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Mag
11
Carla T. Fit. + pesistica

Piede Piatto - Rimedi possibili

sport - official group
0

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Piede Piatto – Rimedi possibili  .   È una delle patologie più frequenti, può colpire dall’età infantile fino all’età adulta e fa riferimento    a una deformazione in valgismo del calcagno. Quali sono i rimedi alle diverse età?

Piede Piatto – Rimedi possibili

Il piede piatto o “pes planus” è considerato la più comune condizione dismorfica del piede in soggetti di ogni età.

Il termine “piatto” fa riferimento propriamente a una deformazione in valgismo del calcagno, associata a protrusione in direzione plantare e mediale della testa astragalica, la quale si manifesta clinicamente con l’assenza o con l’appiattimento dell’arcata plantare del piede e con il conseguente aumento della superficie di appoggio del medesimo al suolo. Nel passato il piede piatto era considerato un’affezione invalidante, ma oggi non è più così nella quasi totalità dei casi. Il “piattismo”, è una situazione del tutto fisiologica nel bambino al di sotto dei tre anni di età, in virtù della particolare conformazione delle ossa dello scheletro infantile, dell’incompleta maturazione muscolare e della presenza di un abbondante tessuto adiposo plantare. Il piede rimane piatto, infatti, fino a quando il bambino non inizia a camminare.

Piede Piatto - rimedi possibili

 

Ci sono diversi gradi

Il piede piatto rappresenta una delle patologie più frequenti che colpiscono dall’età infantile fino all’età adulta. Nella fascia di età da zero fino a tre/quattro anni il piede piatto non è considerato una patologia, bensì una condizione parafisiologica, che non va quindi considerata né trattata, a meno che non si tratti di piede piatto congenito (condizione che si verifica solo nell’1% dei casi). Nella fascia di età successiva, vale a dire dai quattro/cinque anni fino a nove/dieci anni circa, il piede piatto incomincia a rendersi evidente e deve essere trattato. Per questa ragione diventa importante eseguire la classificazione detta di Viladot, che distingue il piede piatto in quattro gradi, dal meno grave (il primo grado) fino al più grave (il quarto grado). Si tratta di una classificazione importante, in quanto serve all’ortopedico a guidare il trattamento. Normalmente, in questa fase il piede piatto, si tratta con esercizi di ginnastica (detti cavizzanti) che sviluppano la muscolatura della fascia plantare. Molto utile, per esempio, è camminare sulle punte o sui talloni o, ancora, afferrare oggetti con i piedi: tutti esercizi che si possono far eseguire al bambino a casa, sempre dietro indicazione dell’ortopedico. Anche la pratica di alcuni sport risulta utile, come giocare a minibasket, praticare la danza, il judo o il karate, perché sviluppano la muscolatura plantare. Si tratta di attività che sono indicate nei casi meno gravi (primo e secondo grado) e comunque sotto i dieci anni di età perché aiutano a stimolare la propriocettività, ossia la capacità del piede di adattarsi alle modificazioni del terreno o agli stimoli esterni. Servono quindi a sviluppare la muscolatura del piede.

I plantari ortopedici

I plantari ortopedici su misura sono indicati per il trattamento del piede piatto di terzo grado (secondo la classificazione di Viladot), nella fascia d’età compresa tra i 4 e i 9 anni. La funzione principale del plantare ortopedico su misura è quella di sostenere la volta mediale garantendo un miglior e maggior appoggio soprattutto durante la deambulazione. Il piede piatto è una patologia molto complessa e molto frequente nella prima fase dell’età evolutiva. L’utilizzo di un plantare ortopedico su misura, a partire dai 4-5 anni, è utile per formare la struttura fisiologia della volta plantare e per sostenerla. L’utilizzo del plantare ortopedico su misura deve essere accompagnato dall’utilizzo di una calzatura predisposta all’alloggiamento dello stesso, adeguata inoltre, per forma e rigidità. L’utilizzo contemporaneo di un plantare ortopedico su misura e di una calzatura predisposta al plantare, permette un miglioramento del piede piatto. I plantari sono molto utili perché, in questo stadio del problema, il piede piatto del bambino può essere ancora corretto e sostenuto. Il piede piatto flessibile nel bambino, infatti, di norma risponde con ottimi risultati al trattamento incruento; tuttavia ci sono casi in cui questo non avviene ed è necessario prendere in considerazione la risoluzione chirurgica del problema. Le metodiche di approccio al trattamento del piede piatto con plantare possono essere di vario tipo, le più utilizzate sono 3, quelle di “Lelièvre”, di “Martorell” ed il sistema di Gusci Varizzanti.

Tratto da: http://www.orthopharmagroup.com/index.php/news-e-articoli/139-arti-inferiori-anca,-ginocchio,-caviglia-e-piede/38-piede-piatto-i-rimedi-possibili.html

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Mag
9
Fabio, Sport Masseur

Hamer: testimonianza di cataratta

dottor g. r. Hamer - official group
0

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Hamer: testimonianza di cataratta;

Testimonianza tradotta dal sito di Pilhar

27.11.2008

Hamer: testimonianza di cataratta

Salve caro Helmut!

Dopo un po’ di esitazione finalmente la mia testimonianza riguardo ad una cataratta.

Circa 2 anni fa, nel giugno 2006, mi sottoposi, a causa di un calo della vista ingravescente e dopo la diagnosi di “cataratta”, ad un intervento all’occhio sinistro.

Anche l’occhio destro era colpito ma era meno grave ed era previsto un intervento dopo circa 2/3 anni.

I valori della vista in quel momento erano:

a sinistra: meno 0,75 (occhio operato)

a destra: più 2,5 (occhio non operato).

Il 23.09.2008 sono andato da un ottico a causa di un danno agli occhiali, contemporaneamente feci fare un test visivo in quanto avevo spesso l’impressione di avere una visione da lontano migliore senza l’uso degli occhiali.

Il test segnava i seguenti valori:

a sinistra: meno 1,0 (occhio operato)

a destra: più 0,25 (occhio non operato).

I parametri dell’occhio destro non operato segnavano un miglioramento della capacità visiva di 2 diottrie, perciò la capacità visiva è quasi normale mentre nell’occhio sinistro si vede un leggero peggioramento.

Secondo il dott. Hamer la cataratta non è altro che un conflitto di separazione (si è persa di vista una persona o una cosa cara: per esempio per la morte di una persona o anche smettendo di lavorare). Questa separazione dopo circa 2 anni sembra “elaborata” o superata e l’antica forza visiva torna quasi da sola senza nessun intervento.

L’intervento perciò non sarebbe stato necessario, si sarebbe solo dovuto aver pazienza…

Questo processo conferma in modo sorprendente la conoscenza del dott. Hamer. Purtroppo al momento dell’intervento non ero ancora sufficientemente afferrato nelle tematiche della NMG!!

Per concretizzare il conflitto:

Nel mese di agosto del 2005 smisi di lavorare, prima di allora già tutti i colleghi più anziani erano andati in pensione, perciò avevo perso di vista tutti i colleghi di lavoro di tanti anni che ormai mi erano diventati cari.

L’ultimo dei “vecchi colleghi” ho dovuto salutarlo circa un anno prima del mio pensionamento. Questo deve essere stato un conflitto per me con la conseguenza di un annebbiamento del cristallino e una diminuzione della forza visiva. Circa 3 anni dopo il mio pensionamento, nel settembre del 2008, durante un alto controllo alla vista per fortuna il mio occhio non operato dimostrava dei valori quasi normali. Questo dimostra secondo me chiaramente che, dopo la soluzione del conflitto, la forza visiva torna normale, senza intervento ed altri “interventi”. Poiché ho potuto osservare questo processo anche in altre persone, le quali si sono sottoposte pure ad un intervento per la cataratta dopo il pensionamento, si potrebbe dedurre che questo passaggio importante, il pensionamento, comporti un aumento della cataratta in questa fascia d’età.

Tanti saluti, Guenter B.

Annotazioni:

Cosa fa un terapeuta della Germanica (io non sono terapeuta) per primo quando un paziente arriva da lui?

1. Gli da la mano. Con ciò nota simpaticotonia (mani fredde) o vagotonia (mani calde), cioè conflitto attivo o fase di guarigione.

2. Gli fa fare il test dell’applauso. Questo determina la lateralità, lato per il partner / la madre e lato dei figli.

3. Si stabilisce la situazione ormonale (maschile o femminile. Attenzione: esistono donne mascoline e uomini femminili!)

Il terapeuta della Germanica sa naturalmente la tabella diagnostica a memoria e sa spiegare i sintomi organici.

In caso di cataratta si tratta di un conflitto visivo di separazione, di aver perso di vista qualcuno o anche la sensazione “sparisci dalla mia vista”. Potrebbe anche trattarsi di una guarigione pendente a causa della presenza di binari che provocano un percorso cronico.

La lateralità è determinante, la situazione ormonale è irrilevante.

Ho chiamato Guenter per telefono: lui è destrimane. Il suo occhio destro è l’occhio del partner. I colleghi di lavoro sono partner. Perciò la sua testimonianza combacia per l’occhio destro, non però per l’occhio sinistro che è l’occhio madre/figlio.

Posso ancora ricordarmi del nostro dialogo prima del intervento all’occhio. Mi ha raccontato di un amato gatto che era scomparso da poco e non era più tornato. Al telefono riteneva possibile che si trattasse di questo gatto.

Naturalmente possiamo subire un conflitto anche per i nostri amati animali. Se ci occupiamo di questo animale come di un bambino un tale conflitto si manifesterebbe sul nostro lato madre/bambino.

Suppongo che la cataratta dell’occhio sinistro fosse inerente al suo gatto.

Nota:

Miopia o presbiopia sono fondamentalmente stati residui di un conflitto risolto di paura nella nuca per una cosa (per esempio di un esame ecc.) e colpisce la retina (cicatrizzazione) e non il cristallino.

A causa della cataratta tutto sembra annebbiato e si necessita di occhiali. Se non ci sono binari è sufficiente mantenere la calma. Madre natura guarisce!

In presenza di binari si prende un percorso cronico (guarigione pendente) e la cataratta non migliora e diventa eventualmente sempre peggio.

Riguardo al conflitto bisogna sempre anche cercare i binari, trovarli, risolverli od evitarli! Non fare semplicemente niente non vuol dire praticare Nuova Medicina Germanica!

Cari lettori, studiate la Germanica, fatela diventare il vostro hobby.

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 Hamer: testimonianza di cataratta

Vedi anche:

SBS: Malattie degli occhi

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

 

Mag
9
Fabio, Sport Masseur

Hamer: Cancro osseo, amputazione di una gamba

dottor g. r. Hamer - official group
0

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Hamer: Cancro osseo, amputazione di una gamba;

Testimonianza tradotta dal sito di Pilhar

28.01.2009

Ho riflettuto a lungo se mandarLe la mia testimonianza in quanto è in parte alquanto poco bella e in più devo iniziare a raccontarla dal lontano passato perché si possa comprenderla.

Alla fine sono arrivato alla conclusione che anche questi esempi possono essere d’aiuto.

 Hamer: Cancro osseo, amputazione di una gamba

La storia:

Nel novembre del 1985 presso il centro di ricerca sul cancro della Germania dell’Est, a Berlino est, ricevetti a 21 anni la diagnosi: Lei ha un osteosarcoma sotto la tibia sinistra. Vuol dire che è un cancro dell’osso e Le dobbiamo amputare la gamba. Alla mia domanda su come potevo aver sviluppato un cancro osseo il professore non sapeva rispondere. Le sue ricerche servivano proprio per rispondere a questa domanda, mi disse. Alla domanda impaurita se potevo sviluppare anche un cancro polmonare a causa del fumo egli rise e disse che credeva di no, perché a quel punto avrebbe dovuto averlo anche lui, visto che fumava da 20 anni circa due pacchetti di sigarette al giorno. Non era necessariamente una conseguenza … e questo mi tranquillizzò un po’.

In quell’epoca non sapevo ancora nulla del dott. Hamer che stava nella Germania dell’ovest e non mi sarebbe neanche stato utile come cittadino dell’est. Mi era utile invece, e di questo voglio raccontare, il mio buon senso, la mia voglia di sopravvivere e soprattutto il prestare ascolto alla mia “voce interiore”.

Alla diagnosi seguiva la solita prassi. Una biopsia del tessuto per esaminare se fosse maligno o benigno. Il risultato decretò maligno e perciò è stata eseguita l’amputazione della gamba il 5 di gennaio 1986, seguita da una chemioterapia di tre anni e mezzo. Non era prevista una chemioterapia di tre anni e mezzo, piutttosto si era partiti dall’idea di 2 anni, ma io non ho retto il gioco. Poiché a volte non riuscivo o non volevo sopportare i forti effetti collaterali ho sviluppato un trucco che, col senno di poi, forse mi ha salvato la vita. La mia voce interiore mi diceva già allora che quella roba non poteva essere buona. Ma neppure non osavo interrompere la chemio in quanto non conoscevo altro che la medicina ufficiale. Il giorno della chemio dovevo sempre prima passare in laboratorio per far contare i leucociti e poi andavo in reparto per aspettare il risultato. Se ne venivano contati 1000 mi davano la dose di chemio, se il risultato era inferiore, di circa 800, mi davano una settimana di proroga. L’attesa del risultato mi faceva ogni volta impazzire e allora mi sono accordato con la dottoressa del reparto per poter aspettare il risultato in laboratorio e poi andavo da lei e le portavo il risultato verbalmente. Da quel momento in poi era per così dire nelle mie mani se prorogare la chemio di una settimana. In quel modo potevo prolungare le fasi di convalescenza per il mio corpo. Un mio amico, paziente in dialisi, mi diede in quel periodo il consiglio di fumare ogni tanto un po’ di canapa in quanto secondo lui stimolava l’appetito e migliorava l’umore. Allora feci anche quello ogni tanto e ancora oggi sono convinto che anche questo mi ha aiutato. Non vorrei consigliarlo ma solo testimoniarlo.

Potrei finire qui la mia testimonianza se non avesse avuto un seguito anni dopo.

Anni dopo trovai per caso un libro “Marijuana, la medicina segreta” nel quale trovai scritto ciò che io avevo vissuto. Il libro contiene una raccolta di testimonianze di pazienti degli USA i quali hanno guarito o facilitato le loro malattie con la marijuana. Si trovano tante testimonianze di pazienti col cancro che hanno fumato marijuana perfino su consiglio medico (segreto) prima della chemio per mantenere l’appetito e per sopportare meglio gli effetti collaterali della chemio.

Nel 2004 ho ricevuto una indicazione da un’amica (anche lei affetta di cancro) che ha cambiato la mia vita drasticamente. Ella mi disse: “Steffen, sono stata ad una serata informativa esplosiva. C’era un tipo che ha parlato di una teoria secondo la quale il cancro è guaribile. Devi interessarti. Se fosse vero…. Fattene un’idea, tu stai già cercando informazioni del genere….”

Allora sono andato da Monaco a Gera al successivo seminario del Signor Pilhar. Durante l’intervallo ci siamo messi a parlare, mi sono imposto un po’ in quanto unico in questo seminario ad essere già affetto da cancro.

Il dialogo fu il seguente:

“Sig. Pilhar, cosa dice il dr. Hamer riguardo alla probabile causa del mio cancro?”

“Che tipo di cancro ha?”

“Cancro osseo o per la precisione un osteosarcoma sotto la tibia sinistra”

“Com’è la Sua lateralità?”

“Sono mancino.”

“Ok. Le ginocchia secondo il dr. Hamer hanno a che fare con un conflitto di autostima sportiva, in quanto mancino il lato sinistro è il lato del partner, perciò Lei ha avuto un episodio poco bello con un partner che l’ha colto sul piede sbagliato, spaesato, come un fulmine a ciel sereno. In questo caso tutti e tutto possono essere suoi partners tranne sua madre. Ci rifletta, deve essere stato molto grave per lei. A causa della gravità della malattia deve essere successo alcuni anni prima della diagnosi e cerchi di ricordare più dettagli possibili…”

Se lo credete o no già a pranzo mi venne in mente senza pensarci tanto!

Da bambino ero uno sportivo con molto successo in una disciplina atipica per i maschi, nel “pattinaggio artistico a rotelle”. Sono stato campione della DDR nella mia categoria diverse volte nel pattinaggio da solista e nella danza. Chi non sa cos’è: è come il pattinaggio su ghiaccio solo con i pattini a rotelle per il resto è uguale. Come già detto avevo successo.

Ai tempi della Germania dell’est durante le vacanze c’erano i campi di vacanza delle ditte di lavoro dove andavano i bambini durante le ferie per riprendersi con giochi, divertimenti e gioia. Se la ditta dei genitori era abbastanza grande c’erano ditte amiche della CSSR, della Polonia o della UdSSR (la Russia) e si facevano degli scambi. Non potevano parteciparvi tutti, ma soli i migliori, secondo un sistema di selezione. Provengo da una famiglia con 4 figli e ho avuto la fortuna di poterci partecipare. Chi ha vissuto nella Germania dell’est sa come si era contenti di poter andare all’estero.

Il colpo di Hamer:

Proprio in quel periodo c’erano i campionati di pattinaggio a rotelle nella DDR e la mia allenatrice mi aveva già iscritto. Ogni allenatore ci tiene ai suoi favoriti. Andai all’allenamento pieno di gioia poiché mia madre mi aveva comunicato poco prima che quell’estate potevo andare a Leningrado.

Mi avvicinai con tutta la mia euforia alla mia allenatrice per dirle che non potevo andare ai campionati poiché preferivo andare al campo estivo a Leningrado….

Non avevo idea di che cosa stesse succedendo, il suo sorriso scomparve, lei si arrabbiò e si mise a gridare che potevo terminare la mia carriera anche subito, che il campionato era tanto importante, che io ero una delusione totale per lei e via dicendo su questo tono. Nessuno degli altri atleti osava fiatare ed io dovetti sopportare tutto l’allenamento fino alla fine. A casa raccontai tutto ai miei genitori che cercarono di calmarmi, convinti che l’allenatrice forse non avesse avuto davvero queste convinzioni e volevano andare a parlare con lei. Ma lei aveva parlato con piena intenzione, come confermò ai miei genitori la settimana successiva, ed io avrei dovuto interrompere gli allenamenti per sempre. Ma i miei genitori non erano d’accordo e dissero: Anche se lei è arrabbiata, tu non smetterai, l’anno prossimo parteciperai al campionato ed ogni cosa sarà dimenticata.

Così mi misi sul binario ad ogni allenamento, 4 volte alla settimana, per 3 ore!

Ma che cosa è stata la soluzione del conflitto?

A 16 anni smisi davvero con l’allenamento, lasciai la pista di pattinaggio e non la vidi mai più. Nell’aprile del 1985 terminai il servizio militare di leva e dopo un anno e mezzo tornai a Dresda. Mi ricordo ancora perfettamente, la mia amica di allora non era originaria di Dresda e venne a trovarmi per due settimane di vacanza nel mese di luglio. Cosa si fa con un amica durante il giorno? Le mostrai Dresda e soprattutto i luoghi di Dresda che avevano un significato per me. Così arrivammo sulla pista di pattinaggio, non c’era nessuno. Le raccontai della mia carriera e anche dell’episodio di allora. Mi sento ancora dire: “Oggi a 21 anni dopo il servizio militare la mia allenatrice non oserebbe sgridarmi e sminuirmi in quel modo…”

Nel mese di agosto avevo i primi sintomi, avevo dolori al ginocchio quando lo caricavo per troppo tempo. Nel mese di settembre era gonfio ed io ero impossibilitato a lavorare, nel mese di ottobre il gonfiore dell’intero ginocchio era regredito ma si era formata una protuberanza sul lato interno che sembrava una mezza mela posta sotto la pelle ed era molto dolorosa al tatto.

Raccontai questa storia al signor Pilhar ed egli disse: “Questa deve essere stata la soluzione. Ma Lei non aveva una leucemia? La si trova sempre nella fase di guarigione del cancro osseo.”

“Non mi risulta. Me l’avrebbero detto senz’altro se avessi avuto anche un “cancro del sangue”. Non ho avuto neanche “metastasi”.”

Signor Pilhar: “Lei deve aver avuto una leucemia, non può essere diversamente secondo gli studi del dr. Hamer. Si faccia spedire la cartella clinica e controlli.”

Così feci. In breve, il signor Pilhar aveva ragione. Avevo avuto una leucemia solo che i medici avevano deciso di non dirmi niente, hanno semplicemente aumentato il dosaggio della chemioterapia. Forse è stata la mia fortuna, non l’aumento della chemio ma il tacere, così non ho potuto prendere paura.

Non ho potuto sviluppare un cancro ai polmoni come risultato o reazione alla diagnosi poiché immediatamente dopo la diagnosi avevo chiamato mia cognata che era infermiera a Berlino. Prima era rimasta senza parole e ha espresso il suo rammarico, ma mi ha anche detto subito che mi trovavo in buone mani, che la chemio era efficace e che sia lei sia la sua famiglia sarebbero venuti spesso a trovarmi visto che mia moglie e la mia famiglia abitavano a Dresda e non potevano venirmi a trovare durante la settimana. Perciò non ero isolato e lasciato da solo quando ricevetti la terribile diagnosi di cancro e non ero “spaventato a morte”….

Conclusione di questa storia per me:

La teoria del dr. Hamer corrisponde al 95%, i restanti 5% sono quelli dove non riusciamo a trovare la causa.

Oggi lavoro come kinesiologo e consigliere della formazione, non sono ancora naturopata e perciò non ho il permesso di guarire. Ma quando arrivano dei clienti e raccontano di malattie, che non ho il permesso di guarire, guardo dopo la seduta (a volte anche durante) nella “tabella di Hamer” per vedere se trovo un approccio, un’idea per la soluzione del conflitto. Spesso trovo delle affinità.

Personalmente il sapere mi aiuta molto, anche a mia moglie. Da più di 4 anni non abbiamo più dovuto consultare un medico anche perché ci prendiamo la responsabilità per le nostre malattie e preferiamo aiutarci a guarire con erbe e vitamine e non con sostanze chimiche…

Grazie dr. Hamer, grazie Signor Pilhar per il Vostro lavoro instancabile!

Lo so, la storia è lunga ma lo è anche per me. A volte arriviamo alla conoscenza solo dopo anni, ma meglio tardi che mai.

Gentili saluti

Steffen J.

Annotazione:

Esatto! Preferisco ottenere la conoscenza oggi piuttosto che mai!

La gamba è amputata, purtroppo. Adesso bisogna fare del proprio meglio. Ringrazio Steffen che ha fatto avere a tutti noi la sua testimonianza.

All’epoca Steffen credeva alla chemio e sua cognata ha rinforzato la sua convinzione di trovarsi nelle mani migliori. Questo gli ha tolto la paura e gli ha risparmiato i conflitti correlati.

L’SBS dell’osso si trova nel cosiddetto gruppo di lusso: il senso biologico del programma speciale si trova alla fine della fase di guarigione e si presenta come un addensamento e ingrossamento dell’osso che rimane per sempre. I dolori nel caso dell’osso si trovano fino al punto più profondo della vagotonia, cioè fino allo stiramento massimo del periostio. Con la crisi (epilettoide) il gonfiore del periostio diminuisce ed i dolori diminuiscono. Alla fine della guarigione il dolore è scomparso e l’osso è più forte di prima ( = senso biologico).

Che importanza ha se si ha un bozza sull’osso sotto il ginocchio? Qualcuno ha una gobba sulla tibia, qualcuno ha il naso storto, che differenza fa? Se non si soffre per motivi estetici o se non si presentano problemi meccanici….

Dal punto di vista della Germanica sicuramente non c’era bisogno di amputare la gamba, neanche di siringare il ginocchio e tanto meno di chemioterapia…

Hamer: Cancro osseo, amputazione di una gamba

P.S.

La Germanica descrive leggi naturali! Le leggi della natura devono essere valide sempre e comunque. Una validità del 95% per esempio non esiste per le leggi della natura altrimenti non sarebbero tali. Per questo motivo la Germanica non ha bisogno di statistiche! O è valida o non lo è!

Non conoscevo Steffen e non sapevo nulla della sua vita. Ma ho in mente una parte della tabella diagnostica del dr. Hamer e conosco alcune testimonianze. Quanto era grande la possibilità di veridicità della Germanica se ho detto a Steffen molto precisamente cosa doveva essergli successo? Un conflitto di crollo dell’autostima sportiva risolto nei confronti di un partner. Non un qualsiasi conflitto, ma uno con il preciso contenuto della “sportività”. Non con una persona qualsiasi ma con un partner. In più il conflitto doveva essere stato attivo per parecchio tempo e lo aveva superato poco prima dei suoi disturbi.

Quanto è grande la possibilità che la Germanica è giusta? La possibilità è del 100%.

In quanti casi e in che misura il dr. Hamer potrebbe aiutare tutti noi, solo se si lasciasse fare…..

 http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

mi risparmio il resto….

 

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vedi anche:

SBS: Cancro osseo

SBS: Leucemia

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Mag
9
Fabio, Sport Masseur

Hamer: Paralisi motoria nel neonato

dottor g. r. Hamer - official group
0

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Hamer: Paralisi motoria nel neonato ;

Testimonianza tradotta dal sito di Pilhar

12.12.2008

Hamer: Paralisi motoria nel neonato

Il nostro quinto figlio all’età di un anno non faceva nessun tentativo per girarsi, per gattonare o per tendere le gambe rigide quando lo mettevamo in piedi. Il pediatra diceva: “Non fa niente, alcuni si sviluppano tardi”.

Abbiamo provato di tutto ma senza successo, egli restava dov’era. Era notevole però quanto fosse abile con i suoi piedini. Giocando li usava come mani: se si trovava sulla schiena per esempio teneva o girava un secchiello con i piedi e lo riempiva con le mani di giocatoli.

Appena aveva superato l’anno siamo andati a fare ergoterapia ed esercizi fisici. Il risultato fu minimo. All’età di circa 18 mesi si girava a malapena su un fianco, ma non gattonava.

Entrambi conoscevamo la Nuova Medicina Germanica e allora mi dissi: adesso cercherò con la Nuova Medicina Germanica se riesco a trovare qualcosa. Col senno del poi, non so neanche perché non mi fosse venuto in mente prima.

Iniziai allora ad analizzare i segni di conflitto attivo. Mi venivano in mente subito: spesso aveva le manine e soprattutto i piedini freddi. Di notte non aveva un sonno continuo ma si svegliava di frequente (da 1 a 4 volte). Avvicinandosi al suo lettino era sufficiente accarezzargli diverse volte la testa e si riaddormentava subito regolarmente, non era neanche necessario alzarlo dal letto. Fino ad allora avevamo pensato che fosse a causa delle fistole anali che aveva già avuto 2 volte, all’età di 4 e di 6 mesi, e che avevano dovuto essere trattate in modo doloroso. Il suo appetito però era buono.

Quali erano i suoi sintomi? Era capace di muovere le gambe perfino con grande abilità, come una scimmietta, quasi come se avesse altre mani. Ma non faceva nulla che richiedesse forza come per esempio sgambettare, spingere o premere… I nostri altri bambini per esempio si erano sempre divertiti durante il cambio dei pannolini a spingere con i piedini contro il ventre,lui invece stava piuttosto fermo.

Aveva subito qualche conflitto motorio alle gambe? Non ci veniva in mente niente. Non potevamo immaginare nulla, i neonati non possono ancora camminare e non era neanche rimasto incastrato in qualche modo. Come può subire un conflitto motorio alle gambe se non sa ancora camminare o almeno gattonare? Nella vita precedente? Il karma? No, questo era troppo per noi….

Ci veniva in mente il vaccino: una paralisi come danno da vaccino, vista dalla Nuova Medicina Germanica per esempio, può esserci ed è dovuta ad un “conflitto motorio del non poter fuggire”, per esempio se si avvolge il bambino in un telo per impedirgli di sgambettare e per poter pungere con sicurezza. “Conflitto del non poter fuggire”. Ma non è stato vaccinato….

Ma alt! Per poter pulire le ferite delle fistole anali, da neonato, gli ho sempre tenute ferme le gambe per facilitare mia moglie nel pulirle meglio e soprattutto il più velocemente per lui, fino a quando si chiudeva tutto con il cerotto! Mi è venuta la pelle d’oca… Naturalmente l’ho fatto sempre con particolare cura ed attenzione, gli ho fissato proprio bene le gambe e contemporaneamente il busto in modo che non potesse scattare. Strillava sempre come un matto, tirare il filo doveva fargli un male infernale, era proprio terribile. Mia moglie era sempre molto contenta che io lo tenessi fermo così bene perchè la procedura era più veloce e i dolori duravano meno a lungo. Ma giustamente non riusciva a muoversi di un millimetro in quei frangenti. Come se non potesse essere un conflitto del non poter fuggire!

Eravamo davvero sollevati di aver trovato qualcosa che poteva essere la causa. Adesso avremmo dovuto solo parlarne con lui, lasciare che spiegasse le sue emozioni e riflettere su una possibile soluzione del conflitto con lui. ….ma purtroppo non sapeva parlare e neanche comprendere una cosa del genere….

I miei pensieri erano: “Chi non vuole udire deve sentire”, se non riesce capire linguisticamente deve sentirlo col tatto pensavo.

La mia idea fu quella di fargli vivere la situazione un’altra volta, ma fargli vedere che riusciva a risolvere il conflitto!

Allora l’abbiamo messo disteso, io gli tenevo le gambette e mia moglie gli ha premuto un po’ sul sedere per fargli ricordare la situazione. Già quando gli ho tenuto le gambette ogni allegria o sorriso sono scomparsi dal suo viso, gli occhi erano sgranati per la paura! Aspettava il grande dolore da un momento all’altro. Era molto evidente. Mia moglie premeva un po’ vicino all’ano (ormai non c’era più niente da molto tempo). Era assolutamente teso, preso dal panico, mancava poco che iniziasse ad urlare… ho mollato la presa: niente. Ho mollato del tutto in modo da restare in contatto leggerissimo. Mi ero aspettato che iniziasse a sgambettare, ma niente, nessun movimento. Non muoveva le gambe.

Restavo in attesa. Allora notai un piccolissimo movimento sulle gambe, io esagerai e feci finta che le mie mani venissero spinte via. Alzai le mani e le braccia e feci un passo indietro. Mi seguiva solamente con lo sguardo. Mi avvicinai di nuovo per tenere le sue gambe, meno forte di prima. Mia moglie premeva di nuovo leggermente sull’ano. Seguì un movimento un po’ più deciso delle gambe, lasciai andare le mie mani e me in modo esagerato. I suoi occhi erano incollati a me. Lo ripetei forse 10 o 15 volte. Ogni volta i movimenti delle gambe diventavano più decisi e scomparvero la paura ed il panico dai suoi occhi, era molto evidente. Alla fine si divertiva perfino e si è messo a ridere.

(Mentre scrivo adesso mi viene in mente una frase del dott. Hamer: “Un conflitto è risolto quando il coinvolto riesce a riderne”. è proprio vero!)

Adesso aveva un sorriso sul volto. Io lo tenevo, lui stendeva le gambette e io mi lasciavo rotolare indietro sulla schiena.

Era bello vedere come diventava “libero”. Le sue gambette erano quasi senza forza, forse sarebbe riuscito a malapena a spostare il peso delle mie mani. Ma lui eseguiva il movimento di estensione con le gambe per “spingere via”. Per noi era meraviglioso come fosse cambiato. Era pomeriggio tardi e quasi ora di dormire per lui. Decidemmo di ripeterlo spesso i giorni a seguire.

La mattina seguente eravamo molto sorpresi: aveva dormito senza svegliarsi! La prima volta dopo mesi! Durante la giornata notammo che le manine erano più calde ed era più equilibrato, frignava molto meno. Abbiamo ancora giocato il gioco. Non c’era più panico nei suoi occhi, era subito pronto a giocare a “buttarmi giù”. Dopo circa 2 giorni abbiamo smesso col gioco, non volevamo esagerare. Eravamo già tanto sorpresi che avesse continuato a dormire senza interruzione per 2 volte. Anche le notti seguenti continuarono nello stesso modo. Non era stato un caso. Ma non notavamo nessuna voglia di gattonare.

Durante la quinta notte iniziò a piangere improvvisamente alle due di notte. Volevo calmarlo accarezzandogli la testa come al solito, ma niente da fare, continuava a piangere e l’ho alzato dal lettino. Portandolo in braccio si addormentava di solito subito, ma questa volta non si lasciava calmare.

Iniziai a pensare: sarà la crisi epilettoide? Probabile. Per circa 40 minuti non si lasciava calmare, piangeva e si lamentava. Dopo si è calmato in pochi minuti e si è addormentato in braccio. L’ho rimesso nel lettino e ha dormito fino al mattino, e da allora dorme tutte le notti senza più svegliarsi. Se non avessimo saputo nulla della crisi epilettoide non l’avremmo notata con la sua particolarità.

Il suo comportamento riguardo al gattonare è poi migliorato lentamente dopo circa 2 settimane dalla soluzione del conflitto. Era notevole come diventava sempre più attivo nel girarsi, nel gattonare, nell’alzarsi in piedi e poi perfino nel camminare. Dopo circa 6/7 settimane dalla soluzione del conflitto fece i suoi primi passetti per poi camminare appoggiato alla carrozzina delle bambole. In breve ha camminato da solo e anche con grande sicurezza senza cadere di frequente.

Adesso ha due anni e mezzo e ha raggiunto lo sviluppo normale come attestano le visite.

…. Se la situazione non fosse cambiata forse adesso avremmo un bambino sul quale qualche medico avrebbe espresso, con gravità piena di significato, il sospetto di sclerosi multipla…

Non potete immaginare quanto siamo felici di aver conosciuto la Nuova Medicina Germanica e di essercene occupati. Molte grazie dott. Hamer.

È a malapena intuibile la portanza delle scoperte del dott. Geerd Hamer. Tanto di capello per quest’uomo e per la sua forza di resistenza!

René, padre di 5 figli.

Annotazione:

Che bella testimonianza! All’inizio nel leggerla mi correva la pelle d’oca lungo la schiena ed anche adesso nello scriverla. René, siete stati bravi! Questo è un esempio di Nuova Medicina Germanica applicata!

Il padre ha descritto bene il sintomi vegetativi della fase attiva e della fase risolta, inclusa la crisi.

Fistola anale: Questa è molto interessante. Queste fistole dimostrano la forma arcaica ad anello. Di più prossimamente nel “Testamento”.

Karma: … La Germanica del dott. Hamer inizia con l’ovulo fecondato e finisce con la morte dell’individuo. Non include cosa c’era prima della fecondazione e neanche cosa segue dopo la vita. Se esiste una vita prima o esisterà dopo, il dott. Hamer non si esprime in merito. Si limita su ciò che si può verificare. Se cercate un conflitto, per favore cercatelo in questa vita!

Vedi anche:

SBS: Sclerosi multipla

 

 

Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato  Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato  Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato Hamer: Paralisi motoria nel neonato 

http://www.warmfit.com/wp-content/uploads/2016/01/presentazione20NMG.pdf

Hamer: Paralisi motoria nel neonato

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