Informarmi è la cosa migliore che faccio per vincere la paura di ciò che ignoro. Conoscere il problema mi aiuta a fare le scelte giuste riguardo il metodo da usare per la guarigione. Quando non ero consapevole di cosa accadeva al corpo (e anche alla mente) mi sono affidata soltanto nelle mani di altri esseri umani, ma ora sono convinta che sapere è molto meglio: mi consente di guadagnare tempo prezioso e mi rende più partecipe della mia sorte.
Incontriamo Sergio Signori, medico internista, omeopata e naturopata, in occasione della prima tappa del suo tour promozionale del libro Siamo guariti dal cancro – Testimonianze di libera guarigione (edito da Nuova Ipsa), che si annuncia già come un best seller.
Ben mille persone sono accorse ad ascoltare dalla sua voce e da quella di alcuni fra i tanti testimoni del libro, quella verità che da tempo aspettavano di udire: dal cancro si può guarire, come da qualsiasi altra malattia, del tutto spontaneamente.
Un’affermazione niente affatto azzardata, visto che si fonda su conoscenze millenarie, oltre che sulle più recenti scoperte dell’epigenetica, della nuova biologia e della nuova medicina. Ma a dimostrarlo, in questo libro, sono soprattutto le “prove viventi” rappresentate dalle persone guarite nei modi più disparati, scardinando prognosi, protocolli e convinzioni consolidate; a dispetto di diagnosi che in molti casi non lasciavano loro alcuna speranza.
Domanda. Dottor Signori, come le è nata l’idea di questo libro?
Risposta. Naturalmente, mentre mi trovavo in ambulatorio, anche se nessuno dei testimonial del libro è mai stato mio paziente, anche perché io preferisco parlare di “persone” e non di pazienti.
D. Rispetto al cancro, la comunità scientifica è tuttora ancorata a rigidi protocolli, anche per il fatto che il cancro rappresenta innegabilmente un colossale business…
R. Tengo a precisare che il mio libro non vuole andare contro qualcosa o qualcuno. Si limita soltanto a proporre casi di guarigioni spontanee, con l’intento di dimostrare che guarire è possibile, anche più spesso di quanto la medicina ufficiale non sia disposta di fatto ad ammettere.
D. Nel suo libro il lettore troverà anche qualche “ricetta di guarigione”?
R. No, ma avrà la dimostrazione che la guarigione è un potenziale dell’individuo e quindi anche proprio. Nel libro ci sono ventisette testimonianze di guarigione, ma altre mi sono arrivate anche dopo la pubblicazione e continuerò a cercarne, perché è importante continuare a dar fiducia alla gente.
D. Qualcuno, più che di fiducia, potrebbe rimproverarle di seminare illusioni…
R. Non sono io a sostenere una qualche tesi nel libro. Le storie, tutte documentate rigorosamente, parlano da sole. Vi sono casi di guarigione al limite dell’incredibile, con prognosi anche molto gravi e talvolta un’aspettativa di vita di pochissimi giorni.
D. E’ vero che le donne guariscono più facilmente degli uomini?
R. La mia casistica sembrerebbe dimostrare di sì, ma non ne conosco le ragioni. Tra l’altro sono stati pubblicati in altri libri o articoli centinaia di casi di guarigioni spontanee, ma nessuno ha mai ascoltato queste voci.
D. Eppure il cancro passa ancora per una malattia incurabile… Come mai?
R. Perché la medicina ufficiale sostiene che da soli è impossibile guarire e che occorra comunque seguire un certo iter terapeutico, che il più delle volte prevede l’intervento chirurgico, piuttosto che la chemioterapia, la radioterapia, o l’uso di farmaci molto pesanti. Eppure esistono anche metodi alternativi, a cui i malati oncologici potrebbero affidarsi. I guariti del mio libro hanno seguito le vie più disparate. Ognuno scegliendo ciò che ha trovato più congeniale per se stesso.
D. Che cosa accomuna allora queste guarigioni?
R. La fiducia nella possibilità stessa di guarire. Ricordo la madre di un bambino, la quale si era sentita chiedere da lui: “Mamma, è vero che tu morirai?”. Questa donna riferisce di aver prima convinto il figlio che sarebbe sopravvissuta e di aver poi impiegato i successivi due giorni a convincere di ciò anche se stessa.
D. Quindi possiamo dedurre che nel nostro organismo accade ciò di cui siamo convinti?
R. La nuova genetica, cioè l’epigenetica, sta dimostrano che è proprio così.
C’è anche da dire che la paura è certamente il peggior ostacolo alla guarigione. A ciò si aggiunge il grande problema degli screening di massa e delle sovradiagnosi… Gli esami comunemente proposti per la prevenzione, dalla mammografia, al pap test, al psa, al sangue occulto nelle feci, sono metodi di prevenzione basati sulla volontà di prendere in tempo questo terribile “babau” che minaccia di ucciderci. Peccato però vengano chiamate “cancro” anche alterazioni cellulari che potrebbero benissimo rimanere allo stadio in cui si trovano, se non addirittura guarire. Invece le persone, vengono atterrite e puntualmente avviate verso il solito percorso di interventi, chemio, radio e così via.
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La cellula cancerosa |
D. Come medico “integrato”, qual è invece il suo approccio personale alla malattia oncologica?
R. Dopo vent’anni nei reparti di medicina generale, posso dire che noi medici sappiamo bene che esistono veleni e radiazioni potenzialmente cancerogeni, che possono provocare secondi e terzi tumori, ma li consideriamo quasi dei mali necessari. Io però ho una visione unitaria della persona e ne rispetto l’integrità psicofisica. Il mio approccio pertanto è quello di non curare la malattia, bensì la persona stessa, che va considerata anche in relazione all’ambiente in cui vive, ai rapporti che ha, al senso che dà alla sua vita, a ciò che mangia e a tanti fattori che la distinguono. D’altro canto la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda da decenni l’impiego di medicine non convenzionali, ma la cosa viene ancora puntualmente disattesa.
D. Ha accennato all’alimentazione. Ha davvero un ruolo così importante nella cura del cancro?
R. Certo, è importante, così come lo è l’ambiente in cui viviamo, ma non in assoluto, perché i fatti provano che non si può generalizzare neanche in questo. Ma aiuta tenere sotto controllo l’acidosi e mangiare cose che ci piacciano e che digeriamo facilmente. Se anche il cibo diviene uno stress, questo non mi guarisce, così come se l’ambiente in cui vivo è inquinato da onde elettromagnetiche. Per guarire infatti ci vuole vita, benessere, piacere…
D. Quindi ciascuno dovrebbe riconoscere semplicemente qual è la propria strada per seguire, in base a chi è e a che cosa gli piace?
R. Esattamente. Come dice Edoardo Bennato nella canzone L’isola che non c’è: “Se ci credi ti basta perché poi la strada la trovi da te”.
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Importante per la guarigione è anche un’alimentazione naturale |
D. Non è facile sentir parlare così di cancro un medico. E molte persone non ne parlano affatto volentieri, come se questa malattia fosse un tabù… Invece occorre uscire dall’isolamento, perché un fattore molto negativo è ritrovarsi a gestire da soli lo stress e le ansie della malattia. Molti si sottomettono a cure devastanti, solo per compiacere i propri congiunti e non essere abbandonati. E spesso l’isolamento riguarda anche i medici che tentano strade alternative alle consuete.
D. Il suo libro è incoraggiante, ma è anche vero che di cancro tanti ancora muoiano…
R. In realtà in genere si muore di tutt’altro. Secondo l’epigenetica, si muore per le diagnosi, perché convinti di non avere speranze, perché qualche parente è morto della stessa malattia, per le prognosi di poco tempo e per le parole terribili con cui ci si riferisce alla malattia: evolutiva, maligna, infiltrante, metastatica, terminale, fulminante… Roba da far venire i brividi!
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Il guaritore tedesco Bruno Groening (1906-1959) |
D. Entriamo così in forme-pensiero autodistruttive?
R. Proprio così. E la nostra convinzione ci induce a rassegnarci, ad avere paura, a disperarci, invece che a reagire. Il resto lo fanno poi gli interventi spesso mutilanti e le terapie pesantissime, che spesso uccidono le persone invece di guarirle, come attestato dalle casistiche ufficiali. Ciò nonostante non voglio sconsigliare di farsi operare o di fare la chemioterapia in assoluto, specie se si temono conseguenze peggiori. Però almeno si dovrebbe sostenere l’organismo anche con altre terapie che attenuino i fenomeni tossici delle cure ufficiali. Basta informarsi, per trovarle.
D. Quanto è importante essere seguiti dal medico giusto?
R. La fiducia nel medico è importante, ma non è lui che guarisce, bensì la persona stessa. Perché la guarigione viene da dentro, proprio come la malattia che è qualcosa che avviene nella persona e non al di fuori di essa. Quando guarisce la persona lo fa da sé grazie a quel potenziale che gli antichi chiamavano la vis medicatrix naturae, l’energia guaritrice della natura. Il compito del medico quindi non è altro che quello di aiutare la persona a risvegliare il proprio potenziale di guarigione naturale. I medici inoltre dovrebbero fare rete e cooperare fra loro per il bene di tutti.
D. Parliamo invece della spiritualità. Quanto aiuta nell’affrontare il cancro?
R. La dimensione spirituale è molto importante. E non parlo necessariamente dell’avere un culto o una religione, ma solo una percezione del sacro nella vita. Infatti il mio libro è dedicato ad un grande guaritore tedesco, Bruno Groening, il quale era una figura cristica e guariva come Gesù, chiunque fosse già pronto a guarire se stesso nello spirito e nel corpo.