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May
31
Carla T. Fit. + pesistica

Sport consigliati per bambini: quando e come quello giusto

sport - official group
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Sport consigliati per bambini: quando e come quello giusto;  Quali sono gli sport adatti ai bambini? Quale attività fisica va bene a 3 anni, a 4 o a 5? Quando iniziare a fare sport? Il Pediatra, Prof. Giuseppe Ferrari ci spiega il modo corretto di vivere e insegnare lo sport ai nostri figli e come orientarsi tra ginnastica, calcio, danza, nuoto, basket e tanti altri sport sin dai primi mesi di vita.

Lo sport è attività fisica e l’attività fisica è innata nella natura umana. Essa viene esercitata fin dal momento in cui il bambino si sta sviluppando durante la gravidanza. Chiedete alle mamme come “scalciano” i bambini nelle loro pance e capirete!

La valutazione di questa intensa attività fisica consente di essere certi della perfetta salute del neonato. L’attività fisica quindi è sinonimo di energia.

Sport consigliati per bambini: quando e come quello giusto

 

Sport e attività fisica dai 2-3 anni

E’ importante che i genitori siano informati sulla grande utilità, ma soprattutto sui metodi migliori per svolgere un’attività fisica adeguata ad un corretto sviluppo del corpo e della mente dei loro bambini. Preferisco usare il termine attività fisica piuttosto che attività sportiva in senso stretto, in quanto, nei primissimi anni di vita, è difficile, anche se non impossibile, pensare a un vero e proprio sport per i bambini. Deve radicarsi nella mente degli adulti il concetto che l’attività fisica oltre ad essere necessaria, anzi indispensabile per un normale e corretto accrescimento del bambino, condiziona molti aspetti fisici e mentali dell’adulto, per esempio:

  • miglioramento delle funzioni cardiocircolatorie
  • maggiore equilibrio psichico
  • maggiore capacità ad affrontare le difficoltà della vita ecc.

Se un bambino ha acquisito l’abitudine a un’attività fisica, una volta diventato adulto, più facilmente continuerà a praticarla.

 

Benefici dello sport per bambini

Molti insegnanti sono concordi nell’affermare che l’apprendimento nella scuola è facilitato da una pratica sportiva complementare. L’attività fisica incide in modo determinante sulla struttura del corpo, sulla sua conformazione e anche su alcune sue funzioni. Più esattamente, si ha una riduzione del grasso e un aumento della massa corporea magra (muscoli) senza variazione di peso,miglioramento del trasporto di ossigeno in tutto l’organismo, quindi una:

  1. migliore ossigenazione, che persiste anche quando l’attività viene sospesa,
  2. aumento della forza muscolare,
  3. riduzione del bacino,
  4. aumento della larghezza delle spalle.

A che età si può o si deve iniziare l’attività sportiva in un bambino?

L’attività fisica, l’attività sportiva ed il gioco, nei primi anni di vita si identificano, per cui diventa difficile datare esattamente l’inizio di una vera e propria pratica sportiva.

Il lattante, fin dai primi giorni di vita, esplica un’attività motoria. E’ sufficiente vedere come un neonato strilla e sgambetta per farsi un’idea della sua volontà di muoversi. Un quarto delle calorie introdotte da un lattante servono per la sua attività fisica.

Anche nei mesi successivi e nei primissimi anni di vita il bambino “non sta mai fermo”. Alla sera, ne sanno qualcosa le madri distrutte da una giornata di “sport” del loro piccolo!

Man mano che il bimbo cresce, se i genitori possiedono una buona cultura sportiva (e se non la possiedono deve intervenire il Pediatra a suggerirla), si pone il problema di avviare il bambino a un’attività sportiva adatta all’età.

Primi sport per bimbi e neonati

Il primo approccio di attività fisica organizzata può essere la “acquaticità che si può iniziare dopo il periodo neonatale (diciamo nel secondo mese di vita). Questa attività può essere svolta in struttura adeguate e che, in assenza delle quali, consiglio alle mie mamme di iniziare nelle vasca da bagno di casa (riempiendola bene ed immergendosi con il loro bambino). Dopo l’anno, ci si può rivolgere alle piscine attrezzate.

Successivamente, consiglio di avviare i bambini al nuoto per due motivi:

  1. è una attività naturale
  2. i bambini imparano a nuotare, il che rappresenta una importante acquisizione per la sicurezza personale.

La ginnastica e la danza (particolarmente gradita alle bambine) possono essere iniziate verso i 3 anni.

Sport bambini 5 – 6 e 7 anni: quali scegliere?

E’, però, dai 6/7 anni in poi che si può cominciare a parlare di attività sportiva. A questo punto, il tipo di sport da praticare deve essere scelto dal bambino in base al suo gradimento ed alle sue attitudini, perché il bambino deve anche divertirsi, o comunque essere gratificato dalle attività che pratica.

E’ diseducativo dal punto di vista sia fisico sia psicologico, costringere un bimbo a praticare uno sport che non ama. I soggetti longilinei saranno più adatti all’atletica leggera (corse, salti), alla pallavolo, alla pallacanestro, al canottaggio, mentre i soggetti brevilinei saranno più adatti allancio del peso, allo judo ecc.

Tuttavia, queste distinzioni dettate dalla struttura fisica non devono ritenersi tassative, per la scelta di uno sport, ma devono essere supportate dal gradimento del bambino. In genere i bambini sono più attratti dagli sport giochi (calcio, pallavolo ecc.) perché più divertenti.

Sport non completi e non simmetrici

Sono quelli cioè che mettono in movimento solo alcuni muscoli, mentre altri rimangono inoperosi:ciclismo, calcio, tennis, sci da discesa, scherma.

Questi sport in individui ancora in fase di accrescimento corporeo determinano a lungo andare squilibri strutturali. A chi pratica questi sport, quindi, sono da consigliare attività complementari quali nuoto, ginnastica specifica per i muscoli che non vengono utilizzati (per il tennis, ginnastica compensativa dal lato opposto).

Pallacanestro, pallavolo, nuoto, canottaggio, lo sci da fondo sono sport completi. Sarebbe preferibile che i bambini praticassero contemporaneamente diversi sport, sia pure in modo limitato.

Purtroppo, a causa delle attuali carenze delle strutture sportive e della scarsa sensibilità politica e sociale per questo settore, non è quasi mai possibile avviare i bambini a una pratica sportiva varia e completa. Bisogna quindi fare forzatamente delle scelte: infatti, non tutti possono permettersi spese ingenti per palestre o piscine private.

A che età far fare i vari sport ai bambini?

Quindi la domanda secca “a che età si deve cominciare” ha una sola risposta: “appena il bambino dà la sensazione di voler fare volentieri una attività fisica” attitudine che in genere dipende dalla cultura sportiva dell’ambiente in cui vive.

In ogni caso vi suggerisco per gli sport più comuni, le età consigliate (su cui in linea di massima, c’è una accordo “prudenziale” dei medici sportivi). Anche se poi leggiamo che la tennista famosa e il grande  sciatore  ecc. hanno incominciato a 3 anni.

Io credo che se avessero cominciato anche a 6/7 anni sarebbero arrivati ugualmente grazie alle loro qualità individuali e non alla precocità dell’inizio della attività.

Inizio pratica:

  • Calcio a 9 anni
  • Nuoto a 5 anni
  • Basket a 9 anni
  • Pallavolo a 6 anni
  • Judo a 5 anni
  • Ginnastica a 5 anni
  • Tennis a 10 anni
  • Sci alpino a 6 anni
  • Atletica leggera a 10 anni
  • Rugby a 9 anni
  • Scherma a 8 anni
  • Pattinaggio (danza, hockey, velocità) a 8 anni

Inizio attività agonistica seria e continuativa:

  • Calcio a 12
  • Nuoto a 9
  • Basket a 12
  • Pallavolo a 12
  • Judo a 12
  • Ginnastica a 12
  • Tennis a 12
  • Sci alpino a 11
  • Atletica leggera a 14

Personalmente, ai miei bimbi consiglio (in ordine di preferenza): basket, pallavolo, ginnastica (comprensiva anche dei vari tipi di danza), nuoto e atletica leggera.

Articolo scritto da: Prof. Giuseppe Ferrari

Sport consigliati per bambini: quando e come quello giusto

 

Tratto da : http://www.donnaclick.it/mamma/8935/sport-consigliati-per-bambini-quando-iniziare-e-come-scegliere-quello-giusto/

 

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May
31
Fabio, Sport Masseur

Hamer: Carcinoma del polmone

dottor g. r. Hamer - official group
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Hamer: Carcinoma del polmone;  La 3° legge della Nuova Medicina Germanica®, il sistema ontogenetico dei tumori e delle malattie oncoequivalenti, cataloga tutte le cosiddette malattie secondo la loro appartenenza ai foglietti embrionali:

I foglietti embrionali interno, medio ed esterno, si distinguono già all’inizio dello sviluppo dell’embrione. Non solo ogni cellula ed ogni organo si possono associare ad uno di questi foglietti embrionali, ma appartengono ad essi per motivi evolutivi anche le relative formazioni istologiche ed anche determinate zone del cervello. Inoltre gli organi governati dal neoencefalo e gli organi governati dal cervello antico si comportano, per quanto riguarda l’aumento e la diminuzione di cellule nella fase di conflitto attivo e di conflitto risolto, in modo diametralmente opposto.

Le cellule o gli organi che si sviluppano dal foglietto embrionale interno hanno il loro relè nel tronco cerebrale e fanno in caso di cancro aumento di cellule con tumori compatti di cellule adenoidali.

Le cellule o gli organi che si sviluppano dal foglietto embrionale esterno fanno in caso di cancro diminuzione di cellule in forma di tumori o ulcere o un deficit funzionale a livello organico, per esempio diabete o paralisi.

Nel foglietto embrionale medio distinguiamo un gruppo più antico ed uno più giovane:

Hamer: Carcinoma del polmone

 

Le cellule e gli organi che appartengono al gruppo più antico del foglietto embrionale medio hanno i loro relè nel cervelletto, cioè appartengono ancora al cervello antico e perciò fanno in caso di cancro tumori compatti del tipo adenoidale in fase di conflitto attivo.

Le cellule e gli organi che appartengono al gruppo più giovane del foglietto embrionale medio hanno il loro relè nella sostanza bianca cerebrale e fanno in caso di cancro necrosi o buchi nei tessuti o diminuzione di cellule in fase di conflitto attivo.

Questo dimostra chiaramente che il cancro non è un processo insensato di cellule che sono impazzite per caso, ma un processo ben comprensibile ed anche prevedibile, che si attiene con precisione ai dettami ontogenetici.

Il carcinoma intrabronchiale dell’epitelio pavimentoso, in breve anche chiamato carcinoma bronchiale, appartiene al foglietto embrionale esterno e viene governato dal neoencefalo.

Perciò il carcinoma bronchiale è un processo ulceroso, cioè nella fase di conflitto attivo non forma un tumore ma un’ulcera nella mucosa bronchiale.

Nella fase di guarigione il bronco viene chiuso dall’edema della mucosa. Questo causa un’atelettasia, cioè una diminuzione di ventilazione di solito passeggera, che causa una forte tosse.

È tragico che di solito la maggior parte dei carcinomi bronchiali venga scoperto in questa fase (di guarigione!). Se i pazienti sapessero della Nuova Medicina Germanica® prima della diagnosi infausta e della prognosi della medicina ufficiale, circa il 95% di questi pazienti, che si trovano già nella fase di guarigione, potrebbero sopravvivere.

A partire dal cervelletto è di fondamentale importanza la lateralità, per constatare su quale lato del cervello il paziente lavora. Perciò è valida la regola che tutti i relè del cervelletto e dell’intero neoencefalo lavorano incrociati dal cervello all’organo. Ma cervelletto e neoencefalo si differenziano ulteriormente, in quanto il lati del cervelletto sono sempre legati alla tematica conflittuale.

Il conflitto è sempre un conflitto di paura per il territorio. Si può manifestare in due modalità: nella modalità motoria o sensoria. La paura sensoria per il territorio mostra nella fase di guarigione una polmonite e viene chiamata lisi. Il conflitto biologico motorio della muscolatura bronchiale viene chiamato asma, quando si tratta di una costellazione schizofrenica. Anche dell’asma abbiamo due diversi tipi, che non possiamo discutere in questa sede.

La paura per il territorio si può trovare solo negli uomini o in donne mascoline dopo la menopausa. Il cancro bronchiale invece lo possono sviluppare anche giovani donne mancine in caso di un conflitto di paura/panico, insieme ad una depressione. Eccezioni formano anche qui le costellazioni schizofreniche o cambiamenti ormonali (per es. la pillola anticoncezionale).

Secondo la 4° legge della Nuova Medicina Germanica®, cioè il sistema dei microbi condizionato ontogeneticamente, gli organi governati dal cervello antico demoliscono i loro tumori con l’aiuto di microbi speciali, mentre gli organi governati dal neoencefalo riempiono buchi ed ulcere, durante la fase edematosa, con l’aiuto di virus e batteri nella fase di guarigione.

L’ adenocarcinoma degli alveoli, anche chiamato tumore polmonare a focolai rotondi, appartiene al foglietto embrionale interno che è governato dal tronco cerebrale; il contenuto del conflitto è sempre inerente alla paura di morire. Il carcinoma cresce nella fase di conflitto attivo e viene demolito nella fase di guarigione da micobatteri, batteri della tubercolosi se sono presenti, e viene caseificato ed espulso tossendo. Rimangono delle caverne, che migliorano la ventilazione del polmone rispetto a quando si era in presenza dei tumori compatti a focolai rotondi.

In passato i microbi erano intesi come fonte delle cosiddette malattie infettive, e questa convinzione sembrava logica, in quanto nelle malattie infettive si trovavano sempre anche dei microbi.

Solo che questa era una visuale parziale, poiché alla presunta malattia infettiva precedeva sempre una fase di conflitto attivo. Solo dopo la soluzione del conflitto (cioè nella fase di guarigione) i microbi possono diventare attivi, ed è il cervello ad dirigerli ed attivarli. Loro ci aiutano nel senso che demoliscono i tumori, diventati superflui, che non servono più dopo aver assolto il loro compito; o, quando si tratta di zone governate dal neoencefalo, virus e batteri aiutano a ripristinare le zone di necrosi e le diminuzioni tissutali. Loro sono i nostri fedeli aiutanti, i nostri ospiti lavoratori.

L’idea del sistema immunitario come armata, che lotta contro i cattivi microbi, era semplicemente sbagliata.

Se però mancano in questa fase di guarigione i batteri fungiformi dei tubercoli, i focolai rotondi rimangono. Ci sono molti pazienti che hanno un piccolo o anche più grande focolaio rotondo come stato residuo, che esprime la paura di morire per esempio per un membro infortunato della famiglia (anche un animale).

Questi focolai rotondi solitari si scoprono spesso per caso dopo anni durante un esame di routine. Ma i pazienti non sono per niente ammalati. Mancava loro solamente la tubercolosi durante la fase di guarigione, altrimenti avrebbero avuto una caverna e nessuno avrebbe parlato di tumore.

Nei tempi recenti sempre più focolai rotondi polmonari sono stati diagnosticati come cancro ai polmoni, mentre in precedenza venivano diagnosticati solo nella fase di guarigione come tubercolosi polmonare. Cosi è diminuita la tubercolosi ed è aumentato il cancro ai polmoni. Strano, che nessuno l’abbia notato.

Se nella cosiddetta medicina ufficiale si comunica ad un paziente la diagnosi di “cancro”, quasi tutti lo vivono come uno choc stremante, che può causare immediatamente conflitti di panico e con ciò nuovi cancri, che vengono poi considerati come “metastasi”.

Ciò che veniva considerato in passato dai medici come metastasi, erano cancri nuovi partiti dai nuovi choc conflittuali, erano iatrogeni, causati dai medici con lo choc da diagnosi e prognosi. La fiaba delle metastasi era una fiaba di ipotesi non dimostrate e non dimostrabili. Mai un ricercatore ha potuto trovare una cellula cancerogena nel sangue arterioso di un cosiddetto paziente affetto da cancro. Si dovrebbero trovare lì, se si muovessero verso la periferia del corpo.

Hamer: Carcinoma del polmone

Grazie al sistema ontogenetico è definitivamente dimostrato, per esempio, che nessuna cellula che prima era governata dal cervello antico e faceva tumori compatti, abbandona all’improvviso il suo relè cerebrale, si aggancia ad un relè del neoencefalo per produrre improvvisamente una diminuzione di cellule.

Non di rado i pazienti vivono la diagnosi di “cancro al seno” o di “cancro ai polmoni” come attacco (conflitto) contro il torace e con ciò sviluppano un altro cancro alla pleura, un cosiddetto carcinoma pleurico.

Questo carcinoma appartiene al foglietto embrionale medio, al cervelletto mesodermale, e perciò crea aumento di cellule adenoidali nella fase di conflitto attivo. L’organismo cerca di proteggersi contro l’attacco, questo è il senso biologico, e costruisce un rinforzo all’interno della pleura, un mesotelioma a forma di prato.

Il mesotelioma pleurico viene notato di solito solo quando è avvenuta la soluzione del conflitto, poiché tutti i tumori governati dal cervelletto formano liquido nella fase di guarigione.

Nel caso della pleura parliamo di versamento pleurico (nel peritoneo = ascite, nel pericardio = versamento pericardico).

Nella medicina ufficiale il paziente cade dalla padella alla brace. La diagnosi “carcinoma pleurico” (secondo la medicina ufficiale: metastasi) causa di regola un nuovo choc, per esempio un conflitto di paura del cancro o di paura frontale. Nella fase di conflitto attivo si formano ulcere negli antichi dotti degli archi branchiali ormai in disuso, che sono coperti di epitelio pavimentoso. Anche questi si notano di solito nella fase di guarigione, in quanto la mucosa intorno alle ulcere all’interno dei dotti degli archi branchiali si gonfia. Questo porta ad una formazione di cisti, che contengono liquido serioso all’interno. Nella medicina ufficiale queste cisti vengono chiamati erroneamente “linfoma centrocistico centroblastico Non Hodgkin“.Dopo diverse recidive: indurimento del cosiddetto linfoma Non Hodgkin. Questi possono trovarsi nel mediastino fino al diaframma. Anche qui la diagnosi avviene esclusivamente nella fase di guarigione nei pazienti con disturbi o dopo la fase di guarigione nei pazienti senza disturbi, cioè il conflitto deve essere stato risolto già prima.

Tragicamente in questa fase vengono diagnosticati come “carcinomi bronchiali a cellule piccole“.

Sicuramente non è difficile immaginare perché la maggior parte dei pazienti muore nell’arco di poche settimane o di pochi mesi a causa del panico e i loro conflitti che ne seguono. È probabile che circa l’80% dei cancri secondari e terziari vengano causati dalla diagnosi della medicina ufficiale e dalla pseudo terapia del momento.

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“Il cancro ai polmoni deriva dal fumo”.

In un esperimento su vasta scala migliaia di criceti sono stati sottoposti a fumo di sigarette per diversi anni, per la durata della loro vita, mentre animali di controllo vivevano senza fumo.

È stato verificato che neanche uno degli animali in questione ha sviluppato una carcinoma bronchiale dell’epitelio pavimentoso, neanche un carcinoma polmonare a focolaio rotondo. Si era infatti dimenticato che i criceti non temono il fumo, perché vivono sotto terra. Perciò non hanno un codice nel cervello, nessuna spia luminosa che preveda di reagire contro il fumo.

Nei topi di casa invece non è così. Con il minimo svilupparsi di fumo si lasciano prendere del panico di morire e fuggono. Nel medioevo, quando si vedeva un gran numero di topi scappare da una casa, si sapeva, che da qualche parte c’era un incendio. In un certo numero di topi si può allora effettivamente provocare un cancro polmonare a focolaio rotondo, causato dal conflitto di paura di morire, esponendoli a fumo.

Questi esempi dovrebbero bastare per rendere evidente che quasi tutti gli esperimenti su animali, che si fanno oggi, sono una tortura insensata, in quanto in tutti questi esperimenti l’anima dell’animale viene considerata inesistente.

Perciò mi permetto la prognosi, che gli esperimenti sugli animali saranno considerati una vergogna per l’intera nostra era e testimonianza della nostra innominabile ignoranza.

In breve, non esiste nessuna prova che sostanze cancerogene agiscano direttamente sull’organo, aggirando il cervello.

La medicina ufficiale ha raccolto molti dati importanti. La maggior parte di questi dati non viene messa in discussione dalla Nuova Medicina Germanica®, però i dati vanno valutati e correlati!

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

 

Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  Hamer: Carcinoma del polmone  

May
31
Fabio, Sport Masseur

Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso

dottor g. r. Hamer - official group
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Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso;  Gli embriologi dividono generalmente lo sviluppo embrionale in tre foglietti embrionali: l’endoderma (interno), il mesoderma (medio) e l’ectoderma (foglietto esterno).

Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso

Nei libri didattici del futuro non si troveranno più le malattie secondo le specialità mediche ma secondo l’appartenenza al foglietto embrionale. Questo è l’ordine biologico naturale delle cosiddette malattie o meglio dire dei programmi speciali della natura. Nella medicina ufficiale nessuno si era più interessato ai foglietti embrionali. Nessuno aveva intuito quanto erano importanti. Questo è la causa principale del fatto che nessuno fosse mai riuscito a trovare un sistema nella formazione delle malattie cancerose.

Adoperando un sistema come nella nostra tabella psiche – cervello – organo, si nota che le malattie, che appartengono allo stesso foglietto embrionale, mostrano anche altre particolarità in comune, come similitudini istologiche, localizzazioni attigue nel cervello, similitudini di conflitto. Per ciò che riguarda il foglietto embrionale medio, differenziamo inoltre ciò che appartiene al mesoderma governato dal cervelletto da ciò che è governato dalla sostanza bianca cerebrale. Inoltre appartengono ad ogni gruppo di organi, imparentati per foglietto embrionale, specifici microbi che appartengono al foglietto embrionale stesso, i quali diventano attivi esclusivamente nella fase di guarigione.

Guardando le malattie inerenti al foglietto embrionale interno possiamo costatare che tutte sono governate dal tronco cerebrale ed hanno in esso una localizzazione sistematica cerebrale che inizia dorsalmente a destra con le malattie della bocca, della cavità naso faringea e si sistemano in senso antiorario seguendo lo svilupparsi del tratto digerente per finire con il sigma e la vescica.

Possiamo vedere che i conflitti in questione sono simili, cioè si tratta sempre di ottenere un boccone, di inghiottire un boccone, di inoltrare un boccone, di digerirlo ed infine di espellerlo.

Questi carcinomi sono senza eccezione tutti adenocarcinomi! Perciò crescono tutti nella fase di conflitto attivo con aumento di cellule e vengono demoliti nella fase di guarigione con l’aiuto di funghi e batteri fungiformi.

Dal momento della soluzione del conflitto i micobatteri possono lavorare ed eliminano solo le cellule in eccesso, cioè demoliscono il tumore. Loro ricevono il comando dal cervello ma sanno anche, dall’esperienza di milioni di anni, quale delle cellule devono demolire caseificando e quale no. Tutto questo avviene con forte sudorazione notturna, tipica verso il mattino e leggero rialso febbrile, anche se inizialmente la temperatura è elevata. I microbi allora non sono la causa delle malattie ma ottimizzano la fase di guarigione.

Grazie alle conoscenze ottenute dalla Nuova Medicina Germanica® riguardanti la demolizione naturale e spontanea di tutti questi tipi di carcinomi durante la fase di guarigione, in quasi tutti i carcinomi un intervento chirurgico diventa superfluo, se avviene la soluzione del conflitto e se il paziente possiede funghi o batteri fungiformi, cioè tubercoli = bastoncelli acidoresistenti.

La diagnostica e l’intera terapia cambiano profondamente. Nonostante i fatti siano quelli di prima cambia la comprensione della loro correlazione sensata e ciò porta a risultati differenti. La decisione odierna degli istopatologi su “se un tumore sia benigno o maligno” diventa completamente superflua.

Per sintonizzarsi sui conflitti arcaici e comprenderli bisogna seguirli a ritroso, insieme alla manifestazione organica, nella loro storia evolutiva.

Per esempio: se un paziente credeva di aver vinto alla lotteria ma poi scopre che non riesce ad ottener la vincita, bisogna immaginare che questa vincita sia quasi un “boccone”, che il paziente aveva già preso in bocca ma che poi non ha potuto inghiottire. Di conseguenza si ammala di un adenocarcinoma al palato.

Naturalmente un animale si ammalerebbe solo in caso di un boccone reale. Ma non ci vuole poi tanta fantasia per immaginare questa vincita come boccone; l’essere umano reagisce esattamente così.

o  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso

Adenocarcinoma con crescita a cavolfiore.

Quando un paziente ha un conflitto indigeribile, ha quasi mandato giù un boccone ma poi non riesce a digerirlo; per es. ha già comprato una casa per poi rendersi conto che il contratto di vendita non è valido, è stato truffato e perde di nuovo la casa. Allora può sviluppare un carcinoma allo stomaco, cioè un enorme aumento di cellule nello stomaco, un adenocarcinoma con crescita a cavolfiore.

Il conflitto di un boccone indigeribile nell’essere umano non è di solito un boccone di cibo ma un “boccone indigeribile” in senso lato, cioè una macchina, una casa, un’eredità, un affare andato a monte o un processo perso. Reagiamo ancora in modo biologico arcaico come se fosse una boccone di cibo indigeribile ad aver causato questo conflitto.

Se il boccone, mandato giù con troppa ingordigia, per non lasciarlo al concorrente, si blocca nell’intestino perché troppo grande, allora l’individuo subisce una colica. Insieme alla colica, che è anche la DHS, si avvia adesso un programma speciale biologico sensato (SBS). Cresce adesso in direzione prossimale, verso la bocca (nel caso di un fiume si direbbe controcorrente) un cancro all’intestino. Questo significa un rapido aumento di cellule (secondo la medicina ufficiale: crescita fortemente mitotica, estremamente maligno). Contemporaneamente si moltiplicano altrettanto rapidamente i micobatteri (se l’individuo ne possedeva almeno uno solo).

Il senso biologico: il cancro dell’intestino è costituito da milioni di cellule “usa e getta” che producono, in modo particolarmente marcato, succhi digestivi. Letteralmente producono succhi digestivi a litri per demolire, rimpicciolire, il boccone troppo grande, che ad un certo punto diventerà sufficientemente piccolo per poter scivolare giù. Allora questa sarebbe la conflittolisi.

Il paziente deve imparare a trovare il momento cruciale della DHS ed il suo contenuto conflittuale. Allora può riconoscere con sorpresa gioiosa che alla base si trova evidentemente un sistema che toglie ogni motivo di panico, in quanto ormai può comprendere la causa ed osservare l’intero percorso su se stesso.

Il provocare panico iatrogeno davanti ad un processo naturale come il cancro corrisponde oggi esattamente a ciò che era provocare panico nel medioevo davanti al diavolo: una chimera degli inquisitori.

Esempio: un paziente doveva essere operato 35 anni fa allo stomaco per un gigantesco cancro che riempiva lo stomaco completamente. I medici lo aprirono, guardarono e lo richiusero. Gli è stata assegnata una pensione senza dirgli la verità. Il conflitto alla base si è risolto quando si è separato dalla moglie. Il “cancro allo stomaco” persiste ancora. Nonostante tutto l’uomo oggi è sano come un pesce, dimostra 60 anni e non sa ancora che deve aver avuto “qualcosa di così grave come un cancro”. Solo la sua seconda moglie ha guardato bene i documenti e dice: “Occhio non vede, cuore non duole”.

Tumori gastrici e duodenali

Esistono però anche degli organi, che si compongono in senso funzionale, di parti di foglietti embrionali differenti, come per esempio: la zona della testa e dei polmoni con la zona del cuore, lo stomaco, il fegato, il pancreas, il duodeno, come anche la zona della vescica, della vagina, dell’ano, incluso il bacinetto renale.

Alcuni di questi organi che più tardi si sono ricomposti a livello funzionale e che siamo abituati a considerare come un singolo organo, hanno zone che appartengono al foglietto embrionale esterno ed hanno i loro relè nella corteccia cerebrale, la parte più giovane del cervello. In caso di cancro tutti loro fanno diminuzione di cellule in forma di buchi o ulcere o anche di deficit funzionale a livello organico, per esempio un diabete o una paralisi. Nella fase di guarigione questi buchi o ulcere vengono di nuovo riempiti con l’aiuto di virus, comportando gonfiori.

I virus non sono esseri viventi autonomi come i batteri, ma molecole proteiche complicate appartenenti all’organismo, che si moltiplicano, esclusivamente nella fase di guarigione dopo la soluzione del conflitto, ed aiutano al ripristino delle ulcere della cute e delle mucose. Cute e mucose significa in questo caso esclusivamente cute e mucose di epitelio pavimentoso del foglietto embrionale esterno.

Il fatto che nello stomaco possono presentarsi due tipi di cancro, un cancro ulcerativo e un cancro a crescita di cavolfiore, solo al primo sguardo sembra difficile da comprendere.

Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso

Nella medicina ufficiale non si capivano le correlazioni, non si sapeva neanche differenziare tra conflitto attivo e fase di guarigione, ogni aumento di cellule ed ogni cambiamento di tessuto venivano semplicemente considerati maligni. Le ulcere invece, che in fase di conflitto attivo danno diminuzione di cellule, venivano considerate benigne. Questo non corrisponde a realtà.

Già in tempi antichi gli esseri umani avevano la sensazione che ci fosse un collegamento tra conflitti psichici, emozioni ed eventi significativi, scosse nella vita umana, come la morte del partner o del figlio ecc. e le malattie.

Nessuno mette più in discussione che i tumori dello stomaco e del duodeno siano correlati a conflitti.

In passato molti autori di libri di testo medici credevano che l’acido gastrico causasse l’ulcera gastrica. Ma la grande curvatura dello stomaco, dove si trova la maggior parte dell’acido, non ha mai un’ulcera. I tumori gastrici si trovano sempre negli stessi posti: al piloro e nella piccola curvatura, mai nel fundus o nella grande curvatura.

Ma i tumori gastrici e duodenali hanno un’altra particolarità:

Visto che il relè si trova nella corteccia cerebrale avviene un’epilessia gastrica dopo l’edema della conflittolisi. Poiché il conflitto gastro–cerebrale è strettamente imparentato con il conflitto di territorio e si presenta di frequente contemporaneamente con esso, non di rado il quadro di un infarto cardiaco veniva offuscato dal quadro clinico di una colica gastrica. Inoltre il carcinoma duodenale ulceroso ed il carcinoma gastrico ulceroso hanno il loro relè e con ciò il loro focolaio di Hamer quasi nello stesso posto. I contenuti di conflitto sono sempre in relazione con il territorio e sono un attributo tipicamente maschile di comportamento = conflitto di disputa di territorio.

Senza definire la lateralità non si può lavorare nella Nuova Medicina Germanica®. Fa parte dell’anamnesi come l’età del paziente, il sesso, gli interventi chirurgici, la situazione ormonale particolare, come per esempio se prende la pillola, ha fatto radiazione delle ovaie, prende ormoni, è in menopausa, ecc..

L’uomo mancino per esempio sviluppa con lo stesso evento conflittuale (disputa di territorio) un carcinoma del retto e non un carcinoma gastrico ulceroso.

Una donna mancina subisce però un conflitto d’identità, e il focolaio di Hamer si manifesta nell’emisfero destro del cervello (temporale) ed a livello organico diventa un carcinoma ulceroso gastrico o dei dotti biliari.

È un dato di fatto che mai un carcinoma in queste zone si espande sull’organo più vicino superando il confine organico. Mai si vede un carcinoma del retto espandersi al sigma, un carcinoma della cervice uterina estendersi al corpo dell’utero, o un carcinoma del bacinetto renale espandersi ai tubuli collettori (endodermali).

Molti carcinomi si mostrano sotto una luce diversa guardando la loro appartenenza ai tre foglietti embrionali. Da quando non vediamo più ogni aumento di cellule come un tumore, si aprono nuove dimensioni per la prognosi. Sembra particolarmente strano, che queste “cellule cancerogene maligne”, nel posto dove si crede siano migrate, sviluppano esattamente quel tipo di cancro e quella struttura istologica, che è richiesta in quella zona.

E quando con bella regolarità troviamo sempre il focolaio di Hamer per l’ulcera gastrica con crescita a cavolfiore nel tronco cerebrale (ponte) e per il carcinoma gastrico ulceroso nel lobo parietale destro, dorsalmente all’insula corticale, alla base del centro sensibile, deve esistere un motivo ben preciso.

La Nuova Medicina Germanica® non comprende solo la relazione tra psiche, cervello e organo ma fornisce anche le spiegazioni embriologiche ontogenetiche per comprendere perché i singoli relè si trovano esattamente in quelle zone del cervello. Si tratta di un sistema così ampio e logico che tutte le malattie trovano il loro posto come in un puzzle.

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

 

Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  Hamer: Carcinomi dello stomaco a forma di cavolfiore ed ulceroso  

May
31
Fabio, Sport Masseur

Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!

Metodo Mezieres - Official Group
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Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!     Questo scritto si occupa del rivoluzionario metodo ortopedico elaborato da Françoise Mézières a partire dal 1947, comunemente conosciuto con il termine di Riabilitazione Morfologica o Posturale. In un epoca in cui il crescente successo riscosso da questo metodo favorisce i plagi e i frequenti stravolgimenti, uno sguardo sulle basi anatomo-fisiologiche e correttive del metodo, farà riflettere il lettore sulla sua complessità teorica e applicativa. Ancora molte persone ritengono che il Metodo Mézières sia un semplice stiramento isolato della catena muscolare posteriore, questa credenza è spesso diffusa tra medici e colleghi che leggendo qualche manuale “credono”di conoscere il metodo e fieri di questa pseudoconoscenza, lo applicano in maniera statica e meccanica senza essere al corrente delle mille sfumature e varianti che bisogna conoscere nell’applicazione delle regole in relazione al paziente da trattare. Il Metodo Mézieres originale è invece un metodo vivo e dinamico, basato soprattutto sull’esperienza, trasmesso dalla mano dell’ insegnante alla mano discepolo che impara così a modellare il corpo dal vivo, senza i limiti delle parole e delle immagini stampate.
L’ autore del sito esorta dunque i colleghi a seguire i corsi di formazione tenuti in Italia da docenti qualificati, in modo da apprendere dettagliatamente l’uso di questa tecnica estremamente delicata.

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Ho in alta stima coloro che, generazione dopo generazione, mi succederanno e il cui lavoro contribuirà all’arte naturale del guarire.

Ippocrate (435 a.C.)

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Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!

 

Storia del Metodo Françoise Mézières
Nel 1937 Françoise Mézières si diploma come Terapista della Riabilitazione presso l’ Ecole Francaise d’Orthopedie, dove rimane per lavorare in qualità di Terapista, soprattutto nel campo della ginnastica medica.
Nascita del Metodo
Il Metodo Mézières nasce nel 1947, a seguito dell’osservazione di una paziente affetta da ipercifosi e da una grave forma di periartrite scapolo-omerale bilaterale che limitava qualsiasi movimento naturale degli arti superiori. La paziente inoltre portava da tempo un corsetto in ferro e cuoio che gli aveva procurato molte ulcerazioni sulle spalle e sulle anche. Naturalmente la paziente si era rivolta alla terapista per il dolore e la limitazione funzionale degli arti superiori che gli impedivano anche i più banali gesti della vita quotidiana ( cucinare, pettinarsi etc.) . In un primo momento la Meziérès decise di lavorare da seduta ma la paziente era talmente rigida che era impossibile tenere questa posizione.

 

 

 

Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!

 

Fece ripetere questo lavoro diverse volte ma la risposta fu sempre uguale. Da questa osservazione Mézières concluse che:
1) I numerosi muscoli dorsali si comportano come un solo muscolo.
Prima Osservazione
I numerosi muscoli dorsali si comportano come un singolo muscolo, questa è stata la constatazione di ciò che la Mézières vide prodursi sulla colonna vertebrale della sua paziente. Inizialmente non seppe darsi una risposta, in seguito, ripreso lo studio dell’anatomia, vide che i numerosissimi muscoli poliarticolari della colonna, e non solo quelli, erano intricati tra loro, come se si sovrapponessero come le tegole di un tetto formando una catena muscolare. E’ facile visualizzare questa catena muscolare guardando i muscoli superficiali del dorso, dove vediamo le ultime inserzioni del trapezio ricoprire le prime inserzioni del gran dorsale, quindi per formare queste catene ci vuole una sovrapposizione di muscoli adiacenti da punto di vista inserzionale.
2)  Questi muscoli sono troppo forti e troppo corti.
Seconda Osservazione
Il secondo punto è proprio una conseguenza del primo, perché è a causa di questa organizzazione dei muscoli in catene che il tono muscolare dei vari segmenti adiacenti tra loro si somma e alla fine questi risultano troppo forti e troppo corti. Non esiste un movimento che noi possiamo fare naturalmente senza influenzare la catena posteriore. Quando flettiamo o abduciamo il braccio oltre i 60°, o quando estendiamo o abduciamo l’arto inferiore oltre i 45°, i muscoli della catena posteriore si accorciano. La somma di queste continue contrazioni concentriche della muscolatura posteriore fa si che alla fine questi muscoli risultino troppo forti e troppo corti. M. diceva che nei suoi 43 anni di esperienza professionale non aveva mai visto una patologia la cui causa (a parte le fratture nelle patologie congenite) non fosse dovuta ad un eccesso di tensione della muscolatura posteriore.

 

  • Qualsiasi azione localizzata sia in allungamento che in accorciamento provoca istantaneamente l’accorciamento dell’insieme della muscolatura.
Terza Osservazione
Le catene muscolari si comportano in modo caratteristico, infatti qualsiasi azione localizzata sia in allungamento sia in accorciamento provoca istantaneamente un accorciamento dell’insieme della muscolatura. Mézières aveva notato che un paziente a cui vengano sollevate le gambe fatica molto a tenerle estese e tende a flettere le ginocchia. Se la flessione delle ginocchia viene impedita, si osserva che il paziente tende a sollevare il bacino. Questo perchè qualsiasi modificazione della lunghezza di un elemento del sistema muscolare produce una trazione sulle inserzioni prossimali dell’elemento successivo. Tutto questo conferma l’inutilità del lavoro segmentario.
Per eliminare i compensi la Meziérères decise di porre la paziente sdraiata supina con le gambe a squadra. Grazie a questa postura, che impediva i compensi, concluse che:

 

  • Qualsiasi impedimento all’allungamento provoca istantaneamente delle latero-flessioni e delle rotazioni del rachide e degli arti.
Quarta Osservazione
Il quarto punto è una diretta conseguenza dell’orientamento inserzionale dei muscoli, le loro inserzioni non sono infatti rettilinee ma oblique. In base alla loro obliquità hanno un effetto di latero-flessione e di rotazione. Normalmente per ogni muscolo si ricorda la sua direzione di lavoro prevalente, ma i muscoli poliarticolari svolgono dei movimenti pluridirezionali, sono flessori in senso anteriore o posteriore, sono lateroflessori e sono rotatori interni ed esterni. Queste azioni si sostituiscono le une alle altre, quindi quando ne viene impedita una si manifesta l’altra. Ad esempio consideriamo il semitendinoso e il semimembranoso che sono flessori e intrarotatori del ginocchio, se viene loro impedita la possibilità di effettuare la flessione agiranno come rotatori interni. La rotazione che viene prodotta come compenso è sempre una rotazione interna. Riprendendo l’esempio del paziente supino con le gambe a squadra, se impediamo al bacino di sollevarsi da terra e chiediamo l’estensione delle ginocchia nel caso in cui la muscolatura posteriore non ha una lunghezza sufficiente per sopportare questo aumento di tensione si verificherà una rotazione interna delle ginocchia. Così quando chiediamo una flessione anteriore del tronco, se la muscolatura posteriore è troppo corta tutta la lunghezza della muscolatura dorsale sarà ottenuta a scapito degli arti inferiori; quindi vedremo prodursi o la flessione delle ginocchia o, a ginocchia estese, una rotazione interna delle ginocchia stesse. E’ dunque di fondamentale importanza nella correzione posturale considerare la triplice funzione dei muscoli. Bisogna ricordare inoltre che i pronatori e i rotatori interni nella scala filogenetica sono i muscoli più antichi e dunque i più sviluppati, (basta pensare al solo gesto di prendere del cibo e portarlo alla bocca) pertanto prevalgono sui supinatori e sui rotatori esterni.
5) L’allungamento, la derotazione, il dolore, qualsiasi sforzo da parte del paziente provoca un blocco respiratorio in inspirazione.
Quinta Osservazione
Mézières osservò che un paziente durante un qualsiasi sforzo o per un allungamento, un dolore, una derotazione, si bloccava in fase di inspirazione con conseguente blocco del diaframma. Se osserviamo un soggetto con un blocco inspiratorio vediamo il torace proiettato in alto e in avanti con le ultime coste molto sporgenti. Nel tratto dorsale le coste si articolano con le vertebre e le inserzioni costali e vertebrali del diaframma aumentano questa loro interdipendenza con il risultato che se le coste sono proiettate in avanti, le vertebre seguono e si infossano determinando così una lordosi e quindi un accorciamento posteriore. E’ fondamentale mobilizzare il diaframma nella espirazione, perché se non riusciamo ad aiutare il paziente a liberare la sua respirazione, risulta vano qualsiasi allungamento delle catene muscolari. Il diaframma è un muscolo che lavora in maniera continua è allenatissimo, non è mai debole . Se durante la respirazione la sua azione non è sufficiente, è perché ci possono essere dei blocchi funzionali delle strutture proprie del diaframma o di quelle a distanza che ne limitano il suo normale funzionamento. Ancora oggi, nella clinica respiratoria, si cerca di risolvere il problema attraverso una rieducazione del diaframma, come se nono sapesse respirare!!! La soluzione di questo problema si ottiene invece con la liberazione delle strutture proprie del diaframma e di quelle a distanza che gli impediscono di funzionare liberamente.
Queste sono le cinque osservazioni più importanti della Mézières, ne verificò la veridicità per due anni prima di rendere pubbliche le sue osservazioni attraverso uno scritto ” Rivoluzione in Ginnastica Medica ” pubblicato nel 1949.
Rivoluzione in Ginnastica Medica
La ginnastica tradizionale è fondata sul concetto, non discriminativo, di debolezza muscolare.
Nel migliore dei casi, la ginnastica correttiva tradizionale, attraverso un lavoro analitico, effettua un rinforzo muscolare concentrico della muscolatura anteriore ipotonica, e cerca di allungare attraverso stiramenti analitici la muscolatura posteriore. Questo approccio è destinato all’insuccesso per il semplice motivo che: 1. Lo stiramento analitico della muscolatura posteriore non crea un allungamento permanente, reale e completo di tutta la catena posteriore che rimane invariabilmente accorciata. 2. Ha una bassa specificità, perchè non agisce in maniera selettiva sul muscolo più retratto della catena.3. L’accorciamento della muscolatura anteriore crea un aumento di pressione sulle articolazioni (soprattutto a livello discale) che và a sommarsi a quello posteriore sempre troppo alto. Quindi se l’articolazione prima trovava una via di fuga anteriore all’enorme pressione posteriore, ora e condannata ad una degenerazione ancora più rapida perché compressa in maniera multidirezionale.
Nel peggiore dei casi, la ginnastica correttiva tradizionale, effettua un lavoro isotonico concentrico su tutta la catena muscolare posteriore aggravandone la retrazione.
Mézières cambia radicalmente il concetto di debolezza muscolare, ci insegna che i muscoli della catena posteriore sono deboli quando sono ipertonici, troppo corti e troppo forti. Conseguentemente i muscoli anteriori diventano deboli quando sono ipotonici e rilasciati.
Per un corretto approccio terapeutico deve essere fatta questa discriminazione fondamentale. I muscoli della catena posteriore devono essere allungati attraverso delle posture eccentriche alle quali viene associato un lavoro isometrico, contemporaneamente i muscoli anteriori ipotonici verranno esercitati da un lavoro isometrico concentrico. E’ la stessa postura eccentrica che permette un ” travaso di tono” dai muscoli posteriori ipertonici ai muscoli anteriori ipotonici.
  • In un corpo sano la funzione governa la struttura.
  • In un corpo malato la struttura governa la funzione.
Il Metodo Mézières normalizza tutti i problemi osteo-articolari e morfologici perché agisce sulla struttura per recuperare forma e funzione. Questa è un’altra differenza fondamentale con la chinesiterapia classica che lavora sulla funzione (movimento) per recuperare la forma, ma la modificazione della cattiva forma non si può ottenere che agendo sulla struttura che determina contemporaneamente il recupero della funzione. Grazie alla correlazione forma struttura funzione, il Metodo Mézières si può considerare ben più di un metodo ortopedico.
Si fa prima a deviare il corso di un fiume che a far capire la verità a coloro che ricavano profitto dall’ ignorarla
Cit: Grevilee

 

 

FISIOLOGIA muscolare
Francoise Mézières ha dimostrato che l’intera struttura muscolare è funzionalmente organizzata in “catene muscolari”. Attraverso uno studio approfondito dell’anatomia Mézières notò che la funzione di un muscolo non poteva essere limitata dai sui punti di inserzione. Osservando i muscoli nell’insieme scoprì che i confini di ogni singolo muscolo (funzionalmente parlando) non terminano in realtà laddove si inseriscono, ma prolungano la loro possibilità d’azione grazie ai punti d’inserzione dei muscoli contigui. Qualsiasi movimento non può essere eseguito tramite l’utilizzo di un singolo muscolo e non avviene solo su un singolo piano, come viene rigidamente schematizzato su ogni manuale di chinesiologia. Ogni “movimento reale” è sempre il risultato di un reclutamento variabile di più muscoli che lavorano contemporaneamente su molteplici piani.

 

Comportamento visco-elastico del muscolo
Da quanto esposto sopra, si può comprendere quanto sia difficile ottenere un “allungamento reale”, stabile e duraturo di un un muscolo cronicamente accorciato all’interno di una catena muscolare. Quando ci troviamo di fronte ad un problema di retrazione muscolare è indispensabile conoscere perfettamente il comportamento elastico del muscolo. Quando si stira un muscolo oltre la sua lunghezza di riposo, appare una tensione che cresce rapidamente con l’estensione. Nel momento in cui inizia ad entrare in funzione il carico l’allungamento viene attuato in due tempi:
  • Il primo immediato, ad effetto rapido.
  • Il secondo lento e prolungato che porta poi alla lunghezza definitiva.
Tenendo in considerazione che il muscolo ha un comportamento di tipo “visco-elastico”, il suo allungamento guadagnato risponde all’equazione:
Indice di deformazione (Creep o Fluage) =  Forza Applicata/ coefficiente di elasticità x Tempo.
Quindi più un muscolo è elastico, più il suo coefficiente di elasticità è alto e dunque si deformerà più difficilmente rispetto ad un muscolo accorciato il quale, avendo un coefficiente di elasticità molto basso, si deformerà per primo. Un altro parametro da tenere in considerazione è il tempo. Il Fluage è direttamente proporzionale al tempo impiegato per allungare una catena quindi, la ginnastica rieducativa classica che si basa sul movimento e sull’allungamento settoriale, non può ottenere un allungamento reale e completo di tutta la catena (vediRivoluzione in Ginnastica Medica).

Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!

Come si può vedere dal grafico dopo l’applicazione di una forza c’è una deformazione elastica istantanea OA (prima deformazione elastica, istantanea). A questa segue poi una deformazione ritardata AB (seconda deformazione, lenta). Quando in T1 la forza cessa d’agire, c’è una parziale caduta da B a C1, seguita da un ritorno ritardato da C1 a D, nel tempo T2. Il tratto DE rappresenta la deformazione permanente, l’allungamento realmente guadagnato, alla fine di un ciclo carico-scarico. E’ evidente che il Creep AB comprende due componenti che si distinguono soltanto nel Creep di ritorno. La componente elastica da C1 a C2 è recuperabile e viene chiamata “Deformazione Primaria o Creep Primario”. La componente viscosa da C2 a C3 non è recuperabile e viene chiamata “Deformazione Secondaria o Creep Secondario”, e rappresenta l’allungamento guadagnato DE. Da questo semplice grafico si può capire che che la soglia di deformazione non è facile da raggiungere perchè, essendo qualsiasi forma di stiramento muscolare disgregabile, il paziente tende a sottrarvisi attraverso compensi involontari anche in parti del corpo molto lontane dal segmento da allungare. Per questo motivo il metodo Mézières è stato definito molto spesso come una “caccia ai compensi”. Quando chiediamo un movimento perchè cerchiamo di lavorare su una determinata parte del corpo e quindi su una determinata parte della catena, dobbiamo guardare che cosa succede, quali sono i compensi che si producono altrove. Se ad esempio chiediamo al paziente di inclinare la testa perché vogliamo correggere le vertebre cervicali, oltre ad osservare la testa mentre compie il movimento, dobbiamo guardare le modificazioni della forma a livello del torace, del bacino, degli arti, perchè è altrove che si creano gli accorciamenti come risposta compensatoria all’allungamento della parte superiore della catena; ovviamente è importante impedire questi compensi.

 

Deformazione Muscolare

 

Nel grafico precedente abbiamo visto quanto sia complesso raggiungere la soglia di deformazione muscolare. Quando stiriamo un intero segmento di una catena le cose si complicano perché tutti i muscoli che lo compongono saranno sollecitati, a livello della loro“perfetta elasticità”, prima di raggiungere la soglia di deformazione del muscolo che risulta meno elastico. Occorre dunque esercitare una sufficiente tensione per raggiungere questa soglia. I muscoli retratti (con un coefficiente di elasticità basso), possedendo una soglia di deformazione più bassa, si deformeranno per primi e in maniera più considerevole dei muscoli più elastici.

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L’immagine mostra, sul lato destro, una catena muscolare con coefficiente di elasticità variabile: Il IV muscolo, che ha il coefficiente di elasticità più alto, è il più elastico e pertanto si deformerà per ultimo. Il III muscolo, che ha il coefficiente di elasticità più basso, è il più retratto e pertanto si deformerà per primo. Il I e il II , che hanno un coefficiente di elasticità nella media, si deformeranno prima del IV ma dopo del III. Volendo essere più precisi l’ordine di allungamento sarà dunque il seguente: muscolo III, II, I, IV. L’immagine mostra, sul lato sinistro, come viene reso possibile l’allungamento reale dei muscoli facenti parte della stessa catena. La contrazione isometrica eccentrica, effettuata grazie alla messa in tensione degli estremi della catena, svolge due ruoli particolarmente importanti:
E’ l’unica contrazione in grado di costruire sarcomeri in serie all’interno del muscolo, formando un muscolo fusiforme, elastico, realmente lungo. Infatti la contrazione isotonica concentrica induce la neoformazione di sarcomeri in parallelo rendendo il muscolo corto, voluminoso e resistente all’allungamento. D’altra parte lo streching selettivo tradizionale aumenta solamente la lunghezza dei sarcomeri presistenti, non migliorando realmente e stabilmente la lunghezza del muscolo. (ved inoltre lo Streching analitico).

 

Streching Analitico
Non dobbiamo farci trarre in inganno dal fatto che, quando facciamo un allungamento analitico (streching classico), sentiamo stirare i muscoli: non ha alcun significato importante, perché:
1. Lo streching determina un allungamento dei sarcomeri presistenti provocando un allungamento fittizio del muscolo, rapidamente perso con il riposo. Ecco come si spiega il meccanismo per cui un atleta che ha fatto streching analitico per anni, se rimane a riposo per alcune settimane, vede la propria elasticità ridursi notevolmente.
2. Un allungamento settoriale che non sia associato ad unallungamento globale sarà elaborato dai centri nervosi superiori come un elemento destabilizzante della postura.Questa “destabilizzazione posturale”, registrata dal sistema recettoriale muscolare, sarà interpretata dai centri tonogeni superiori come una condizione metastabile che dovrà essere aggiustata rapidamente, attraverso il controllo della sistema osteo/muscolo/articolare, con il ripristino della condizione posturale precedente o con un nuovo equilibrio instabile. E’ dunque fondamentale allungare contemporaneamente tutti i muscoli che costituiscono la catena muscolare attraverso delle posture eccentriche, mettendo cioè in tensione le due estremità della catena, ed effettuare delle contrazioni isometriche. Questa procedura, dilacerando il connettivo e formando sarcomeri in serie, riduce stabilmente la resistenza passiva muscolare, rendendo i muscoli realmente lunghi, elastici e fusiformi. La contrazione isometrica eccentrica permette inoltre di agire sul tessuto connettivo profondo; dall’immagine si può vedere infatti come il sistema connettivale muscolare, filamenti di congiunzione e giunzioni miotendinee, venga dilacerato in maniera profonda e totale rendendo l’allungamento guadagnato ancora più importante.
Noi tutti sappiamo che la forza passiva di un muscolo dipende dal numero e dalla lunghezza dei sarcomeri, oltre che dalla quantità di tessuto connettivo che costituisce il muscolo stesso. Da quanto esposto sopra si evince dunque che il Metodo Mézières è l’unico in grado di diminuireefficacemente la resistenza passiva muscolare perché agisce in maniera impeccabile sia sui sarcomeri sia sul tessuto connettivo.

 

 

neurofiologia
Controllo Riflesso della Postura

 

Il termine “Postura”, già presente nella nostra lingua a partire dal 1200, è stato utilizzato per la prima volta ne Rinascimento da Redi nel suo “Trattato di Anatomia Umana” per definire: “..un atteggiamento abituale del corpo o di parti di esso.” Essendo la posturologia un ramo della scienza a carattere multidisciplinare, non è senz’altro questa la sede più idonea per approfondire nei dettagli questo argomento molto complesso. Basti comunque sapere che se la stazione eretta normalmente non necessita di alcuna contrazione muscolare, il riequilibrio, essendo una funzione attiva, necessita invece di una contrazione muscolare che nasce obbligatoriamente dall’interazione del Sistema Cibernetico (insieme delle vie afferenti ed afferenti del Sistema Nervoso) con l’apparato osteo-artro-muscolare.
Sistema Cibernetico
Una parte del sistema cibernetico estremamente importante per la regolazione della postura è rappresentato dal “Complesso Recettoriale”. Esistono 2 tipi di sistemi recettoriali:
  • Il Sistema Esterocettore : raccoglie un insieme di informazioni provenienti dall’ambiente esterno, grazie alle quali siamo in grado di adattare continuamente la nostra postura in funzione dell’ambiente che ci circonda. Fanno parte di questo sistema la vista e il sistema di orientamento ed equilibrio dell’orecchio interno (Sistema Vestibolare).
  • Il Sistema Enterocettore : raccoglie un insieme di informazioni provenienti direttamente dall’interno del nostro corpo (visceri, muscoli, tendini, fasce, legamenti, etc.). A questo proposito, analizzeremo ora in modo più approfondito il sistema dei “Fusi Neuromuscolari”.

I fusi neuromuscolari sono le strutture deputate al controllo del tono muscolare, quello stato cioè di di leggera tensione presente nei muscoli striati a riposo. Paralleli alle fibre dei muscoli striati, sono di due tipi: i fusi a sacco e i fusi a catena. Nell’uomo predominano le fibre a catena. Queste sono montate in parallelo sulle fibre a sacco.

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Innervazione Sensitiva
  1. Le Fibre a Sacco sono innervate dalle fibre nervose mieliniche  di grosso calibro (da 12 a 20 micron) che si avvolgono intorno al sacco e intorno alle fibre a catena.
  1. Le Fibre a Catena sono innervate in modo specifico, dalle fibre nervose mieliniche II, più sottili (da 4 a 12 micron) che si avvolgono esclusivamente intorno ad esse.
  1. I Corpuscoli del Golgi sono innervati invece dalle fibre mieliniche di tipo Ib.
Innervazione Motoria
  1. Le Fibre Gamma 1 innervano le fibre a sacco.
  1. Le Fibre Gamma 2, più sottili, innervano le fibre a sacco e a catena.
  1. I Motoneuroni Alfa innervano invece le fibre extrafusali.
Parleremo ora più dettagliatamente dei più importanti riflessi posturali attivati da questo complesso sistema recettoriale:
  • Riflesso Miotatico Diretto (o R. da Stiramento). Viene così chiamata la contrazione riflessa di un muscolo, nel momento del suo stiramento. Troviamo questo riflesso in ogni muscolo flessore od estensore che sia. Si può considerare un meccanismo di autoregolazione della lunghezza muscolare, capace di regolare il buon svolgimento di un muscolo, o di assicurare il mantenimento di una postura. Il riflesso miotatico, che teoricamente è riferito soltanto al muscolo stesso, può anche essere accompagnato dall’inibizione del riflesso miotatico dei muscoli antagonisti. Il suddetto riflesso è originato dalle fibre di tipo A, che involgono i fusi neuromuscolari a sacco e a catena, e rispondono a una soglia di attivazione di 3 grammi. Si tratta di un riflesso a conduzione rapida, poiché monosinaptico, ad emissione fasica, tributario del grado di tensione del muscolo, e della sua rapidità di risposta (reagente ad un minimo stimolo).
  • Riflesso Miotatico Inverso. Bisogna ricordare che al di là di un certo limite di tensione del muscolo, il riflesso miotatico cede bruscamente. L’attivazione dei motoneuroni fa posto alla loro inibizione, mentre sono attivati i motoneuroni dei muscoli antagonisti. Si tratta pertanto

di un autoinibizione di un muscolo stirato. Questo riflesso partecipa alla elaborazione delle contrazioni programmate, nella misura in cui, mentre il muscolo si contrae, la tensione che esso impone ai suoi antagonisti, facilita la propria contrazione. Il suddetto riflesso è originato dalle fibre Ib disinaptiche che emanano dai Corpuscoli del Golgi, diffusi nel tendine. Questi corpuscoli sono disposti in serie, in rapporto al muscolo, e sono, quindi, dei recettori di tensione, mentre i fusi possono essere considerati dei recettori di lunghezza. I recettori del Golgi sono sensibili a una tensione che va dai 100 ai 200 grammi. La loro soglia di attivazione è pertanto molto più alta di quella fusale. Come vedremo più avanti il Metodo Mézières è basato fondamentalmente su questo tipo di riflesso(vedi inoltre I Riflessi Antalgici).

 

I Riflessi Antalgici
Francoise Mézières prendeva in seria considerazione il rapporto tra i riflessi antalgici e le modificazioni posturali (compensi e deformazioni) che generavano da essi. Non esiste possibilità di sopravvivenza senza meccanismi efficaci di difesa. Questi meccanismi devono soddisfare 3 leggi:
  1. Legge del dell’equilibrio: Equilibrio fisico, biologico (omeostasi), ma anche mentale. L’equilibrio perfetto, cioè l’immobilità, non esiste. Esso può essere solo attivo e dinamico.
  1. Legge dell’economia: Tutte le funzioni di base (respiratoria, circolatoria, digestiva, statica, locomotoria), devono spendere poca energia.
  1. Legge del Comfort (o del Non Dolore): L’uomo non sopporta di vivere con informazioni essenzialmente nocicettive; il suo rifiuto di soffrire può arrivare fino alla scotomizzazione  (suicidio).
Quando dunque interviene un fattore perturbatore dell’equilibrio (es. un trauma sia esso psichico,viscerale o osteo-arto-muscolare), il sistema si organizzerà in modo da evitare il dolore e ripristinare, per quanto sia possibile, l’omeostasi perduta. Il neoequilibrio non è possibile se non attraverso meccanismi di compenso (deformazioni), che però vanno a discapito della legge dell’economia perchè richiedono un maggior dispendio energetico. Nei casi più gravi, la legge del non dolore può contestare la legge dell’equilibrio al punto tale che il soggetto dovrà restare a letto. I meccanismi di difesa, responsabili dei compensi, sono possibili grazie a due tipi di riflessi:
  • I Riflessi antalgici a priori : sono riflessi che intervengono ancora prima che il dolore venga corticalizzato. Essi trovano il compenso adatto che eviti il manifestarsi del dolore stesso
I Riflessi Antalgici a Priori
Secondo F. Mézières, un paziente che giunge da noi manifestando del dolore, evidenzia un’algia che è la conseguenza di altri dolori nascosti, occultati da riflessi antalgici precedenti. Questi riflessi, che sono reazioni che precedono il segnale doloroso, sono i responsabili di tutte quelle compensazioni che il nostro corpo mette in atto per non soffrire. Tutte le volte che un paziente arriva da noi e come se si portasse dietro delle “valigie piene di compensazioni” che lui stesso ignora. Il Mezierista “apre” queste valigie per trovare il problema iniziale da cui scaturiscono tutte queste compensazioni. E’ chiaro che tutti gli approcci globali si preoccupano di andare alla ricerca della “lesione primaria”, usando strategie differenti . Ricordiamo infatti che la lesione primaria è anche la preoccupazione principale dell’osteopata, dell’omeopata, dell’agopunturista che tentano di risolvere il problema rispettivamente con: la giusta manipolazione , il rimedio omeopatico più opportuno, l’ago unico. F. Mézières, al contrario, prende tempo. Il tempo necessario per instaurare un dialogo, per leggere la storia raccontata dal corpo, un corpo che si esprime un pò alla volta. Spesso ribelli, le fasce reagiscono, i muscoli tremano, hanno dei crampi, poi improvvisamente cedono ….Cedono mentre appaiono nuove barriere….Pazientemente F. Mézières tenta di estirpare ciò che il corpo ha invece represso. Nel migliore dei casi, è l’inizio di un viaggio lento e paziente, in cui la lesione o le lesioni primarie si lasciano affrontare per ritrovare l’armonia perduta. “Non pensavo di sentire dolore in questo punto, ero venuto per un altro dolore.” E’ una frase che abbiamo sentito spesso durante il mantenimento delle posture, durante il massaggio o l’esplorazione dei tessuti. L’osservazione delle grinze”, ossia lo studio delle compensazioni e l’esplorazione dei tessuti, rivela i problemi nascosti solo in parte. F. Mézières allora inizia la sua indagine per vedere dove tutto si è generato. Durante il lavoro evocherà dolori sconosciuti, quei crampi e tremori che cercano ancora di mascherare quello che sta per essere rivelato. Questi compensi segreti del corpo vengono progressivamente scoperti ed estirpati dai nostri muscoli in una vera e propria battaglia. La differenza con gli altri procedimenti globali sta dunque nel tempo. Infatti, quando un muro crolla, non sempre significa che il problema sia stato risolto; qualcosa si è destrutturato. Questa fragilità improvvisa può condurre allora ad altre sofferenze e a nuove compensazioni. Il corpo ha impiegato del tempo a moltiplicare le proprie tensioni, anche nell’ordine di anni. Il lavoro pertanto non potrà essere che lento e paziente: “togliere” uno strato sopra, “ricostruirne” uno sotto. Allora, F. Mézières, si sedeva al suolo, per lungo tempo, senza smettere, prendendo tra le mani il corpo e allentando, nodo dopo nodo, le tensioni presenti, ricostruendo così l’immagine del corpo e la meccanica intorno agli assi e alle spirali di movimento. In questo modo non ci si accorgerà nemmeno che il muro è crollato, poiché una nuova struttura riparatoria sta già nascendo….
  • I Riflessi antalgici a posteriori : sono invece riflessi che intervengono dopo che il dolore viene corticalizzato. Essi trovano il compenso che riduca o, se è possibile, abolisca il dolore.
Riflesso Antalgico a Posteriori
Andremo ora a descrivere la storia di un famoso caso clinico in cui ha giocato un ruolo fondamentale, nella genesi del compenso, il riflesso antalgico a posteriori.
Una mamma presenta il 20/08/74, la sua figliola di 10 anni afflitta da atteggiamento scoliotico oggettivato da radiografie effettuate quattro giorni prima (Radiografia N.1). La madre sostiene che il manifestarsi della deformazione è molto recente, e che il suo apparire è stato improvviso. Una accurata anamnesi permette di venire a conoscenza di una caduta della piccola, avvenuta prima che la deformazione si manifestasse, e che si era apparentemente conclusa con un lieve dolore ai glutei, scomparso in poche ore. Dopo la prima seduta Mézières, praticata il 20/08/74 che rivelò e soppresse il dolore nascosto nella regione glutea, i risultati furono così stupefacenti da richiedere nuove radiografie. Quando il 26/08/74 le stesse furono effettuate, ci si accorse che la colonna vertebrale era ridivenuta perfettamente normale(Radiografia N.2).

 

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                  Radiografia N.1                                       Radiografia N.2

Nella prima radiografia si nota che la testa non è equilibrata perfettamente, il che prova che questo atteggiamento è suscettibile di evoluzione. E’ chiaro che ciò non dimostra quello che ci si può aspettare dal trattamento Mézières sulle scoliosi evolute che necessitano purtroppo di cure attente e prolungate, ma mostra l’esistenza di un riflesso antalgico a posteriori che, per celare un dolore al gluteo, ha creato una compensazione scoliotica. Bastò una sola seduta praticata in tempo sulla causa reale della lesione per risolvere il compenso.
In entrambi i casi, il compenso seguirà uno schema logico: dapprima sarà regionale e, successivamente, se il dolore non verrà abolito, diventerà globale. Tutti i riflessi antalgici, tramite i compensi che generano, hanno la caratteristica di modificare lo schema corporeo. Questo renderà la rieducazione ancora più difficile perché il soggetto integrerà come normale lo schema corporeo scorretto dunque, quando inizialmente chiederemo al paziente di correggere una postura viziata, questi avrà l’impressione che vogliamo imporgli una posizione scorretta. Bisognerà quindi finalizzare il trattamento sulla presa di coscienza del paziente sulle sue deformazioni per ottenere un recupero morfologico ottimale.
Innervazione Motoria
Come accennato precedentemente, l’innervazione motoria delle fibre intrafusali è assicurata dai motoneuroni gamma. L’eccitazione delle fibre gamma I, che sono destinate alle terminazioni primarie, comporta un rinforzo delle risposte dinamiche allo stiramento, senza peraltro rafforzare le risposte statiche. L’eccitazione delle fibre gamma II, destinate alle terminazioni primarie e secondarie, crea una diminuzione e/o la soppressione delle risposte fasiche, e un aumento delle risposte statiche. L’attività dei fusi è dunque permanente. L’interazione delle fibre nervose dei fusi con i motoneuroni alfa (una fibra Ia interagisce con più di cento motoneuroni alfa ) destinati alle sue unità muscolari, forma il famoso“Circuito o Nodo Gamma”.

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Fisiologia dell’attività Gamma
Se la nozione di motricità dei fusi appare indiscussa, il suo ruolo preciso nel contesto della fisiologia muscolare dà àdito a differenti interpretazioni. Alcuni pensano che l’attività gamma regoli la tensione dei fusi, poiché questa aumenta la sua scarica nel momento della contrazione (cioè quando, sotto l’effetto dell’accorciamento del muscolo i fusi rischierebbero di divenire silenti) e poiché essa diminuisce la sua attività nel momento della distensione del muscolo. Altri vedono nel sistema dei fusi un neuromeccanismo, destinato a mantenere costante la lunghezza del muscolo. Nel momento di uno sforzo, e grazie al parallelismo con la motricità alfa, l’attività gamma può assicurare il continuo “aggiustamento” della postura.

Influenze Esterocettive

Il tono, oltre alla diminuzione in caso di stiramento muscolare accentuato, si riduce sensibilmente quando la pelle è sottoposta a manovre sedanti (massaggio connettivale-riflesso).

Conclusioni

Il Metodo Mézières è basato sul sistema propiocettivo di inibizione (riflesso miotatico inverso), che inibisce gli agonisti facilita gli antagonisti e si attiva ad una soglia  del tendine con un peso compreso fra i 100 e i 200 grammi. La trazione stabile sui muscoli posteriori troppo forti porta dunque al recupero dei muscoli anteriori troppo deboli. Si potrebbe concludere parafrasando la stessa Mèzières che diceva: ” Io non rafforzo mai un muscolo, stiro il suo antagonista.” Inoltre, da quanto esposto in queste pagine, deriva una conseguenza di grande importanza: “la postura e il movimento umano non sono programmati geneticamente”, ma vengono modificati dalla nostra stessa volontà, dalle circostanze della vita, soprattutto dalle complicanze post-traumatiche a carico dell’immagine corporea, intendendo con ciò la conoscenza che abbiamo del nostro corpo in relazione all’ambiente che ci circonda (dimensione spazio-temporale). Del resto, le aggressioni più pericolose, più destabilizzanti, sono quelle subliminari, non coscienti, ripetitive, (ad es: le aggressioni psichiche quotidiane), a carico del sistema osteo-arto-muscolare e viscerale. I meccanismi di difesa sono tanto perfetti e sottili da camuffare l’aggressione così che essa non arrivi più a livello cosciente. Le aggressioni, soprattutto se ripetitive, scateneranno una vigilanza costante, permanente, per cui l’ipertono diverrà costante, i nostri muscoli saranno dunque condannati ad rigidità permanente.
Le quattro catene muscolari
Le catene muscolari sono rappresentate da una serie di muscoli contigui tra loro, ogni singolo muscolo rappresenta un anello della catena che abbraccia l’intera struttura corporea. Grazie a queste acute osservazioni Mézières raggruppò il sistema muscolare in quattro catene:
  1. La Catena Posteriore.
  1. La Catena Antero-Inferiore.
  1. La Catena Anteriore del Collo.
  1. La Catena Anteriore del Braccio.

Ognuna di queste catene è costituita da specifici muscoli e svolge particolari funzioni che ora andremo singolarmente ad approfondire.

La Catena Posteriore

 

Metodo Mezieres, DOCUMENTO da leggere!La Catena Posteriore è la più estesa, è formata da tutti i muscoli profondi e superficiali che vanno dalla linea occipitale alla punta delle dita dei piedi. A livello cranio-sacrale troviamo: 1. Sul piano superficiale: il trapezio e il gran dorsale. 2. Sul piano medio: i romboidi, l’elevatore della scapola e i dentati postero-superiori e postero-inferiori. 3. Il piano profondo può essere suddiviso a sua volta in tre piani : a) Il piano superficiale comprende: l’erettore della colonna a sua volta suddiviso in tre porzioni che prendono nomi specifici in relazione al distretto rachideo nel quale si inseriscono. b) Il piano intermedio è rappresentato dal trasverso spinoso. c) Il piano profondo comprende invece i m. interspinosi e i m. intertrasversi. Sulla regione posteriore dell’arto inferiore troviamo invece il semimembranoso, il semitendinoso, il bicipite femorale, gli adduttori, il popliteo, i gemelli, il soleo, il plantare gracile il tibiale posteriore, i flessori lunghi delle dita ed infine i flessori plantari sulla regione posteriore del piede.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Catena Antero Inferiore
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La Catena Antero-Inferiore è formata dal tendine centrale, dal diaframma, dall’ileopsoas e dalla fascia iliaca. Il diaframma ha inserzioni costali , una inserzione sternale e delle inserzioni vertebrali attraverso due gruppi di pilastri: i pilastri esterni originano sui corpi vertebrali delle prime vertebre lombari e sui dischi adiacenti, i due pilastri interni originano dall’arcata fibrosa dello psoas e dall’arcata del quadrato dei lombi. Quando attraverso i suoi pilastri il diaframma prende punto fisso in alto, sulle coste e sullo sterno, porta la colonna lombare in alto e in avanti, è quindi un muscolo lordosizzante. L’inserzione comune con lo psoas determina ugualmente uno spostamento della colonna verso il basso ma sempre in avanti (riduzione del diametro verticale della colonna lombare), quindi anche l’ileopsoas ha un’azione lordosizzante che si ricollega inoltre al sistema sacro-lombare visto precedentemente, anch’esso ad azione lordosizzante.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Catena Anteriore Del Collo

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La Catena Anteriore del Collo è formata dal piccolo e grande retto, dal lungo del collo e dal tendine centrale che collega il rachide cervicale al diaframma e all’asse viscerale. Il piccolo retto va dalla massa laterale dell’atlante all’apofisi basilare dell’occipite, il grande retto va dalle apofisi trasverse di C3-C6 all’apofisi basilare dell’occipite. Il lungo del collo è composto da tre parti: da fibre oblique discendenti, fibre oblique ascendenti e da fibre longitudinali che collegano l’atlante a D1,D2,D3. Si estende quindi dall’apofisi basilare dell’occipite al corpo della terza vertebra dorsale. Quando prende punto fisso in basso porta in avanti il collo aumentando la lordosi cervicale. Quindi i muscoli della catena anteriore del collo pur avendo una inserzione anteriore accorciandosi aumentano la lordosi posteriore.

 

 

 

 

 

La Catena Anteriore Del Braccio

 

 

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La Catena Anteriore del Braccio è composta dal coraco-brachiale, dal bicipite, dal brachiale, dal brachio-radiale, dal lungo supinatore, da tutti i flessori e pronatori dell’avambraccio compresi i muscoli dell’eminenza tenar e ipotenar. Dal punto di vista filogenetico, il passaggio dell’uomo alla stazione eretta ha obbligato la muscolatura anteriore del braccio a lavorare prevalentemente in maniera concentrica, basti pensare al semplice e ripetuto movimento di portare del cibo alla bocca. E’ dunque una catena più predisposta a fenomeni di retrazione. L’accorciamento cronico di questa catena determina una marcata flessione del gomito e una pronazione eccessiva dell’avambraccio alla quale si somma un’ intrarotazione di tutto l’arto superiore ad opera posteriormente del gran dorsale e del gran rotondo (catena posteriore), anteriormente del gran pettorale.

 

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forma Perfetta

 

 

La forma del paziente va paragonata alla “forma perfetta”che per Méziéres è quella che corrisponde al “numero d’oro” usato dagli antichi greci nelle sculture del periodo classico. Esso è dato dal rapporto delle misure di due segmenti consecutivi che combaciano come: braccio-avambraccio, coscia-gamba, fronte-naso etc., ed è dato dalla radice quadrata di 5 + 1/2 che è uguale a 1,618 numero periodico, che si ottiene dividendo la misura del segmento più grande per quella del segmento più piccolo, ed è una legge di armonia universale. L’osservazione del paziente viene fatta su diversi piani e con diverse posture.
Paziente in piedi:
  • Osservazione Anteriore: i piedi uniti si toccano dal calcagno alla punta degli alluci, si toccano i malleoli interni, i polpacci le ginocchia e le cosce in alto. Le anche, i capezzoli, le clavicole, le spalle, i processi mastoidei, devono essere allo stesso livello. L’ombelico deve essere al centro dell’addome, non deve essere spostato o ruotato. Le linee laterali del torace sono rettilinee dalla vita all’ascella, i triangoli della taglia perfettamente simmetrici. La testa deve essere perfettamente in asse senza inclinazioni e rotazioni.
  • Osservazione Laterale: i muscoli peroneali devono passare dietro il malleolo esterno, la testa del perone deve essere tra il lato posteriore e laterale della gamba. Il braccio non deve ricoprire la linea del dorso ma devono essere visibili 2/3 anteriori e 1/3 posteriore. La linea sterno-mammillare ( dalla forchetta sternale alla punta del capezzolo) deve essere leggermente obliqua in avanti di circa 45°. La linea mammillo-pubica (dalla punta dei capezzoli al pube) deve essere diritta. Le scapole non devono essere sporgenti e il loro profilo segue quello del dorso. Le ginocchia non devono essere né flesse né recurvate. La testa non deve essere in antepulsione né in retropusione.
  • Osservazione Posteriore: I processi mastoidei, le spalle, gli angoli inferiori delle scapole devono essere sulla stessa linea. La colonna vertebrale deve essere diritta con la linea delle apofisi spinose in asse. Il bacino non deve presentare rotazioni, le creste iliache sono alla stessa altezza. A livello delle gambe dobbiamo trovare le stesse caratteristiche per cui devono toccarsi le ginocchia, i polpacci e i malleoli.

Forma Perfetta

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Dopo questa osservazione statica si passa ad esaminare il paziente attraverso posture dinamiche, al fine di individuare altre importanti deformazioni che sfuggono ad una analisi statica ( non verranno esposte in questo sito perché troppo tecniche).

posture correttive

Il lavoro correttivo viene compiuto attraverso posture di stiramento assiale, ognuna delle quali, dovendosi adeguare al soggetto da trattare, possiede infinite varianti e sfumature. Con l’applicazione di queste posture il paziente apprende gradualmente come allineare e allungare un corpo che per molteplici ragioni è costretto a deviare dall’asse naturale di riferimento. Le posture dovranno essere mantenute il più a lungo possibile, poiché il tempo gioca positivamente sulle possibilità di allungamento del muscolo e ne diminuisce l’attività tonica. Il paziente potrà progressivamente mantenere la postura per tutta la durata di una seduta, 30 o 45 minuti, ininterrottamente e attraverso un allineamento rigoroso. Allineamento che restituisce alla muscolatura la sua lunghezza fisiologica e al corpo un nuovo schema di utilizzo delle proprie catene muscolari. Attraverso le posture si guadagnerà progressivamente un’ampiezza articolare normale, senza andare oltre il limite della articolarità e mantenendo una buona morfologia. Ecco una serie di posture di base che il mezierista usa quotidianamente per rimodellare il corpo dei suoi pazienti:

 

Postura Eretta, Tronco Flesso in Avanti

 

 

 

 

 

 

 

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In questa postura le anche si piegano per portare sullo stesso piano, rigorosamente retto, il bacino, la cintura scapolare, l’occipite. Le ginocchia son portate in derotazione e le mani sono appoggiate al suolo o su uno sgabello, a seconda delle possibilità del paziente. Il blocco diaframmatico in inspirazione deve essere sempre evitato, invitando il paziente ad espirare profondamente in maniera lenta e controllata.

 

 

 

Postura Eretta in Stiramento Assiale

 

 

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In questa postura la sommità del capo viene mantenuta allo zenit. Le spalle sono rilassate, le braccia sono estese ed extraruotate. Il blocco diaframmatico in inspirazione deve essere sempre evitato, invitando il paziente ad espirare profondamente in maniera lenta e controllata, favorendo così una migliore delordosizzazione del rachide lombare attraverso un migliore utilizzo del retto dell’addome. Le ginocchia sono in derotazione e in leggera semiflessione, i piedi e le loro dita sono impegnate nella ricostruzione della volta plantare attraverso una serie di posizioni caratteristiche del metodo, conosciute sotto il nome di “Esercizio Mézières”. Françoise Mézières dava una importanza capitale al piede…..

 

 

 

 

Postura in Decubito Dorsale, Arti Inferiori a Squadra

 

 

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Anche questa postura presuppone un allineamento assiale rigoroso. La testa, portata in retrazione durante l’espirazione, viene corretta da eventuali rotazioni e/o lateroflessioni. Le spalle sono rilassate, gli arti superiori sono distesi lungo i fianchi ed extraruotati. Le coxo-femorali sono flesse a 90°, le ginocchia sono in derotazione mentre il piede è impegnato nell’esecuzione dell’ Esercizio Mézières e di alcune sue varianti.

 

 

 

 

 

 

 

 

Le posture viste e descritte in questo modo riduttivo sembrerebbero fin troppo semplici da applicare, ma bisogna considerare l’aspetto più importante del metodo la correzione dei compensi……(vedi esempio correttivo di una Scoliosi)

Scoliosi: Esempio di Trattamento

Andremo ora ad analizzare il trattamento correttivo di un paziente affetto da una scoliosi dorso-lombare:

 

 

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Il paziente mostra chiaramente una curva dorsale destra e lombare sinistra. Anche se in questa posizione la rotazione vertebrale è accentuata, verrà ugualmente utilizzata perché rappresenta la posizione più favorevole per lo stiramento della catena posteriore. Mézières, in tutta la sua carriera, non aveva mai visto una scoliosi che non derivasse da un accorciamento della muscolatura posteriore. Prima che si formi la curva sul piano frontale è infatti necessario un aumento della curva sul piano sagittale (iperlordosi) e, secondariamente, diventa possibile la latero- flessione e la rotazione vertebrale responsabile della curva scoliotica. Ricordiamo che i muscoli del sistema sacro-spinale hanno tutti una triplice funzione: (soprattutto il trasverso-spinoso) sono estensori, rotatori e lateroflessori. Se si vuole allungare realmente questo complesso muscolare occorre evitare questi compensi…..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Dopo la messa in tensione del paziente l’operatore interviene prontamente per eliminare tutti i compensi favorendo la flessione del tronco in avanti e correggendo tutte le rotazioni e lateroflessioni di compenso che si vengono a formare dal cranio fino al sacro.Intorno alla zona lombare accorciata, bisogna ridurre la lordosi, aprire quest’arco posteriore, rilassare, modellare e ammorbidire anche con l’aiuto del paziente. Tutto questo permetterà un riallineamento delle coste e delle vertebre interessate nella formazione del gibbo. Inoltre con le mani in avanti lontane dai piedi, otteniamo uno stiramento del gran dorsale, che gioca un ruolo fondamentale nella genesi delle scoliosi. Infine la posizione delle gambe viene costantemente controllata impedendo alle ginocchia di scappare troppo in flexum o in recurvatum, i piedi lavorano costantemente per il riequilibrio delle volte plantari.

 

 

 

 

 

 

 

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Il riallineamento assiale può anche essere ripreso con il paziente seduto. Il mézièrista lavora costantemente sui compensi del sistema cranio-sacrale e interviene contemporaneamente sulla correzione del bacino in torsione. Con il piede sinistro l’operatore spinge l’iliaco sinistro del paziente, bloccato in posteriorizzazione, in antiversione. Il paziente, con la spinta in avanti del tallone sinistro e del tronco, aiuta il terapista nella difficile correzione globale della postura.

 

 

 

 

 

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Approfondimento
Le mani del terapista sul torace fanno sentire il gibbo favoriscono la presenza mentale su una parte del corpo dimenticata, non percepita, e pertanto divenuta sede di una grave deviazione che bisogna vincere grazie anche alla partecipazione attiva del paziente. Durante la correzione il paziente pensa alla realizzazione della rettilineità perduta. Questa partecipazione attiva del paziente è molto importante perché tutte le correzioni che non sono corticalizzate sono illusorie. Inoltre la manovra modellante stira la pelle e il tessuto connettivo sottostante agendo come un “massaggio connettivale-riflesso”, molto efficace per ottenere rilassamenti profondi. Comunque questo massaggio riflesso viene utilizzato anche per comunicare con il corpo e per dargli dei messaggi riflessi che stimolano dei meccanismi di normalizzazione. Il corpo, divenuto sensibile e ricettivo, viene “accordato” dalle mani del mézièrista esperto, che “ascolta” la sua espressione somatica cancellandone le note stonate.

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Non possediamo realmente se non quello che abbiamo dato. 

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Schemi posturali scorretti

Tutti i nostri dismorfismi sono determinati da retrazioni delle catene muscolari che a seconda di come si accorciano determinano forme diverse. Passiamo ora in rassegna alcuni tra gli schemi posturali scorretti più frequenti, ricordando comunque che sono dei modelli standardizzati, utili solo per fini didattici. In realtà non c’è un dismorfismo uguale all’altro, ognuno presenta infinite varianti e sfumature che lo rendono unico per il trattamento correttivo da impostare.

 

Schema Posturale N.1

 

Il paziente presenta un evidente “genum procurvatum” da accorciamento selettivo degli ischiotibiali. A questo può associarsi un cavismo/piattismo plantare (dipende dalla rotazione del ginocchio) con un 1° dito in valgo ed un 5° in varo la cui gravità è sempre variabile in base all’accorciamento delle catene muscolari e non all’età come spesso si pensa, anche se è vero che il fattore tempo peggiora il decorso di uno squilibrio posturale esistente. A livello vertebrale è visibile un’ iperlordosi bassa con ampia curva cifotica dorsale di compenso. Questo altera: 1. la posizione della scapolo-toracica con conseguente conflitto prematuro a livello dell’articolazione gleno – omerale. 2. l’arto superiore si porta in rotazione interna contribuendo al peggioramento della sindrome da impingement, l’avambraccio e la mano soffriranno progressivamente di questa posizione obbligata di lavoro: gomito in flessione avambraccio in pronazione [Tutte le terapie strumentali come la diadinamica, il laser, la ionoforesi, pur attenuando il dolore (effetto) non risolveranno la causa che è puramente posturale]. 3. Il torace si porta in chiusura espiratoria con conseguenti problemi sulla compliance toracica. Infine il capo si porterà in antepulsione estrema aumentando la possibilità di ernie discali posteriori.

Schema Posturale N.2

Il paziente presenta un evidente “genum recurvatum” da accorciamento selettivo del quadricipite e del soleo. A questo può associarsi un cavismo/piattismo plantare (dipende dalla rotazione del ginocchio) con un 1° dito in valgo ed un 5° in varo. Nelle donne il recurvatum viene peggiorato dall’utilizzo di calzature con tacchi troppo alti che promuovono un accorciamento del soleo e deformano le volte plantari (basti pensare che un tacco di soli 6 cm scarica il 75% del peso corporeo sull’ avampiede facendo cedere progressivamente la volta trasversale anteriore la cui forma naturale ad arco serve a distribuire in modo armonico e ammortizzato il peso del corpo sull’avampiede, il quale in condizioni fisiologiche, ne sopporta solo il 25%). A livello vertebrale è visibile una marcata antepulsione del bacino per un notevole accorciamento della massa sacro-lombare posteriore. Questa compressione sempre presente a livello posteriore favorisce la degenerazione prematura del disco e delle faccette articolari, fino a quadri non rari di Baastrup Sindrome. La curva cifotica di compenso nella regione dorsale alta a sua volta favorisce un antepulsione ed estensione del capo. Anche in questo caso dunque, la forza di gravità, che agisce sempre perpendicolare al terreno, giocherà un ruolo sfavorevole nel decorso dello squilibrio posturale accentuando progressivamente le curve di compenso.

 

Aforismi mezieres

LA LORDOSI E’ ALL’ORIGINE DI TUTTE LE DEFORMAZIONI

 

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