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May
30
Fabio, Sport Masseur

Hamer: Il carcinoma al fegato

dottor g. r. Hamer - official group
0

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Hamer: Il carcinoma al fegato;   La Nuova Medicina Germanica® si basa su 5 leggi biologiche.

La terza legge, “il sistema ontogenetico dei tumori e dei oncoequivalenti” dice che tutti gli organi governati dal cervello antico danno aumento di cellule in fase di conflitto attivo, mentre tutti gli organi governati dal neoencefalo fanno diminuzione di cellule, cioè necrosi, buchi ecc. in fase di conflitto attivo. Questo è la divisione secondo la storia evolutiva o embriologica! Se differenziamo tutte le escrescenze ed i gonfiori secondo i criteri della storia evolutiva, secondo i vari foglietti embrionali, tutto trova la sua collocazione logica da sé.

Nel fegato troviamo due tipi di tumori: un tipo con calo di sostanza, che si trova nei dotti biliari, dove arrivano le fibre (sensibili) del neoencefalo; l’altro tipo si trova più in periferia e fa noduli grossi, gibbosi in vicinanza della capsula epatica che spesso sono perfino ben palpabili. Essi appartengono al tronco encefalico, cioè al foglietto embrionale interno e perciò fanno tumori compatti di tipo adenoidale nella fase di conflitto attivo. Il contenuto del conflitto di un carcinoma delle cellule epatiche a livello psichico corrisponde sempre al conflitto biologico di “paura di morire di fame”. Non è da meravigliarsi allora che in zone segnate da disordini politici e carestie il cancro al fegato è 35 volte più frequente che in zone in cui la sopravvivenza è ordinata e assicurata.

Hamer: Il carcinoma al fegato

Il punto centrale della DHS (choc conflittuale) non include solamente lo choc conflittuale acuto drammatico che ci ha colto sul piede sbagliato ma anche il contenuto del conflitto che determina la localizzazione del focolaio di Hamer nel cervello e la localizzazione del tumore o della necrosi nell’organo. Dal momento della DHS vediamo nella TAC cerebrale, nel relè appartenente al conflitto ed all’organo, la configurazione a bersaglio con anelli ben marcati, simili agli anelli concentrici di un bersaglio. I processi che vediamo nel cervello li vediamo anche nell’organo, cioè sono concomitanti. La cosa eccitante è che il cervello e l’organo vibrano praticamente allo stesso ritmo nella forma a bersaglio. Possiamo immaginarci l’organo con i suoi nuclei cellulari, che sono tutti collegati fra di loro, quasi come un secondo cervello. Il cervello della testa ed il cervello dell’organo vibrano con stessa fase nello stesso modo, come dimostrano le configurazioni a bersaglio. A volte il cervello della testa manda comandi al cervello dell’organo, per esempio la motricità, a volte il cervello dell’organo manda informazioni al cervello della testa, per esempio la sensibilità. In parte queste cose erano risapute dalla neurologia, ma non ci portavano avanti, in quanto non si sapevano il collegamenti della Nuova Medicina Germanica®.

Col procedere del conflitto anche il HH nel cervello va avanti, cioè l’area colpita si allarga sempre di più o l’area colpita si altera più intensamente. Contemporaneamente anche il cancro nell’organo va avanti, cioè il tumore aumenta di massa a causa di un reale aumento di cellule. I conflitti biologici si comprendono, solamente guardando la storia evolutiva, come conflitti arcaici, che sono analoghi nell’umano e nell’animale. L’animale sente quasi tutti i conflitti biologici ancora come reali mente l’umano li vive spesso in senso lato. Per l’animale il boccone è realmente un pezzo di cibo che non riesce ad ottenere, per l’umano si può trattare anche di un biglietto da mille euro o di un affare andato a monte. Quando per esempio un uomo d’affari ha grosse difficoltà economiche perché forse la concorrenza è diventata troppo forte o perché la banca ha bloccato i soldi, può formarsi, in caso di una DHS corrispondente, un carcinoma epatico.

Una ragazzina subì un conflitto di paura di morire di fame quando avevano aperto un supermercato accanto al negozio del padre. Il padre continuava a lamentarsi. “Oddio, moriremo di fame”, e la ragazzina di 5 anni l’ha preso per una realtà incombente.

Oppure un paziente di 19 anni ha subito un conflitto di paura di morire di fame quando la sua ragazza è rimasta incinta, allora pensava: “Oddio, entrambi non abbiamo di che vivere, come possiamo far crescere il bambino.”

Un’altra ragazza, la cui madre voleva tornare a lavorare e quindi la ragazza in futuro avrebbe dovuto andare a mangiare dalla nonna dove non le piaceva il cibo, ha subito un conflitto di paura di morire di fame con un carcinoma epatico.

Con la DHS tutto è stabilito: il contenuto di conflitto psichico-biologico, la localizzazione nel cervello e la localizzazione del cancro o dell’oncoequivalente nell’organo. Ma si stabilizza un’altra cosa molto importante: i cosiddetti “binari”. Tutto ciò che l’individuo assorbe nell’istante della DHS, visivamente, acusticamente, con l’olfatto o con il tatto, compresi i differenti “aspetti” del conflitto, si fissano nel momento del conflitto stesso. Se si ripresenta anche solo un singolo aspetto, l’intero conflitto può manifestarsi di nuovo come recidiva. Questo significa che da un tale binario laterale si viene condotti sempre sul binario principale. Perciò il nome binario. Tutte le allergie, che possiamo dimostrare con i nostri test allergici, sono sempre binari secondari in correlazione con una DHS.

Quando per esempio si dice ad un paziente di avere un carcinoma intestinale, egli subisce di solito due nuovi conflitti:

1. un attacco mentale contro il ventre, che deve essere aperto. Un tale conflitto biologico causa un carcinoma peritoneale e cresce durante la fase di conflitto attivo.

2. un carcinoma epatico solitario sempre a destra dorsalmente. Questo esprime la paura biologica arcaica che il cibo non passerà più attraverso l’intestino in quanto dovrebbe essere bloccato da un carcinoma. Questo significa che il paziente ha letteralmente una paura arcaica di morire di fame, o di sviluppare un ileo e morire di fame perché si immagina che il cibo non riesca più a passare.

Se passa un po’ di tempo dalla diagnosi al momento dell’intervento, di regola 3-4 settimane, il chirurgo trova di solito le cosiddette “metastasi” puntiformi sul peritoneo, e, se fa fare una TAC del fegato poco prima o dopo l’intervento, trova anche questo focolaio epatico rotondo solitario dorsalmente a destra. È superfluo dire che un tale paziente viene dichiarato di solito non operabile, incurabile, cioè considerato come un caso disperato, mentre noi possiamo seguire con la logica, sistematicamente e biologicamente, che il paziente ha subito in modo iatrogeno, cioè a causa della diagnosi e dell’annuncio dell’intervento, i conflitti biologici consecutivi e le relative malattie. Inutile anche descrivere che forse adesso il chirurgo, per ignoranza delle correlazioni, estirpa anche questo focolaio epatico rotondo solitario e il più possibile anche le “metastasi peritoneali”, come vediamo di frequente. Superfluo anche descrivere che il paziente crede dopo l’intervento “di essersi liberato dal male” e come segno di soluzione del conflitto dell’attacco contro il ventre sviluppa adesso un’ascite (liquido nello spazio addominale) come segno di guarigione, che da parte dell’operatore e dell’oncologo viene considerata l’inizio della fine, poiché entrambi non conoscono il contesto biologico. Allora il circolo vizioso si chiude poiché in futuro tutto ciò che ha a che fare con l’intestino farà una recidiva del carcinoma epatico. Se per esempio il paziente ha paura di avere aderenze come conseguenza dell’intervento e magari è solo un po’ stitico e teme di sviluppare un ileo, subirà sempre di nuovo una recidiva del carcinoma epatico solitario.

Anche la fase di guarigione, cioè l’ascite, può innestare un altro circolo vizioso e collegarsi al primo conflitto, dove dovevano togliere qualcosa con un intervento. Ogni volta quando il paziente arriva nella fase di guarigione, cioè ha un’ascite, si lascia prendere dal panico e con questo (conflitto attivo) l’ascite regredisce. Passa il panico, l’ascite torna come segno di guarigione. Andando avanti in questo modo c’è il rischio dell’escalation.

Nella Nuova Medicina Germanica® il paziente andrebbe esaminato con cura in senso clinico, psichico e cerebrale. Con molto meno dispendio si farebbe la stessa diagnosi, ma la si comunicherebbe con cautela al paziente, spiegandogli che ciò non porterebbe poi a grandi rischi. Se il conflitto non è ancora risolto si cercherebbe insieme al paziente una possibile soluzione. In questo modo il paziente non svilupperebbe né un carcinoma peritoneale né uno epatico. La prognosi sarebbe sempre poco drammatica, poiché si tratta sempre di un singolo carcinoma senza altre complicazioni, escludendo quei pochi casi dove si rischia veramente un ileo e dove naturalmente si dovrebbe intervenire chirurgicamente in modo profilattico.

Dopo la soluzione del conflitto secondo la 4° legge, il “sistema ontogenetico dei microbi”, si inizia subito con la riparazione, cioè il tumore viene caseificato e demolito con l’aiuto dei batteri fungiformi dei tubercoli (se sono presenti nell’organismo). Il carcinoma epatico solitario può di nuovo sparire solo se ci sono micobatteri (Tbc) nella fase di guarigione. Tutti i microbi conosciuti lavorano esclusivamente nella fase di guarigione, né prima né dopo, cioè se ci mancavano i microbi adatti durante la fase di guarigione, il tumore rimane, senza essere caseificato e senza essere demolito. Di solito le restanti caverne epatiche collassano e si induriscono come cosiddetta cirrosi epatica solitaria (in fondo lo stesso processo come nei focolai rotondi caseificanti e cavernizzanti della zona alveolare dopo il conflitto di paura di morire). In zone dove non c’è più possibilità momentanea o definitiva di rigenerazione può subentrare il tessuto connettivo ed incapsulare o perfino calcificare il tumore.

In questa fase di guarigione il fegato si gonfia, il paziente è stanco e spossato, dorme molto e bene, ma quasi sempre solo dalle 3 di mattino, interrotto da forte sudorazione notturna (come in tutti i tumori governati dal cervello antico con Tbc) e temperature subfebbrili. Il fegato è un po’ più piccolo ma alla fine della fase di guarigione ricostruisce di nuovo tessuto epatico normale per compensare.

Fondamentalmente bisogna sempre valutare i sintomi organici con tutta cautela, poiché si può sempre trattare di carcinomi vecchi, che non sono stati caseificati e demoliti nella fase di guarigione avvenuta, e perciò sono stati scoperti solo per caso.

Esistono anche organi che si compongono funzionalmente come parti diverse di foglietti embrionali diversi. Fanno parte di questo gruppo anche il fegato, lo stomaco ed il pancreas. Mentre gli organi governati dal cervello antico fanno aumento di cellule nella fase di conflitto attivo, gli organi governati dal neoencefalo fanno diminuzione di cellule nella fase di conflitto attivo.

Il cancro dei dotti biliari appartiene al neoencefalo, al foglietto embrionale esterno.

Nella fase di conflitto attivo si forma un’ulcera dell’epitelio pavimentoso nei dotti biliari.

Mentre nel tronco encefalico la lateralità è quasi senza importanza nelle zone governate dal neoencefalo invece è di importanza decisiva. Dall’organo al cervello o dal cervello all’organo la correlazione è sempre chiara. Solo nella correlazione tra psiche e cervello o tra cervello e psiche la lateralità prende importanza.

Esempio: Una donna destrimane subisce in caso di un conflitto di identità un carcinoma rettale, una donna mancina invece con lo stesso conflitto un carcinoma ulceroso dello stomaco o dei dotti biliari. Un uomo destrimane subisce in caso di conflitto di disputa del territorio un carcinoma ulceroso del dotto biliare o dello stomaco, l’uomo mancino invece con lo stesso conflitto un carcinoma rettale.

Nella fase di conflitto risolto questa ulcera viene ricostruita con nuove cellule con l’aiuto di virus, un processo che comporta sempre un forte edema e può eventualmente creare occlusioni momentanee.

In passato non sapevamo di questi meccanismi e consideravamo queste neoformazioni di cellule, che nella fase di guarigione fanno un vero aumento cellulare (per riempire l’ulcera), come tumori a volte molto maligni.

I virus lavorano invece secondo i programmi nella fase di guarigione, però con forte edema occludendo i dotti biliari intraepatici, cosa che fino ad ora era chiamata “epatite (virale)”. Non sono i virus a causare l’epatite, ma il nostro organismo si serve di loro, se sono presenti, per ottimizzare il percorso di guarigione. Se non sono presenti “microbi speciali”, le ulcere dei dotti biliari intraepatici guariscono anche senza di loro dopo la soluzione del conflitto (epatite virale non A, non B). Il percorso in caso di presenza dei cosiddetti virus di epatite A o B è più intenso ma più breve, ed offre ovviamente in senso biologico una possibilità maggiore di sopravvivenza che senza virus. La differenziazione “itterico” o “anitterico” (colorazione gialla o non colorazione) si orienta solamente a seconda di quanti dotti biliari intraepatici sono occlusi o se eventualmente è occluso il dotto principale (coledoco) a causa dell’edema.

Alla conclusione del processo dell’epatite si può formare anche in questo caso una cirrosi epatica. Essa consiste in parte di epitelio pavimentoso ed in parte di stenosi connettivali dei dotti biliari intraepatici (corrispondenti alle atelettasie bronchiali e le stenosi delle coronarie). In passato si era convinti che la cirrosi epatica derivasse dall’alcol. In realtà appartiene alla maggior parte degli alcolisti degli strati sociali inferiori. E lì l’esposizione a conflitti è molto maggiore che non negli strati medio borghesi. Non è il cancro che deriva dall’alcol, mal alcol e cancro derivano da preoccupazioni e dispute. È sempre solo questione di tempo fino a quando colpisce una DHS.

 Hamer: Il carcinoma al fegato

Il punto più critico nel percorso della guarigione dell’epatite non sono per niente il valori epatici al di sopra della norma (specialmente le gamma-GT, le fosfatasi alcaline ed eventualmente la bilirubina nel percorso itterico), ma la crisi epilettoide che si verifica quando il valori epatici cominciano a calare. Attenzione al coma epatico! In realtà si tratta di un coma cerebrale, immediatamente dopo la crisi epilettoide. La crisi epilettoide ha il senso biologico di spremere l’edema dal cervello e dall’organo, che si era accumulata per guarire, a partire dalla conflittolisi. La crisi epilettoide è per così dire il punto di svolta della fase pcl (fase di guarigione). In fondo è un processo molto sensato.

In questa fase avvengono coliche biliari, anche coliche biliari intraepatiche, in quanto le fibre del neoencefalo hanno innervazione sensibile. I dolori di guarigione che in fondo sono positivi si possono affrontare in modo sensato solo rendendoli comprensibili al paziente, che si prepara come per un vero grande lavoro che deve completare. Naturalmente esistono possibilità per rendere i dolori più supportabili con farmaci o applicazioni esterne. In fondo però i dolori hanno un senso biologico: fermare l’organismo per completare la guarigione in modo ottimale.

Nella Nuova Medicina Germanica® non esistono i termini maligno e benigno o metastasi, solo carcinomi secondari o terziari. Non esistono più neanche i “tumori cerebrali” ma solo i focolai di Hamer con configurazione a bersaglio, con edema cerebrale o accumulo di tessuto di glia dopo la soluzione del conflitto. Non esistono più neanche “malattie infettive” ma solo fasi di guarigione dopo una fase di conflitto attivo con corrispondente localizzazione nel cervello e manifestazione organica di un cancro o di una malattia oncoequivalente con coinvolgimento dei microbi obbligatori.

Tutte le malattie che esistono si evolvono secondo le leggi della Nuova Medicina Germanica®!

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

 

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May
30
Carla T. Fit. + pesistica

Il parco batte la palestra. L’aria aperta allevia lo stress

sport - official group
0

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Il parco batte la palestra. L’aria aperta allevia lo stress;     Secondo una ricerca inglese per ottenere il massimo del risultato da una sessione di esercizi è meglio allenarsi immersi nel verde. L’analisi ha incrociato i dati di undici studi sull’argomento: chi preferisce la natura ha più energia e buonumore

 

Il parco batte la palestra. L’aria aperta allevia lo stress

Aiuta a combattere l’ansia, dona energia e buonumore. Lo sport è un toccasana ma, per ottenere il massimo del risultato da una sessione di esercizi è meglio allenarsi all’aria aperta che in palestra. La conferma sugli indiscussi benefici dell’attività fisica arriva da ricerca inglese pubblicata su Environmental Science and Technology’. Con un po’ di movimento si scarica la tensione muscolare, che dà una sensazione di malessere al soggetto, e si stimola la produzione di endorfine, i cosiddetti ormoni della felicità, che promuovono una sensazione di benessere per il corpo e per la mente. Ma, dopo aver analizzato e incrociato i dati di undici studi sull’argomento, gli esperti non hanno dubbi e aggiungono: le persone che preferiscono il parco al tapis roulant possono beneficiare maggiormente degli indiscussi effetti positivi del movimento.

Per verificare se per la mente fosse meglio l’allenamento del corpo all’aria aperta, immerso nella natura, o quello indoor, ‘stipato’ nelle sale delle palestre, gli esperti del Peninsula College of Medicine and Dentistry di Plymouth hanno preso in esame undici trial già pubblicati sull’argomento. In totale i risultati riguardavano 833 adulti. Dagli esami effettuati è emerso che, a confronto con lo sport praticato al chiuso, l’attività fisica all’aria aperta dona una maggiore sensazione di ‘rivitalizzazione’, più energia e buon umore e contribuisce a ridurre ansia, depressione, tensione e rabbia. I partecipanti inoltre si sono detti soddisfatti e divertiti, l’attività fisica all’aperto li invogliava anche a ripetere l’esperienza.

“Sapevamo che fare movimento immersi nella natura fa bene – dice Jo-Thompson Coon, uno degli autori della ricerca – ma ci hanno stupito gli effetti sull’ansia e la depressione. Le ricadute positive sull’umore sono massime quando lo sport è praticato all’aria aperta e in un ambiente vitale, probabilmente anche grazie agli effetti positivi della socializzazione”. Comprendere ancor meglio questo collegamento, dicono gli esperti, può anche aiutare in futuro a studiare e sperimentare nuove terapie contro due delle emergenze sanitarie mondiali: l’obesità e la depressione.

Il parco batte la palestra. L'aria aperta allevia lo stress

“Il 75% degli europei – dice il professor Michael Depledge, coordinatore del team che ha portato avanti lo studio  – vive in ambienti urbani e alla luce dei risultati ottenuti da questo studio è bene che imparino a riappropriarsi del loro rapporto con la natura, sfruttando ad esempio le zone verdi delle loro città”. Un’idea, suggerisce il rapporto, è di attuare programmi come la green gym o la blue gym, ovvero interventi medici innovativi, non molto di moda in Italia, che includono esercizio all’aperto come parte integrante di trattamenti olistici per chi soffre di depressione e simili disturbi psicologici. Una specie di ginnastica a contatto con Madre Natura: vangare, zappare, rastrellare foglie secche e erba tagliata. In particolare la Green Gym, secondo uno studio recente della Oxford Brookes University, oltre che fare bene alla salute, alla respirazione e a tutto il sistema cardiocircolatorio e muscolare, incide in modo positivo anche sullo stato mentale, allontanando, appunto, la depressione. E, concludono i ricercatori, per stare meglio basterebbe ‘allenarsi’ una volta a settimana.

Tratto da : http://www.repubblica.it/salute/forma-e-bellezza/2011/02/08/news/outodoor_palestra-12109737/

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May
27
Fabio, Sport Masseur

Hamer: Il carcinoma osseo

dottor g. r. Hamer - official group
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Hamer: Il carcinoma osseo;

L’ 0 S S 0

Programmi speciali

biologici sensati

secondo la conoscenza della Nuova Medicina Germanica® del Dr. med. Ryke Geerd Hamer

Il carcinoma osseo: i dolori ossei sono segno sicuro di guarigione.

 

Hamer: Il carcinoma osseo

In origine per cancro si intendeva un tumore vero con forte aumento di cellule. Si supponeva che le cellule del tumore potessero navigare e causare escrescenze, figliare in altre parti del corpo, le cosiddette metastasi, che in realtà non esistono. Quando si veniva sempre più spesso a confronto con le cosiddette metastasi ossee, che presentavano un quadro opposto all’aumento cellulare, cioè dei buchi nell’osso, nessuno sapeva più cosa fosse realmente il “cancro”. Prima del 1981 (l’anno della scoperta della regola ferrea del cancro) c’erano molte teorie sull’origine del cancro. Ma che si potesse sviluppare un cancro a causa di un conflitto drammatico, altamente acuto, che dia isolamento psichico, che ci colga, per cosi dire, sul piede sbagliato, quasi nessuno lo riteneva possibile.

 Hamer: Il carcinoma osseo

La DHS (lo choc conflittuale biologico) è si un “essere colto sul piede sbagliato” ma anche l’aprirsi di una grande possibilità di rimediare a questo guasto. Con questa si inizia un “programma speciale biologico sensato” (SBS), cioè la possibilità benevola di madre natura, di riequilibrare la disattenzione. Questo conflitto biologico determina al momento della DHS sia la localizzazione del SBS nel cervello del cosiddetto “focolaio di Hamer” (HH), come anche la localizzazione nell’organo del cancro o degli oncoequivalenti (malattia simile al cancro, cioè diminuzione di cellule o deficit funzionale). Ogni malattia dimostra 2 fasi differenti, una fase di conflitto attivo ed una fase di guarigione, se avviene la soluzione del conflitto.

Il contenuto del conflitto in caso di “cancro osseo” è sempre un conflitto di perdita della stima di se, cioè un cosiddetto conflitto di crollo dell’autostima (SWE), che può essere sentito in modi differenti. Come, dove e cosa si sente viene definito sempre nel momento della DHS, per esempio:

Intellettualmente–moralmente = osteolisi della calotta e della colonna cervicale

In relazione a madre/bambino, padre/bambino, marito/moglie = osteolisi della spalla o dell’altra (a seconda della lateralità)

SWE delle capacità manuali, della destrezza = osteolisi delle braccia, mani

SWE centrale della personalità = osteolisi della colonna dorsale, lombare

SWE della sportività = osteolisi delle ossa delle gambe, delle ginocchia

Nella fase di conflitto attivo si formano necrosi, cioè osteolisi del sistema scheletrico, cioè si demoliscono cellule ossee o in casi più leggeri del sistema linfatico, con depressione contemporanea della ematopoiesi, delle cellule rosse e bianche del sangue, cioè una diminuzione della formazione di sangue = anemia. In caso di conflitti di SWE che durano a lungo, si possono formare grandi osteolisi del sistema scheletrico che poi presentano il pericolo di fratture sponatanee in questa fase di conflitto attivo.

Dopo la soluzione del conflitto (CL) succede il contrario, comincia un crescita selvaggia, ma ben organizzata di cellule di callo osseo. In questa fase intanto l’osso è ancora al massimo pericolo di crollare fin quando non si è ancora depositato callo a sufficienza. Le osteolisi ricalcificano sempre con forte gonfiore del tessuto osseo e forti dolori a causa della tensione del periostio. Contemporaneamente si vede adesso nel HH del cervello una colorazione scura (edema nella sostanza bianca del cervello) corrispondente alla parte scheletrica interessata che regredisce con l’aumento della ricalcificazione.

Più il paziente si prepara a questi attesi “dolori da guarigione ossea”, meglio sopporterà questi dolori. I dolori diventeranno insopportabili solo se il paziente viene preso dal panico. Questi dolori, che si presentano regolarmente nella fase di guarigione quando l’osso crea edema, sono un buon segno ed un processo importante nella guarigione biologica dell’osso, in quanto i dolori costringono l’individuo di tener ferma la parte scheletrica interessata, la quale rischierebbe di fratturarsi con carico o strapazzo funzionale. Normalmente il paziente dovrebbe stare a letto e non dovrebbe caricare il corpo vertebrale (in caso di interessamento della colonna vertebrale). La guarigione può essere controllata facilmente con esami radiografici dell’osso nella sua progressiva ricalcificazione. Si vede non solo più tessuto osseo di prima, ma addirittura più che nelle vicinanze, cioè maggiore densità.

Queste zone rotonde bianche e addensate sulla radiografia, che prima erano necrosi ossee, venivano ora chiamate “metastasi osteoblastiche” (che formano osso). Le necrosi ossee venivano chiamate “metastasi osteoclastiche” (che distruggono l’osso). Le necrosi ossee erano chiamate “metastasi osteoblastiche” (che distruggono l’osso). Come potevano queste necrosi spedire in giro delle “cellule cancerogene maligne”, visto che nella diminuzione di cellule non se ne trovavano neanche di cellule. Come può evolversi una osteolisi “benigna” in un osteosarcoma “maligno”? La “metastasi osteoblastica” non è nient’altro che la guarigione del buco nell’osso, in fondo la stessa cosa di un osteosarcoma. Si parla di osteosarcoma solamente quando è stato aperto il periostio, per esempio con la cosiddetta “biopsia”. Facendo ciò il liquido del callo sotto pressione, che si era formato nel buco osseo a causa della guarigione e che aveva dato pressione all’interno dell’osso spingendo il periostio in fuori, trova la sua strada attraverso il periostio perforato nel tessuto circostante, ingrossa ed indurisce il tessuto di cellule di callo e causa un cosiddetto “sarcoma”, un “mezzo osso”, chiamato anche osteosarcoma. Senza aver fatto una biopsia il tessuto circostante sarebbe solo gonfio. Il liquido fuoriesce dal periostio non però le cellule del callo. Secondo la comprensione della Nuova Medicina Germanica® si trova sempre lo stesso tipo di formazione istologica nella stessa zona organica anche in caso di cancro, sapendo ciò biopsie o prelievi di liquidi sono quasi sempre superflui. Secondo le nostre esperienze sappiamo che la TAC cerebrale può dare un’informazione più sicura della formazione istologica che una biopsia.

Troviamo lo stesso processo anche in un reumatismo articolare acuto, per esempio nel ginocchio, che equivale alla fase di guarigione dopo un conflitto di non sportività e che dopo un certo periodo regredisce spontaneamente. A causa del forte gonfiore e la deformazione dell’articolazione, che fondamentalmente sono passeggeri, può avvenire un recidiva del conflitto di non sportività, perché adesso il paziente non è per niente in grado di camminare spedito. Esistono questi circoli viziosi che si formano a causa dell’incomprensione o anche a causa del reale handicap durante la fase di guarigione. Un tale circolo vizioso lo troviamo per esempio nella poliartrite cronica primaria, che si basa sul seguente meccanismo: il paziente subisce un SWE di essere maldestro riguardo alle dita o allo scheletro della mano, commettendo un atto grossolano e maldestro. Quando risolve il conflitto il periostio si gonfia, e poiché si tratta spesso di osteolisi in vicinanza di articolazioni, l’edema preme in direzione della minor resistenza, cioè nell’articolazione delle dita o del polso. A causa del gonfiore il paziente si sente ancora più impacciato di prima e subisce adesso una recidiva dell’ormai risolto conflitto. La recidiva causa una regressione del gonfiore delle articolazioni, non perché sono guarite ma perché fanno nuove osteolisi nella nuova fase ca invece di continuare la ricalcificazione. Quando il gonfiore regredisce il paziente si sente più agile con le mani e può di nuovo giungere ad una soluzione del conflitto. La soluzione causa di nuovo un gonfiore delle articolazioni delle dita. Questo processo può andare avanti ad ondate anche per molti anni, fino a quando si giunge ad una deformazione permanente delle mani, che cementano rendendo maldestri permanenti.

Pazienti che in passato ottenevano la diagnosi di reumatismo articolare acuto, per esempio del ginocchio, finiscono adesso in oncologia e vengono trattati come osteosarcomi. La mortalità del osteosarcoma del ginocchio è molto alta. Non si era capito fino ad ora che si tratta dello stesso identico problema, perché non potevamo capire la differenza tra una frattura e la fase di guarigione di una osteolisi causata biologicamente da un conflitto. La differenza tra una osteolisi, causata da un conflitto biologico di SWE, ed una frattura normale, che è avvenuta senza un tale conflitto di SWE, si trova nella formazione di callo, che nella frattura normale avviene senza formazione di edemi imponenti. L’osso alla fine della guarigione di un SWE contiene più calcio di prima ed è più forte. Questo è il senso biologico.

Se il paziente aveva una diagnosi “maligna” il medico poteva dare morfina al minimo segno di dolore. Con leggerezza si accettavano gli effetti collaterali della morfina come dipendenza, soppressione respiratoria, paralisi intestinale ecc..

Visto che il dolore è una sensazione soggettiva, i pazienti sentono il dolore intensificato di molto con il diminuire dell’effetto della morfina. È noto che le dosi di morfina devono essere sempre aumentate. Perciò la somministrazione di morfina era sempre una strada a senso unico, un assassinio a rate. Con la Nuova Medicina Germanica® possiamo differenziare con esattezza a quale fase della malattia appartiene il dolore, di quale qualità è, quanto tempo durerà ecc..

È importante che il paziente comprenda: il dolore osseo è buono, è un segno sicuro di guarigione!

Farmaci citostatici invece impediscono la guarigione, la bloccano.

Nei casi dei cancri governati dal neoencefalo si possono ottenere successi apparenti nella fase di guarigione, in quanto ogni processo di guarigione può essere immediatamente bloccato con farmaci citostatici (chemio). Di massima si possono indurre allo sgonfiamento ogni foruncolo, ogni ascesso, perfino ogni puntura d’ape con l’uso di citostatici, ma si impedisce sempre in questo modo la guarigione e con ciò anche per esempio il lavoro necessario dei microbi.

Seguendo il sistema ontogenetico dei microbi si dimostra che i microbi si inseriscono in modo sensato e comprensibile dal punto di vista evolutivo nel processo biologico degli SBS. In fondo essi sono cresciuti insieme a noi e per noi. Loro sono un anello della catena di un circuito regolatore della natura, solo che noi non lo sapevamo. Perciò avevamo tentato con impegno cieco di distruggere questi piccoli aiutanti utili con i cosiddetti antibiotici o sulfamidici.

I batteri collaborano sia in parte negli organi governati dal cervelletto appartenenti al foglietto embrionale medio, dove demoliscono le cellule, sia anche nelle necrosi degli organi governati dalla sostanza bianca del cervello appartenenti al foglietto embrionale medio, dove aiutano a costruire cellule, come per esempio nell’osso. I chirurgi utilizzano questa conoscenza già da 50 anni, quando per esempio nel caso di una frattura comminuta la aprono e la tengono aperta con una perforazione con una serie di chiodi passeggeri, poiché una frattura aperta accessibile ai batteri guarisce molto più veloce di una frattura che resta chiusa. I batteri facilitano la costruzione ma demoliscono anche frammenti d’osso sparsi o superflui.

Non siamo morti a causa dei microbi, ma al massimo a causa dell’enorme edema nel nostro cervello durante la fase di guarigione, quando il conflitto era durato troppo a lungo. Ma si aggiunge un altro fattore. Le cellule staminali del midollo osseo si sono trovate in una depressione ematopoietica durante la fase ca a causa della simpaticotonia, ed alla fine producevano pocchissime cellule ematiche o addirittura non ne producevano più, per esempio in caso di conflitti di durata molto lunga. Si chiamapanmieloftisi. Con l’inizio della fase di guarigione però si sciolgono i freni e con una forte spinta il midollo osseo riprende la produzione. Inizialmente si producono leucociti in eccesso ed in parte inutilizzabili (per esempi blasti). Dopo l’usuale ritardo di 4-6 settimane riprende in ugual misura anche la produzione di eritrociti e trombociti, anche qui inizialmente con un gran numero di cellule di qualità inferiore, per esempio eritrociti con una capacità ridotta di trasportare ossigeno. Con ciò risulta “un’anemia ritardata con contemporanea leucemia”.

La leucemia è praticamente una specie di esubero di cellule del sangue simile al sarcoma, solo con la differenza che le cellule in esubero e di qualità inferiore vengono smaltite dall’organismo già dopo pochi giorni. La differenza tra leucemia acuta e cronica si può comprendere solo guardano ogni volta la specifica situazione di conflitto. Una leucemia acuta risulta da un conflitto di crollo di stima di se acuto e drammatico, quasi sempre una faccenda unica, mentre la leucemia cronica risulta da conflitti, che scompaiono in certi momenti del tutto, per poi ripresentarsi periodicamente con acutezza.

Perciò è molto importante da sapere: non esiste una leucemia senza precedente cancro osseo attivo.

Ma già la diagnosi annientante “leucemia” distrugge con forza inaudita la stima di se che si trova a mala pena in guarigione e molte volte è la causa di recidive o nuovi choc conflittuali, cioè di metastasi. Il paziente durante questa fase di guarigione leucemica è una pianticella delicata, che non può ancora essere esposta all’aria ruvida della concorrenza della stima di se.

Cancro osseo, anemia, leucemia, osteolisi, sarcoma, dolori ossei, colpo della strega, scoliosi, ernia del disco, reumatismo articolare, plasmocitoma, artrosi, morbo di Bechterew, poliartrite, Hodgkin ecc. sono fondamentalmente la stessa cosa solo in fasi differenti del processo.

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

 

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May
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Carla T. Fit. + pesistica

Rassodare l’interno cosce. 5 esercizi da fare a casa

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Rassodare l’interno cosce. 5 esercizi da fare a casa   Interno cosce flaccido? È il momento di rassodare. Per ritrovare la forma e la tonicità perduti, fate 10 minuti di esercizi al giorno tutti i giorni e la situazione migliorerà sensibilmente.

Ecco 5 semplici esercizi per rassodare l’interno coscia direttamente a casa vostra, senza dover andare in palestra.

Rassodare l’interno cosce. 5 esercizi da fare a casa

1. Rassodare l’interno cosce: esercizio da sdraiate
Stendetevi sul tappetino sul pavimento sul fianco destro. Mettete il braccio destro piegata sotto il collo, in modo da sostenerla e cercando di lasciarla rilassata. La gamba sinistra rimane rilassata a terra, dovete invece piegare quella destra e sollevarla staccandola dall’altra gamba espirando. Mantenete questa posizione sospesa per 5 secondi e poi tornate, lentamente, nella posizione di riposo inspirando. Ripetete l’esercizio 3 volte e poi cambiate fianco. Ripetete due volte la serie di esercizi prendendovi una pausa di 2 minuti tra una serie e l’altra.

2. Rassodare l’interno cosce: divaricamenti
Per gambe toniche e flessuose, sdraiatevi sul pavimento supine e con le mani distese lungo i fianchi. Espirando, alzate le gambe fino a formare un angolo di 90° con il bacino. Ora divaricatele lentamente. Rimanete in posizione aperta per 2 secondi e poi, sempre lentamente, richiudete le gambe, fino a toccarvi i piedi. Ripetete l’esercizio per 10 volte e, passati due minuti, fatene altre 2 serie da 10 movimenti.

3. Rassodare l’interno cosce: stretching laterale
Per allungare i muscoli dell’interno coscia, mettetevi supine, con le braccia lungo il corpo e le gambe tese. Ora piegate la gamba destra a formare un angolo di 45° e portando il piede accanto al ginocchio sinistro. Rimanete in questa posizione per 1 minuto. Poi piegate anche la gamba sinistra e, con entrambe le gambe piegate, state ferme per un altro minuto spingendo con le mani le cosce a terra. A questo punto, stendete la gamba destra e rimanete ancora un minuto con la bamba sinistra piegata. Stendete anche la gamba sinistra. Ripetete questa serie di movimenti per tre volte.

 

Rassodare l’interno cosce. 5 esercizi da fare a casa

4. Rassodare l’interno cosce: grand plies
Per tonificare le gambe, fate questo esercizio di danza. In posizione eretta, aprite le gambe con le punte dei piedi rivolte all’esterno. Tenendo il busto fermo e stringendo i glutei, scendete fino a che il bacino non raggiunge la linea delle cosce. Rimanete in questa posizione per 2 minuti e poi risalite sempre tenendo fermo il tronco del vostro corpo. Fate 2 serie da 10 piegamenti.

5. Rassodare l’interno cosce: squat
Anche gli squat sono fantastici per rassodare l’interno delle gambe.

 

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