delle perdite di acqua e di sali a mezzo di infusioni per via parenterale.

* Facendo pressione sul palmo della mano o sul polpastrello del paziente, il sangue viene “spremuto” via dai tessuti sottostanti. Rilasciando la pressione, la cute appare più chiara, ma il sangue torna a perfondere i tessuti, ripristinando il colore originale. Il tempo di riempimento capillare è appunto il tempo in cui ritorna il normale colore della cute: se maggiore di 2 secondi, il test è definito positivo.

Cosa fare?

Stimata la severità della disidratazione, il passo successivo consiste nel calcolare quanti liquidi somministrare al paziente. Questa operazione è facilmente eseguibile ricordando che un litro di fluidi pesa un chilo; pertanto, un bimbo di 20 chili con una disidratazione del 5% ha perso un chilo di peso corporeo (0.05 x 20 kg = 1 kg); quindi, ha un deficit di fluidi pari a un litro.

Nella disidratazione lieve e moderata la terapia idratante orale è il metodo di prima scelta; si basa sulla somministrazione di apposite bevande iposmolari, acquistabili in farmacia, come il Pedialyte o l’Infalytr. Per bambini di età superiore ai due anni si possono utilizzare anche bevande reidratanti per sportivi. Le linee guida consigliano di iniziare la terapia somministrando per os 5 ml di soluzione reidratante ogni cinque minuti, aumentandola gradualmente a seconda della tollerabilità. Più in generale, quindi, è importante somministrare piccole quantità di liquidi ad intervalli molto frequenti. Per nessun motivo utilizzare bibite gassate e succhi di frutta, che – essendo soluzioni ricche di zucchero, quindi iperosmolari – peggiorerebbero la diarrea e la disidratazione. La semplice acqua, dall’altra parte, normalmente non contiene abbastanza sali minerali e può provocare squilibri elettrolitici, con rischio di convulsioni. Se non si hanno a disposizione bevande reidratanti, l’ideale è prepararle in autonomia, sciogliendo in un litro di acqua quattro cucchiaini di zucchero, mezzo cucchiaino di sale, mezzo cucchiaino di cloruro di potassio e mezzo cucchiaino di bicarbonato di sodio.

La normale alimentazione andrà ripresa appena il bimbo sarà in grado di tollerarla.

A livello ospedaliero, quando il bambino si presenta con disidratazione severa, o nel caso in cui non sia possibile reidratare per via orale a causa del vomito persistente, si ricorre alla terapia endovenosa (infusa con boli di 20 ml/kg fino a risoluzione dello shock). Il vomito, di per sé, non rappresenta una controindicazione alla reidratazione orale e può essere risolto attraverso l’impiego di antiemetici (ovviamente secondo quanto consigliato dal pediatra).

© 2016 Mytrainercommunity srl. P.IVA: 03837990237 – Privacy e disclaimer – Cookie Policy – Mappa del Sito

Home

Bellezza

Dieta

Fitness

Salute

Video

Community

MyDieta

seguici su:

Entra nella community

oppure inserisci email e password con cui sei registrato nella community

Dimenticato password?

oppure
Registrati

28

Condivisioni

27

Tratto da http://www.my-personaltrainer.it/salute/disidratazione-bambini.html

Juil
25
Carla T. Fit. + pesistica

Fitness: Considerazioni sulla bocca secca

Alimentazione - Official Group
0

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/twitter-plugin/twitter.php on line 136

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/twitter-plugin/twitter.php on line 139

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 142

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 144

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 589

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 592

Fitness: Considerazioni sulla bocca secca     Avere la bocca secca di tanto in tanto è un fenomeno del tutto normale, spesso frutto di una leggera disidratazione causata dal troppo sudore, dallo scarso apporto di liquidi o dall’eccessiva ingestione di alcolici o alimenti salati. Ricordiamo che in condizioni normali le ghiandole salivari producono e secercono circa un litro – un litro e mezzo di saliva al giorno.

Fitness: Considerazioni sulla bocca secca

Fitness: Considerazioni sulla bocca secca

 

Cause di Bocca Secca

Per descrivere quello che il paziente riferisce con l’espressione “bocca secca” i medici utilizzano il termine xerostomia, un disturbo che può alterare il normale sapore dei cibi, rendere difficile la fonazione e predisporre alla carie dentale. La saliva, infatti, è in grado di tamponare l’acidità della bocca e contiene alcune sostanze ad azione antimicrobica. La bocca secca può inoltre rendere difficoltosa la deglutizione, mentre i processi digestivi non subiscono particolari conseguenze negative (il mancato intervento dell’amilasi salivare è ampiamente compensato da quella pancreatica). Oltre alla secchezza delle mucose orali, il paziente può lamentare mal di gola, labbra screpolate, sete continua, difficoltà a parlare, alitosi, malattie gengivali ed infezioni fungine della bocca (vedi candidosi orale o mughetto).

Oltre a quelle alimentari, la bocca secca può avere origini iatrogene, legate cioè all’assunzione di determinati medicinali. La lista dei farmaci incriminati è piuttosto lunga ed include in particolare i prodotti farmaceutici utilizzati per il trattamento della depressione, dell’ansietà , del morbo di Parkinson, dell’obesità (sibutramina, fendimetrazina, derivati amfetaminici), dell’incontinenza urinaria e del cancro (chemioterapia), ma anche narcotici, antistaminici – decongestionanti, antipertensivi (diuretici), antidiarroici e miorilassanti.

Il tabacco (fumato o masticato), l’esercizio fisico eseguito respirando con la bocca ed il parlare o il cantare troppo a lungo, possono aggravare la sensazione di bocca secca. In altri, casi l’inaridimento può essere determinato dall’abuso di stupefacenti, come marijuana, cocaina, efedrina e amfetamine, o di alcol (che ha un effetto disidratante sull’organismo). Un’ostruzione nasale (deviazioni del setto, riniti allergiche, poliposi nasale ecc.), che costringa il paziente a respirare con la bocca, può renderla riarsa al pari delle condizioni sopraelencate.

Tra le malattie responsabili di secchezza delle fauci spicca la sindrome di Sjogrens, seguita dal comune diabete e da quello insipido, dal morbo di Parkinson, dagli orecchioni (parotite), dalla fibrosi cistica e da disturbi psicologici (depressione ed ansietà); la sensazione di bocca secca può essere percepita anche da pazienti affetti dal morbo di Parkinson o che hanno subìto un infarto. Quando la bocca secca si accompagna a sudorazione eccessiva e spiccata magrezza può essere spia di una malattia della tiroide chiamata ipertiroidismo. La bocca secca può essere causata anche dalla lesione delle ghiandole salivari, ad esempio per un trauma alla testa, per un intervento chirurgico o per radioterapia localizzata al collo e al capo (in tal caso la lesione può essere irreversibile).

Diagnosi

Per la diagnosi di xerostomia il medico o il dentista esaminano con cura la storia clinica del paziente ed i sintomi che lamenta; un’attenta ispezione della cavità orale e la palpazione del collo e delle guance – eventualmente associata ad esami ematici o a tecniche di imaging (diagnostica per immagini) – potranno eventualmente aiutarlo ad identificare le origini del problema. A livello casalingo la bocca secca può essere “diagnosticata” ingerendo dei cracker o del riso secco: se si hanno difficoltà a masticare o a deglutire il test viene considerato “positivo”.

Trattamento

Il trattamento della xerostomia viene personalizzato in relazione alle cause di origine. Per esempio, il medico può decidere di sospendere determinati medicinali e sostituirli con altri. Risciacqui orali con appositi collutori, applicazione di umettanti artificiali in spray (Xerotin, Secriva), capaci di mimare l’effetto della saliva (utili soprattutto prima dei pasti) e l’adozione di altre misure palliative ritenute secretivo-stimolanti (chewingum o confetti, rigorosamente senza zucchero), rappresentano una strategia di intervento generalizzata. Il paziente, dal canto suo, deve mantenere un’adeguata igiene orale e correggere eventuali abitudini cosiddette viziate, abolendo il fumo, cercando di respirare con il naso anziché con la bocca, aumentando l’apporto di liquidi e umidificando gli ambienti in cui soggiorna. Quando le ghiandole salivari sono sane, il trattamento della bocca secca può avvalersi di appositi farmaci scialagoghi, come l’anetoltritione (Sulfarlem) e la pilocarpina (Salagen), che aumentano il flusso della saliva.

http://www.warmfit.com/groups/alimentazione-diet/forum/

 

Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca Fitness: Considerazioni sulla bocca secca 

Juil
25
Carla T. Fit. + pesistica

Quanti capelli abbiamo?

Uncategorized
0

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/twitter-plugin/twitter.php on line 136

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/twitter-plugin/twitter.php on line 139

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 142

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/bws-linkedin/bws-linkedin.php on line 144

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 589

Warning: in_array() expects parameter 2 to be array, string given in /web/htdocs/www.warmfit.com/home/wp-content/plugins/social-buttons-pack/facebook-button-plugin/facebook-button-plugin.php on line 592

.

Capelli

Quanti capelli abbiamo?

Il numero di capelli presenti sulla testa varia notevolmente da persona a persona, influenzato – com’è – da numerosi fattori, quali età, sesso, genetica e stato di salute. Si stima che mediamente vi siano circa 100.000 capelli sulla testa di ogni individuo (circa 140.000 nei biondi, 100.000 nei bruni e 80.000 nei rossi), di cui il 90% circa si trova in una fase di crescita. Quanti capelli?Durante tale periodo il capello si allunga mediamente di 1-1,5 cm al mese. Dati alla mano, quindi, possiamo sbizzarrirci in un curioso calcolo matematico: ogni anno i follicoli capilliferi di una persona producono, complessivamente, qualcosa come 15 chilometri di capelli.

Nel ciclo vitale di un capello la fase di crescita (anagen) dura normalmente da 2 a 6 anni, seguita da un periodo di transizione (catagen) in cui il capello cessa di crescere ed il follicolo risale verso la superficie cutanea. Tale fase, della durata di 3-4 settimane, precede un ultimo periodo di riposo (telogen) di circa tre mesi, al termine del quale il follicolo si riattiva producendo un nuovo capello che provoca la caduta di quello vecchio.

Con il progredire dell’età la durata della fase anagen si riduce; di conseguenza la crescita del capello rallenta. Sulla scia dell’estesa incidenza dell’alopecia androgenetica – che colpisce nel corso della vita circa l’80% degli uomini ed il 50% delle donne – i follicoli in fase telogen diventano, in proporzione, più numerosi. Nello stadio finale di questo processo il capello diventa molto simile a quello del neonato: corto, sottile, quasi trasparente. I capelli, quindi, non cadono, ma diventano talmente sottili e corti da risultare impercettibili. L’alopecia androgenetica, inoltre, diminuisce notevolmente il numero di capelli terminali nell’area frontale ed in quella del vertice, mentre risparmia i follicoli presenti nella regione delle tempie e della nuca, conferendo alla testa il classico aspetto “a corona”.

Aller à la barre d’outils